La psicologia

Materie:Appunti
Categoria:Pedagogia

Voto:

1 (2)
Download:298
Data:08.10.2001
Numero di pagine:8
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
psicologia_3.zip (Dimensione: 8.08 Kb)
trucheck.it_la-psicologia.doc     45 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

PSICOLOGIA

Descrive e interpreta i fenomeni psichici.

Il termine psicologia, nella forma lat. di psichologia, risale probabilmente a Melantone, nei cui scritti comunque non compare, ma fu reso pubblico per la prima volta dal filosofo tedesco Rodolfo Goclenio (Göckel) [1547-1628], che intitolò Psychología (nella forma greca) un suo trattato De hominis perfectione, animo et in primis ortu eius (1590). Presso gli autori antichi, infatti, non esisteva una disciplina autonoma con questo nome; esistevano bensì indagini perì psychês o de anima, laddove “anima” era intesa ontologicamente come sostanza e metafisicamente come principio di vita.
Nel linguaggio contemporaneo la parola psicologia, usata in assoluto, cioè senza alcun'altra determinazione, ha il senso di psicologia sperimentale o scientifica, ovvero di disciplina che analizzi, usando i metodi delle altre scienze, la fenomenologia della vita psichica, allo scopo di venire a conoscenza dei modi più reconditi attraverso i quali essa si attua e delle leggi che la conducono.
Risale a C. Wolff la distinzione tra Psichologia empirica (ovvero sperimentale) e Psichologia rationalis(ovvero filosofica): la prima cerca, attraverso l'esperienza, di cogliere i princìpi che possano spiegare il comportamento dell'anima umana, la seconda indaga sulle facoltà dell'anima stessa (fu detta perciò anche “psicologia delle facoltà”).
Kant, riprendendo la distinzione di Wolff, negò che potesse esistere una “psicologia razionale” (il cui compito, ovvero lo stabilire i princìpi della possibilità d'azione dell'anima, è assolto dalla critica) per l'equivoco fondamentale che altro essa non farebbe se non tradurre in qualità dell'anima, intesa come sostanza oggettiva, quelle che sono invece attitudini trascendentali della soggettività pensante (paralogismi della psicologia razionale). Al contrario, ammise la validità della “psicologia empirica”, seppure non intesa come scienza esatta (mancando ai fatti psichici la forma a priori dello spazio, e quindi non essendovi possibile l'applicazione della matematica), ma semplicemente come disciplina classificatrice e descrittrice dei fenomeni psichici. Con questa critica di Kant si può dire che la psicologia filosofica — ovvero la dottrina dell'anima e delle sue qualità — sia finita, a vantaggio della nascente filosofia empirica, o sperimentale, anche se dopo di lui si continuò a parlare di anima in senso tradizionale e di psicologia in senso filosofico. Lo stesso idealismo, che è la filiazione più diretta del criticismo kantiano, sostituì il concetto soggettivo dell'io a quello oggettivo dell'anima.
La psicologia sperimentale, dal canto suo, che aveva avuto le prime formulazioni nell'ambito dell'empirismo della fine del XVIII sec. (Cabanis), si sviluppò pienamente come scienza autonoma nella seconda metà del XIX sec., parallelamente al fiorire delle dottrine positivistiche e materialistiche e al progredire delle metodologie scientifiche.
Importanti contributi alla sua costituzione come scienza diedero tra gli altri Lotze, E. H. Weber e, soprattutto, G. T. Fechner, che tentò di spiegare le leggi che dominano i processi psichici su basi matematiche, ma il vero fondatore della psicologia moderna può essere considerato W. Wundt, che utilizzò il principio del parallelismo psicofisico, negando ogni interazione di anima e di corpo e sostenendo il principio di una causalità psichica autonoma da quella fisica, dotata di proprie leggi. Wundt formò intorno a sé una vera e propria scuola; nel 1879 aprì a Lipsia il primo laboratorio di psicologia sperimentale e nel 1882 fondò la prima rivista dedicata interamente alla psicologia.
L'orientamento dominante della psicologia europea nella seconda metà del XIX sec. fu l'associazionismo nato un secolo prima in Inghilterra, a opera soprattutto di D. Hartley, ma maturatosi e sistematizzatosi alla luce della filosofia positivistica ed evoluzionistica. Secondo tale concezione, rappresentata tra l'altro da J. Stuart Mill e da H. Spencer, ogni processo psichico è una somma scomponibile degli elementi semplici che si associano meccanicamente tra loro a costituirlo.
Negli Stati Uniti d'America venne elaborato invece il behaviorismo fondato sulla rinuncia dell'introspezione e sull'analisi sperimentale del comportamento, sia umano sia animale, il quale costituisce ancora la corrente dominante nella cultura psicologica nordamericana.
Dalla contestazione critica dell'associazionismo, iniziata alla fine del XIX sec. dopo talune osservazioni fondamentali compiute da C. von Ehrenfels intorno al fenomeno della percezione dei suoni (melodia), prese avvio la cosiddetta psicologia della forma (Gestaltpsychologie), la quale, contrariamente alle teorie associazionistiche, nega la scomponibilità dei processi percettivi in nome di un'originaria struttura sintetica dei contenuti stessi della percezione. La teoria della Gestalt (che significa appunto “struttura”) costituisce tuttora uno degli indirizzi più vivi e fecondi della psicologia contemporanea.
La psicologia moderna comprende vari campi di ricerca difficilmente delimitabili. Esistono però due principali indirizzi di studi catalogati come psicologia generale e psicologia individuale (o differenziale); il primo, più tradizionale, concerne gli individui in genere, prescindendo dalle differenze tra soggetto e soggetto e si prefigge lo scopo di chiarire le leggi generali che sono alla base delle attività mentali umane mentre il secondo, più nuovo e in netto incremento, è centrato sulle differenze individuali.
La psicologia generale ha per oggetto l'attività psichica dell'“adulto normale”, quello cioè le cui reazioni psichiche entrano nei limiti comuni di variabilità della popolazione di cui è parte; pertanto dopo aver distinto e classificato le forme basilari degli stati e dei processi psichici, tende a chiarirne le leggi e i rapporti, a definirli fenomenologicamente.
Tuttavia il fatto che l'uomo sia un organismo integrato in una collettività che lo socializza progressivamente ha determinato la necessità di studiare le attività mentali di individui riuniti da caratteristiche comuni, ad es. di età (psicologia dell'età evolutiva, dell'adulto, dell'età involutiva o senile). La psicologia differenziale inoltre si distingue da quella generale perché il suo campo di indagini si estende ampiamente nell'ambito dell'anormalità, sia studiando le deviazioni sia portando su un piano applicativo i risultati di tali studi (psicologia clinica). La psicologia clinica, rappresentando molto spesso l'unica via di approccio di molti problemi di psicologia umana, ha apportato contributi fondamentali alla ricerca sperimentale. Pertanto la psicologia differenziale — sia essa normale o anormale, sperimentale o clinica — per esigenze imprescindibili dalla sua ricerca non può tralasciare lo studio delle peculiarità anatomofisiologiche dell'individuo o dei gruppi di individui di cui cerca di chiarire l'attività psichica, né d'altra parte può sottovalutare lo studio dei fattori ambientali, ovvero sociali, che interagiscono su tale attività. I rapporti interindividuali, che nel bambino sono praticamente circoscritti all'ambiente familiare, interessano progressivamente gruppi sociali sempre più numerosi e ampi. Lo studio sistematico dei fenomeni sociali costituisce l'oggetto della psicologia sociale la quale, oltre che dello studio delle influenze dell'ambiente, si occupa anche dei comportamenti dei vari gruppi sociali e degli individui in quanto membri dei gruppi stessi ed estende le sue indagini a molti campi tra cui la pubblica opinione, la moda, la pubblicità, i conflitti sociali, le interazioni fra gruppi razziali diversi, ecc.
Lo studio dei fenomeni sociali, dell'interazione psicologica tra razze diverse, gli effetti degli scambi culturali tra i popoli cosiddetti primitivi è invece compito della psicologia etnica.
La psicologia differenziale infine si avvale delle acquisizioni realizzate dalla psicologia animale che, inquadrando sistematicamente le manifestazioni dell'attività psichica negli animali e stabilendo delle sorta di gerarchie psicologiche tra le specie, ha consentito di indagare su certe manifestazioni psichiche umane diversamente non abbordabili.
In sede applicativa la conoscenza delle leggi che regolano l'attività mentale e il comportamento umano è sfociata in varie specializzazioni come la psicologia scolastica o pedagogica, la psicologia del lavoro, la psicologia dello sport, la psicologia giudiziaria e la psicologia criminale.
Un problema vivissimo per la psicologia contemporanea è rappresentato dalla metodologia che presenta particolari difficoltà inerenti la natura stessa dei fenomeni studiati, particolarmente complessi e influenzabili dai fattori più eterogenei. Prescindendo dal metodo clinico o dei casi, di derivazione psicoanalitica, la psicologia si avvale fondamentalmente del metodo sperimentale imperniato sull'osservazione, a diversi livelli, delle reazioni di un individuo in una data situazione, e articolantesi in fasi successive (osservazione, formulazione delle ipotesi, sperimentazione, elaborazione dei risultati, formulazione delle conclusioni).
Psicologia sperimentale dell'arte. Mentre è possibile rilevare in tutto l'arco della storia dell'estetica tendenze (sistematiche o più spesso episodiche) a considerare i problemi artistici dal punto di vista psicologico (sia dal lato della creazione sia da quello della fruizione dell'arte), solo dalla fine del XIX sec. si sono sviluppati metodi di indagine, e da essi una dottrina organica, tendenti a chiarire mediante una sperimentazione di tipo scientifico i fenomeni della comunicazione estetica. Le origini di questa disciplina coincidono con la nascita della psicologia sperimentale, che focalizzava il suo interesse sui fenomeni della percezione: dalle indagini di tipo fisico o fisiologico (Helmoltz, Ottica fisiologica, 1856-1866) si giunse ben presto ad affrontare con chiarezza problemi di tipo nettamente estetico con G. T. Fechner (1897) e più tardi con F. Sander (1913). Lo scopo della psicologia sperimentale dell'arte venne in quest'epoca definito come un'indagine sull'“efficacia estetica” di una determinata configurazione formale, e corrispondentemente sull'“esperienza estetica” del maggior numero di soggetti possibile, cui si chiedeva di esprimere la loro preferenza per determinate configurazioni. Furono scelte per queste indagini le figure geometriche semplici, in particolare quelle proporzionate secondo rapporti ai quali già la storia dell'arte attribuiva spiccate qualità estetiche (sezione aurea). Tra i più importanti ricercatori in questo campo si ricordano Fechner (1876), Lalo (1908), Witmer (1894), Thorndyke (1917), Weber (1931). Analoghe indagini furono compiute sulle preferenze per i colori semplici (Chandler, 1934; una bibliografia sull'argomento fu pubblicata da Chandler e Barnhart nel 1938; Eysenck, 1941) e sulle combinazioni dei colori (Chandler e Barnhart, 1938; Granger, 1955).
Tutte queste ricerche miravano a stabilire i criteri per una misurazione del piacere estetico, tentativo perseguito in particolare da A. D. Birkhoff (Misurazione estetica, 1932), che riassunse i risultati ottenuti nella formula M = O/C, dove M è la misura del piacere derivato dalla fruizione dell'oggetto estetico (configurazione visuale o musicale o poetica); O è il grado di ordine tra i componenti della configurazione; C è il grado di complessità della figurazione (in altre parole il piacere estetico sarebbe direttamente proporzionale al grado di ordine dell'insieme e inversamente alla sua complessità). Eysenck (1942) ha tuttavia dimostrato come i metodi empirici in questo campo siano preferibili ai metodi puramente matematici, e ha in particolare provato l'efficacia di una formula M = O × C. Sulla base dei risultati delle ricerche sugli stimoli semplici sono state affrontate anche ricerche sugli “stimoli complessi”, cioè sui giudizi di gusto applicati a oggetti, disegni, opere d'arte vere e proprie. Da un differente punto di vista muovono le ricerche della psicologia della formanell'ambito della quale gli interessi per l'arte sono rappresentati dai saggi di Koffka (Problemi di psicologia dell'arte, 1940) e dalle opere di R. Arnheim. In essi si mettono nel giusto rilievo i fattori dinamici, creativi dell'attività artistica presenti anche nella fruizione di essa, e si dà importanza più che al fattore quantitativo a quello qualitativo, sottolineando la complessità del fenomeno artistico che ha il suo nucleo nella percezione, ma è strettamente condizionato da tutte le manifestazioni del comportamento. In particolare la psicologia della forma costituisce un valido supporto scientifico allo studio del cosiddetto “pensiero visivo”, attività intellettuale autonoma, distinta dal pensiero comunemente inteso che si esprime in forme verbali.
Psicologia topologica. Il punto centrale di questa teoria è la considerazione che in ogni momento della vita quotidiana il comportamento di un individuo è determinato da una struttura globale che comprende il soggetto e il suo ambiente. Insieme essi formano lo spazio di vita che include la totalità dei fatti fisici, psichici e sociali, razionali o irrazionali che agiscono all'interno di un individuo. Questo campo non è statico bensì dinamico. Ogni comportamento è teso a ottenere uno stato di equilibrio tra individuo e ambiente; se questo riflesso di orientamento non ha esito positivo si origina una situazione di conflitto. Nel campo di forze giocano un ruolo determinante non solo l'orientamento del soggetto ma anche le forze di altre persone e di altri oggetti che possono avere una valenza positiva, se è fonte di attrazione, negativa se è fonte di repulsione.

Esempio