La femme fatale

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Testo

LA DONNA VAMP ED ALTRE ATTRAZIONI FATALI.

L’embrione dal quale si può far provenire il primo esempio di fatalità femminile, è paradossalmente l’omosessualità; è il poeta e drammaturgo Oscar Wilde a subire una profonda crisi causata da una relazione amorosa, quella descritta ne “La ballata del carcere di Reading” in cui si realizza la perversa descrizione della morte morale per mano della passione. Due anni dopo uscì Dracula di Bram Stoker e attraverso una distorsione dello sguardo è possibile effettuare il passaggio dall’omosessualità al vampirismo: il bacio di un vampiro simboleggia la morte interiore, ruba l’anima e la pace, o si muore sul colpo o ci si unisce alla folta schiera dei nosferatu; il potere dell’immagine del vampiro sta in gran parte nel capovolgimento dei più comuni significati del bacio, non è più un gesto affettuoso ma funesto e terribile. La femme fatale di Nicholas Baker è molto meno interessante della vamp, sua progenitrice letteraria e cinematografica che, come vampiro morale, anticipa il romanzo di Stoker. Ben prima della fine dell’800 certi scrittori avevano acquistato una certa notorietà per le loro descrizioni di donne dominatrici cui gli uomini si sottomettevano con entusiasmo e trasporto; dopo la pubblicazione della Venere in pelliccia di Leopold von Sacher-Masoch fu coniato il termine Masochismo, termine perfettamente definibile attraverso l’immagine del protagonista che, fattosi legare alla colonna del letto, si sottopone alle sferzate della frusta di Wanda, donna fatale. In Canzone di pomeriggio, il poeta francese Charles Baudelaire, che conosceva le donne nel loro essere come tigri, sensuali e micidiali, esprime l’idea dell’amore che infligge ferite:
Talvolta,
per placare una rabbia misteriosa,
con serietà dispensi il morso e il bacio.
Nel romanzo Fosca di Ugo Tarchetti è narrato il legame morboso dell’eroe scapigliato avvinto dal piacere di essere torturato e dalla volontà della sofferenza, tutto mimetizzato da un senso di colpa che lo paralizza nel rifiutare il dominio di Fosca, donna fatale ma di una bruttezza orrenda; l’eroe viene minato nella sua salute fisica e psichica: come descritto nelle regole del genere, il vampiro gli ha trasmesso la sua malattia.
Anche nell’arte di questo stesso periodo si trovano riferimenti alla fatalità femminile; immagini contorte, ossessioni funebri ed erotiche, intricate fantasie creano la pittura di Much, un’espressione positiva ma allo stesso tempo carica di elementi forti e trasgredivi: fra di questi la Madonna che suscitò lo scandalo per la sua cornice arancione di spermatozoi fluttuanti e soprattutto nell’evidente proposito di evocare l’immagine della morte, quasi un riferimento alla donna fatale della letteratura del secondo 800, in particolare i capelli e gli occhi nerissimi. Il pittore Philip Burne-Jones fece fare il successivo passo all’evoluzione della vamp; ispirato dal successo di Dracula diede alla tradizione un nuovo, forse più truculento, vampiro: nel quadro una donna spettrale dall’aria carnivora è sospesa sul cadavere di un uomo che porta sulla pelle i segni visibili dei denti di lei.
Nei primi del ‘900 il grande produttore William Fox acquistò i diritti cinematografici per una rappresentazione della poesia di Kipling C’era un folle e si mise a pregare, ma prima che il film potesse essere prodotto uscì The Vampire, in cui un uomo abbandona la sua vita di campagna e la sua innamorata per andare in cerca di nuove occasioni in città. Qui incontra una donna malvagia, vampiresca, che mentre lui giace in terra inerme danza di gioia per i segni della sua distruzione. Con la versione cinematografica di A Fool There Was con Theodoisia Goodman (in arte Theda Bara) nacque la Vamp cinematografica. Abbreviazione di vampiro, il termine vamp è l’equivalente americano di femme fatale, in Germania ancora definita Der Blue Engel dal titolo del film di cui è protagonista Lola-Marlene, tra le prime seduttrici nella storia del cinema. In un periodo così ricco di donne sul piedistallo, inaccessibili, l’aggressiva sensualità della vamp era particolarmente stuzzicante; lo storico del cinema Herbert Reynolds sostiene che l’appassionata trasformazione del leggendario uomo vampiro nella donna fatale all’inizio del secolo fu una reazione allo slancio del femminismo, riscontrabile nella rivendicazione del suffragio universale. Femminismo che percorrerà tutto il XX secolo dandoci una nuova visione della loro fatalità: da suffragette inventano lo sciopero della fame, finiscono in carcere, bruciano montagne di reggiseni, rivendicano la parità a quegli uomini che finora hanno soggiogato solo con la loro passionalità, tecnica che continuano ad utilizzare con enorme successo; siamo nel 2000 e le provocanti e imprevedibili femmes fatales tornano a tessere la loro tela e a sedurre dalle pellicole fresche del cinema: in American Beauty la vita di un marito e padre di famiglia viene scombussolata, trasformata radicalmente e infine distrutta da un Lolita ammaliante e micidiale.
Siamo di fronte all’ennesima manifestazione del tramonto dei cari tombeurs de femmes, hanno ormai perso ogni memoria degli insegnamenti di Ovidio e della sua Ars Amatoria e senza poter fare altrimenti le malvagie e fatali donne del nostro tempo continuano a distribuire sogni ed incubi.

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