Mezzi di comunicazione in Italia

Materie:Appunti
Categoria:Ricerche

Voto:

2 (2)
Download:139
Data:27.02.2001
Numero di pagine:6
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
mezzi-comunicazione-italia_1.zip (Dimensione: 7.37 Kb)
trucheck.it_mezzi-di-comunicazione-in-italia.doc     40 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

MEZZI DI COMUNICAZIONE IN ITALIA

LA STAMPA

In Italia come dovunque, la stampa è stata per molto tempo il principale se non l'unico strumento d'informazione (per la storia della stampa italiana sino al 1945, v. anche la voce GIORNALE); ma dopo la seconda guerra mondiale ha dovuto affrontare la concorrenza di altri mezzi d'informazione, più facilmente accessibili alle masse come la radio, il cinema e soprattutto la televisione. Attualmente in Italia vi sono ancora oltre il 3% di analfabeti e secondo un'indagine sulla lettura dei quotidiani compiuta nel 1985, solo il 41,5% della popolazione adulta (al di sopra dei 15 anni) ha letto in media un quotidiano al giorno. Nel 1987 la diffusione dei quotidiani era di circa 7 milioni, ma i giornali effettivamente venduti erano meno di 6,5 milioni. Inoltre, se la tiratura globale dei quotidiani ha avuto un'ascesa notevole rispetto al passato, si è avuta però una diminuzione del numero delle testate, con un fenomeno di concentrazione che, se è segno delle difficoltà economiche del giornale, rivela anche i pericoli cui va incontro la libertà d'informazione. Nel 1885 si stampavano in Italia — con una popolazione di 30 milioni di abitanti — 141 quotidiani; nel 1987, con una popolazione salita a 56 milioni, il numero delle testate era di 111, dopo aver toccato la punta di 124 testate nel 1982. A differenza della Francia e dell'Inghilterra, che concentrano nella capitale alcuni quotidiani di grande tiratura, i giornali italiani hanno tirature modeste, generalmente inferiori alle 60.000 copie; solo 18 tirano più di 100.000 copie, di questi 10 superano le 200.000 copie e solo due (il Corriere della Sera e la Repubblica) si avvicinano o toccano il milione.
Nel 1997 si pubblicano in Italia i seguenti quotidiani, esclusi quelli sportivi e di partito: ad Ancona il Corriere Adriatico (1971), ad Arezzo La Gazzetta di Arezzo (1988, fondato nel 1985 come Corriere Aretino); ad Ascoli Piceno La Gazzetta di Ascoli Piceno (1988); a Bari La Gazzetta del Mezzogiorno (1922); a Bergamo L'Eco di Bergamo (1880) e il Nuovo giornale di Bergamo (1997); a Bologna Il Resto del Carlino (1885); a Bolzano l'Alto Adige (1945) e Dolomiten (1926, in lingua tedesca); a Brescia Brescia Oggi (1974) e Il Giornale di Brescia (1945); a Brindisi il Quotidiano di Brindisi (1979); a Cagliari L'Unione Sarda (1889); a Carpi, Modena, la Gazzetta di Carpi (1982); a Catania Espresso Sera-Corriere di Sicilia (1956, fusosi con il più antico Corriere di Sicilia, 1877) e La Sicilia (1945); a Catanzaro Il Giornale di Calabria (1985); a Cento La Gazzetta di Cento (1988); a Como La Provincia di Como (1892); a Cremona La Provincia (1947); a Ferrara La Nuova Ferrara (1989); a Fermo La Gazzetta del Fermano (1988); a Firenze La Nazione (1859); a Foggia Il Quotidiano di Foggia (1986); a Genova L'Avvisatore Marittimo (1882), il Corriere Mercantile (1824), Il Lavoro (1903), Il Secolo XIX (1885); a Lecce il Quotidiano di Lecce (1979); a Livorno Il Telegrafo (1877), divenuto Il Tirreno nel 1945; a Lodi Il Cittadino (1890), a Macerata La Gazzetta di Macerata (1988); a Mantova La Gazzetta di Mantova (1807); a Messina La Gazzetta del Sud (1952); a Milano L'Avvenire (1968), il Corriere della Sera (1876), Il Giornale, già Il Giornale nuovo (1973), Il Giorno (1956), Italia Oggi (1985), La Notte (1952), Il Sole-24 Ore (1965), Il foglio (1996); a Modena La Gazzetta di Modena, già La Gazzetta dell'Emilia (1907); a Napoli Il Giornale di Napoli (1985) e Il Mattino (1891); a Padova Il Mattino di Padova (1978); a Palermo il Giornale di Sicilia (1860); a Parma la Gazzetta di Parma (1735); a Pavia La Provincia Pavese (1870); a Perugia il Corriere dell'Umbria (1983); a Pesaro La Gazzetta di Pesaro (1988); a Pescara Il Centro (1986); a Piacenza la Libertà (1883); a Prato La Gazzetta di Prato (1988); a Reggio Emilia la Gazzetta di Reggio (1951); a Rimini La Gazzetta di Rimini (1987); a Roma Il Fiorino (1969), Il Manifesto (1969), Il Messaggero (1878), la Repubblica (1976), Il Tempo (1943); a Sassari La Nuova Sardegna (1891); a Siena la Gazzetta di Siena (1988, fondato nel 1986 come Corriere di Siena); a Taranto il Quotidiano di Taranto (1979); a Torino La Stampa (1894); a Treviso La Tribuna di Treviso (1978); a Trieste Il Piccolo (1881) e Primorski Dnevnik (1945, in lingua slovena); a Udine il Messaggero Veneto (1946); a Varese La Prealpina (1888); a Venezia Il Gazzettino (1887) e La Nuova Venezia (1984); a Verona L'Arena (1866); a Vicenza Il Giornale di Vicenza (1945).
Tre sono i quotidiani sportivi: il Corriere dello Sport (Roma, 1900), La Gazzetta dello Sport (Milano, 1896), Tuttosport (Torino, 1945); una decina gli organi di partito. Come si vede, la maggior parte dei quotidiani si pubblica nelle regioni del Centro-Nord e solo otto nel Sud e isole. Mentre il Centro-Nord rappresenta il 65% della popolazione italiana, la stampa di queste regioni registra il 79% della tiratura totale, e la diffusione di essa, che si avvicina nel Centro-Nord alle medie europee, nel Sud resta invece più vicina alle medie dei paesi sottosviluppati. Pochissimi capoluoghi di provincia del Sud (dove però trova notevole diffusione anche la stampa del Nord e del Centro, specialmente di quella romana) hanno propri quotidiani. La maggior parte dei quotidiani ricordati si definiscono organi indipendenti o d'informazione, ma spesso fiancheggiano, più o meno apertamente, determinati schieramenti politici o confessionali. D'altra parte l'alto costo del giornale, l'elevato prezzo delle comunicazioni, i non sempre sicuri introiti della pubblicità, rendono precaria la vita dei giornali, specialmente di quelli di provincia, sicché è inevitabile che, per sopravvivere, siano legati ad enti, partiti, complessi industriali che assicurano loro il finanziamento, ma potrebbero finire col farne giornali di tendenza e talora con l'impadronirsene senz'altro. Taluni quotidiani sono di proprietà di enti a partecipazione statale, come l'ENI, proprietario della società editrice del Giorno; un discreto numero di giornali di provincia è sotto il controllo della Confindustria; una decina sono controllati dalle organizzazioni cattoliche e dalle curie diocesane. Organi di partito sono L'Unità (PCI, Roma, Milano), Il Popolo (DC), La Voce repubblicana (PRI), Il Secolo d'Italia (MSI) L'umanità (PSDI) e l'Avanti! (PSI, Roma, Milano). La diffusione di questi giornali è in parte affidata agli attivisti e ha subito via via una notevole flessione.
La stampa cattolica, per quanto attiva, non ha organi d'informazione e d'opinione paragonabili a quelli d'altri paesi europei. Quotidiani cattolici sono L'Eco di Bergamo, L'Adige (Trento) e, nella Città del Vaticano, L'Osservatore Romano. Accanto a questi vi è un certo numero di periodici domenicali e di settimanali diocesiani. Sulla tiratura dei giornali cattolici non si hanno notizie precise. Nell'ambito della stampa cattolica si possono far rientrare alcuni settimanali illustrati di buona tiratura (Famiglia cristiana, Alba, ecc.), vari periodici per ragazzi, e gli organi delle associazioni cattoliche e delle organizzazioni fiancheggiatrici. Uno sviluppo eccezionale e una diffusione assai più vasta della stampa quotidiana hanno avuto nel dopoguerra i settimanali illustrati, che si sono avvalsi di un nuovo mezzo di stampa, il rotocalco. Questi settimanali, pur registrando rapidi successi e altrettanto rapide scomparse di testate, passaggi di proprietà, cambi di direzione, ecc., hanno raggiunto elevatissime tirature: il loro numero era di 608 nel 1987. Tra i più diffusi sono quelli di attualità e varietà (Oggi, L'Europeo, Epoca, Gente) e quelli femminili (Grazia, Anna, Gioia, Amica, Novella 2000, Bella, ecc.); una notevole tiratura hanno anche i settimanali per i giovani, quelli sportivi, quelli dedicati al cinema, alle canzoni, alla radio, alla televisione (fra cui principalmente Radiocorriere TV e TV Sorrisi e canzoni). Di notevole importanza anche settimanali politici e d'opinione, come Il Mondo, L'Espresso, ecc. o di cultura (Panorama) che hanno svolto o svolgono una funzione di critica del costume e di formazione etico-politica. La maggior parte dei settimanali si pubblica a Milano; a differenza dei giornali, essi appartengono a case editrici che hanno come attività specifica la pubblicazione di libri e periodici, e in particolare a tre di esse: Rizzoli, Mondadori e Rusconi.

AGENZIE DI STAMPA

Nel 1853 Cavour aveva favorito, a Torino, la creazione, da parte del giornalista Guglielmo Stefani, di una agenzia di informazioni per gli Stati sardi, che, trasformata in società anonima, prese il nome di Agenzia telegrafica Stefani. Dapprima limitata alle sole informazioni ufficiali o ufficiose ampliò la sua attività collegandosi, nel 1880 con l'agenzia Havas per i servizi dall'estero; durante il fascismo fu l'agenzia ufficiale del governo. Dopo la guerra la Stefani è stata sostituita da un'agenzia nata sotto forma di cooperativa tra i principali giornali italiani, l'Agenzia nazionale stampa associata (ANSA), costituita il 13 gennaio 1945. L'ANSA dispone di propri uffici nelle principali città italiane e di corrispondenti esteri in alcune metropoli, come Buenos Aires, Londra, New York, Vienna, Belgrado, ed effettua scambi di servizi con alcune grandi agenzie, come l'agenzia France-Presse e la United Press International. Esistono numerose altre agenzie di stampa, la più importante delle quali è l'ADN KRONOS. (V. anche INFORMAZIONE.)

RADIO E TELEVISIONE

Fin dalle origini il monopolio delle radiodiffusioni fu riservato allo Stato, in virtù del regio decreto 8 novembre 1923. Nel 1927 i servizi radio vennero dati in concessione per venticinque anni all'Ente italiano audizioni radiofoniche (EIAR). Nel 1944 l'ente assunse la denominazione di RAI (Radio audizioni italiane) e con decreto 3 aprile 1947 ebbe un nuovo regolamento; la vigilanza sulla RAI, per assicurarne l'indipendenza politica e l'imparzialità delle trasmissioni, è affidata a una commissione di trenta parlamentari. Alla scadenza della concessione (1952) alla RAI venne data una nuova concessione per vent'anni, e le azioni della società furono attribuite a un ente di Stato, l'IRI.
Nel dopoguerra la radio e la televisione hanno avuto un notevole sviluppo, divenendo il più importante mezzo d'informazione e di comunicazione di massa, sia attraverso il giornale radio e il telegiornale, sia attraverso i servizi speciali, i reportages, i documentari di attualità. Numerose sono, accanto alle tre reti televisive della RAI, quelle private.

Esempio