Il programma di Luigi XIV

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Testo

IL PROGRAMMA

Che importanza poteva avere la morte di un operaio in uno scavo aperto per raccogliere le fondamenta dello stato! Era infatti questa l'ambizione sviluppatasi a poco a poco nella mente di Luigi XIV. Gli ampliamenti successivi, soprattutto quelli del 1668 e del 1678, si accompagnano a un’estensione del programma che passa dalle migliorie alla palazzina di caccia all'innalzamento di Versailles al rango di residenza principale, cioè di capitale del regno, poiché, come dice Luigi XIV stesso, la nazione non si concretizza nella Francia, essa risiede interamente nella persona del re.
La monarchia francese è per tradizione nomade. Questo nomadismo non può che ricordare quello degli armenti. La corte esaurisce le risorse dei luoghi in cui si ferma. È obbligata a spostarsi per permettere alle foreste, alle campagne e ai castelli, degradati da un repentino sovraffollamento, di riformarsi. Inoltre, il giro di Francia del re fa parte degli strumenti di governo, un strumento per consultare o dominare l'opinione della Francia profonda, come le convocazioni degli stati generali. Versailles non mette fine al nomadismo della corte, le cui carrozze si vedono attraversare incessantemente l’Ile de France. Ma il viaggio di nozze del 1660 che conduce Luigi XIV sino ai Pirenei, è l'ultimo giro di Francia della monarchia. I contemporanei si stupiranno di un viaggio di Luigi XIV a Cherbourg come di un avvenimento straordinario.
Nel 1666 Luigi XIV ha trascorso le sue ultime notti a Parigi. Nel 1668 il grande cantiere di modernizzazione del Louvre, che è appena stato dotato del celebre colonnato, è abbandonato per quello di Versailles, in cui prende l'avvio l’Enveloppe. Sin dal 1663, Colbert aveva presagito che l'impresa per iniziata a Versailles sarebbe stata fatale a quella del Louvre.
Se Colbert non si è reso conto subito che il trasferimento a Versailles era una manovra politica, è perché il re stesso non aveva inizialmente un piano prestabilito. Come suo padre, egli ama stare a Versailles; ma, a differenza del primo, egli ama anche essere attorniato dal suo mondo.
Tuttavia Luigi XIV comprese rapidamente che strappando la nobiltà alle sue terre e a Parigi, egli la privava della sua potenza. Era vedere giusto, in quanto l'ultimo soprassalto con l'assolutismo, il ritorno effimero della nobiltà agli affari dopo la morte di Luigi XIV, è stato anche un ritorno a Parigi, al palazzo reale dal quale il reggente ha governato.
Le ricompense non sono comunque trascurate, tanto più che la maggior parte di esse non costava nulla alla monarchia . Le procedure, regolate da una etichetta volontariamente meticolosa, sono sufficienti a mantenere un proficuo spirito di emulazione fra i cortigiani. Le porte si aprono a uno o a due battenti a seconda del rango che occupa la corte colui che le varca. In base al suo rango egli avrà inoltre di diritto a sedersi sul seggiolino pieghevole, su una sgabello o su una sedia. Nella cappella, i principi di sangue reale hanno il proprio “carreau” (cuscino da inginocchiatoio) sistemato diritto, mentre i duchi e i pari possono tenerlo soltanto di traverso.
Nessuna dama di corte ebbe accesso alla camera del re; esse potevano però sperare di vedere il proprio ritratto appeso nel gabinetto delle bellezze. Sono stati conservati 17 ritratti di dame di corte, tutti dello stesso formato, per la maggior parte dipinti dai fratelli Beaubrun, che ne avevano fatto una propria specialità. Non è noto dove si intendesse esporli. Le gallerie di ritratti in suites decorative sono state di moda nella prima metà del secolo. Questo gabinetto era stato allestito per il primitivo castello di Versailles, a giudicare dall'età delle persone raffigurante, debitamente identificate da un iscrizione: è inoltre evidente che le doti di fortuna potevano avere la meglio su quella della natura ai concorsi di Miss Versailles!.
Battuta da grande cacciatore quella che snida e costringe Versailles le ultime fiere feudali sopravvissute! In questo caso l'addomesticamento è stato preferito all'estirpazione destinata al lupo. La nobiltà addomesticata può d'altra parte illudersi di partecipare al governo, ormai insediatosi a Versailles. Il consiglio si riunisce in un gabinetto contiguo alla camera del re. Appartamenti di servizio sono riservati ai ministri nelle ali dell’avant-cour. È a Versailles che il re riceve gli ambasciatori. Alcuni di questi ricevimenti sono rimasti celebri: quello dei genovesi nel 1685, quello dei siamesi nel 1686, quello dei persiani nel 1715.
Si può dunque dire, parafrasando Clausewitz, che l'architettura è la prosecuzione della guerra con altri mezzi.
I successori di Luigi XIV seppero amministrare saggiamente l'eredità; infatti essi non soltanto non avranno il gusto dispendioso della guerra, ma, malgrado la loro avversione per la vita pubblica, sapranno conservare intatti l'etichetta di corte e del fascino che è essa esercitava sui subalterni

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