L'olivo

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Testo

L'IMPIANTO DELL'OLIVETO

La sistemazione del terreno ha una importanza fondamentale nell'impianto di un oliveto specializzato; non c'è nulla di più nocivo per l'albero di un terreno asfittico e duro in quanto ogni danno al sistema radicale si ripercuote su tutta la pianta.
Il terreno dovrebbe essere preparato con cura e sottoposto ad una profonda ripuntatura allo scopo di rompere lo strato compatto e instaurare una circolazione d'acqua e di aria. Inoltre, il terreno, deve essere ben livellato e spianato.
Lo scasso deve essere continuo su tutta la superficie e fatto alla profondità di almeno 80-10 cm. Se ciò non è possibile per la giacitura del terreno e/o per la convenienza economica è necessario eseguire uno scasso lineare, realizzando fossati a trincea lungo la fila dell'impianto, o uno scasso a buca con fosse di m 1 x 1 x 1. Il lavoro di scasso va fatto in Maggio-Giugno.
E' necessario assicurare alle piante assenza di ristagni d'acqua , molto nocivi alle radici, tramite fognature, semplici vespaiature o sistemazioni idrauliche appropriate. E', anche, necessario asportare il maggior numero di pietre possibili e togliere le radici vecchie cosi' da evitare il marcuime radicale delle nuove piante.
I correttivi e gli ammendanti è bene spargerli, insieme al composto e al letame, in superficie prima dei lavori di scasso perché possano essere più facilmente incorporati al terreno.
L'impianto dell'oliveto può essere fatto a quadrato, a quinconce o a ordine sparso. L'ottimale è il qinconce perché permette un miglior utilizzo del terreno. Nei nuovi impianti è diffuso l'allevamento a file.
Le distanze tra le piante dipendono dalle varietà, dal sistema di allevamento, dalla zona e da molti altri fattori. Occore altresì che le chiome degli olivi, quando hanno raggiunto il massimo sviluppo, non si tocchino. Inoltre, un'eccessiva fittezza, può rappresentare un inutile spreco di terreno se non viene utilizzato per delle colture erbacee. i moderni orientamenti consigliano sesti d'impianto con distanze oscillanti tra il 5x6 m e il 6x8 m (circa 270-330 piante/ha).
In Settembre, dopo aver deciso la forma d'impianto dell'oliveto, si sistemano i paletti o le canne dove verranno messe a dimora le piantine in modo da avere una visuale di come sarà l'impianto; si coprono anche le fosse e i canali in modo che le piogge autunnali possano assestare bene il terreno.
Al posto di ogni paletto, in Novembre-Dicembre, si aprono delle buchette di 40 cm di larghezza e di profondità. In questo stesso periodo si immettono i piantoni.
Le fosse verranno chiuse con terra (60%) e un miscuglio di composto-letame-cenere di legna (40%). Il colletto deve essere interrato per più di 4-5 cm.
Il piantone verrà sorretto da un paletto posto a nord della pianta e legato con legacci non animati e non molto stretti.
Dopo l'impianto conviene sempre procedere a un'abbondante innaffiatura per favorire l'attecchimento. Il successo dell'attecchimento si nota già dopo un mese dall'impianto e i segni caratteristici sono la scorza verdeggiante e i getti di nuovi germogli. se il piantone, però, ha la corteccia color paglierino è conveniente sostituirlo agli inizi di Gennaio.
Una volta che il piantone ha attecchito bisogna allevarlo con arte perché difficilmente potrà essere corretto in seguito. a 15-20 giorni dall'impianto si procederà alla capitozzatura delle piante (a 60-70 cm dal terreno), all'eliminazione dei rami superflui lasciandone, se possibile, 3 o 4. Ciò è utile per un corretto avvio dell'impalcatura, per costituire la pianta nella sua struttura scheletrica di base, scegliendo subito la forma che la pianta assumerà durante il suo sviluppo futuro.
Al primo anno di impianto si recidono, lungo il fusto, gemme e rametti laterali e si diradano i nuovi germogli che hanno origine dalle branche principali, le quali sono, di solito in numero di tre. Al secondo anno si applica la potatura di formazione con la quale si conforma la chioma su una figura geometrica troncoconica o semisferica, oppure a monocono a ad altra forma di allevamento.
Il sistema di coltivazione biologica evita al massimo le monocolture estese e questo per tre importanti motivi:

- per evitare il diffondersi rapido delle malattie;
- per diminuire l'impoverimento eccessivo di macro e micro sostanze nutritive;
- per far interagire le diverse specie di piante e favorire la loro crescita equilibrata.

Per ragioni pratiche si può raggiungere un compromesso tra monocolture e colture miste: file doppie, triple o quadruple di piante di una stessa varietà o specie che si alternano con file doppie di altre varietà o specie.
Essendo la maggior parte delle varietà di olivo autosterili c'è bisogno, nella scelta di quelle da impiantare, di tener conto di questa caratteristica e scegliere varietà che possano permettere una fecondazione incrociata.
La moderna olivicoltura a coltura intensiva prevede la ralizzazione di nuovi impianti in aree vocate eseguiti in modo tale da raggiungere i massimi livelli produttivi quanti-qualitativi contenendo i costi di produzione attraverso la meccanizzazione integrale, così da ottenere:

- precoce entrata in produzione: 3°-4° anno;
- raggiungimento della piena produzione al 6°-8° anno;
- elevata e costante produttività, fin oltre i 60-80 q.li/ha;
- utilizzo di varietà di pregio;
- forte risparmio di manodopera: meno del 60-70% rispetto al tradizionale.

L'AMBIENTE DI COLTIVAZIONE

L'Olea europaea è diffusa in tutti i territori che si affaciano sul bacino del Mediterraneo.
Tecnicamente l'olivo necessita di un clima mite, senza forti sbalzi termici e temperature che non scendano al di sotto dei -5 °C.
Prima di procedere all'impianto di un oliveto è opportuno fare un'indagine nella zona prescelta per conoscere il risultato ottenuto dagli altri agricoltori nella coltivazione dell'olivo, per poter osservare i problemi di carattere pratico e le varietà adatte, questo perché, anche se l'olivo è una pianta di estrema rusticità e vitalità, esso e particolarmente esigente nei riguardi di alcune condizioni ambientali. Il germogliamento ha inizio quando la temperatura raggiunge i 10-11 °C e allega a 21-22 °C, ma teme i freddi e le gelate (a –7 °C gela). Non tollera l'umidità. Gli si addicono esposizioni e giaciture aperte e ventilate dove non c'è nebbia persistente. Sono da escludere le esposizioni al nord, eccetto in alcune zone calde del sud.
Per le radici l'umidità stagnante è molto pericolosa, per questo sono importanti e necessari i lavori di drenaggio e sistemazione idraulica.
Il terreno argilloso-calcareo, con buona dotazione di sostanza organica, è l'ideale per l'olivo, anche se si adatta bene agli altri terreni. L'olivo, inoltre, è una pianta calciofila (ama il calcio), per questo sono da escludere i terreni fortemente acidi (pH inferiore a 5) a meno che non si possa corregerli con abbondanti calcitazioni.

LA POTATURA

E' difficile dare consigli dettagliati sulla potatura ma solamente criteri di massima, perché ogni zona olivicola ha sviluppato un proprio sistema di potatura tenendo conto delle varietà coltivate, delle caratteristiche del luogo (venti, umidità, fertilità del terreno ecc.) e delle tecniche di coltivazione. Tenuto conto di queste considerazioni, potremo avere due risposte diverse dalle piante:
- la pianta, pur essendo molto produttiva e sottoposta a tagli di ritorno, continua ad avere una vegetazione vigorosa. In questo caso tutti i tagli di ritorno devono essere fatti lasciando i rami che hanno inserzione cilindrica;
- l'abbondante produzione tende a ridurre lo sviluppo vegetativo della pianta. In questi casi, il taglio di ritorno verrà eseguito lasciando i rami con inserzione conica che, tendenzialmente, portano a un maggior sviluppo vegetativo.
L'obbiettivo della potatura deve essere quello di mantenere la piena efficienza della chioma; regolare l'accrescimento e la distribuzione dei rami a frutto in rapporto alla tecnica di raccolta adottata; favorire un elevato rapporto tra superficie fogliare e legno; permettere una buona circolazione dell'aria e buona esposizione alla luce della chioma; ridurre gli eccessi di produzione per controllare il fenomeno dell'alternanza produttiva.
Nei primi anni di allevamento (fase di accrescimento della pianta e di produzione crescente) la potatura sarà contenuta; nella fase adulta (produzione a regime) sarà di media intensità; durante la fase di invecchiamento, quando è più forte il fenomeno dell'alternanza, la potatura sarà più energica.
In passato si pensava, sbagliando, che la potatura energica servisse a stimolare l'accrescimento delle piantine e la fruttificazione precoce e per regolare la produzione delle piante adulte.
Oggi è stato acquisito il fatto che eccessi di potatura, sono pratiche decisamente negative durante la fase di crescita e , successivamente, possono provocare situazioni di squilibrio vegeto-produttivo che vanno corrette con concimazioni e irrigazioni, influendo sulle tecniche di difesa. Si sconsiglia decisamente di effettuare la potatura subito dopo la raccolta.
Relativamente alle diverse forme di allevamento, ci sono tre forme di potatura:

- potatura secca, detta a legno o d'inverno perché si pratica nel periodo di riposo
(Gennaio-Marzo);
- potatura verde, chiamata pure d'estate, di rimonta, di completamento;
- potatura straordinaria.

Gli strumenti da taglio adoperati devono essere di acciaio temperato e ben affilato, così da permettere un taglio netto senza sbavature.

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