Il femminismo

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IL FEMMINISMO

La condizione sociale della donna è rimasta invariata per secoli e secoli, con piccoli passi verso l’uguaglianza con l’altro sesso ma anche con passi all’indietro. La donna si è vista sempre assoggettata, durante tutto il corso della sua vita, prima dal padre e poi dal marito, fino alla morte. Il suo stato non è mutato perché in una società fatta da uomini per altri uomini veniva naturale pensare che la donna fossa subordinata alle scelte e alla volontà maschile, e si dovesse dedicare solamente alle attività tipiche del suo sesso, in caso particolare della casa e della famiglia.
L’avvio che diede inizio al processo che portò alla emancipazione femminile in Europa ebbe inizio circa con il diffondersi delle idee illuministiche di uguaglianza e libertà, che si erano riferite e concepite esclusivamente al il sesso maschile, ma che incoraggiò quel grosso gruppo sociale emarginato rappresentato dalle donne, dando i primi spunti a persone come Olympe de Gouges, la precursice della libertà femminile con la “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina”. Quello che può sembrare strano è il fatto che una corrente fortemente liberale basata sulla uguaglianza e la libertà degli uomini quale l’Illuminismo, potesse escludere le donne da tutti questi traguardi fondamentali per la civiltà umana. Come spiegazione si può considerare l’immutata concezione del sesso femminile presente prima dell’avvento dell’illuminismo, e proprio per questa antica concezione, mai messa realmente in discussione o in dubbio, ha portato gli illuministi a considerarla assolutamente giusta, mantenendo sempre gli stessi stereotipi culturali.
Il passo successivo all’Illuminismo e alla comparsa per ciò delle prime organizzazioni, un ruolo storico importante lo ebbe il processo di industrializzazione (la cosiddetta Rivoluzione Industriale) che caratterizzò l’Inghilterra del 1800. La creazione di una nuova massa operaia consentì anche alle donne di svolgere attività considerate prettamente maschili, e di concepire un salario che potesse garantire una minima autonomia. Le condizioni rimanevano comunque molto squilibrate, infatti le donne erano sfruttate maggiormente e retribuite con salari molto più bassi rispetto agli altri operai uomini. Questo processo di inserimento nel mondo del lavoro aumentò ulteriormente con le due grandi guerre, che privavano le fabbriche e tutti gli altri settori della maggior parte della forza lavoro maschile, aprendo spazi per l’inserimento delle donne.
Il diritto di voto e l’elettorato attivo furono conquistati per gradi e in tempi diversi per i vari paesi, e la lotta più significativa si ebbe sempre in Inghilterra con il movimento delle “suffragette”, guidata da Emmeline Golden Ponkhurst, che con scontri violenti e conseguenze penali, riuscì, nel 1917 a raggiungere il suo obbiettivo. Come ho detto, i tempi furono diversi da paese a paese, basta ricordare il primo, il Wyoming nel 1869, oppure l’Italia, nel 1946.
Al giorno d’oggi nel mondo occidentale, si può dire che la donna ha raggiunto la parità e la completa autonomia rispetto al sesso maschile, anche se certamente possono esistere ancora discriminazioni che possiamo ormai definire dettate più dall’ignoranza piuttosto che una vera e propria ideologia. Tutto questo però perde di significato nei paesi più arretrati e più miseri, come se l’arretratezza economica andasse pari passo con la civiltà, dove le donne sono ancora sottomesse e discriminate da secoli, e come esempio più attuale si può far riferimento alle donne mussulmane.

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