Materie: | Appunti |
Categoria: | Storia Dell'arte |
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Data: | 14.03.2001 |
Numero di pagine: | 4 |
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Testo
Architettura Romanica
Italia Settentrionale – Temi-
Le chiese romaniche del Piemonte, della Liguria, della Lombardia, dell’Emilia e del Veneto, formano un gruppo omogeneo e si può dare il nome di “lombardo”. Le caratteristiche dell’architettura lombarda è l’uso delle volte a crociera, rinforzate da costoloni, divise da archi trasversali delimitati da campate quadrate e sorrette da robusti pilastri compositi, alternati da pilastri minori o colonne, in maniera che a due volticene quadrate corrisponda un’ampia volta quadrata della navata centrale.
Le facciate più diffuse nel romanico lombardo sono del tipo a capanna e a salienti. La facciata a capanna nasconde la scansione dello spazio interno dietro un unico indistinto fronte con le falde molto inclinate, mentre quella a salienti denuncia sulla fronte le diverse dimensioni delle navate attraverso salienti di altezza diversa.
Il tema del muro in molte chiese lombarde è risolto all’esterno attraverso l’introduzione di soggette con archetti sorrette da colonnine che creano un forte ritmo chiaroscurale movimentando i fronti.
Nella decorazione esterna vengono conservati gli ornati tradizionali con lesene e archetti pensili.
Opere Significative
Sant’Ambrogio a Milano
All’interno, a una campata della navata maggiore, quadrata, ne corrispondono due quadrate nelle navate laterali, in modo di avere un’alternanza di pilastri maggiori della navata centrale e di pilastri più esili delle navate laterali. Molto bello è l’effetto della parete della navata centrale: l’arco longitudinale di ciascuna volta comprende due archi delle navate laterali e al di sopra i due archi dei matronei. La chiesa è priva di transetto, e l’area presbiterale si distingue dalle altre campate per la diversa copertura, infatti la volta a crociera è sostituita dal tetto a tiburio ottagonale con cupola. Interessante è l’uso dei materiali realizzato in mattoni. Sant’Ambrogio rientra nel tipo di chiesa a nave cieca: le navate laterali con i sovrapposti matronei sono di altezza pari alla centrale, dunque non c’è possibilità di aprire luci sopra le arcate. Questo comporta un modo nuovo di illuminare l’interno della basilica, attraverso due fonti, una in facciata l’altra nella cupola. L’organismo interno si riflette anche all’esterno ottenuto con l’apertura di un’ampia facciata a capanna di un doppio e profondo loggiato, a cinque arcate divise da lesene nella parte superiore da colonnine che raggiungono il coronamento di archetti pensili.
San Michele a Pavia
L’impianto è a croce latina, con il braccio longitudinale diviso in tre navate da pilastri poliscili e matronei sulle navatelle. Il presbiterio è rialzato per la presenza della cripta e l’incrocio tra la navata e il transetto è coperto da un tiburio con cupola a spicchi. Le campate della navata principale, quattro, rettangolari e coperte da volte a crociera costolonate. La luce entra dalla facciata, dalle finestre absidali e da quelle del tiburio. La navata centrale non è a nave cieca come in Sant’Ambrogio, ma supera in altezza i matronei consentendo l’apertura di finestre che favoriscono un’illuminazione diffusa. La facciata, con tetto a capanna, presenta nella parte inferiore delle bande orizzontali con rappresentazioni a basso rilievo, tre portali incassati decorati con cornici sovrapposte.
Sant’Abbondio a Como
Eretta a posto di una preesistente basilica paleocristiana, composta da cinque navate, soffitto ligneo e una serie di archi su colonne con un ampio coro di tipo borgognone. La luce, di tipo diffusa, penetra all’interno della chiesa attraverso le finestre sulla parete della navata maggiore, quelle sulla facciata principale e i cinque grandi finestroni della parete absidale. Le navate minori sono spartite da colonne, la navata centrale sorge su alti pilastri cilindrici, la copertura è a travi, ma l’abside è scandita da nervature.
San Fedele a Como
La navata maggiore si risolve in un grande corpo triabsidato intorno alla cupola con un innesto di forme basilicali su struttura a sistema centrale. All’odierna basilica preesisteva una chiesa altomediovale a pianta basilicale a tre navate e tre absidi. Si configura una pianta trifora, il corpo centrale, a pianta ellittica, è delimitato da una doppia galleria con matronei, una esterna, con matronei e copertura a botte, e una interna con matroneo più ampio coperta da semicupole che poggiano sul tamburo della cupola centrale. La luce risente le trasformazioni subite
Cattedrale di Modena
La semplice pianta basilicale è vivacizzata dall’alternanza di colonne e pilastri compositi, nell’alzato le pareti sono interrotte da grandi trifore di finti matronei e sul fondo della chiesa si estende una cripta che innalza il presbiterio. Il materiale usato è il mattone, mentre dell’intonaco e degli affreschi che la decoravano non vi è più traccia. L’uso differenziato dei due materiali, pietra e mattone, è rigorosamente rispettato. La facciata rispetta la spazialità interna, ma la spartizione non è segnata da lesene leggere, ma da poderosi contrafforti che esprimono la resistenza alla pressione interna.
Duomo di Piacenza
Nell’impianto a croce latina, si rileva il tema dell’accentuazione dimensionale tra il corpo longitudinale e il transetto molto sporgente. Lo spazio è diviso in tre navate dalla successione di pilastri cilindrici molto possente. La metrica spaziale è di tipo lombardo a una campata della navata maggiore ne corrispondono due delle navate minori. Nella facciata sono usati i due materiali tipici del romanico emiliano, la pietra e il mattone.
San Zeno a Verona
L’interno è privo di transetto e ha copertura lignea, interrotta a intervalli costanti da un elemento orizzontale. Lo spazio longitudinale è a tre navate. La superfice della facciata non è caratterizzata da forti risalti ma solo da un protiro molto profondo
San Marco a Venezia
Lo schema planimetrico è a croce greca, leggermente allungata sulla direttrice longitudinale, con cinque cupole a copertura dei cinque bracci e della crociera. Le cinque cupole s’innalzano su alti tamburi in modo che la luce illumini le zone superiori lasciando in penombra navate, navatelle e presbiterio.