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Testo
FRANCESCO PETRARCA
Con Petrarca viene meno l’interesse per il tipo di ragionamento della filosofia scolastica (a formule/strutture fisse); con Petrarca si riscopre il latino classico, che era basato sulla retorica piuttosto che sulla dialettica: aveva uno stile più fluido e elegante. Ad esempio Cicerone varia il proprio stile a seconda di quello che scrive (lo stile storico è diverso dallo stile del trattato). Questo studio dei testi latini porta Petrarca a vedere che non c’è una gran differenza fra i testi latini e quelli cristiani: entrambi contengono espressioni di grandissimi valori etici e morali e diventano maestri di moralità per chi li legge. La filosofia di Petrarca non è più metafisica e scolastica: per Petrarca San Ambrogio (Treviri 333/334 o 339/340 – Milano 04.04.397) e San Agostino sono maestri di filosofia come Cicerone e Lucio Anneo Seneca (Lucius Annaeus Seneca) (Cordoba 4 a.C. – Roma 65 d.C.). La filosofia di Petrarca è di tipo morale: si concentra sull’uomo, ne analizza i problemi e lo aiuta a porsi delle domande; per tale motivo Petrarca è l’iniziatore questa idea, ovvero che lo studio delle Humanae Litterae (che raccolgono le opere storiche, filosofiche e letterarie) costituisca la base fondamentale della formazione dell’individuo [Studia Humanitatis]. In Petrarca c’è la necessità di andare oltre il Medioevo, di cui parla con criticità. In Petrarca il recupero dell’Antichità è quello dell’Antichità Romana: è lui che ritrova le epistole di Cicerone che nel Medioevo non erano conosciute. Petrarca si rifà all’Antichità latina perché, come già detto, si era perduta la conoscenza del Greco (che tornerà in Europa dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453). Petrarca è uno dei primi che tenta di studiare il Greco ma con scarso successo. Dopo il 1453 i dotti bizantini vanno in Occidente con i testi della grecità classica. Per Petrarca si ribalta la concezione verso la lingua latina: per Dante è importante il volgare mentre per Petrarca è più importante il latino: scrive soprattutto opere in latino dove si aspetta la gloria poetica futura e dice che le opere in volgare sono secondarie. Per Petrarca parliamo di due filoni di produzione in latino:
- Riprende la tradizione di prosa e quella di poesia classiche e costruisce opere latine che si rifanno esattamente a quei modelli
- Opere in cui Petrarca fonde tradizione classica e pensiero cristiano, dove è più profonda la meditazione cristiana
Al primo gruppo appartiene l’Africa, un poema incompiuto in esametri nel quale Petrarca cerca di imitare l’Eneide di Publio Virgilio Marone (Publius Vergilius Maro) (Andes 15.10.70 – Brindisi 22.09.19 a.C.) per celebrare la Seconda Guerra Punica (218 – 202 a.C.). è incompiuto perché Petrarca ha la vocazione più per la poesia lirica che per l’epica.
Sempre di Petrarca è un vasto Epistolario, del quale possediamo numerose raccolte, tre essenzialmente: Familiares (dove sono importanti un gruppo di epistole chiamate Sine nomine), Seniles e Metricae. Il modello è quello dell’epistola latina (tranne che per le Metricae). Nella letteratura latina l’epistola poteva avere carattere di corrispondenza privata, oppure poteva rientrare in un genere letterario/filosofico o ancora poteva essere destinata alla pubblicazione. Destinate a corrispondenza privata con amici e familiari erano, ad esempio, quelle di Cicerone, scritte in un latino più basso. È uno stile retoricamente meno elaborato rispetto a quello delle orazioni. Le epistole di Seneca (ad esempio quelle Ad Lucilium) sono destinate alla pubblicazione. Hanno un destinatario principale, Lucilio, che è un allievo di Seneca. Queste lettere costituiscono un’opera filosofica dove Seneca espone i principi della sua filosofia. Nelle Familiares e nelle Seniles Petrarca fonde le due tradizioni ciceroniane e senecane: hanno un destinatario e sembrano apparentemente destinate alla comunicazione privata, ma nelle quali Petrarca tende a dare un ritratto ideale di sé. Infatti Petrarca ci vuole dare l’immagine di un intellettuale preso da studi e da dubbi esistenziali: è un essere problematico che non ha le certezze di Dante sia come lavoro sia come fede. Ciò comporta che Petrarca non lega le epistole a un’occasione precisa ma vi toglie qualsiasi riferimento a situazioni particolari: impedisce un riconoscimento della situazione e dell’evento. Lo scopo è una vera e propria opera letteraria destinata alla pubblicazione. In queste epistole dietro la comunicazione diretta c’è la necessità di Petrarca di mostrarsi come intellettuale cristiano. I destinatari di queste lettere sono suoi amici, sebbene comunque alla fine delle Familiari vi sia un gruppo di epistole indirizzate a uomini dell’Antichità e si vede come l’interlocutore è un uomo antico. In queste lettere c’è un intellettuale moderno (Petrarca) che dialoga con intellettuali dell’Antichità. Inoltre un’epistola nelle Seniles è indirizzata ai posteri (ad posteros). Petrarca ha coscienza del valore dell’opera e vuole come interlocutrici dirette le generazioni future. Le Sine nomine hanno segreto il destinatario perché parlano di attualità compromettenti e scottanti. Le Familiares contengono le lettere più antiche, le Seniles quelle della maturità, le Metricae sono epistole scritte in versi sul modello latino.
Petrarca scrisse anche opere storiche in latino, come il De viris illustribus, che raccoglie le biografie di importanti personaggi antichi. Questo testo è costruito sulla tradizione biografica romana, da Cornelio Nepote (Cornelius Nepos) (Gallia Cisalpina 100 – 30 a.C.) e Gaio Svetonio Tranquillo (Gaius Suetonius Tranquillus) (Roma 75 – 140 d.C.), che avrà grande sviluppo nell’Umanesimo.
Per quanto riguarda le opere latine d’ispirazione cristiana abbiamo il Secretum, che è un dialogo che si rifà ai due modelli dialogici dell’Antichità classica greca e latina:
- Dialogo di tipo platonico: binario e chiuso, con solo due interlocutori: l’allievo e il maestro, dove questo tramite un processo maieutico fa portare alla luce una verità innata.
- Dialogo di tipo ciceroniano: con due, tre o quattro interlocutori, nel quale ognuno è sostenitore di tesi diverse e contrapposte e solo un personaggio è il portavoce di Cicerone, che lascia comunque lo spazio anche alle altre opinioni. Il modello ciceroniano perché è il tipo di struttura che l’autore latino userà per le sue opere filosofiche, permettendo la trattazione in lingua latina delle idee greche.
Quando Petrarca scrive il Secretum ha ben presente i dialoghi di Cicerone e questo dialogo è fra Francesco (appunto Petrarca) e San Agostino, alla presenza muta della Verità (in questo modo Petrarca si rifà anche a Boezio). Il Secretum è importante perché tratta argomenti ripresi e approfonditi nel Canzoniere. È diviso in tre libri, nei quali si trattano argomenti precisi:
- Primo libro: Petrarca si lamenta con Agostino della propria insufficienza di cristiano; sente la propria vita come peccaminosa, vorrebbe avvicinarsi a Dio ma è debole e vinto dal peccato. Da questo emerge un tratto fondamentale della sua poesia: il conflitto interiore, l’esame di coscienza e l’aspirazione a diventare un buon cristiano. Petrarca è diverso da Dante perché parla dell’aspirazione a diventare un ottimo cristiano che però non avviene a causa del peccato mortale. Inoltre mentre Dante parla dell’Aldilà, Petrarca si concentra sul mondo terreno, che secondo lui è più concreto.
- Secondo libro: Petrarca passa in rassegna i sette peccati capitali e vede che quello che più gli si addice è l’accidia, ovvero la pigrizia. Petrarca sente il bisogno di fare qualcosa ma sente la volontà così debole che capisce di non poter far nulla. Nel Medioevo l’accidia era un peccato. Di questa Marco Sant’Agata, uno studioso di Petrarca, ne parla come della moderna depressione: la trasferisce dal campo morale a quello medico.
- Terzo libro: Petrarca si concentra su quelli che sono i suoi peccati più caratteristici: l’amore per Laura e l’amore per la gloria terrena di poeta. Petrarca sente questi due come dati tipici della sua anima, come peccati a cui non sa rinunciare. Allora Agostino cerca di convincere Petrarca ad una conversione definitiva, che però non avviene perché il poeta non riesce a staccarsi da questi due peccati. Inoltre in questo libro viene chiarita la posizione di Petrarca verso l’Aldilà: per lui, a differenza di Dante, non ha un vero e proprio volto, ma è un salto nel vuoto dalla sicurezza del mondo terreno.
Nel Secretum Agostino rappresenta una delle facce di Petrarca: il libro può essere interpretato come dialogo fra il poeta stesso (o meglio, come dialogo fra le due facce del poeta). Un aspetto del poeta è rappresentato da Francesco, l’altro appunto da Agostino, proiezione di Petrarca. È un esame di coscienza dove Francesco è la parte più debole, mentre Agostino è quella a cui Petrarca aspira a diventare.
Di Petrarca abbiamo inoltre alte due opere dialogiche di ispirazione cristiana fusa con quella classica: il De vita solitaria e il De otio religioso. Nel primo è esaltata la figura dell’intellettuale che vive isolato, da solo con io propri libri e le proprie opere. In questo libro Petrarca fa il ritratto ideale dell’intellettuale, che corrisponde al ritratto di sé e anticipa quello dell’intellettuale dell’Umanesimo. La seconda opera è invece più tradizionale perché è la celebrazione della vita monastica, ovvero di coloro che si ritirano dal mondo per servire Dio. Questa opera Petrarca la dedica al fratello Gherardo, che nel 1343 si fa monaco certosino. Questo confronto col fratello torna anche nella celebre epistola delle Familiares chiamata Ascensione al Monte Ventoso, nella quale Petrarca descrive la sua salita, insieme al fratello, dell’odierno Mont Ventou in Provenza, in qualità di semplice turista [talvolta infatti Petrarca verrà definito come “il primo turista” della storia].
Petrarca scrive due opere in volgare: il Canzoniere, il cui titolo originale è Rerum Vulgarium Fragmenta, e i Trionfi. L’autore apparentemente dichiara di aspettarsi la gloria dovuta alla sua produzione in latino, in realtà lo conosciamo più per le opere in volgare che per quelle in latino. Questa sua dichiarazione è una posa apparente, perché Petrarca ha curato allo stesso modo le opere latine e quelle volgari. Petrarca inizia a lavorare al Canzoniere nel 1335 e lo porterà avanti per tutto il resto della sua vita, dunque fino al 1374. Del Canzoniere abbiamo due manoscritti autografi (ovvero scritti da Petrarca stesso di suo pugno) e entrambi sono conservati nelle Biblioteche Vaticane; sono:
- Vaticano latino 3195
- Vaticano latino 3196 o anche Codice degli abbozzi
Il Canzoniere è stato scritto. Come per le epistole, in varie fasi dall’autore, che lo cambia spesso aggiungendoci nuove poesie, cambiando posto ad alcune e a volte cambiandone anche il contenuto stesso. Uno studioso americano di Petrarca, Henry Wilkins (che scrive Una vita di Petrarca), sostiene che il Canzoniere prima di arrivare a noi è passato a nove differenti stesure. Nel Vaticano latino 3196 sono rappresentate queste fasi: ci fa vedere come sia il risultato finale e come fosse l’originale. Il Canzoniere è costituito da 366 componimenti: la maggior parte sono sonetti, poi canzoni e madrigali (breve componimento con schema metrico fisso, di contenuto pastorale). Si tratta di poesie compiute in sé stesse ma il problema è che sono inserite in un’opera organica, dunque hanno valore in sé e valore nell’organico dell’opera, a differenza di ciò che è avvenuto per le Rime di Dante. Le poesie sono divise in:
- In vita
- In morte di Laura: questa muore nel 1348, a causa della peste nera
Tutte le poesie che Petrarca finge siano state scritte prima della sua morte (266 componimenti) sono racchiuse nel primo gruppo; le altre riflessioni su Laura già morta vanno dal componimento 267 in poi. L’ordine che dà Petrarca è un ordine cronologico ideale, infatti delle poesie del primo gruppo possono trovarsi nel secondo e viceversa.
Petrarca ha sempre presente l’opera di Dante ma non lo nomina mai direttamente, perché si tratta di un rapporto problematico. Infatti Petrarca ne avverte la grandezza, ma la poesia di Petrarca cambia rotta e si occupa della coscienza lacerata e divisa. Il confronto tematico e linguistico fra i due è comunque sempre presente. Petrarca vorrebbe scrivere un’opera narrativa continua (come la Divina Commedia), però la struttura stessa della sua anima non glielo permette e perciò sceglie di scrivere delle poesie divise, sebbene alcune siano poi collegate per argomenti (ad esempio le prime 10 poesie trattano dell’innamoramento di Laura) o per soluzioni stilistiche. Per questi motivi il Canzoniere si muove a metà fra il frammento e l’opera globale.
Il linguaggio volgare di Petrarca è più semplice di quello di Dante per diversi motivi:
- Motivo storico, per cui i letterati italiani hanno mantenuto lo stesso linguaggio per la divisione tra la lingua scritta e la lingua parlata [motivo extratesto]
- Scelta precisa di Petrarca, il quale, a differenza di Dante, scrive in uno stile medio che elimina le punte più alte del linguaggio (presenti nel Paradiso della Divina Commedia) ma anche quelle più basse. Petrarca usa una lingua più concreta, sebbene generica, e non si sofferma a descrizioni minuziose di Laura e di dove è. È un linguaggio che risente del latino classico riscoperto.
Gianfranco Contini, che ha curato l’edizione critica del Canzoniere, individua due linee tematiche che caratterizzano la letteratura italiana nei secoli futuri:
- Prospettiva dantesca: plurilinguistica e pluristilistica.
- Prospettiva petrarchesca: monolinguistica e monostilistica.
CANZONIERE di Francesco Petrarca
Petrarca scrive due opere in volgare: il Canzoniere, il cui titolo originale è Rerum Vulgarium Fragmenta, e i Trionfi. L’autore apparentemente dichiara di aspettarsi la gloria dovuta alla sua produzione in latino, in realtà lo conosciamo più per le opere in volgare che per quelle in latino. Questa sua dichiarazione è una posa apparente, perché Petrarca ha curato allo stesso modo le opere latine e quelle volgari. Petrarca inizia a lavorare al Canzoniere nel 1335 e lo porterà avanti per tutto il resto della sua vita, dunque fino al 1374. Del Canzoniere abbiamo due manoscritti autografi (ovvero scritti da Petrarca stesso di suo pugno) e entrambi sono conservati nelle Biblioteche Vaticane; sono:
- Vaticano latino 3195
- Vaticano latino 3196 o anche Codice degli abbozzi
Il Canzoniere è stato scritto. Come per le epistole, in varie fasi dall’autore, che lo cambia spesso aggiungendoci nuove poesie, cambiando posto ad alcune e a volte cambiandone anche il contenuto stesso. Uno studioso americano di Petrarca, Henry Wilkins (che scrive Una vita di Petrarca), sostiene che il Canzoniere prima di arrivare a noi è passato a nove differenti stesure. Nel Vaticano latino 3196 sono rappresentate queste fasi: ci fa vedere come sia il risultato finale e come fosse l’originale. Il Canzoniere è costituito da 366 componimenti: la maggior parte sono sonetti, poi canzoni e madrigali (breve componimento con schema metrico fisso, di contenuto pastorale). Si tratta di poesie compiute in sé stesse ma il problema è che sono inserite in un’opera organica, dunque hanno valore in sé e valore nell’organico dell’opera, a differenza di ciò che è avvenuto per le Rime di Dante. Le poesie sono divise in:
- In vita
- In morte di Laura: questa muore nel 1348, a causa della peste nera
Tutte le poesie che Petrarca finge siano state scritte prima della sua morte (266 componimenti) sono racchiuse nel primo gruppo; le altre riflessioni su Laura già morta vanno dal componimento 267 in poi. L’ordine che dà Petrarca è un ordine cronologico ideale, infatti delle poesie del primo gruppo possono trovarsi nel secondo e viceversa.
Petrarca ha sempre presente l’opera di Dante ma non lo nomina mai direttamente, perché si tratta di un rapporto problematico. Infatti Petrarca ne avverte la grandezza, ma la poesia di Petrarca cambia rotta e si occupa della coscienza lacerata e divisa. Il confronto tematico e linguistico fra i due è comunque sempre presente. Petrarca vorrebbe scrivere un’opera narrativa continua (come la Divina Commedia), però la struttura stessa della sua anima non glielo permette e perciò sceglie di scrivere delle poesie divise, sebbene alcune siano poi collegate per argomenti (ad esempio le prime 10 poesie trattano dell’innamoramento di Laura) o per soluzioni stilistiche. Per questi motivi il Canzoniere si muove a metà fra il frammento e l’opera globale.
Il linguaggio volgare di Petrarca è più semplice di quello di Dante per diversi motivi:
- Motivo storico, per cui i letterati italiani hanno mantenuto lo stesso linguaggio per la divisione tra la lingua scritta e la lingua parlata [motivo extratesto]
- Scelta precisa di Petrarca, il quale, a differenza di Dante, scrive in uno stile medio che elimina le punte più alte del linguaggio (presenti nel Paradiso della Divina Commedia) ma anche quelle più basse. Petrarca usa una lingua più concreta, sebbene generica, e non si sofferma a descrizioni minuziose di Laura e di dove è. È un linguaggio che risente del latino classico riscoperto.
Gianfranco Contini, che ha curato l’edizione critica del Canzoniere, individua due linee tematiche che caratterizzano la letteratura italiana nei secoli futuri:
- Prospettiva dantesca: plurilinguistica e pluristilistica.
- Prospettiva petrarchesca: monolinguistica e monostilistica.
VOI CH’ASCOLTATE IN RIME SPARSE IL SUONO
Parafrasi
Oh voi lettori, che ascoltate in queste poesie l’eco (il ricordo) di quei sospiri d’amore di cui io nutrivo il mio animo all’epoca della mia giovinezza, quando si sbaglia facilmente ed ero in parte un uomo diverso da quello che sono ora, spero di trovare pietà e perdono nello stile mutevole in cui io piango e mi lamento fra i muti di speranze e i muti di dolore presso coloro che per esperienza conoscono l’amore. ma capisco molto bene che un tempo sono stato motivo di chiacchiere per tutta la gente , per cui mi vergogno di me stesso e il frutto del mio vaneggiamento è la vergogna e il pentimento e riconoscere chiaramente che tutto ciò che è gradito al mondo, è un sogno destinato a svanire.
Commento
Questo sonetto proemiale è stato composto nel 1348 (dopo la peste nera e la morte di Laura a causa di questa) e posto nel Canzoniere nel 1350. È una meditazione sul significato globale dell’opera quando questa sta assumendo l’ultima forma.
Nella prima quartina c’è un voi (v.1) vocativo, che rappresenta il pubblico che legge il Canzoniere, che ha la possibilità di capire Petrarca e il suo peccato d’amore, perché questo stesso pubblico ha vissuto una storia d’amore infelice e può capire quello che prova l’autore. Qui Petrarca non parla in maniera generalizzata ma parla proprio di sé (io v.2) e toglie l’Ego Ontologico e le allegorie. Il pubblico qui ha un rapporto di proiezione-identificazione con l’autore. La costruzione con voi al verso 1 e io al verso 2 è un anticipazione della costruzione del Canzoniere, dove l’amore per Laura è un pretesto attraverso il quale Petrarca analizza sé stesso e per mettere in evidenza i suoi continui stati d’animo.
Rime sparse (v.1) è un riferimento al titolo originario del Canzoniere, e contiene inoltre un commento negativo: le poesie non sono unite perché non è unito l’animo del poeta.
Sparse (v.1), suono (v.1) e sospiri (v.2) sono legati da un’allitterazione in ‘s’: la poesia con i suoni riesce a comunicare al lettore i sospiri di quando si leggono poesie d’amore.
Al verso 2 c’è il nutrirsi (nudriva) della sofferenza dell’amore.
Al verso 3 c’è l’amore che nasce in giovinezza e che subito si qualifica come peccato (primo giovenil errore) dal punto di vista del Petrarca cristiano.
Al verso 4 ci sono due cesure, la prima dopo era e la seconda dopo uom. Qui si riscontra un tema fondamentale del Canzoniere: i tempi dei verbi sono presente e imperfetto: con questo Petrarca ci vuole comunicare un cambiamento, perché è tempo passato e la situazione è cambiata. Era (v.4) e sono (v.4) vengono posti ai punti estremi del verso. Sempre al verso 4 in parte dice che il poeta dalla gioventù è cambiato ma non del tutto. Un tema fondamentale della lirica petrarchesca è infatti il tempo che porta anche dei cambiamenti interni.
In questa prima quartina è presentato lo schema soggetto + verbo + oggetto della sofferenza; nella seconda quartina invece c’è oggetto + verbo + soggetto: è dunque invertito l’ordine [chiasmo].
Vario stile (v.5) si riferisce, con connotazione negativa, anche ai diversi toni che Petrarca usa nel corso del Canzoniere: abitualmente Petrarca scrive in uno stile medio, lineare, comprensibile, armonico, bilanciato e classico, talvolta però nel Canzoniere a mo’ di variatio Petrarca inserisce sonetti e canzoni in uno stile più difficile (sul modello del Trobar Clus).
Ai versi 5 e 6 è presente un chiasmo [a-b - b-a]: piango (a) et ragiono (b) vane speranze (b) van dolore (a). il chiasmo indica cambiamento e trasformazione, che qui riguarda l’animo di Petrarca. In questo sonetto si alternano speranza e dolore, che rimandano alle facoltà dell’anima, in particolar modo allo spiritus fantasticus e all’imaginatio. Infatti l’anima di Petrarca è così carica di peccato che passa continuamente dalla speranza al dolore senza che la ragione possa placare questo conflitto (ad esempio Petrarca a volte vede Laura come una sorta di visione).
Al verso 6 speranze e dolore hanno il medesimo attributo: vano (vane e van), in quanto a Petrarca interessa il conflitto interiore con da una parte la ratio e dall’altra l’imaginatio e lo spiritus fantasticus. Questi ultimi due non riescono a uscire da loro stessi a causa del peccato. È un fardello emotivo talmente forte che Petrarca scambia l’immagine di Laura con quella di altre donne o la vede in luoghi in cui è possibile che ella si trovi.
Al verso 7 Petrarca si rivolge di nuovo al pubblico (chi per prova intenda amore).
Al verso 8 pietà e perdono sono sentimenti cristiani che Petrarca chiede al pubblico.
Tutto il sonetto ha un’allitterazione in ‘s’, ‘v’ e ‘p’ a indicare i sospiri, i rimpianti e le considerazioni del testo. Le quartine sono il tentativo di trovare comprensione nel pubblico; le terzine sono il cambiamento di scena (ma v.9), presentano l’esame di coscienza del poeta.
Al verso 9 veggio indica il vedere legato alla ragione; popol tutto indica la gente che lo circonda e non indica quindi il suo pubblico.
Al verso 10 favola intende una diceria negativa (riferimento al rapporto problematico con la gente)
Al verso 11 vergogno indica il risultato della presa di coscienza, ovvero la vergogna che prova di sé.
Al verso 12 ‘l frutto si ricollega alla vergogna del vero precedente.
Al verso 13 ‘l pentersi è il secondo risultato della presa di coscienza, appunto il pentirsi.
Al verso 14 c’è una citazione indiretta dal primo verso delle Ecclesiaste Ochoelet, contenuto nell’Antico Testamento della Bibbia, che è un libro meditativo e sapienziale (come anche i Salmi e il Libro di Giobbe): .
Le terzine sono legate dall’allitterazione in ‘v’: al verso 11 la ‘v’ indica il verbo vergognarsi (vergogno) mentre al verso 12 è sostantivo vergogna.
Petrarca avrebbe voluto che i beni della terra (amore e gloria poetica) durassero in eterno, ma breve sogno (v.14) indica che sono destinati scomparire. Per Petrarca la morte è più drammatica che per Dante. Petrarca è cristiano ma non ha certezze sull’Aldilà forti come quelle che ha il sommo poeta.
ERA IL GIORNO CH’AL SOL SI SCOLORARO
Parafrasi
Era il giorno in cui al sole si scolorirono i raggi per pietà del suo creatore (Dio), quando io fui catturato (dall’amore), e non me ne difesi, poiché i vostri begli occhi, donna, mi legarono (a sé).
Non mi pareva momento da difendersi dagli assalti d’Amore: perciò ero tranquillo senza timore: per cui i miei lamenti cominciarono in mezzo alla sofferenza generale.
Amore mi trovò del tutto disarmato e (trovò) aperta la via al cuore attraverso gli occhi, i quali sono diventati porta e passaggio di lagrime: perciò a mio giudizio (ad Amore) non gli fece onore ferire me con una freccia (mentre ero) in quello stato, (e) non mostrare neppure l’arco a voi (a Laura) ben armata (o ben difesa).
Commento
Questo sonetto fa parte dei sei sonetti introduttivi, che sono legati dagli stessi temi: l’amore per Laura e il primo incontro fra i due, che avviene il 6 aprile 1327. Petrarca dice che era il venerdì santo ma in realtà il 6.4.1327 fu un lunedì. Petrarca cambia le date perché il Canzoniere è una autobiografia simbolica e non reale: Petrarca vuole stabilire un parallelo fra sé e Cristo.
In questa poesia c’è la fusione tipica di Petrarca tra temi cristiani e temi delle poesie d’amore (dai poeti cortesi agli stilnovisti).
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Sto cercando un commento dell'Epistola ai posteri di Petrarca.
: questo sonetto petrarca intellettuale I