La selezione naturale

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Testo

La selezione Naturale
Dall’osservazione di individui di una stessa varietà (piante o animali) si nota che le differenza fra gli animali domestici sono più accentuate rispetto a quelle di individui della stessa varietà allo stato selvatico. Le variazioni delle condizioni di vita che influenzano tali diversità sono:
-la natura dell’organismo e le condizioni esterne (azione diretta)
-il condizionamento sul sistema riproduttivo (azione indiretta).
Molte specie1 in cattività si accoppiano ma non si riproducono perché il loro apparato riproduttore è condizionato da cause anche lievissime. La modificazione di alcuni organi è dovuta agli effetti dell’uso (ad esempio le mammelle delle mucche da latte nei paesi in cui vengono munte)
Quando importanti cambiamenti nell’embrione comportano cambiamenti nell’animale adulto si parla di variazione correlata, per esempio gatti bianchi con occhi azzurri sono generalmente sordi (correlazione fra parti distinte). Alcune particolarità riappaiono, senza determinate leggi, nelle generazioni successive per l’ereditarietà. Se individui domestici tornano allo stato selvaggio ( reversione) essi riacquistano gradualmente i caratteri originari della loro razza e quindi non si possono studiare razze selvatiche partendo da quelle domestiche. Le razze domestiche della stessa specie differiscono l’una dall’altra nello stesso modo in cui allo stato naturale differiscono specie del medesimo genere2. Le razze dei colombi domestici con caratteristiche assai diverse derivano da una sola razza, colombo torraiolo, perché sarebbe improbabile che, se non ne fossero varietà sarebbero dovute discendere da sette o otto ceppi selvatici. Questi ipotetici ceppi primitivi o sarebbero del tutto sfuggiti all’osservazione degli ornitologi, o si sarebbero dovuti estinguere allo stato selvatico. Fin dall’antichità l’uomo ha sempre allevato animali e piante domestici selezionandoli secondo le proprie necessità e facendo accoppiare gli individui che più rispondevano a questo uso ottenendo così animali o piante sempre più pregiate. Anche la pratica di accoppiare razze domestiche con specie selvatiche ha generato individui più resistenti e più produttivi.
La selezione inconscia deriva dal desiderio di un allevatore di possedere e moltiplicare i migliori individui della propria specie senza aver l’intenzione di cambiare la razza in modo permanente. L’impiego sistematico di questo metodo ha prodotto tuttavia lenti e graduali cambiamenti che a distanze di generazioni ha creato razze diverse. Il potere selettivo dell’uomo si è sviluppato dove c’era un numero elevato di animali o piante perché un gruppo ristretto di individui si riproduce qualunque sia la qualità e questo impedisce la selezione. L’uomo può agire solo sui caratteri esterni e visibili, la sopravvivenza del più adatto può agire su qualsiasi organo interno a vantaggio dell’organismo.
Le varietà non possono distinguersi dalle specie se non esiste fra di loro in primo luogo una sufficiente quantità di differenze e in secondo luogo forme intermedie di collegamento. Le specie dominanti in determinato luogo sono quelle che in genere producono varietà ben distinte poiché esse devono ereditare i vantaggi delle specie madri per competere con gli altri abitanti nello stesso luogo.
In virtù di questa lotta, le variazioni, per lievi ch’esse siano e da qualsiasi causa provengano, purché siano utili in qualche modo agli individui di una specie, tendono alla conservazione di questi individui e a trasmettersi ai loro discendenti. Anche questi ultimi avranno così maggiori possibilità di sopravvivere, perché fra i molti individui che nascono periodicamente da ogni specie, soltanto un piccolo numero può sopravvivere. Tutti gli organismi viventi devono sostenere una concorrenza. Questo principio è denominato “selezione naturale”. La lotta per l’esistenza implica non solo la conservazione dell’individuo, ma anche il fatto che esso riesca a lasciare una discendenza. Darwin arrivò a queste tesi rielaborando le informazioni tratte da il “Saggio sul principio di popolazione” di Malthus, che lesse nel 1838, nel quale si approfondiva il dibattito sulla popolazione e sulle misure per risolvere il problema della miseria delle classi povere dell’epoca. Darwin trovò in Malthus la tesi della divaricazione tra tasso di crescita della popolazione (progressione geometrica) e aumento delle risorse (progressione aritmetica). L’idea di Malthus era l’abolizione dell’assistenzialismo ai poveri per il bene della società inglese, con lo scopo di rendere uguale la crescita delle popolazione e l’aumento delle risorse, secondo la legge della necessità. Ma in Malthus l’inevitabile competizione naturale rientrava in un disegno provvidenziale (teologia naturale). Darwin pensò all’analogia fra la selezione proposta da Malthus e ciò che accade in natura per le altre specie, analogia fra economia e “economia della natura”.
Progressione aritmetica: sequenza di numeri tale che ciascuno di essi sia maggiore o minore del precedente di una quantità costante detta ragione. Ad esempio, i numeri naturali 1, 2, 3, 4 formano una progressione aritmetica la cui ragione è 1, mentre la sequenza 22, 19, 16, 13, 10, 7 è progressione aritmetica di ragione -3.
Progressione geometrica: Sequenza di numeri tale che il rapporto tra ciascun termine (escluso il primo) e quello precedente abbia un valore costante, detto ragione. Ad esempio, la sequenza di numeri 2, 4, 8, 16, 32, 64, 128, è una progressione geometrica di ragione 2 (v. grafico)
Tutti gli organismi viventi tendono a moltiplicarsi secondo una progressione geometrica, e questa tendenza deve essere frenata dalla distruzione in qualche periodo della loro esistenza. Le cause che ostacolano la tendenza naturale di ciascuna specie all’aumento sono difficili da determinare poiché sono molteplici e agiscono in differenti periodi della vita e nelle diverse stagioni o nel corso degli anni, ma tutte concorrono a determinare il numero medio degli individui di una specie e persino l’esistenza della specie stessa. La quantità di nutrimento determina naturalmente per ogni specie il limite massimo del suo sviluppo. Anche il clima (sia direttamente che indirettamente) esercita un influsso molto importante sulla determinazione del numero medio degli individui di una specie, e l’ostacolo più forte sembra essere la periodica ricorrenza di stagioni molto fredde o molto secche. Direttamente eliminando gli individui e indirettamente, causando la distruzione del cibo, provoca una lotta accanita fra gli individui della stessa specie per procurarsi il cibo; quelli che ne soffrono maggiormente sono gli individui meno robusti. Il numero medio degli individui di qualsiasi specie dipende solo indirettamente dal numero di uova o semi prodotti. Specie maggiormente esposte a distruzioni avranno un maggior numero di uova o semi, e viceversa. In molti casi è assolutamente necessario per la conservazione, di una specie che essa conti un gran numero di individui relativamente al numero dei suoi nemici.
Quasi sempre assai più dura è la lotta che si svolge tra individui della stessa specie, perché essi frequentano gli stessi luoghi, hanno bisogno dello stesso cibo, sono esposti agli stessi pericoli. Quasi ugualmente aspra è di solito la lotta fra varietà di una stessa specie. La struttura di ogni essere organizzato è in stretta correlazione con quella di tutti gli altri esseri viventi con i quali viene a trovarsi in concorrenza o per il cibo o per la dimora, o con quella degli esseri da cui deve difendersi o di quelli che sono la sua preda. Nel corso del tempo le forze finiscono col bilanciarsi così perfettamente che il volto della natura si mantiene inalterato per lunghi periodi di tempo.
La selezione naturale agisce solamente attraverso ogni individuo e per il suo bene. E’ necessario che una varietà, una volta formatasi presenti dopo un lungo intervallo di tempo variazioni individuali favorevoli che devono conservarsi. La selezione naturale può agire sugli esseri viventi modificandoli solo in determinati periodi accumulando variazioni che si riproducono nei loro discendenti nell’età corrispondente. Negli animali sociali la selezione naturale non può cambiare una specie per favorire un'altra. Gli individui più adatti si moltiplicheranno di più di quelli non adatti. La selezione sessuale non dipende dalla lotta per l’esistenza contro altri esseri viventi contro condizioni esterne, ma dalla lotta degli individui di uno stesso sesso, generalmente maschi per il possesso delle femmine. In questa lotta il risultato non è la morte del vinto ma la mancanza di discendenti. In molti casi la vittoria dipende dalle “armi” di cui sono dotati gli animali maschi (le corna di un cervo, gli speroni di un gallo) e i loro strumenti di difesa (la criniera del leone, le zanne del cinghiale. Certi maschi hanno avuto qualche piccolo vantaggio su altri maschi, così che i mezzi di difesa e di offesa si siano trasmessi soltanto ai loro discendenti di sesso maschile. Per quanto riguarda gli uccelli si parla di strumenti di attrazione (il canto, il piumaggio).
Se la nuova varietà si dovesse affermare nella lotta per l’esistenza, si diffonderebbe lentamente lottando vittoriosamente con individui che non hanno subito cambiamenti. Questo vale anche per le piante: le piante che produrranno un maggiore quantità di nettare, saranno visitate più spesso dagli insetti e quindi si incroceranno più spesso. Così se acquisteranno il sopravvento sulle altre si formerà una varietà locale. Nel caso di animali o piante a sessi separati, ogni nascita presuppone sempre l’accoppiamento di due individui, anche per gli ermafroditi è necessario occasionalmente. L’incrocio fra animali o piante consanguinee diminuisce il vigore e la fecondità mentre l’incrocio fra animali o piante di differenti varietà conferisce vigore e fecondità. Il polline di una varietà distinta è più efficace di quella dello stesso fiore, l’incrocio fra piante della stessa specie è vantaggiosi per la specie stessa. Nel caso in cui i due individui appartengano a specie differenti il polline della pianta ha il sopravvento sul polline dell’altra specie.
La maggior parte degli animali è fedele alla propria abitazione. Di conseguenza ogni varietà di formazione recente sarà locale, così che individui modificati in modo simile formeranno piccoli gruppi e si riprodurranno fra di loro.
L’ampiezza di una regione è importantissima specialmente per la produzione di specie capaci di perpetuarsi per un lungo periodo e di diffondersi rapidamente. Una grande regione aperta non offre solamente maggiori possibilità di variazioni favorevoli grazie al numero di individui della stessa specie che la abitano, ma anche condizioni di vita assai più complesse a causa del grande numero di specie già esistenti e se alcune di queste specie vengono modificate o migliorate, altre dovranno migliorarsi in grado corrispondente, o saranno distrutte. In una piccola isola la lotta per l’esistenza sarà stata meno dura le nuove forme si saranno originate più lentamente e le vecchie saranno sterminate più lentamente.
La lotta della sopravvivenza è determinata da mutevoli condizioni di vita la quale fa si che una diversità di struttura, di costituzione e di abitudini creino vantaggi per tutte le creature. La selezione naturale porta quindi ad un progresso ed a un miglioramento dei caratteri che, col tempo, acquisteranno una migliore organizzazione e specializzazione. Ciò conduce alla divergenza dei caratteri la quale dà più possibilità di successo agli esseri viventi nella lotta per la vita, inoltre sappiamo che sono le specie più comuni e diffuse a variare di più. Entra in gioco però un altro processo e cioè quello dell’estinzione poiché nei discendenti migliorati di qualsiasi specie c’è una costante tendenza a soppiantare e a sterminare i loro predecessori e il loro originario progenitore, quindi è sottinteso che le specie meno perfezionate tenderanno ad estinguersi come anche le specie più rare.
Per quanto invece riguarda la convergenza dei caratteri, che non viene molto approfondita quanto la divergenza dei caratteri, Darwin contesta la teoria di Watson perché lui non crede che due tipi di organismi appartenenti a due specie diverse, dopo migliaia di generazioni, si possano poi classificare sotto uno stesso genere.
Vedi schema
Questo schema riassuntivo può chiarire meglio il concetto di evoluzione di una specie, partendo da quella progenitrice: in questo caso consideriamo come specie primitiva, più comuni e diffuse A e I. Da quest’ultime si formano specie che si differenziano sempre più, nei caratteri, da A e I e che si moltiplicano a loro volta formando altre specie tipo a10, f10, m10, w10, z10. Arrivati a questo punto la specie A si è estinta perché sostituita da otto nuove specie (da a14 a m14) e I da sei nuove specie (da n14 a z14); le differenze fra le specie della XIV generazione sono molte di più rispetto a quelle fra le specie progenitrici. Le specie intermedie, cioè B,C,D,E,G,H,K,L si sono tutte estinte e non hanno lasciato discendenti mentre F ha conservato la sua forma più o meno inalterata nel corso di milioni di generazioni. Le ultime specie formatesi (a14, p14, q14; b14, f14; o14, i14, m14…) possono formare generi o famiglie (o addirittura ordini) a seconda che le caratteristiche siano più o meno accentuate o presentino delle somiglianze.

Bibliografia: Origine della specie – Charles Darwin / I grandi della scienza (Lotta per l’esistenza: un’idea su cui lavorare)
1 Insieme di individui che vivono nello stesso luogo e che si incrociano fra di loro producendo prole fertile.
2 Insieme di specie con caratteri comuni.
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