Ripercussioni dell'illuminismo nella realtà sociale

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Testo

Michela Biacca
ILLUMINISMO FU UN MOVIMENTO CULTURALE CHE EBBE RIPERCUSSIONI NELLA SOCIETA’, NELLA POLITICA, NELL’ECONOMIA DEL ‘700.ALLA LUCE DELLE TUE CONOSCENZE SVILUPPA QUESTO TEMA
“L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro i……Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! E’ questo il motto dell’illuminismo”, questa è la risposta che diede il filosofo Immanuel Kant al quesito “Che cos’è l ’Illuminismo?”, definizione la sua memorabile per chiarezza e intensità.
L’Illuminismo fu un movimento culturale che si sviluppò nel XVIII secolo nei maggiori paesi d’Europa, esso rappresenta una svolta intellettuale destinata a caratterizzare in profondità la storia moderna occidentale.
L’Illuminismo consiste anzitutto in uno specifico modo di apportarsi alla ragione, è l’impegno di avvalersi della ragione in modo “libero” e “pubblico” ai fini di un miglioramento effettivo del vivere. Per gli illuministi la ragione è in grado di vagliare criticamente la realtà con il proposito concreto di assicurare felicità e benessere agli uomini. La critica illuminista investe quindi soprattutto le istituzioni politiche e religiose, il principio di autorità e di tradizione e va contro tutte quelle forze che hanno ostacolato il libero e critico uso dell’intelletto, soffocando le energie vitali degli uomini. Da ciò lo sforzo di sottoporre ogni realtà al tribunale della ragione per distinguere il vero dal falso e per individuare ciò che effettivamente possa creare giovamento alla società.
Protagonista dell’Illuminismo fu una nuova figura di intellettuale fondamentalmente eclettico e disposto ad esplorare nuovi campi disciplinari, votato alla divulgazione in un rapporto costante con il suo pubblico. In rapporto ad una aspirazione a estendere l’influenza delle nuove idee, si rafforzarono e moltiplicarono i luoghi e gli strumenti della comunicazione: salotti, caffè, club, accademie e tutte le pubblicazioni a stampa.
All’interno del movimento illuminista è possibile individuare elementi di un disegno riformatore che mirava alla modernizzazione dello Stato e al raggiungimento della “felicità pubblica”. Protagonisti di questo periodo furono innanzitutto i sovrani: Maria Teresa e Giuseppe II in Austria, Federico II in Prussia, Caterina II in Russia; in Italia Carlo III nel Regno di Napoli e Pietro Leopoldo in Toscana. E accanto ai principi gli illuministi che furono di volta in volta consiglieri, collaboratori e critici del loro operato.
Il primo e più decisivo intervento riformatore a livello sociale operato dalle idee illuministe investì i poteri della Chiesa e degli ordini religiosi. Fu avviata una politica ecclesiastica caratterizzata dalla volontà di estendere il controllo dello Stato sulla vita e l’organizzazione delle Chiese (giurisdizionalismo), furono aboliti gli ordini contemplativi visti come espressioni di parassitismo, la manomorta e la Compagnia di Gesù che fu espulsa da molti paesi europei, fino alla soppressione di quest’ordine da parte di papa Clemente XIV.
Altro grande settore di intervento fu quello amministrativo, specialmente per rendere più razionale la macchina statale. In molti Paesi, ma soprattutto in Austria e nei suoi domini fu avviata l’impresa della redazione di un catasto dei beni terrieri e immobiliari destinata a migliorare e a differenziare l’imposizione fiscale, a renderla quindi se non più equa almeno più certa. Da considerare anche l’interramento delle fognature, la nuova visione della famiglia, non più patriarcale, ma mononucleare, con la donna vista come “angelo del focolare”. Di notevole importanza la nuova considerazione dell’infanzia, con il bambino non più sfruttato, ma visto all ’interno del suo ruolo, iniziano proprio in questo periodo gli studi sulla pedagogia.
Il discorso sull’Illuminismo non può esaurirsi in un’analisi del rinnovamento culturale e ideologico, infatti un altro punto preso in considerazione fu quello concernente la politica, argomento del quale trattarono specialmente Montesquieu e Jean-Jacques Rousseau.
La fama di Montesquieu è legata soprattutto a L ’Esprit de lois ( “Lo spirito delle leggi”) una delle opere più importanti del pensiero illuminista. Dall ’esame del sistema politico inglese trasse la convinzione dell’importanza della separazione dei poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario. “Non vi è libertà se il potere giudiziario non è separato dal potere legislativo e da quello esecutivo. Se esso fosse unito al potere legislativo, il potere sulla vita e la libertà dei cittadini sarebbe arbitrario, poiché il giudice sarebbe al tempo stesso legislatore. Se fosse unito con il potere esecutivo, il giudice potrebbe avere la forza di un oppressore. Tutto sarebbe perduto se la stessa persona, o lo stesso corpo di grandi, o di nobili, o di popolo, esercitasse questi tre poteri: quello di fare le leggi, quello di eseguire le pubbliche risoluzioni, e quello di giudicare i delitti e le liti dei privati”.
Jean-Jacques Rousseau, invece, fu la personalità forse più problematica e complessa dell’Illuminismo. Rousseau criticava radicalmente la società e le istituzioni e guardava alla storia come progressiva decadenza e corruzione, rispetto a uno stato originario in cui gli uomini erano innocenti e uguali. Fondamento dell’ineguaglianza era stata l’introduzione della proprietà privata: “Il primo che recise un terreno e dichiarò questo è mio e trovò persone tanto semplici da prestargli fede, fu il vero fondatore della società civile. Quanti delitti, guerre, assassinii, miserie e orrori avrebbe risparmiato al genere umano colui che, strappando i pioli e colmando la fossa, avesse gridato ai suoi simili: non ascoltate questo impostore; se dimenticate che i frutti sono di tutti, e la terra di nessuno, siete perduti!” Egli comunque non si fece sostenitore di un ritorno a un mitico stato di natura, ma elaborò una proposta di rifondazione della società e dell’uomo. Per ricreare le condizioni dell’uguaglianza Rousseau ipotizzò un patto sociale in cui i singoli si uniscono in un corpo organico rinunciando ai loro interessi particolari in funzione del bene comune. La volontà generale è l’espressione di questa nuova comunità sociale: non somma delle volontà individuali, ma sintesi dei fondamenti razionali ed etici dell’uomo. Questo modello sociale ha la possibilità di realizzarsi solo in un regime di democrazia diretta in cui la sovranità è inalienabile.
Un altro aspetto della straordinaria ricchezza del pensiero illuminista è testimoniato dalla nascita di una nuova scienza, l’economia politica.
Francois Quesnay, medico e naturalista, fu il maggior rappresentante della fisiocrazia (dal greco phiysis, natura e kratein dominare), la dottrina che considerava la terra come la fonte unica e primaria della ricchezza. Il motto dei fisiocrati è “lasciar fare, lasciar passare”, solo il libero scambio, la libera contrattazione possono assicurare la ricchezza, quindi la grandezza dello Stato. Da questa premessa discendeva la proposta di un vero e proprio programma di riforme teso ad eliminare ogni ostacolo alla coltivazione . Il salto qualitativo che consentì di superare gli elementi naturalistici del pensiero fisiocratico fu compiuto grazie all’opera di Adam Smith. Anche Smith, come i fisiocrati, approdò alla convinzione che il libero mercato e il libero scambio fossero le condizioni ottimali per lo sviluppo dell’attività economica. Lo stato, secondo Smith, non doveva intervenire a meno che l’iniziativa privata non leda la libertà d’impresa degli altri. L’importanza delle sue analisi ne fecero il primo teorico del liberismo.

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