Avete in voi li fior e la verdura

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Testo

Avete in vo li fior e la verdura

In questo sonetto di Guido Cavalcanti ricorrono molti motivi e temi tipici della
precedente poesia siciliana e toscana, ma soprattutto sono molte le analogie
fra questo testo e quelli di Guido Guinizzelli, definito il precursore del dolce
stilnovo.
Già nel primo verso notiamo una simmetria con il secondo verso di “Io voglio
del ver la mia donna laudare” di Guinizzelli, in cui il poeta paragona la donna
amata ad una rosa ed ad un giglio; in questa poesia,invece, due motivi naturali,
i fiori e la verdura ( che metaforicamente significa giovinezza ) appaiono come
una parte della donna stessa.
Nel verso seguente ricorre una delle tematiche principali della poesia
stilnovista: la luce del sole; infatti questo tema appare anche nella poesia di Guinizzelli, ritenuta il manifesto dello stilnovo, “ Al cor gentile rempaia
sempre amore”. Tuttavia in questa quartina del sonetto del Cavalcanti la
luminosità del sole viene messa a confronto con la bellezza della donna;
mentre invece nella canzone del Guinizzelli il sole viene visto come un essere
potente e superiore, spesso oggetto di paragone con la qualità e la nobiltà del
cuore.
Nella seconda quartina, i temi dei primi due versi, sono riscontrabili in numerose poesie appartenenti alla scuola toscana ma anche alla poesia lirica siciliana,
è infatti la figura della donna esaltata a tal punto da essere ritenuta l’unica
nel mondo a possedere tanta bellezza e tanto splendore.
Questa superiorità dell’amata viene ripresa anche nelle terzine, in cui il poeta
esorta le altre donne, che le fanno compagnia, a riconoscere la sua maggiore importanza, in quanto ella è la “migliore”. Una simile tematica si può trovare
nella prima terzina de “La splendiente luce” di Chiaro Davanzati, uno dei
maggiori autori della scuola toscana, in cui il poeta sostiene che le donne
facciano della sua amata il proprio simbolo, essendo ella di tutte quante la luce.
La drammatizzazione del conflitto interiore e la disgregazione dell’io in un insieme
di elementi, presente nella canzone “Io non pensava che lo cor già mai”, è meno
evidente in questo sonetto, che appare uno fra i più positivi delle poesie del
Cavalcanti, il cui fine è quello celebrativo e della lode dell’amata.
Una novità presente in questo testo è l’effetto che provoca la donna in chi
la guarda. Mentre, per esempio, nella poesia del Guinizzelli “io voglio del
ver la mia donna laudare” la donna rende umile colui che la guarda o in
“Lo vostro bel saluto e gentil sguardo” la sua vista rende il poeta simile
ad una statua d’ottone, l’effetto di sbigottimento ed anche l’effetto di
serenità, che si può trovare nelle poesie della scuola siciliana e toscana
come ne “La splendente luce” di Davanzati in cui la madonna restituisce
la gioia a chi la guarda, in questo sonetto vengono invece sostituiti da una nuova
sensazione: il viso della donna, rassicura, infatti, chi prova timore nell’accostarsi
all’amore, ad accogliere in sé questo sentimento.

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