Sonetti più importanti di Francesco Petrarca

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura

Voto:

2.5 (2)
Download:1976
Data:15.03.2001
Numero di pagine:7
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
sonetti-piu-importanti-francesco-petrarca_1.zip (Dimensione: 8.68 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_sonetti-pi+     33 Kb


Testo

L’ascensione al Monte Ventoso (pag. 1039)
Petrarca, quando afferma di voler salire su un monte altissimo, rivela il desiderio di salire verso Dio scegliendo, però, la strada meno ripida, e quindi più lunga, a differenza del fratello che sceglie il cammino più faticoso e, quindi più efficace. Petrarca descrive realmente il paesaggio sino al momento in cui deve cominciare il suo cammino. In seguito, tutti i dettagli sono allegorici, tranne quando arriva sulla cima del monte e ne rimane stupito per la bellezza. Petrarca rappresenta il peccatore che cerca la strada più facile per arrivare a Dio, come aveva fatto in un primo momento Dante che, però, era stato ricacciato indietro dalle tre fiere. Il fratello, invece, cerca e compie il cammino più tortuoso e faticoso e, allo stesso tempo, più efficace.
L’amore per Laura sotto accusa (pag. 1036)
Brano tratto dalla parte iniziale del Secretum: Francesco ha confessato ad Agostino il proprio amore per Laura; Agostino tenta di persuadere il poeta dalla colpevolezza della sua passione, infatti afferma che Laura non lo ha avvicinato a Dio in quanto Creatore di una bellezza simile (come afferma Francesco) ma crede che l’amore per Laura abbia preso quello di Dio. Questo brano offre un esempio efficace dalla struttura del secretum.
Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono (pag. 1086)
Parafrasi: Voi che ascoltate in poesie staccate tra di loro il suono di quei sospiri con i quali nutrivo il cuore al tempo del primo traviamento giovanile, quando in parte ero un altro uomo rispetto a quello che sono, delle varie forme poetiche nelle quali piango e ragiono tra le vane speranze e il vano dolore, spero di trovare pietà, non solo perdono, dove ci sia qualcuno che conosca l'amore per averlo provato. Ma vedo ormai come fui per tutto il popolo motivo di riso da gran tempo, per cui spesso mi vergogno di me stesso; e il frutto del mio amore impossibile è la vergogna, il pentimento e la chiara consapevolezza che tutto quello che piace al mondo è vano.
Il giudizio di Petrarca è estremamente negativo perché il Canzoniere testimonia l'oscillazione di sentimenti e il dissidio interiore del poeta. Inoltre, egli riponeva le speranze di gloria nelle opere in latino e non in quelle in volgare. Petrarca, nel Canzoniere, ha una concezione dell'amore terrena e si sofferma non tanto sulla lode di Laura quanto sui propri sentimenti, e in questo prende spunto da Cavalcanti. Inoltre, la concezione della vanità delle cose era già presente in una fonte biblica, l'Ecclesiaste. Nel passato è un giovane che ha perso la retta via mentre, nel presente, è un uomo pentito, anche se ancora innamorato. Petrarca ha una concezione dell'amore terrena. Nel sonetto Padre del ciel, dopo i perduti giorni, Petrarca, oltre ad essere pentito dei suoi gravi errori giovanili, prega Dio affinché lo liberi dal peccato e gli confessa le proprie colpe.
Era il giorno ch’al sol si scolorano (pag. 1089)
Rievocazione dell’innamoramento (6 aprile 1327 nella chiesa di S. Chiara). La ricorrenza, luttuosa per la cristianità, faceva escludere al poeta il rischio di un assalto d’Amore; così che, quando invece questo si verificò, egli era del tutto impreparato a difendersi. Il significato della viceda del poeta: un traviamento morale, causato da un improvviso ma prolungato oscuramento del sentimento della divinità. Composto tra il 30 novembre 1348 e il 6 aprile 1349.
Movesi il vecchierel canuto et biancho (pag. 1099)
Sonetto scritto in occasione di un viaggio a Roma nel 1337. Ccome un vecchio si mette devotamente in cammino verso Roma per vedere la Veronica, così il poeta cerca in ogni volto quello della donna amata. Dema del viaggio e della lontananza. Esempio di commistione di temi sacri e temi profani.
Erano i capei d’oro a l’aura sparsi (pag. 1112)
Sono trascorsi molti anni dal giorno del primo incontro con Laura e dall’innamoramento, ma l’amore del poeta non diminuisce, nonostante del progressivo venir meno della bellezza fisica della donna. Tetrarca avrebbe composto questo sonetto in risposta alle perplessità suscitate dalla vista di Laura in alcuni conoscenti accorsi ad Avignone per vedere la già leggendaria ispiratrice del poeta. Le donne di Guinizzelli, Cavalcanti e Dante sono angelicate, mentre Petrarca ricorda Laura come era da giovane perché, ora, è invecchiata.
Parafrasi: Erano i capelli biondi come l'oro, che gli si avvolgevano in mille nodi, sparsi al vento e ardeva oltre misura l'incantevole luce di quei begli occhi che ora ne sono così privi; e mi pareva, non so se si trattasse di verità o illusione, che il suo viso manifestasse un'espressione di compassione verso di me: io che avevo un'indole incline ad amare, quale meraviglia se arsi immediatamente d'amore per lei? Il suo andare non era una cosa mortale, ma di natura angelica, e le parole avevano un suono diverso da una voce umana. Uno spirito celeste, un sole vivente fu quello che vidi; e se pure ora non fosse più quello che era un tempo, la mia ferita d'amore non può guarire solo perché si è allentato l'arco.
Chiare, fresche et dolci acque (pag. 1115)
Di Laura non viene fornito un ritratto ma il poeta ci dà solo dei brevi cenni (, , ecc.) che rispondono ai modelli cortesi e stilnovistici, tanto più che Petrarca rimane talmente stupito dalla sua bellezza da affermare che è sicuramente una creatura paradisiaca.
Inoltre, l'aspetto di Laura trova riscontro e quasi una glorificazione nella natura idilliaca in cui è immersa. Il paesaggio è molto vago (anche se alcuni studiosi pensano che sia un luogo nei pressi di Valchiusa, forse bagnato dal Sorga) e allo stesso tempo è descritto minuziosamente, con le sue acque limpide, le erbe fiorite, l'aria serena, i rami degli alberi dai quali piovono fiori che, creando una nube intorno a Laura, celebrano la sua bellezza, ecc. Per questi motivi, è quello descritto un luogo simbolico, fortemente stilizzato e sublimato dal poeta. Laura è una creatura divina ma, tuttavia, è glorificata dal paesaggio idilliaco. Il poeta, però, non può far altro che ricordare perché se la natura è capace di generare luoghi talmente ameni, d'altro canto comprende anche la morte, quel dell'arrivo del quale il poeta è consapevole. Nel sonetto Erano i capei d'oro a l'aura sparsi il poeta, prendendo spunto dai capelli di Laura arriva a lodarla in maniera stilnovistica constatando, però, l'inevitabile azione devastatrice che il tempo ha verso di lei. In questa canzone, invece, il poeta, sempre lodando Laura nella sua bellezza paradisiaca, pensa alla sua morte, cioè all'azione che il tempo ha su di lui, e spera che Laura abbia il potere di fargli ottenere il perdono del cielo.

Passa la nave mia colma d’oblio (pag. 1132)
Parafrasi: La mia nave, piena di dimenticanza, passa attraverso un mare tempestoso, a mezzanotte, in pieno inverno, tra Scilla e Cariddi; e al timone c'è il mio signore (Amore), anzi il mio nemico; a ciascun remo siede un pensiero pronto a venirmi in mente e malvagio, che sembra schernire la tempesta e il naufragio; un vento umido ed eterno di sospiri, di speranze e di desiderio rompe la vela; una pioggia di lacrime e una nebbia di sdegni bagnano e allentano le già provate sàrtie, che sono fatte di errori intrecciati di ignoranza. Si nascondono le mie due dolci e solite stelle; la scienza teorica e quella pratica sono morte fra le onde a tal punto che incomincio a disperare del porto.
È qui ampliata la metafora vita = navigazione in una vasta rappresentazione allegorica in cui si trovano i segni caratterizzanti della sua condizione esistenziale.
Se lamentar augelli, o verdi fronde (pag. 1142)
Il poeta, ascoltando i rumori della natura nella quale era solito immaginare Laura (i versi degli uccelli, il fruscìo delle foglie esposte alla brezza estiva, il delle onde) e ammirandone i prati fioriti e freschi, ricorda tristemente la donna amata.
Anche nel sonetto Solo e pensoso il poeta si pone in un simile atteggiamento, in quanto cerca di nascondersi dalla vergogna suscitata dal suo amore clandestino fuggendo in un luogo aspro e selvaggio. I tòpoi del paesaggio sono la natura incontaminata, le acque limpide con il loro , i prati fioriti e i versi degli uccelli in lontananza. L'autore è disperato per la morte di Laura mentre ella lo consola dicendogli che quella che sembra la morte in realtà è l'inizio di una vita migliore, quella dell'anima.
Laura, parlando direttamente al poeta, diventa più umana nei suoi confronti, ma questo atteggiamento è solo quello che il poeta avrebbe voluto ricevere da lei quando era viva.
I’ vo piangendo i miei passati tempi (pag. 1155)
Ultimo sonetto del canzoniere in cui c’è la dichiarazione del pentimento per l’amore terreno dedicato a Laura, e la richiesta dell’aiuto divino per superare i suoi limiti e prepararsi degnamente alla morte. Sono presenti il senso di stanchezza e il bisogno di conversione e di pace; il tema religioso conclude l’opera con il rinnegamento finale della sua prevalente tematica erotica.
Vergine bella, che di sol vestita (pag. 1156)
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………
Solo et pensoso i più deserti campi (pag. 1167)
Parafrasi: Solo e pensoso vado misurando lentamente i luoghi più deserti e volgo attorno con attenzione lo sguardo per evitare luoghi segnati da tracce umane.
Non trovo altro riparo che mi permetta di sfuggire all'evidente accorgersi della mia condizione da parte degli altri, infatti dai miei atteggiamenti mesti si comprende chiaramente come io arda dentro di me: tanto che io ormai sono persuaso che monti, campagne, fiumi, selve avvertano di quale genere sia la mia vita che nascondo all'indiscrezione degli altri. Ma tuttavia non riesco a trovare vie così aspre e selvagge tali che Amore non torni sempre parlando con me, ed io con lui.
Alla solitudine dei luoghi cercati dal poeta corrisponde un bisogno di protezione dai pettegolezzi degli altri. Inoltre, la tristezza di questi luoghi corrisponde all'atmosfera che traspare dal sonetto grazie all'uso della v. Nel sonetto non è rappresentata una tipica situazione cortese perché gli stilnovisti cercavano uno per proteggere la dignità della donna amata, mentre Petrarca vuole difendere se stesso.
In questo sonetto il poeta esprime un dolore concentrato, di cui però, non conosciamo la causa. Laura non è menzionata; il paesaggio non è descritto. Non sappiamo l’esatta causa della sua inquietudine, anche se la si può intuire, ma certo sappiamo che è inquieto. Questa condizione di profondo dissidio si esprime nel testo attraverso una serie di opposizioni e di antitesi che alludono ad una condizione conflittuale. Il sonetto si chiude con l’immagine di un ideale colloquio con Amore: dunque solitudine significa essere solo con il proprio tormento; il pensare si risolve in un colloquiare che rinnova l’angoscia. In questo sonetto Petrarca deve trattare delle proprie passioni, ma allo stesso tempo le deve dominare e controllare; infatti non scrive sotto l’urgere della passione, ma a distanza di tempo. “La tempesta delle passioni è già qui superata e risolta nel tono di confessione lucida, meditata, serena, sebbene tutta percorsa di fremiti e di dissidi segreti” (Sapegno).
Il ritmo è regolare, pacato, controllato, senza bruschi mutamenti che possano trasmettere l’idea di una scrittura compiuta sotto l’urgere della passione. In tutto il sonetto proemiale l’attenzione del poeta si concentra sullo stato di inquietudine dell’io e solo su quello, mentre tutto il resto passa in secondo piano.
Zephiro torna, e ‘l bel tempo rimena (pag. 1168)
Ritorna la primavera, tutta la natura è in fiore ed invita ogni creatura ad amare, diffondendo gioia e felicità. Solo il poeta è triste, poiché la sua amata è in cielo: per lui la natura primaverile è uno spettacolo di desolazione e di dolore. Laura è morta e la natura muore con lei. Il poeta è ormai in età avanzata e il ritorno della primavera con i suoi seducenti spettacoli naturali non lo attrae più e non lo consola, anzi, tutto contribuisce a ricordargli che Laura non c’è più. La sua sensibilità lo rende facilmente impressionabile ed impressionabile ed emozionabile. In questo sonetto la natura meravigliosa è contrapposta al cuore dolorante del poeta.

Esempio



  


  1. pippo

    parafrasi e analisi del sonetto io mi rivolgo indietro a ciascun passo