arte, Roma e romanico

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

Arte
Roma
Dalle origini allo splendore dei primi secoli
Introduzione
Secondo la leggenda Roma fu fondata da Romolo nel 753 a.C. fra gli insediamenti dei Latini, gli abitanti della zona, che i Romani sottomisero quasi subito, espandendosi dal colle Palatino fino ad essere in guerra, dopo un periodo di sottomissione, con gli etruschi, che dopo la cacciata di Tarquinio il Superbo, ultimo dei sette re di Roma (il periodo che va dal 753 al 509) non controllarono più questa città. Durante il periodo monarchico Roma era sotto il comando del re, che veniva coadiuvato dal Senato, assemblea ancora di soli uomini nobili, patrizi. Dopo la cacciata di Tarquinio a Roma inizia la Repubblica che durerà fino ad Augusto, nel 27 a.C. Chi amministrava il potere erano sempre e comunque i patrizi, che avevano tutte le cariche di magistrati. Durante il primo periodo della Repubblica Roma conobbe una grande espansione, che la portò a creare molte province, anche fuori dall’Italia. La grande quantità di ricchezze che venivano dai bottini di guerra fece sì che la classe dei commercianti e degli artigiani, i cavalieri, si arricchisse e pretendesse molto più potere governativo. Nacque un periodo di lotte molto forti e di guerre civili; dopo molto tempo, finalmente, Augusto prese il potere e fece ritornare la monarchia, sotto forma imperiale, a Roma. L’arte a Roma non ebbe molta fortuna, soprattutto nel primo periodo repubblicano: i Romani tendevano a vedere arte e filosofia oziosità, attività che portavano alla molezza, contro il mos maiorium. Solo il contatto con le città elleniche dell’Italia meridionale portarono a una piccola rivalsa l’arte, che però restò sempre attività minore. Aumentarono sicuramente gli interessi filosofici e il collezionismo di opere classiche, ma solo perché ritenuti oggetti che potevano portare fama, simbolo delle città conquistate. Le forme d’arte che si svilupparono di più sono il ritratto degli avi, le opere architettoniche celebrative e di uso pubblico e i rilievi. Il fatto che l’arte a Roma non viene ritenuta opera virtuosa fa si che non si sappiano quasi mai gli autori delle opere.
Architettura
L’architettura romana basa i suoi principi sull’arco e sulla volta, che porta un grande peso sulle parti laterali del muro; a questo i Romani ovviarono con lo spessore dei muri e per la grandezza delle opere usarono nuove macchine da cantiere, che facilitarono le costruzioni. L’arco è composto da più pietre o mattoni detti conci. Quello più alto è il concio di chiave mentre le linee separatrici dei conci sono dette giunti. Il piano da cui si comincia a costruire è detto piano d’imposta, le linee che delimitano l’arco nel basso e nell’alto della suo curva sono l’intradosso e l’estradosso. Si chiama freccia la distanza fra concio e piano d’imposta, corda la distanza fra piedritti. L’archivolto è la parte esterna dell’arco. I giunti sono indirizzati tutti in un unico punto che nell’arco a tutto sesto, l’unico usato dai Romani, è il centro del cerchio di cui l’arco è la semicirconferenza. Durante la costruzione dell’arco si usa la centina, struttura in legno che lo sorregge fino a quando non si mette il concio di chiave. La centina è insieme a un’armatura, che è anch’essa di sostegno all’arco. Quando si toglie si effettua un’operazione detta disarmo. La volta si basa sul concetto dell’arco perché anch’essa formata da conci che portano il pero verso l’esterno. Le volte usate dai Romani sono quella a botte, a anulari, a crociera; fecero uso anche di cupole per coprire edifici a pianta circolare. Il materiale più usato è il calcestruzzo, impasto di sabbia (legante), ghiaia, pietrisco (oggi cemento) di calce e acqua (agglomeranti); quando viene usato il calcestruzzo si parla di volte o cupole a concrezione. I mattoni della cupola vengono disposti per i meridiani passanti per il vertice della cupola e i paralleli all’anello di volta, è detta struttura di rotazione, poiché si genera facendola ruotare su un’asse centrale. La volta a botte è la più semplice, impiegata per piante rettangolari, generata da un arco a tutto sesto (direttrice) che scorre su due parallele (generatrici). La volta anulare ha come rette due circonferenze concentriche. La volta a crociera è data dall’intersezione di due volte a botte le cui direttrici sono sui quattro lati dell’ambiente. La volta a padiglione è l’intersezione di due volte a botte che hanno linee d’imposta sui lati dell’ambiente. Le parti dei muri (che di solito erano lavorati inserendo cemento nelle patri vuote, l’opus caementicium) che restavano a vista erano lavorate in vari modi: opus incertum: realizzato con pietre piccole e di forma variabile; opus reticolatum: elementi in tufo piramidali affogati nel calcestruzzo, ne usciva solo la base quadrata, inclinata di 45° rispetto al suolo; opus testaceum: in mattoni, di diversi tipi, quando il mattone era crudo (primi periodi) si parla di opus latericium; opus spicatum: in pietra o mattoni rettangolari inclinati di 45°invertendo l’inclinazione ora a destra ora a sinistra; opus mixtum: vari tipi di muratura nello stesso lavoro. La cosa più importante per i Romani non era il singolo ma lo Stato; per questo crearono per ogni costruzione pubblica una tipologia architettonica. La struttura dell’accampamento romano, per esempio era a quadrato divisa in 4 settori dal cardo e dal decumano, gli assi del quadrato. Le colonie, le province romane furono organizzate così, divise in centuriae secondo linee parallele alle strade principali (centuriazione del territorio). Alcuni ponti romani sono quello Cestio e il Fabricio, c’è poi l’acquedotto Claudio e la Cloaca massima. Del periodo regio si ricorda solo le mura serviane che circondano parte di Roma. Per quanto riguarda i primi templi, ci sono solo arrivate notizie di quello costruito sul Campidoglio dopo la cacciata di Tarquinio, dedicato a Giove Ottimo Massimo, Giunone e Minerva, la Triade Capitolina, e con somiglianze con il tempio etrusco: si eleva su un podio, ogni divinità ha la sua cella, era esastilo con una fila di colonne sui lati mentre il pronao ne aggiungeva altre due. Frontone, acroterio, antefisse erano in terracotta come le altre decorazioni. All’età repubblicana appartengono i due tempietti di gusto ellenistico nel Foro Boario, quello di Ercole Vincitore, detto di Vesta e quello detto della Fortuna Virile. Il primo è rotondo e periptero (attorniato da colonne su tutti i lati), di ordine corinzio; il secondo e tetrastilo, pseudoperiptero di ordine ionico su un podio e con dentelli (parallelepipedi sporgenti) decorativi. C’è poi il Panteon, dedicato a tutte le divinità, che nella parte frontale sembra un normale tempio octastilo, con pronao a tre file di colonne corinzie monolitiche, non scanalate. Nel naos le dimensioni cambiano e l’immenso interno a pianta circolare dà un senso di smarrimento per l’imponenza. L’interno era quindi per i Romani molto più importante della funzione dell’esterno. L’interno è formato da un cilindro che è anello d’imposta di una cupola emisferica (mezza sfera). Il cilindro è scavato da 7 nicchie più quella dell’ingresso; esse sono alternativamente rettangolari o semicircolari, inquadrate da lesene (risalti sul muro che sembrano colonne) corinzie al di sopra delle quali si ha una trabeazione a forma di anello, anulare. Esternamente, nel cilindro, vi sono numerosi archi di scarico mentre la cupola è di materiali sempre più leggeri man mano si alza (questo per diminuire il peso della struttura). All’estremità della cupola c’è un oculo, unica fonte di illuminazione del Pantheon. La cupola è rinfrancata, per aumentarne la resistenza al peso e il suo profilo esterno è infatti ribassato. All’interno la cupola ha 5 file di cassettoni quadrangolari (ogni anello ne ha 28, numero perfetto per i matematici). Essi alleggeriscono la struttura e la rendono più resistente grazie alle nervature che creano. Le decorazioni di cui erano ornati furono tolte come anche la copertura di tegole in bronzo. Il pavimento in marmo policromo ci è invece pervenuto. Per quanto riguarda le costruzioni onorarie, esse consistevano per lo più in archi su cui erano erette figure di leoni, animali o anche fontane. Per esempio con Augusto si hanno 17 archi dedicati al primo imperatore. L’Arco di Rimini è del 27 a.C. è formato da una sola fornice (apertura dove passare). L’arco è appoggiato su piccoli piedritti e il piano d’imposta è evidenziato da cornici rigettanti. L’arco è in mezzo a due semicolonne corinzie sulle quali grava la trabeazione a dentelli. Sopra all’arco sono stati inseriti nel medioevo i merli tipici. L’Arco fa parte delle mura cittadine, anch’esse medioevali. Il timpano raccoglie le figure di Giove e Apollo e Nettuno e della dea Roma. La casa era sempre modesta e non complessa. La domus aveva poche aperture verso l’esterno, con una sola porta spesso che inseriva nelle fauces, il corridoio che conduceva nell’atrio. Di forma solitamente quadrangolare, aperto verso l’alto e coperto da un tetto inclinato verso il basso, il compluvium sorretto solitamente da 4 colonne. Grazie ad esso l’acqua era raccolta in una vasca sottostante, l’impluvium. Attorno all’atrio c’erano i cubiculum, le camere da letto. Di fronte alle fauces era presente l’ambiente di rappresentanza, il tablinum affiancato dalle alae. Al di là del tablinum c’era o un giardino, l’hortus, o un ambiente aperto e porticato, il perystilum. Attorno a questo c’era la sala da pranzo il triclinium e gli altri ambienti domestici, tra cui l’exhedra (conversazione) e gli oeci (ricevimenti).I più poveri vivevano in case in muratura a più piani, le insulae, come la Casa di Diana ad Ostia. I proprietari terrieri avevano anche più ville di campagna oltre alla domus.
Pittura
I più importanti esempi di pittura sono dati dalle città di Pompei ed Ercolano, che, dopo l’eruzione del Vesuvio, sono restate due delle poche fonti per studiare l’arte a Roma. Il primo tipo di pittura fu quello trionfale, destinato a illustrare le gesta dei condottieri. Sono presenti nella pittura quattro stili diversi:
- Ad incrostazione: e imita un rivestimento in marmo di colori diversi: Le lastre erano simulate con dello stucco che poi veniva decorato. Poi l’intonaco non venne più modellato e come nella Casa di Sallustio si può vedere ciò.
- Dell’architettura in prospettiva: sono elementi architettonici disegnati come colonne, lesene, architravi, e con uno zoccolo dipinto ad incrostazione. Le architetture disegnate infine sono sempre proporzionate. Si può vedere questo stile nella Villa dei Misteri. Nel triclinium di questa villa i disegni non presentano tanti elementi in prospettiva ma figure umane che partecipano ai misteri dionisiaci, un rito religioso.
- Della parete reale: ornamentale, le architetture diventano simili a giocattoli, piante, animali e paesaggi naturali sono raffigurati, dando un senso di ampliamento allo spazio interno, perdendo la realtà strutturale, con viticci che sorreggono statuine o alberi a mo di colonne. Si può vedere il tutto nella Casa di Marco Lucrezio, o nella Villa delle Galline Bianche. La tecnica usata per questo stile è compendiaria, fatta di poche pennellate che danno il senso di luminosità e luce, senza particolari.
- Fantastico, dell’illusionismo prospettico: come nel terzo stile con prospettive architettoniche, ma in questo caso del tutto fantasiose e teatrali, dilatando le pareti all’infinito, come in un frammento ad Ercolano. O nella Casa dei Vettii.
Dopo il 79 a.C. la pittura comincia a non essere più utilizzata ma solo usata come ripartitrice degli interni. Le figure diventano sempre più piccole, meno complesse e simboliche.
Scultura
La statuaria romana rappresenta il soggetto, a differenza di quella greca, rassomigliante, per aumentare l’esattezza che la ritrattistica aveva nella loro società: celebrazione degli antenati. Tutte le famiglie patrizie conservavano nelle loro case le maschere di cera dei loro antenati, usate poi nei riti funebri. Per questo spesso si limitava il ritratto alla faccia fino al collo. Questo si vede nella Statua dei Barberini, del I° sec. dove il patrizio con la sua toga è ritratto con l’immagine dell’antenato. La ritrattistica ufficiale fu a metà fra realismo e statuaria greca: per esempio nell’Augusto di Prima Porta la figura di Augusto riprende il Doriforo di Policleto. A differenza dell’opera greca Augusto non è nudo, vista la sua figura importante e così egli ha una corazza, che fa vedere comunque il fisico. Augusto non è poi in movimento ma il suo gesto di comando statico indica la sua potenza e la sua immortalità. Ma l’arte romana ha due facce: quella aulica, dei patrizi, e quella plebea, più attaccata all’arte italica. Un esempio di arte plebea è dato dalla lastra di un Corteo Funebre: mancano le proporzioni e la prospettiva e indica l’aspetto prettamente simbolico dell’arte plebea. La Colonna Traiana è esempio di rilievo celebrativo. Eretta nel Foro Traiano tra il 110 e il 113 d.C. per celebrare la vittoria di Traiano in Dacia, in Romania. E’ formata da un toro e da 17 rocchi di marmo e dal capitello con la base e la statua, che è stata sostituita a quella di Augusto, di Pietro. Sulla colonna un rilievo a nastro spiega le due guerre vinte. La sua spirale denomina la colonna coclide. Forse è stata creata da Apollodoro di Damasco, che usa un rilievo molto basso, pittorico, con alcuni particolari incavati. Il contorno dà forza alle figure e le rende più visibili.
Il sacro romano impero
Introduzione
Dal II sec. d.C. fino al 476 d.C. inizia la decadenza e poi la fine dell’impero romano, dovuta alle continue invasioni dei barbari. Gli eserciti che combattevano erano forti e potenti e così ci fu un susseguirsi di imperatori-comandanti, spesso incapaci di controllare le sorti di un impero così vasto e così in pericolo. Aumentò la povertà e con essa la criminalità e la pirateria. In più la ricerca di una salvezza portò nuove religioni, oltre al cristianesimo il mitrismo e l’isideismo. Con Diocleziano iniziò la tetrarchia, che prevedeva due imperatori e due Cesari pronti a prendere il loro posto. Ci fu anche una ripresa economica che però non durò a lungo.
Architettura
Alla decadenza politica ed economica non corrispose quella dell’arte: l’architettura continuò a prolificare e ad aumentare nella loro grandiosità. Ne è esempio il Palazzo di Diocleziano, a Spalato, In esso si hanno due strade che si intersecano come negli accampamenti romani, e una parte dedicata al culto e una con un mausoleo, che divenne poi duomo di Sparta. Con Massenzio inizia la Basilica Romana, che verrà finita da Costantino. Questo luogo era usato per la giustizia e per gli affari. La basilica di Massenzio era costituita da tre navate di cui la centrale coperta da una volta a crociera, mentre le laterali, formate da tre vani comunicanti, con volta a botte. Aveva una apertura su un lato minore e un’abside, mentre fu costruita più tardi un’altra apertura su un lato più lungo e un’altra abside di fronte alla nuova porta. Sui muri della navata centrale c’erano grandi finestre a mezzaluna, mentre su quelle laterali delle finestre ad arco illuminavano l’interno.
Scultura
Per celebrare le campagne militari di Marco Aurelio contro i Marcomanni, i Sarmati e i Quadi fu edificata una colonna di 19 tronchi, con rilievi più alti rispetto a quella Traiana, e che danno più effetti chiaroscurali. L’aspetto della colonna, senza entasi, è deformato e ondeggiante. Fu costruita da più di un autore e tutti sembrano vicini all’arte plebea. Non c’è rispetto dei vinti al contrario della Traiana e per la prima volta viene rappresentata la vittoria per mezzo di un potere irrazionale, come quello di Giove Pluvio che interviene in una battaglia. L’Arco di Costantino si conclude tra il 312 e il 315 e si conclude anche quel processo che vede l’arte plebea trionfare su quella patrizia. Il rilievo celebrativo infatti è qui plebeo. L’arco ha tre fornici, un attico e colonne su plinti addossati a pilastri. Tipico esempio di edificio di spoglio, edificato con elementi preesistenti. Ci sono infatti rilievi dell’età di Traiano, di Adriano e Marco Aurelio. Non c’è prospettiva, proporzione (figure disegnate in maniera egizia, per importanza) e la prospettiva è ribaltata (il popolo che dovrebbe essere davanti a Costantino si trova in parte).
Arte Paleocristiana
All’inizio quest’arte si identifica con quella pagana, con schemi e caratteri uguali ma con significato simbolico più ampio e importante. Per questo si può chiamare tardoantica.
Architettura
Al contrario dei riti pagani che si svolgevano all’aperto quelli cristiani si svolgevano in ambienti adatti, con tutta l’ecclesia, la comunità, che partecipava. I primi edifici infatti furono costruiti non come quelli pagani ma prendendo come modello le basiliche romane, le uniche che erano utilizzate per riunire una moltitudine di persone. L’andamento della basilica cristiana è longitudinale e l’ingresso, a differenza di quella romana, è sul lato minore. E’ preceduta da un quadriportico, rettangolare con un porticato su tutti i lati; quello su cui si apre la chiesa è detto nartece. L’interno è diviso a navate due o più colonne. La navata centrale è più ampia, per inserirvi le finestre, e termina con l’abside, semicilindro sormontato da un quarto di sfera (il catino absidale). Talvolta il corpo longitudinale è tagliato da una navata, il transetto. Se i due bracci del transetto sono più corti delle navate la basilica è a croce latina; se maggiori, a croce greca. Se il transetto è ai 2/3 della navata si dice a croce immessa, se alla fine a croce commissa. Il luogo riservato al clero è il presbiterio, separato dalla navata da un recinto in marmo, la transenna. Arco trionfale è la porzione di parete che rimane attorno all’innesto dell’abside, quello che congiunge la navata centrale al transetto, se è presente. Il tetto in legno è a capriate, inclinato, ma è presente un elemento intermedio, i cassettoni in legno. In più oltre alla basilica sono presenti anche edifici a forma circolare o poligonale, eretti in zone di martiri o su tombe, o poi come battisteri. Un altro esempio di basilica è dato da Santa Sabina, edificata nel 425. Mentre lo spazio fra colonnato e parete rende rigida Santa Maria Maggiore qui l’arco a tutto sesto che si trova fra ogni colonna è il mediatore fra i due diversi metodi costruttivi, e rende meno rigido l’insieme. L’arco è inoltre ripetuto nei tre festoni dell’abside, dando continuità a quelli della navata centrale e recando equilibrio. Santa Costanza fu edificata intorno alla metà del IV sec. come mausoleo di Costanza, figlia di Costantino; trasformata in battistero e poi nel 1254 in chiesa. L’edificio è a pianta circolare, con nicchie sulle pareti perimetrali. La parte centrale è a cupola, sorretta da archi. Gli stessi poggiano su un anello di colonne composite binate (abbinate, a due), sormontate da una trabeazione. Le colonne, di granito liscio, sono accoppiate in senso radiale, e cioè rispetto al raggio. Tra anello interno (cupola) ed esterno corre una volta anulare a mosaico. Anche la cupola ne era ricoperta, ma sono andati perduti. Al centro di essa si trova il sarcofago che doveva contenere Costanza, illuminato dalle finestre ad arco della cupola. Il Battistero Lateranense fu invece edificato da Costantino nel IV sec. e riedificato da papa Sisto III (432-440); l’edificio è ottagonale, simile a Santa Costanza, con una cupola sorretta da un doppio ordine di colonne che hanno entrambe una trabeazione. Al di sotto della cupola la fonte battesimale. A partire dalla fine del IV sec. viene costruita a Milano (le altre opere erano a Roma) la Basilica di San Lorenzo, a pianta centrale, preceduta da quadriportico. La forma esterna è un quadrato con i lati trasformati in curve. Agli angoli si innalzano delle torri in contrasto con la cupola centrale. Il vano centrale si dilata in 4 esedre (sede esterna letteralmente, spazio ad emiciclo qui). Esse sono incorniciate da arconi sui quali si imposta il tamburo ottagonale. Le esedre comprendono due ordini sovrapposti di arcate e sono coperte da un catino. La cupola è del 1573.
Mosaico
Nel IV e V secolo la forma tecnica del mosaico sarà molto più importante e diffusa della pittura per decorare pavimenti e pareti. Il termine deriva dal latino musaicus che deriva da Musa: infatti le Muse erano onorate in grotte che avevano come motivi ornamentali delle pietre colorate. I mosaici romani usano pietre dure, terra cotta e ciottoli detti tessere. A partire dal I sec. a.C. si sviluppo anche l’uso di tessere in vetro e dal III sec d.C. in poi furono le più usate. Questo dava infatti più possibilità di tonalità, con l’aggiunta di pigmenti al vetro e all’uso di tessere con una lamina d’oro inserita tra due pezzi di pasta vitrea (la decorazione in mosaico si dice musiva). Le tessere si incastravano sull’intonaco fresco applicato su un sottofondo dove era inciso o disegnato il soggetto. L’artista usava mettere alcune tessere più oblique rispetto alle altre quando voleva dare effetti di luce dati anche dai piccoli vuoti lasciati fra le tessere. Se sotto al mosaico c’era un dipinto (creato per esso) le tessere dorate erano fatte risaltare sul rosso. Le tessere erano disposte in filiari orizzontali (se non era per dare diversi effetti) ed erano di misure diverse per i particolari. La volta anulare di Santa Costanza è esempio di mosaico paleocristiano. Rilevano un collegamento con il naturalismo ellenico, come per esempio nel mosaico della vite, dove da ogni angolo della campata esce un viticcio, animato da putti. Al centro si trova una figura che può essere identificata con Gesù. Ai lati si trovano rappresentazioni della raccolta dell’uva. Al V secolo risale il mosaico dell’abside di Santa Pudenziana a Roma, dove sono già presenti le iconografie medioevali come la croce rappresentante Cristo, le figure apocalittiche degli evangelisti (toro, leone, aquila, angelo). Nel basso Gesù su un trono attorniato dagli apostoli e in particolare da Pietro, e in più c’è Paolo. Dietro si vede un paesaggio di Gerusalemme mentre due figure femminili indicano la religione ebraica e quella pagana, ancora considerata accettabile. Questo mosaico è di tipo aulico, perché cerca le prospettive, le ombre, le proporzioni. Anche nella Basilica di Santa Maria Maggiore si può ritrovare un mosaico simile, con la narrazione di episodi dell’Antico Testamento. Un particolare mostra il combattimento fra Giosuè e gli Amorrei. Sono evidenti i ricordi classici con la somiglianza alla Battaglia di Isso, e nel gruppo prospettico della mischia. Il naturalismo è anche dato da un accenno di paesaggio e dalle proporzioni. L’arco trionfale della stessa basilica mostra invece l’arte plebea. Non sono più presenti le prospettive, il paesaggio; questo per far capire meglio la Parola, tramite le figure, al popolo. Anche nella Basilica di San Lorenzo a Milano, nell’abside, è presente un mosaico “plebeo” (IV-inizio V sec.). Qui Gesù, a differenza di Santa Pudenzana, è senza barba (tradizione occidentale, che lo vedeva in Apollo).
Scultura
Anche qui si può distinguere arte plebea e aulica. Il Sarcofago di Giunio Basso, del 359, è organizzato a doppio porticato, sul più basso con archi o timpani su colonne, la seconda architravata. In ogni campata è presente una scena del Nuovo o Antico Testamento. Non si ha una storia, l’unico nesso è dato dal porticato, ma si può notare la precisione nelle proporzioni e nei particolari. La Porta di Santa Sabina è del V secolo, completamente in legno. Ha 28 riquadri scolpiti da due gruppi di artisti. Questo è un esempio di arte plebea, come si vede nella crocifissione di Cristo, dove le figure sono scolpite in modo gerarchico, non si ha sfondo ma solo delle arcate dietro le figure, con resa finale pittorica.
Ravenna
Introduzione
Dopo la morte di Teodosio il Grande nel 395 l’Impero Romano fu diviso in Oriente e Occidente dai sui figli Arcadio e Onorio. Il secondo scelse Ravenna come capitale, decidendo le sorti della città come quelle del maggiore centro del periodo. Ma dopo che Odoacre tolse dal trono il piccolo Romolo Augustolo e fu sconfitto poi da Teodorico (mandato da Zenone), l’Italia fu sottomessa dal potere barbarico e Teodorico prese Ravenna come sua residenza. Nel 540 poi Belisario, bizantino, sconfisse Teodorico, che fu costretto a lasciare Ravenna. L’Impero di Occidente finisce e inizia il Medioevo. Ravenna restò centro d’incontro di arte romana paleocristiana e bizantina.
Architettura
In questa città architettura e mosaici sono in funzione reciproca, perché sono difficili da trovare delle pareti non rivestite da mosaici nelle Chiese della vecchia capitale d’Occidente. Le opere si dividono i tre età: quella imperiale (fino al 476), quella ostrogota (fino al 540) e quella giustiniana (dal 540).
• Periodo Imperiale: del V secolo il Mausoleo di Galla Placidia [adiacente a San Vitale n.d.T.], sorella dell’imperatore Onorio. Il Mausoleo era un edificio eretto per la morte di una persona importante, funerario quindi. Quasi a pianta a croce greca con volte a botte sui bracci e cupola centrale. All’esterno è semplice, in mattoni a vista, con archi cechi (senza apertura) e timpani dentellati. Un triburo protegge la cupola (la cupola è all’interno di una struttura a parallelepipedo con una piramide come tetto). Tutto l’interno è rivestito da marmi, e soprattutto da mosaici con maggioranza di tessere blu e verdi. Le pareti risultano così in secondo piano perché arrotondate e coperte dalle decorazioni. Lo spazio decorato è di tipo elennistico, e quindi aulico. I soggetti sono Santi e simboli divini. Il Battistero degli Ortodossi [in parte al duomo n.d.T.], o Neoniano, realizzato sotto il vescovo Neone, del V secolo, ha pianta ottagonale, con absidi su 4 lati. E’ coperto da una cupola e da un tiburio. L’esterno è mosso dalle forme delle absidi, le finestre centinate (sotto ad un arco) e gli archetti pensili (senza colonne a sorreggerli). L’interno è in tre parti, le prime due con un doppio ordine di archi, l’altra, superiore, costituita dalla cupola. Gli archi sono sopra pulvini (tipici bizantini), posti sopra i capitelli e dalla forma di tronco di piramide rovesciato. Le arcate della zona mediana ospitano altre tre arcate nel loro interno di stucco, nella centrale si trova la finestra, nelle altre figure femminili (simula un matroneo, che verrà inserito dopo nelle chiese). Il libro finisce con la descrizione della figura al centro della cupola del battesimo di Cristo, dove si può vedere la personificazione del Giordano (ancora caratteri pagani), l’assenza di sfondo (solo oro) che non dà volume alle figure che per essere ben viste hanno un contorno rosso [Si può anche dire che nella parte più bassa alle absidi si succedono le pareti decorate con marmi, la centro c’è la fonte battesimale e prima del disegno di Gesù sulla cupola ci sono gli apostoli e prima ancora dei troni con offerte o con il vangelo. L’edificio poi è sprofondato nel suolo di qualche metro Puoi vedere dal libro che ci sono delle transenne dove si è trovato il pavimento originario].
• Periodo Ostrogotico: Attorno al 505 fu eretta per il culto ariano la Basilica di Sant Apollinare Nuovo. A tre navate preceduto dal solo nartece, (detto ardica a Ravenna). Ha un abside e le colonne della navata centrale sono con pulvino. I mosaici sono di periodi diversi: alcuni sono stati aggiunti dopo che la chiesa era stata trasformata in cristiana da Giustiniano. Esse si dividono in tre fasce: in quella inferiore il palazzo di Teodorico, in prospettiva ribaltata [furono tolte da essa le figure degli uomini in festa per il nuovo imperatore], segue poi il corteo delle Vergini e dei Santi Martiri, che sono uno di fronte all’altro. Presentano caratteri dell’arte bizantina: la ripetitività di gesti, l’assenza di sfondo, la bellezza delle vesti, la natura come unico paesaggio e con scopo riempitivo-decorativo, la frontalità, la fissità degli sguardi. Fra le finestre ci sono figure di santi dalle vesti bizantine. Sopra ad esse altre scene di arte plebea. [La terza fascia è quella di Cristo Giudice, di fronte alla Madonna]. Teodorico fece erigere per le proprie spoglie un mausoleo in pietra bianca d’Istria, a base decagonale. Sulla base ci sono profonde arcate cieche, il piano superiore, più piccolo, è sempre decagonale, circondato da un ambulacro, dove passare. Un basso tamburo sorregge una cupola monolitica [che è anche stata inclinata dopo essere stata messa, è scivolata]. Al di sotto della calotta sferica ci sono decorazioni di gusto barbarico, con disegni geometrici.
• Periodo Giustinianeo: Come Santa Sofia a Istanbul, a pianta quadrata e con un immensa cupola centrale, così San Vitale a Ravenna riprende questo schema. Consacrata nel 547 dopo essere stata costruita nel 532, ha pianta ottagonale, preceduta un tempo da un quadriportico, ora solo dal ardica. Che si dispone tangente a uno spigolo. All’esterno è semplice, di mattoni, formata dalla compenetrazione di solidi semplici, rinforzati da contrafforti. Il tiburio nasconde la cupola. All’interno è iscritto un secondo ottagono, con lo spazio che si apre in esedre, che hanno due ordini di arcatelle. La cupola emisferica è accordata al tamburo ottagonale dai pennacchi. Due sono gli ingressi: il primo porta davanti al presbiterio e all’abside, che sono affiancati da due ambienti tipici bizantini: il diaconion (appartenente al diacono) e il protesis (per tenere i seppelliti e preparare le liturgie [oggi ci sono dei negozi…]. L’altro è dal lato contiguo con di fronte la cupola [penso sia da vicino il diaconion o il protesis, almeno, le entrate erano quelle]. Ci sono 8 pilastri angolari, di marmo con pulvini, molto ben traforati (perdono la loro materialità). I più importanti mosaici sono quelli dell’abside, come quelli di Giustiniano e della sua moglie Teodora, che portano le offerte il giorno della consacrazione della chiesa, fatto inventato. La composizione è schematica, la prospettiva non ben definita, la bidimensionalità, l’accuratezza delle vesti, i colori, la ripetività dei gesti rendono immortali le figure. Non c’è un piano d’appoggio ben definito, come lo sfondo e lo sguardo solenne e uguale di tutti i personaggi rende il tutto irreale [In più nell’abside si trova un mosaico con alcuni arcangeli a cui il vescovo della chiesa porta doni, con il mosaico dell’imperatore c’è la storia di Mosè e altri personaggi biblici; il resto della chiesa non è a mosaico, tranne la cupola. Sant’Apollinare in Classe [da classis, porto, infatti era sul mare, poi ritirato] è simile a San Vitale. Realizzato prima del 549, l’abside presenta un grande mosaico con al centro la trasfigurazione di Cristo, una croce bizantina [penso], su un cielo stellato, mentre in parte ci sono Elia e Mosè e in un prato tre pecore, gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni che videro la trasfigurazione. Sotto, sempre in un irreale giardino, Sant’Apollinare con 12 pecore, gli apostoli.
Romanico
Non si può dare una definizione in Italia di romanico: per ogni città si hanno differenze visto la frammentazione dovuta ai comuni. La nascita dei comuni fu data dalla grande abbondanza di ricchezze dopo l’anno Mille, anche se Chiesa e Impero continuavano a guerreggiare. La lotta per le investiture del XI e XII secolo portò all’aumento delle Chiese, considerate non solo come luogo di preghiera ma anche di ritrovo politico. La chiesa resta con la sua struttura a basilica, con 3 o massimo 5 navate, transetto e cripta seminterrata. Il presbiterio resta quindi rialzato. Al posto della volte a botte aumenta l’utilizzo di quella a crociera, più leggera. Lo spazio che si trova in una volta si chiama campata, delimitata anche da due pilastri, solitamente compositi. La spinta sui 4 pilastri è bilanciata dalle campate delle navate esterne, che a loro volta sono fermate dalla muratura perimetrale, munita di contrafforti, pilastri di rinforzo. Questo tipo di costruzione con volta a crociera è usato anche nei castelli fortificati e nelle case torri. I primo nel contado, erano posti come punto di osservazione del territorio circostante, il secondo nella città, come a San Giminiano, vicino a Siena. Nasce anche la figura dell’architetto. L’architettura romanica nasce in Francia ma si sviluppa subito in Italia ma in modi diversi per le diverse economie e per le diverse conoscenze artistiche e ancora per i diversi materiali.
Sant’Ambrogio a Milano: il lombardo è il primo fra i romanici a svilupparsi grazie alla vicinanza con la Francia e al Comune che favoriva la libertà. Costruita fra l’XI e il XII secolo, ha un vasto quadriportico, luogo di riunione (e non più per i non battezzati) del Comune. A pianta rettangolare, ha le stesse dimensioni del quadriportico, ed è formata da 3 navate che finiscono in 3 absidi. Quella centrale è il doppio delle altre e si articola in 4 campate con volte a crociera tranne l’ultima, vicina all’abside, con cupola in un tiburio. Le navate laterali sono ad 8 campatelle (1/4 delle centrali), sopra le quali si trova il matroneo, dove dovevano stare le donne. Sulla facciata ci sono 3 finestre che corrispondono all’esterno a 5 archi posti sopra il braccio minore del quadriportico. La copertura è a capanna e il materiale è mattone e muratura intonacata. Le colonne danno regolarità al tutto come all’esterno (data dai contrafforti).
San Geminiano a Modena: nell’area padana un esempio è dato da questa chiesa, iniziata nel 1099, conclusa nel XIV secolo. A pianta rettangolare, con tre navate e tre absidi, 5 campate centrali e 9 laterali, quelle centrali sormontate da un tetto più antico (al posto di quello di legno) con volte a crociera a sesto acuto. 8 colonne sormontate da archi a tutto sesto che sorreggono il matroneo (impraticabile, serve da contrafforte per la navata centrale), che si affaccia sulla chiesa per mezzo di trifore (finestre a triplo arco), riprese anche sull’esterno sull’abside, sulla facciata e sui lati. La facciata è detta a salienti perché risalendo sono oblique e fanno vedere l’interno. Importante la corrispondenza interno-esterno. Il progettista è Lanfranco.
San Marco a Venezia: questa è una chiesa che non ha altre simili e paragonabili a lei. Costruita tra il 1063 e il 1094 ma è stata abbellita fino al XIV secolo con archeggiature e pinnacoli gotici, con cupole meno grandi e meno decorazioni marmoree. La pianta è a croce e non perfettamente simmetrica, con il corpo longitudinale più largo di quello del transetto e punto di intersezione spostato verso l’abside. Ognuno dei bracci della croce è diviso in tre navate. Quelle centrali, con un'unica vasta campata sono sormontate da una cupola. Quelle laterali hanno volta a botte. All’esterno un atrio porticato circonda i tre bracci occidentali dell’edificio. Esso ha lo stesso schema di campate dell’interno ma in scala minore. Esso era il luogo di riunione del Comune. Nel XII secolo poi, fedele all’arte bizantina, Venezia copre la sua chiesa di mosaici dorati che fanno perdere consistenza all’architettura e danno irrealtà allo spazio.
Battistero di San Giovanni e Basilica di San Miniato al Monte a Firenze: Filtrate dall’arte toscana, l’esperienza lombarda e padana viene rimodellata a Firenze. Pisa e Firenze attuano forme di arte diversissime che poi impongono ai territori vicini. Il Battistero di San Giovanni e la Basilica di San Miniato sono gli edifici più importanti a Firenze, costruiti fra l’XI e il XII e perfezionati nel XIII. Il Battistero è a pianta ottagonale, la copertura doppia ha come tiburio una piramide a base ottagonale, che cela una cupola a sesto acuto di otto spicchi. Colpisce rispetto all’arte del nord [w la padania eheh] le decorazioni esterne, il contrasto bianco-verde che distrugge la regolarità geometrica (cercata invece nel nord). Anche in San Miniato la componente disegnativa ha il sopravvento,nella facciata. Non c’è portico e quindi non c’è nartece, ma delle colonne e 5 archi lo simulano. La pianta è rettangolare a tre navate e una sola abside. La cripta è seminterrata e il presbiterio rialzato (modelli paleocristiani). Non ci sono volte a crociera e le colonne sono solo 4 per lato, le campate rettangolari e si crea uno stile classico, che guarda al paleocristianesimo.
Duomo di Pisa: Gli architetti sono Buscheto e Rinaldo, e finisce la costruzione nel XII secolo. Fonde elementi dell’arte asiatica, araba, francese e romana (a quel tempo Pisa era un grande porto e quindi città cosmopolita). La pianta è a croce latina a 5 navate longitudinalmente, e tre nei transetti. La cupola data dall’intersezione con il transetto è ellittica su due arconi ogivali. La copertura lignea non richiede campate e le colonne sono anche qui poche, sormontate da archi a tutto sesto e da matronei impraticabili. Il senso è di armonia e solennità. Gli esterni sono ad arcatelle cieche decorate da forme a rombo le losanghe. La facciata a salienti ha quattro ordini di loggette che danno continuo cambiamento luce-ombra. Il motivo delle arcatelle sarà ripreso per tutto il Campo dei Miracoli, nel Battistero come nella Torre.
San Martino a Lucca: i modelli pisani trovano qui sviluppo e questa chiesa del XII secolo ne è esempio. La facciata iniziata nel 1204, opera di Guidetto, si compone di una parte inferiore scavata da tre arconi asimmetrici e da una superiore formata da tre ordini di loggette. L’architetto si ricollega alla tradizione paleocristiana con il porticato, e decide di dare più importanza alla decorazione che all’armonia d’insieme, con colonne diverse per ogni soggetta.
San Nicola a Bari: il susseguirsi di varie popolazioni sul sud produce un ambiente artistico vasto e differenziato. Questa basilica è del XI-XII secolo, e integra l’arte lombarda con quella bizantina. A croce latina commissa [se non ti ricordi, a T], è divisa in tre navate con tre absidi, incorporate nel piccolissimo transetto. Non c’è una copertura a crociera, ma è tipico lombardo l’alternarsi di un pilastro ogni due colonne, e la presenza del matroneo e di trifore. Fra presbiterio e navata c’è una iconostasi (divisione tipica paleocristiana e ortodossa). L’esterno assomiglia ad una fortificazione. La facciata a salienti ha due contrafforti, che evidenziano le navate interne. Due torrioni di tipo normanno sono ai lati. Come contrafforti laterali si aprono degli archi tra torrioni e transetto. Sopra ad esso delle esafore alleggeriscono il tutto.
Duomo di Monreale: voluto da Guglielmo II, faceva parte di un complesso in cui c’era anche un battistero e il palazzo reale. Del XII secolo, ha pianta a croce latina commissa, in tre navate e tre absidi. Quella centrale è più del doppio delle laterali, e ha 9 colonne per lato con capitelli romani e pulvini. Non ci sono volte a crociere e gli archi danno armoniosità e continuità. Le absidi e la navata centrale hanno mosaici paragonabili a San Marco a Venezia. La facciata rimaneggiata è stretta fra due torrioni normanni. L’esterno della absidi mantiene la decorazione tipica araba di archi ogivali intrecciati. Anche gli archi del chiostro attiguo sono tipici arabi.

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