L'Africa

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Testo

(

Il continente africano ha avuto, per alcuni secoli, circa 100 milioni di abitanti. Nella prima metà del novecento la popolazione è raddoppiata, poi è avvenuta una crescita rapidissima: 293 milioni nel 1960, 660 nel 1990. L'Africa si avvia ad avere nel Duemila 800 milioni di abitanti. Le ragioni di tale crescita sono state le migliorate condizioni sanitarie e la riduzione dell'alta mortalità infantile, ma la produzione di cibo non è aumentata in proporzione. Milioni di persone hanno abbandonato le campagne e gonfiano le periferie delle città o cercano di emigrare.
Il colonialismo ha lasciato eredità tremende: i confini degli Stati non corrispondono a quelli delle etnie, le terre migliori sono sfruttate da piantagioni di proprietà delle società multinazionali, le classi dirigenti hanno espresso raramente la volontà popolare e si sono semplicemente sostituite agli antichi dominatori, e in questo hanno prevalso soprattutto i militari. Inoltre, i modelli culturali ed economici diffusi dalle nazioni industrializzate non corrispondono all'antica cultura africana e creano imitazioni sbagliate.
Non sono solo queste le ragioni dell'immensa miseria. Il continente è dilaniato da numerose guerre interne, ciascuna delle quali ha provocato centinaia di migliaia di morti e milioni di profughi affamati, privi di acqua pulita e di assistenza igienico-sanitaria.
I mali dell'Africa sono fame, siccità, vecchie e nuove malattie (fra cui l'AIDS), urbanesimo, dipendenza dall'estero e sfruttamento, guerra. Per quanto riguarda l'AIDS, i due terzi dei sieropositivi esistenti nel mondo si trovano nell'Africa Nera.
Le tragedie di questo continente non possono che lasciarci sbigottiti. Tuttavia i governi delle nazioni "ricche" si sono mostrati sempre molto restii a rischiare la vita dei propri cittadini quando non sono direttamente minacciati interessi economici o strategici. Gli interventi della stessa ONU sono stati spesso parziali e, quindi, non risolutivi. Le proposte di un piano globale di prevenzione e aiuti all'Africa, come a tanti altri Paesi del Terzo Mondo, sono stati respinti perché giudicati troppo costosi.

L’Africa è una delle tre parti del continente antico. La sua superficie è di circa trenta milioni di chilometri quadrati, cioè di circa cento volte l’Italia e tre volte l’Europa; costituisce circa il 20% delle terre emerse. L’Africa è compresa per la maggior parte tra i due tropici ed è attraversata dall’equatore questo continente è più esteso a nord e va restringendosi verso sud, si trova così per due terzi della sua superficie nell’emisfero boreale. Essa è fortemente impegnata con le altre due parti del Mondo Antico: con l’Europa dalla quale la separa quel mare ospitale e popolato di isole che è il Mediterraneo, che a Gibilterra si restringe a quindici chilometri, e nel corso del canale di Sicilia a centoventi chilometri; e con l’Asia, dalla quale la divide la stretta fossa del Mar Rosso e il canale di Suez, tagliato nel 1869. Tuttavia per ragioni geografico-climatiche essa, così poco isolata, è, o per lo meno fu fino ai tempi recentissimi, la parte del mondo meno conosciuta.

L’Africa è quasi interamente circondata dal mare: ad est è bagnata dall’Oceano Indiano, che forma il golfo di Aden ed il Mar Rosso, collegati dallo stretto di Bob-al-Mandab, ad ovest dall’Oceano Atlantico, che forma il Golfo di Guinea, ed a nord il Mar Mediterraneo, che è collegato all’Atlantico dallo stretto di Gibilterra. Le coste sono molto lineari, con pochi golfi: il principale è il grande Golfo di Guinea, nell’Oceano Atlantico, mentre il Mediterraneo forma alcuni golfi minori, tra cui il golfo della Sirte.
L’Africa è povera di isole: l’unica di grandi dimensiono è il Madagascar, la quarta isola del mondo, con un’estensione che è quasi come quella dell’Italia. Posta nell’Oceano Indiano, essa è separata dal continente dal canale del Mozambico, che ha una larghezza minima di quattrocento chilometri, e, malgrado la sua vicinanza al continente africano, che costituisce una realtà nettamente distinta per la sua storia geologica, per le caratteristiche ambientali, per il popolamento: essa infatti si staccò dall’Africa, insieme all’India, circa 65 milioni di anni fa e le specie animali e vegetali che vi si formarono sono profondamente diverse da quelle presenti sul continente africano: vi si trovano ad esempio i lemuri, o proscimmie, che non sono presenti in nessuna altra regione al mondo. Anche la popolazione è diversa da quella del continente, perché in parte di origine asiatica.
Altre isole ed arcipelaghi minori si trovano ad est del Madagascar (Mauritius e Réunion) ed a nord (Comore e Seychelles). A parte qualche isoletta ricordata piùper motivi storici che per la sua importanza geografica (in particolare Sant’Elena, dove fu esiliato Napoleone nel 1815), gli unici altri arcipelaghi importante sono quello del Capo Verde, di fronte all’estremità occidentale dell’Africa, e le Canarie, che politicamente fanno parte della Spagna.

L’Africa è il continente che ha subito in misura minore gli effetti dei movimenti delle zolle e solo all’estremità settentrionale e meridionale si sono avuti fenomeni di orogenesi significativi con la formazione di catene montuose abbastanza estese (nord(Catena dell’Atlante(Toubkal 4165m.; sud(monti di draghi, 3482m.).
Il principale fenomeno geologico dl continente è la grande frattura che milioni di anni fa separò la penisola arabica dall’Africa e continua oggi ad allargarsi nella parte orientale del continente; a nord essa è stata riempita dal Mar Rosso mentre a sud si trovano i maggiori laghi africani: Vittoria, Tanganica e Malawi. La presenza di queste fratture ha permesso l’effusione di magma e quindi la formazione dell’Altopiano Etiopico (4620m.) e delle principali cime africane, tutte di origine vulcanica: il Kilimangiaro (5895m.), il Kenya (5199m.)ed il Rowenzori (5109m.). Oltre a questi rilievi ce ne sono molti altri di estensione ridotta: Monti del Camerun (4100m.), posti lungo la costa del Golfo di Guinea, anch’essi di origine vulcanica; i massicci dello Hoggar e del Tibesti nel Sahara.
Il rilievo africano è costituito soprattutto da grandi tavolati, che arrivano fin quasi alle coste. Perciò i grandi fiumi che dall’interno scorrono verso il mare si trovano spesso a superare bruschi dislivelli, attraverso rapide (come le sei cateratte del Nilo) o cascate (come le cascate Vittoria, formate dal fiume Zambesi o le cascate Livingstone, formate dallo Zaire).
I rilievi sono per la maggior parte di origine vulcanica, alcuni sono resti degli antichissimi rilievi distrutti dall’erosione e solo l’Atlante è di natura del tutto diversa: è infatti un sistema più giovane.
Nella parte Settentrionale vi sono alcune depressioni: la principale è quella del Qattara (-133m.) in Egitto.

All’interno dell’Africa si trovano vaste zone areiche ed endoreiche, sia a nord, dove si estende il Sahara, sia a sud, dove si trovano i deserti del Namib e del Kalahari: qui i corsi d’acqua, alimentati dalle piogge irregolari, si perdono nel deserto o in paludi o sfocino in laghi chiusi.
I maggiori corsi d'acqua africani nascono nella fascia centrale del continente, dove le piogge equatoriali e i laghi assicurano un forte rifornimento di acque.
Il Nilo esce dal lago Vittoria e percorre il continente da sud a nord fino al Mediterraneo, attraversando Uganda, Sudan ed Egitto, e ricevendo le acque del Nilo Azzurro (che nasce dal lago Tana in Etiopia). É il più lungo fiume del mondo: 6.671km considerando anche il Kagera, immissario del lago Vittoria.
Il Niger nasce presso la costa atlantica, dal versante occidentale dei monti della Guinea, e si dirige a Nord-Est verso le zone predesertiche, poi compie un'ampia curva e scende a sud sfociando con un delta nel centro del Golfo di Guinea.
Il Congo o Zaire è il secondo del continente per lunghezza (4.200 km) e, con un percorso ad arco in piena zona equatoriale, ha il bacino più ampio (3.700.000 kmq); sbocca nell'Atlantico a sud del Golfo di Guinea ed è ricchissimo di acque. É il secondo fiume al mondo per portata*. Il grande fiume scende dal tavolato africano con una serie di cascate e rapide a non grande distanza dalla costa. Questa è una caratteristica comune ad altri fiumi del continente, specie nel centro-sud: per arrivare all'oceano, i corsi d'acqua devono aggirare i rilievi vicini alle coste, aprirsi la strada con gole profonde e precipitare dal livello dell'altopiano alle brevi fasce costiere.
Così appunto è lo Zambesi, il cui ampio bacino (1.330.000 kmq) è immediatamente a sud di quello del Congo: da altezze maggiori scende all'Oceano Indiano, e oggi i dislivelli delle numerose cascate sono utilizzati per la produzione di energia elettrica.
Presso il cuore semiarido del continente, vari fiumi sono poveri di acque e non riescono ad arrivare al mare, formando bacini chiusi; il più grande di questi bacini e il lago Ciad, che ha una superficie enorme ma variabile secondo le piogge ed è profondo solo da 1 a 6 metri e mezzo.

Dalla descrizione della forma del continente, si capisce che l'Africa non gode dell'azione mitigatrice del mare: solo le coste del Golfo della Guinea ricevono umidità abbondante, mentre sulle coste orientali i venti soffiano paralleli alla costa e non portano umidità all'interno.
Il clima dipende soprattutto dall'insolazione* e dall'altitudine: quella media dell'Africa è di 657m, il doppio dell'Europa. Ad esempio, gli altipiani orientali sono più freschi delle fitte foreste dell'ovest. All'Equatore vi è una fascia di calme di venti: il sole provoca una forte evaporazione, ma l'umidità ricade ogni pomeriggio sotto forma di piogge violente. Qui l'abbondanza di precipitazioni (esclusa l'Africa Orientale) fa sviluppare la rigogliosa foresta pluviale. Più a nord e più a sud, verso i Tropici, le piogge diminuiscono gradualmente e si alternano una stagione secca e una stagione delle piogge; il terreno è ricoperto dai vari tipi di savana. Si passa poi a una steppa di rade piante spinose, resistenti alla siccità.
In corrispondenza dei due Tropici, si estendono i deserti: quello del Sahara, il più grande deserto del mondo, a cavallo del Tropico del Cancro; il Namib e il Kalahari sul Tropico del Capricorno.
É evidente una disposizione simmetrica della vegetazione ai due lati dell'Equatore, con la successione: foresta pluviale, savana, steppa, deserto, e infine le zone temperate.
Le escursioni* termiche annue sono deboli; quelle diurne sono abbastanza ampie nei deserti, dove tra il giorno e la notte vi possono essere differenze di oltre 40°C.
Flora:
Vegetazione e colture sono strettamente connesse con le diverse zone climatiche. Nelle estreme aree sett. e australi allignano i pini, le querce, gli agrumi, la vite, l'olivo, la palma e si coltivano frumento, riso, legumi e cotone- tutte colture che, con il caffè e il tabacco, si estendono anche nelle zone più calde, la dove l'altitudine esercita un'azione mitigatrice. Nelle zone desertiche, si hanno solo specie vegetali adattate a vivere negli ambienti aridi, tranne che nelle oasi dove l'affioramento delle falde acquifere sotterranee permette la crescita delle palme da dattero e la coltivazione di cereali e ortaggi. Steppe erbose e savane caratterizzano le aree subtropicali: qui, tra le altissime erbe, si levano alberi giganteschi come il baobab, il sicomoro, l'albero del pane; lungo i grandi corsi d'acqua si estendono poi le fitte foreste a galleria cosi chiamate perché i rami degli alberi si uniscono a volta sul fiume. Si hanno infine, nella zona equatoriale, le lussureggianti foreste pluviali, quasi impenetrabili, dove prosperano essenze pregiate come il teak, il palissandro, l'ebano e il mogano. Colture delle zone tropicali ed equatoriali sono, tra le altre, la canna da zucchero, il caucciù e il banano.
Fauna.
Nelle zone temperate dell'Africa, oltre agli animali delle aree mediterranee europee, si trovano sciacalli, iene, coccodrilli, avvoltoi, aironi. Animali tipici dei deserti sono i cammelli e i dromedari, utilissimi perché possono sopportare a lungo la sete, il digiuno e la fatica. Nelle steppe e nelle savane, ricche di erbe commestibili, prosperano gazzelle, antilopi, struzzi, elefanti, giraffe, zebre e numerosi altri animali erbivori, insidiati e seguiti nelle loro migrazioni stagionali alla ricerca di cibo da feroci carnivori come leoni e leopardi. Nelle foreste vergini, che con il loro intrico di enormi alberi e il loro sottobosco, ricco di specie, impediscono ai grossi animali ogni agevole spostamento, la fauna e costituita prevalentemente da scimmie (tra cui il gorilla e lo scimpanzé) e da numerosissime varietà di rettili, uccelli e insetti, animali o di piccole dimensioni o adatti a vivere sugli alberi, spostandosi da una pianta all'altra in cerca di cibo.

Nell'Africa Orientale, là dove due grandi zolle* della crosta terrestre si allontanano lentamente, la Rift Valley segna l'inizio di una spaccatura che in totale e lunga 5.000 km. Dalla Baia di Sofala sull'Oceano Indiano risale verso Nord e si divide a forma di Y: un ramo verso la valle del Nilo Bianco e uno verso il Mar Rosso.
É riconoscibile sulla carta se si segue la linea di alcuni grandi laghi di forma stretta e allungata, che riempiono le fosse; da Sud a Nord sono il Malawi, il Tanganica, il Kiwu, I'Edoardo, I'Alberto, il Turkana.
Il più vasto lago africano è il Vittoria (68.100 kmq, più di Piemonte, Lombardia e Veneto insieme): si trova a più di 1.000 m di altezza in mezzo a una ramificazione della Rift Valley, riempie una conca dell'altopiano ed è profondo solo 85 m.
La Rift Valley è molto profonda: il lago Tanganica, che per superficie è il secondo dell'Atrica (31.900 kmq), ha una profondità massima di 1.435m. Ai lati della frattura s'innalzano i maggiori sistemi montuosi del continente: oltre a quelli indicati, I'Acrocoro* Etiopico, un altopiano su cui sorgono le ambe, monti dalla cima spianata, con i fianchi incisi da gole di origine fluviale.
La spaccatura, iniziata 6 milioni di anni fa, è destinata ad allargarsi finché si formerà un nuovo piccolo continente che comprenderà i territori di Eritrea, Etiopia Somalia, Kenya, Uganda, Tanzania e metà Mozambico.

L'Africa Settentrionale è stata sempre legata alla storia del Mediterraneo. Dalla valle del Nilo, gli Egizi influenzarono le civiltà di tutto il bacino. Quando il Mediterraneo era il "mare nostrum" dei Romani, il Nordafrica era il granaio dell'impero, fertile e ben popolato, ma fu devastato dai barbari. Gli Arabi, conquistando l'intera area, si sovrapposero e si mescolarono con le popolazioni preesistenti (Egiziani a est e Berberi a ovest), e le convertirono all'islamismo. La regione risulta quindi abitata da genti di razza semita o mista, di colore bianco-bruno: ecco perché si parla di Africa Bianca. La lingua ufficiale degli Stati è l'arabo, che è la lingua del libro sacro dei musulmani, il Corano.
Il deserto, ingrandendosi, ha isolato il Nord, ma i popoli settentrionali hanno sempre conservato il controllo delle vie carovaniere e dei commerci, usando a lungo il resto del continente come riserva di merci e di schiavi, o come zona di espansione dell'Islam.
A Sud del Sahara comincia l'Africa Nera, popolata da genti di pelle scura, dalle tonalità diverse: i Neri sono tra loro dissimili quanto lo può essere un siciliano a uno svedese e si dividono in una grande varietà di popoli con lingue e usanze proprie.
Una popolazione bianca di origine europea è antata da tre secoli nel Sudafrica: sono i Boeri, discendenti di antichi coloni olandesi.

Gli europei stentano a capire i conflitti africani in quanto considerano i neri tutti uguali e le loro guerre le contrasti fra "tribù": sarebbe invece più giusto parlare di etnie, di popoli.
Come tutti gli altri continenti, l'Africa è divisa tra popoli di civiltà e di lingue diverse, che hanno avuto migrazioni, guerre o incontri e fusioni; alcuni sono stati conquistati e altri dominati. Le attuali guerre non sono tanto scontri tribali, ma spesso veri e propri conflitti di popoli, simili a quelli che sono avvenuti in Europa.
Sulla base delle lingue parlate, nell'Africa Nera troviamo due gruppi maggiori: i Sudanesi, che occupano la fascia delle savane a sud del Sahara, e i Bantu che popolano l'Africa Centro-meridionale. Gli Etiopici formano un caso a parte e sono gli unici ad avere avuto una lingua scritta.
Nel corso dei secoli, popolazioni di lingua sudanese, di alta statura e di spirito guerriero, nomadi e allevatori, muovendosi dall'alta valle del Nilo sono discese a sud imponendo il loro dominio agli agricoli bantu, e altrettanto hanno fatto popoli provenienti dall'altopiano etiopico. Si trovano oggi sullo stesso territorio gli altissimi pastori tutsi (erroneamente detti watussi) e i contadini hutu, nel Ruanda e nel Burundi; e nel Kenya i masai che si nutrono principalmente del latte e del sangue delle loro mandrie, e gli agricoltori kikuyu. I bantu meridionali sottomisero gli ottentotti; poi una bellicosa tribù bantu, gli zulu, si impose sulle altre.
I popoli più antichi del continente sono quelli rimasti a una cultura più primitiva, raccoglitori e cacciatori, respinti in aree marginali: i Pigmei della foresta equatoriale, i Boscimani dei deserti meridionali e gli Ottentotti dell'estremo Sud; questi ultimi due popoli sono di pelle giallastra.
La popolazione del Madagascar ha caratteri misti afro-asiatici e una lingua che ha elementi malesi: antichi navigatori, spinti dai monsoni*, hanno colonizzato l'isola attraversando l'Oceano Indiano.

Per quanto riguarda la religione, l'Islam si è diffuso in tutto il nord, ed anche a sud del Sahara e sulle coste orientali. L'Etiopia invece è rimasta cristiana (di rito copto) fin dai primi secoli della nostra era, e alcuni milioni di copti si trovano in Egitto. Nell'Africa Nera, il cristianesimo è stato diffuso dai bianchi in percentuali che variano da Stato a Stato, a seconda delle potenze coloniali occupanti; in particolare i cattolici sono più numerosi nelle ex-colonie francesi, belghe e portoghesi e gli anglicani o i protestanti nelle ex-colonie inglesi.
Gli africani hanno una profonda religiosità naturale, che si fonda sul contatto con la natura e con i defunti. I riti animistici tradizionali trasmessi dagli anziani dei villaggi, nell’epoca coloniale sono stati un mezzo con cui gli africani hanno confermato la propria dignità di uomini e la consapevolezza di avere una civiltà propria.
Un esame di come era ripartita l'Africa nel periodo coloniale ci indica un'altra divisione che percorre il continente: quella delle lingue "ufficiali". Solo cinque Stati hanno scelto una lingua africana come lingua ufficiale; gli altri, rendendosi conto di essere composti di genti diverse, usano per gli atti pubblici e nelle scuole superiori la lingua delle ex potenze coloniali: in maggioranza, francese e inglese.
In molti luoghi l'africano si trova a dover usare tre lingue: quella della etnia a cui appartiene, quella "ufficiale" dello Stato e una lingua "di comunicazione" fra le etnie, usata negli scambi commerciali fin da tempi antichi, come lo swahili, sulle coste dell’Africa Orientale.
Religioni e lingue sono elementi di coesione e di comunicazione superando le frontiere, ma possono diventare motivi di contrasti per la supremazia: così i sudanesi arabizzati del nord vogliono imporre la legge islamica anche agli animisti e ai cristiani del sud; e la Francia interviene, economicamente e militarmente, là dove crede minacciate la lingua e la cultura francesi.
Un grave problema è costituito, specialmente in Algeria, in Egitto e nel Sudan, dai fondamentalisti islamici che vorrebbero lo Stato fondato sui principi della legge coranica (per i musulmani non esiste una distinzione netta fra società civile e società religiosa). Ai fondamentalisti si devono numerosi gravi attentati.

Per cercare di capire la vita e gli avvenimenti africani, bisogna considerare il ruolo della tribù, come suddivisione dell'etnia. Per gran parte degli abitanti dell'Africa Nera, lo Stato è un'entità astratta. L'organizzazione sociale più concreta e visibile è la tribù, formata da coloro che sanno di avere antenati comuni. I morti sono oggetto di culti speciali, di venerazione e di timore. Tale discendenza crea obblighi di solidarietà stretta: gli orfani, ad esempio, sono adottati dal villaggio e assistiti da tutti.
I membri della tribù osservano le stesse usanze, celebrano feste comuni, collaborano nei grandi lavori agricoli stagionali; quando le stagioni sono solo due, secca e umida, le semine e i raccolti devono essere fatti in tempi molto rapidi, perciò collaborare è una necessità. La proprietà dell'acqua e dei pascoli è in comune. Le famiglie sono "allargate" a tutti i parenti (figli, nipoti, nuore ecc.) e di tipo patriarcale (autorità del più anziano).
Le trasformazioni sociali e l'urbanesimo hanno allentato i vincoli tribali, ma anche tra le baracche delle città l'africano non è solo: se trova uno della sua tribù riceverà aiuto.
Questo forte senso di appartenenza è anch'esso causa di conflitti: tribù di etnie diverse o dello stesso popolo, ma con storia e dialetti diversi, si sono combattute per pozzi d'acqua, per pascoli... e oggi per motivi politici. Infatti tribù e governi a volte collaborano e a volte sono in contrasto. Nel primo caso, il nuovo Stato rispetta i capi tradizionali e magari li nomina prefetti di una provincia. Nel secondo caso, accade ciò che spesso leggiamo nella cronaca: una tribù si organizza in partito politico per dominare sulle minoranze, conquista il potere e inizia lo sterminio dei rivali...

I mali dell'Africa sono molti ed è diffusa la tendenza ad attribuire al colonialismo la disastrosa condizione del continente. Il periodo coloniale ha avuto alcuni effetti benefici: fine della schiavitù, pace forzata tra le etnie, inserimento del continente nella storia del mondo, nuove colture... Ma ha avuto colpe ed effetti negativi a lungo termine.
1. Al momento dell'indipendenza, sono sorti tanti Stati quante erano le ex-colonie, che avevano confini tracciati dai politici europei senza tenere conto dei popoli, così che una stessa etnia si è trovata divisa e può avere oggi due lingue "ufficiali" diverse. Sono nate diverse guerre per questioni di confine (tra Marocco e Algeria, Marocco e Mauritania, tra Etiopia e Somalia...). Finalmente l'UEA (Unione degli Stati Africani, per ora solo una conferenza dei capi di governo) ha messo in progetto una revisione dei vecchi confini.
2. Per poter continuare la loro dominazione, in alcuni Paesi, i bianchi si sono appoggiati a un'etnia privilegiandola sulle altre e scatenando odi che ancora oggi si manifestano (ad esempio nel Ruanda e Burundi); in Sudafrica, i bianchi hanno alimentato a lungo il contrasto fra gli Xosa e gli Zulu per indebolire le richieste di indipendenza...
3. Non c'era, in molti Paesi, una classe dirigente ben istruita che fosse preparata ad assumere il governo, e le regole della democrazia europea si applicavano difficilmente a culture tanto diverse. il potere fu preso, all'inizio, da alcune grandi personalità che avevano guidato verso l'indipendenza, poi molti governi caddero in mano all'unica forza organizzata, cioè i militari, che hanno instaurato rozze dittature, e il gruppo dirigente è diventato una casta privilegiata che vive a livello europeo, abbassando ancora di più le misere condizioni del popolo.
4. Le coltivazioni con il sistema delle piantagioni e lo sfruttamento delle miniere hanno accresciuto il PIL degli Stati, ma le ricchezze sono andate a vantaggio di pochi, mentre le terre migliori sono state tolte ai contadini e sono di proprietà delle multinazionali* o di latifondisti locali.
5. Nell'epoca del contrasto tra USA e URSS, guerre e guerriglie sono state fomentate per avere influenza su un territorio e sulle sue ricchezze, ed è stata distribuita nel continente una grande quantità di armi. I tentativi di applicare economie di tipo comunista sono falliti.

Un'agricoltura di sussistenza povera e male organizzata è stata praticata ovunque possibile, anche su suoli inadatti: in alcune zone, l'uso dell'aratro invece della zappa ha distrutto il leggero strato superficiale fertile, in altre l'aumento del bestiame ha fatto brucare fin le radici delle piante della steppa, trasformandola in deserto, e la siccità è aumentata con lo sparire della vegetazione. Invece, all'Equatore, le piogge abbondanti e calde "lavano" i terreni disboscati, portano via le sostanze nutritive e provocano reazioni chimiche che induriscono il terreno argilloso: al posto della meravigliosa foresta pluviale rimane una crosta dura, la laterite.
Molte zone hanno un'agricoltura moderna con prodotti però destinati all'esportazione. Sono stati introdotti nell'epoca coloniale, quando gli europei passarono dalla semplice rapina delle ricchezze (avorio schiavi, pelli, legname pregiato) allo sfruttamento dell'ambiente: piantagioni di caffè, cacao, canna da zucchero, gomma, palma da olio, arachidi, cotone, tè, tabacco coprono le terre migliori. Le monocolture* rendono ancor più dipendente ogni Paese dalle oscillazioni del mercato internazionale; se i prezzi crollano è la rovina.
In questo modo gli abitanti ,sono passati dalla condizione di agricoltori poveri ma autosufficienti a quella di salariati mal pagati, costretti a comprare il cibo quotidiano al mercato. Nelle statistiche vediamo uno Stato avere una posizione importante nella produzione del cacao o di altro, ma gran parte di quella ricchezza va a vantaggio di società multinazionali,* mentre lo Stato deve importare derrate per nutrire i lavoratori, e pagarle in dollari.
Sono in corso grandi e piccole opere irrigue (dalle dighe alla costruzione di pozzi e cisterne nei villaggi) per l'aumento dei terreni agricoli, specialmente nelle zone semiaride. Più che i cibi tradizionali come miglio, orzo e manioca, si diffondono il mais, il frumento e il riso.
L'allevamento dipende dalla disponibilità di foraggi; nelle zone semiaride e persino dannoso perché distrugge la vegetazione troppo rada, nelle zone irrigue può integrare l'agricoltura, ma occorre costruire depositi per i foraggi. Nei Paesi arabi prevalgono gli ovini, nell'Africa Nera i bovini.
L'attività della pesca è ovunque in aumento perché il pesce essiccato può fornire preziose proteine la dove mancano nella dieta alimentare.

L'Africa è formata da rocce "antiche" e quindi è ricca di minerali: lo sfruttamento intenso non ha rispettato il territorio, contribuendo alla distruzione dell'ambiente naturale, e i giacimenti non ancora sfruttati sono numerosi. L'interesse a controllare queste ricchezze e causa di colpi di Stato, di guerre e guerriglie.
L'Africa fornisce il 70% dell'oro e dei diamanti del mondo, due terzi del cobalto, quasi la metà del cromo, un terzo del manganese e dell'uranio (ora meno richiesto), e poi rame, ferro, fosfati... Alcuni Stati, come la Libia, l'Algeria, la Nigeria (1° posto nel continente) e l'Egitto sono forti produttori di petrolio e di metano.
La tendenza degli Stati coloniali era di portare via le materie prime e di trasformarle nelle industrie in patria, per fornire alle colonie prodotti finiti assai più cari. Ancora oggi, molti dei minerali estratti in Africa e molti prodotti delle piantagioni vengono utilizzati solo in parte da industrie di trasformazione sul posto, salvo che in Sudafrica.

Se escludiamo la Repubblica Sudafricana, l'Africa è il continente meno industrializzato del mondo. Nel suo insieme avrebbe grandi possibilità di produrre energia idroelettrica, ma ha sviluppato solo un quarto del suo potenziale, in posizioni decentrate: la diga di Assuan sul Nilo, quella di Kariba costruita da imprese italiane sullo Zambesi e altre sui fiumi sudafricani.
Nel quadro economico del continente, dobbiamo considerare la povertà estrema di quei Paesi che hanno terreni aridi, non posseggono risorse idriche o minerarie, e per produrre energia devono importare petrolio.
Tuttavia, l’industria africana sta crescendo in tutti i Paesi a partire dalle materie prime. La manodopera africana costa meno, quindi oggi le multinazionali* hanno interesse che la prima lavorazione avvenga sul posto: industrie di chimica pesante (raffinerie, concimi) dove c'è il petrolio, industrie alimentari abbinate alle piantagioni, stabilimenti metallurgici in rapporto con le miniere, cementifici, industrie tessili e del pellame.
Salvo alcune raffinerie e stabilimenti siderurgici, non si tratta di industrie di grandi dimensioni e di forte tecnologia, ma di imprese medie e piccole che richiedono molta manodopera. Stanno nascendo piccole imprese artigianali, ma è poco organizzata l'esportazione dei loro prodotti.
Un grave problema per lo sviluppo è dato dalla rete delle vie di comunicazione: l'epoca coloniale sviluppò quelle dall'interno verso la costa, cioè dalle miniere o dalle piantagioni verso i porti d'imbarco. Poco sviluppate sono le comunicazioni trasversali tra le varie località dell'interno, così che a volte è più facile tornare alla costa e da questa ripartire. Per la scarsità fondi destinati alla manutenzione, le reti stradali e ferroviarie tracciate ai tempi del colonialismo sono degradate.
Alle difficoltà delle comunicazioni contribuisce la struttura dei fiumi africani, che (a parte il caso del Nilo) non sono navigabili dalla costa verso l'interno.
Le comunicazioni aeree e marittime sono più intense con le ex-potenze coloniali (soprattutto Gran Bretagna, Francia e Portogallo) che non fra Stati vicini.

GLOSSARIO
ACRÒCORO: altopiano con gruppi montuosi elevati e fianchi piuttosto ripidi.
CANYONS: profonda incisione provocata dall’erosione fluviale su potenti strati orizzontali di rocce sedimentarie; caratteristica dei canyon sono le pareti estremamente ripide.
ESCURSIONE TERMICA: differenza tra le temperature massima e minima di un luogo in un certo periodo di tempo (giorno, mese, anno).
INSOLAZIONE: l’energia di irraggiamento che giunge dal Sole alla Terra.
MONOCOLTURA: coltivazione di un unico prodotto, di solito non destinato ai consumi locali ma all’esportazione. Sono monocolture per esempio le piantagioni di cacao, tè, caffè nei paesi del Terzo Mondo.
MONSONI: venti periodici caratteristici delle regioni costiere del Sud-Est asiatico (dall’arabo “mausim” = stagione). Durante l’inverno soffiano dal mare verso il continente portando piogge intense, che spesso determinano alluvioni.
MULTINAZIONALI: società finanziaria o industriale che possiede interessi economici ed attività produttive in diverse nazioni.
NEOCOLONIALISMO: politica delle potenze ex coloniali e delle nazioni più forti rivolta a mantenere in una posizione di dipendenza i Paesi asiatici, africani e sudamericani, attraverso il dominio delle loro economie e l’ingerenza nella loro politica.
PORTATA: la quantità d’acqua che passa attraverso la sezione trasversale di un fiume o di un torrente nell’unità di tempo.
ZOLLE: parti in cui è suddivisa la crosta terrestre; le zolle sono separate le une dalle altre da fratture cui esce il magma del mantello sottostante. Proprio a causa di movimenti del magma nel mantello, le zolle vanno a deriva (deriva dei continenti).

* Introduzione Pag. 1
* Posizione e fisionomia Pag. 5
* Coste e isole Pag. 6
* Rilievi Pag. 8
* L’idrografia e i grandi fiumi Pag. 11
* Climi simmetrici ai due lati dell’equatore Pag. 16
* Flora e fauna Pag. 18
* Una cicatrice lunga 5.000 km. Pag. 21
* L’Africa “bianca” e “nera” Pag. 23
* Popoli non solo tribù Pag. 26
* Religioni e culture uniscono e dividono Pag. 29
* Tribù grande famiglia, villaggio grande casa Pag. 31
* Un continente piagato Pag. 34
* Lo sfruttamento del suolo “debole” Pag. 36
* Sfruttamento della natura e degli uomini Pag. 39
* Poche industrie, cattive comunicazioni Pag. 41
* Glossario Pag. 43
* Bibliografia Pag. 46
BIBLIOGRAFIA
 “Il Lavoro Geografico”: di Riccardo Neri; “La Nuova Italia” editrice;
 “L’Argonauta”: di F. Cassone, D. Volpi, M. Ramponi, F Dobrowolny; “Lattes” editrice;
 “Enciclopedia Geografica Mondiale”: “Istituto Geografico De Agostini” editrice.“
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