Materie: | Appunti |
Categoria: | Letteratura |
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Data: | 27.10.2000 |
Numero di pagine: | 9 |
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Testo
CANTO XI
1. O insensata cura de’ mortali,
2. quanto son difettivi sillogismi
3. quei che ti fanno in basso batter l’ali!
4. Chi dietro a iura e chi ad aforismi
5. sen giva, e chi seguendo sacerdozio,
6. e chi regnar per forza e per sofismi,
7. e chi rubare e chi civil negozio,
8. chi nel diletto de la carne involto
9. s’affatica e chi si dava a l’ozio,
10. quando, da tutte queste cose sciolto,
11. con Beatrice m’era suso in cielo
12. cotanto gloriosamente accolto.
13. Poi che ciascuno fu tornato ne lo
14. punto del cerchio in che avanti s’era,
15. fermassi, come a candellier candelo.
16. E io senti’ dentro a quella lumera
17. che pria m’aveva parlato, sorridendo
18. incominciar, faccendosi più mera:
19. “Così com’io del suo raggio risplendo,
20. sì, riguardando ne le luce etterna,
21. li tuoi pensieri onde cagioni apprendo.
22. Tu dubbi, e hai voler che si ricerca
23. in sì aperta e’n distesa lingua
24. lo dicer mio, ch’al tuo sentir si sterna,
25. ove dinanzi dissi: “U’ bens’impingua”,
26. e là u’dissi: “Non nacque il secondo;”
27. e qui è uopo che ben si distingua.
28. La provedenza, che governa il mondo
29. con quel consiglio nel quale ogne aspetto
30. creato è vinto pria che vada al fondo,
31. però che andasse ver’ lo suo diletto
32. la sposa di colui ch’ad alte grida
33. disposò lei col sangue benedetto,
34. in sé sicura e anche a lui più fida,
35. due principi ordinò in suo favore,
O dissennata sollecitudine degli uomini, quanto sono erronei quei ragionamenti che ti fanno volgere verso gli interessi mondani.
Chi attendeva, si dedicava allo studio del diritto e si faceva giurista ed avocato, chi si volgeva allo studio della medicina, chi andava alla ricerca dei benefici ecclesiastici per lucro e chi cercava di inseguire e mantenere il potere politico con la violenza e con la frode, e chi si sforzava di rubare e chi, sempre per guadagno, si prendeva cura di amministrazioni pubbliche e private, e chi immerso nei piaceri della carne, nella lussuria, cercava in essi, ma in modi travagliosi, soddisfazione; c’era poi chi s’abbandonava all’ozio: invece io libero da queste insensate preoccupazioni, lassù, in paradiso, ero con Beatrice accolto nella gloria dei cieli dei beati.
Dopo che ognuno dei dodici spiriti sapienti, disposti in forma circolare, fu tornato nel punto del cerchio dove si trovava prima di muoversi a danza intorno a Beatrice e a Dante, si fermò immobile, come una candela fissa sul candeliere.
Ed io sentii dentro, movendosi dall’interno di quell’anima luminosa che mi aveva parlato prima e che ora si faceva più chiara, mentre sorrideva iniziò il seguente discorso:
“ Come io risplendo dalla luce che mi giunge da Dio, così guardando in essa luce divina conosco le cause da cui derivano i tuoi pensieri”
“Tu dubiti e desideri che il mio discorso sia chiarito in parole aperte, evidenti e diffuse, in modo che esso si appiani in forma chiara davanti alla tua intelligenza, in modo, cioè, che ciò che ho detto sia a te intelligibile, circa il punto in cui affermai: e circa l’altro punto dove dissi: , ma qui per la soluzione di questi dubbi, è opportuno procedere con le necessarie distinzioni.”
La provvidenza divina, che governa le vicende umane con sapienza così profonda e così impenetrabile che davanti ad essa ogni negligenza di essere creato, angeli o uomini, è vinta, si rivela impotente prima ancora di riuscire a penetrare al fondo di essa, la Chiesa procede verso il suo amato Cristo, con maggior sicurezza in se stessa e con più costante fedeltà al suo sposo, mandò sulla terra in favore di lei due capi, fondatori di due ordini
36. L’un fu tutto serafico in ardore,
37. l’altro per sapienza in terra fue
38. di cherubica luce uno splendore.
39. De l’un dirò, però che d’amendue
40. si dice l’un pregiando, qual ch’om prende,
41. perch’ad un fine fur l’opere sue.
42. Intra Tupino e l’acqua che discende
43. del colle eletto dal beato Ubaldo,
44. fertile costa d’alto monte pende,
45. onde Perugina sente freddo e caldo
46. da Porta Sole; e di rietro le piange
47. per grave giogo Nocra con Gualdo.
48. Di questa costa, là dov’ella frange
49. più sua rattezza, nacque al mondo un sole,
50. come fa questo talvolta di Gange.
51. Però che d’esso loco fa parole,
52. non dica Ascesi, che direbbe corto,
53. ma Oriente, se proprio dir vuole.
54. Non era ancor molto lontan l’orto,
55. ch’el cominciò a far sentir la terra
56. de la sua gran virtute alcun conforto,
57. chè per tal donna. Giovinetto, in guerra
58. del padre corse, a cui, come a la morte,
59. la porta del piacer nessun diserra;
60. e dinanzi a la sua spiritual corte
61. et coram patre le si fece unito;
62. poscia di lì in dì l’amo più forte.
63. Questa, privata del primo marito,
64. millecent’anni e più dispetta e scura
65. fino a costui si stette senza invito;
66. né valse udir che la trovò sicura
67. con Amiclate, al suon de la sua voce,
68. colui ch’a tutto’l mondo fè paura
69. né valse esser costante né feroce,
70. sì che, dove Maria rimase giuso,
71. ella con Cristo pianse in su la croce.
monastici che le facessero da guida : da una parte con la carità e dall’altra con la sapienza.
L’uno –Francesco- si distinse per il suo ardore di carità, come un serafino, l’altro -Domenico- fu in terra, per la profonda sapienza acquisita, splendente come un cherubino.
Parlerò di uno solo dei due santi per il fatto che lodando uno si celebrano entrambi, qualunque dei due si scelga, in quanto le loro opere furono volte ad un medesimo fine.
Fra il fiume Tupino e il fiume Chiascio, discende verso la pianura una fertile costa che si appoggia ad un monte, dal quale Perugina riceve le correnti fredde e calde dalla parte di Porte Sole: e sulla parte opposta Nocera Umbra e Gualdo Tadino piangono, soffrono per il pesante giogo costituito da quel massiccio montano.
Nella città collocata ai margini di questa fertile costa, proprio la dove essa spezza di più la sua ripidezza, diventa cioè meno ripida e si accosta alla pianura sottostante, nacque al mondo un sole e fu splendido e fecondo come questo sole che talvolta nasce dal Gange.
E perciò chi parla di quel luogo non dica più Assisi perché si esprimerebbe in modo inadeguato, ma dica Oriente, se vuole esprimersi in modi appropriati
Questo Sole, Francesco, non era molto lontano dal momento della nascita, era ancor parecchio giovane, quando cominciò con le sue opere a far sì che la terra sentisse qualche benefico influsso della sua straordinaria virtù, perché, pur essendo ancora giovane affrontò la collera del padre per amore di una donna(la povertà), tale che nessuno a lei apre la porta del piacere, come nessuno accoglie anzi respinge la morte; e davanti alla curia vescovile dalla sua città e alla presenza del padre si unì in matrimonio colei; in seguito di giorno in giorno l’amò più intensamente.
Questa donna, la Povertà, vedova del primo marito; Cristo, rimase per più di mille e cento anni disprezzata e trascurata senza che alcuno la invitasse, la chiedesse in moglie: né giovò, a renderla desiderata come moglie, la notizia che riferisce il poeta latino Lucano, cioè che Cesare, colui che per la sua potenza fece paura a tutto il mondo, la trovò sicura e priva di paura in compagnia del pescatore Amiclate, quando egli fece risuonare in casa di questi la sua potente voce; neppure giovò alla Povertà, perché altri, dopo Cristo, l’amasse e la seguisse, il fatto che lei si mostrasse costante nel suo affetto e fieramente impavida, tanto che restò accanto a Cristo che pendeva nudo dalla croce, A soffrire con lui, mentre Maria rimase ai piedi di essa croce.
Ma perché io non continui a parlare come ho fatto fin qui in modo troppo oscuro e simbolico, intendi nel
72. Ma perch’io non proceda troppo chiuso,
73. Francesco e Povertà per questi amanti
74. prendi oramai nel mio parlar diffuso.
75. La lor concordia e i lor lieti sembianti,
76. amore e maraviglia e dolce sguardo
77. facieno esser cagion di pensier santi;
78. tanto che’l venerabile Bernardo
79. si scalzò prima, e dietro a tanta pace
80. corse e , correndo, li parve esser tardo.
81. Oh ignota ricchezza! Oh ben ferace!
82. Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro
83. dietro a lo sposo, sì la sposa piace.
84. Indi sen va quel padre e quel maestro
85. con la sua donna e con quella famiglia
86. che già legava l’umile capestro.
87. Né li gravò viltà di cuor le ciglia
88. per esser fi’ fi Pietro Bernardone,
89. né per parer dispetto a maraviglia;
90. ma regalmente sua dura intenzione
91. ad Innocenzio aperse, e da lui ebbe
92. primo sigillo a sua religione.
93. Poi che la gente poverella crebbe
94. dietro a costui, la cui mirabil vita
95. meglio in gloria del ciel si canterebbe,
96. di seconda corona redimite
97. fu per Onorio da l’Etterno Spiro
98. la santa voglia d’esto archimandrita.
100. E poi che, per la sete del martirio,
101.ne la presenza del Soldan superba
102.predicò Cristo e li altri che’l seguiro,
103. E per trovare a conversione acerba
104.troppo la gente e per non stare indarno,
105.redissi al frutto de l’italica erba,
106. nel crudo sasso intra Tevere e Arno
107.da Cristo prese l’ultimo sigillo,
108.che le sue membra due anni portarno.
109.Quando a colui ch’a tanto ben sortillo
mio discorso che ora sarà più aperto e chiaro che i due amanti sono Francesco e Povertà.
La concordia dei due amanti e la serenità del loro aspetto, il loro amore, l’ammirazione che suscitano e i loro dolci e cari sguardi erano causa e devastavano, in altri, santi pensieri tanto che il beato Bernardo, preso da fervore religioso, si scalzò per primo e corse dietro alla grande pace interiore e pur movendosi con intensa partecipazione religiosa, aveva l’impressione di andare troppo lento
Oh ricchezza spirituale veramente sconosciuta! Oh bene fertile, fecondo di valori religiosi! Tanto bene ciò fu compreso che dopo Bernardo altri si scalzarono e furono frati: Egidio, di Assisi e anche lui, E Silvestro, assisiate, che seguirono lo sposo, si misero dietro la guida di Francesco ma per amore della Sposa(della Povertà).
Dopo quando si è formato un nucleo di frati, quel padre e quel maestro se ne va a Roma dal papa con la sua sposa e con il piccolo gruppo di discepoli, i quali per l’umiltà stringevano intorno ai fianchi il saio con il cordone.
Né viltà di animo gli fece abbassare gli occhi, per il fatto di essere figlio di Pietro Bernardone, un semplice mercante, non un aristocratico, né per il fatto di apparire straordinariamente spregevole così da suscitare la meraviglia in chi lo guardava: anzi manifestò al papa con la dignità e la fermezza di un re il suo proposito di veder approvata la sua regola di vita monastica, che allo stesso papa apparve dura, e da lui, da Innocenzo, ebbe il primo riconoscimento dell’ordine monastico.
Dopo che i seguaci della povertà predicata da Francesco si moltiplicarono, dietro le orme e l’esempio di colui, la cui vita mirabile meriterebbe di essere meglio cantata dagli angeli e dai beati in cielo, la santa volontà che animava Francesco, ormai non più solo ma pastore di un numeroso gregge di anime fu coronato di una seconda approvazione dallo Spirito Santo per mezzo del papa Onorio.
Dopo che spinto dalla sete di martirio, andò in Oriente a predicare la fede di Cristo e degli apostoli alla presenza del sultano, suo fermo avversario, e avendo trovato il popolo musulmano troppo riluttante ai tentativi di conversione al cristianesimo, per non restare, tra quella gente, in ozio, senza alcun risultato, se ne tornò a far fruttificare l’erba seminata in Italia, e sul monte aspro e roccioso della verna, che si erge tra il Tevere e l’Arno, ricevette da Cristo l’ultimo sigillo di approvazione, dopo quello dei papi, le stimmate, che le sue membra portarono impresse negli ultimi due anni di vita.
Quando a Dio, che lo aveva eletto a così alta missione, in terra, piacque di richiamarlo a se n cielo per assegnarli il premio che egli, il santo, aveva meritato
110.piacque di trarlo suso a la mercede
111.ch’el meritò nel suo farsi pusillo,
112. a’frati suoi, sì com’a giuste rede,
113.raccomadò la donna sua più cara,
114.e comandò che l’amassero a fede;
115. e del suo grambo l’anima preclara
116.mover si volle, tornando al suoi regno,
117.e al suo corpo non volle, altra bara.
118. Pensa oramai qual fu colui che degno
119.collega fu a mantener la barca
120.di Pietro in alto mar per dritto segno;
121. e questo fu il nostro patriarca;
122.per che qual segue lui, com’el comanda,
123.discerner puoi che buone merce carca.
124 . E’l suo peculio di nova vivanda
125.è fatto ghiotto, sì ch’esser non puote
126.che per diversi salti non si spanda;
127. e quanto le sue pecore remote
128.e vagabonde più da esso vanno,
129.più tornano a l’ovil di latte vote.
130 . Ben son di quelle che temono’l danno
131.e stringonsi al pastor; ma son sì poche,
132.che le cappe fornisce poco danno.
133 . Oh, se le mie parole non son fioche,
134.se la tua audienza è stata attenta,
135.se ciò ch’è detto a la mente revoche,
136 . parte fia la tua voglia contente,
137.perché vedrai la pianta onde si scheggia,
138.e vedra’il corregger che argomenta
139 . “U’ ben s’impingua, se non si vaneggia”
Col farsi suo umile servo, raccomandò ai suoi frati, come a legittimi eredi la donna a lui più cara, la Povertà, e ordinò loro che l’amassero con fedeltà; e dal grembo della povertà la sua anima nobile, staccandosi dal corpo, volle muoversi facendo ritorno al paradiso, al regno suo e per il suo cadavere non volle altra bara che il grembo della povertà.
Pensa ora , che attraverso il confronto col santo di Assisi, quale dovette essere, di quale santa virtù fu colmo san Domenico che gli fu degno collega e collaboratore nel condurre in salvo, sulla giusta rotta tra le tempeste, la barca di San Pietro: e questi fu San Domenico il fondatore del nostro ordine: per la qual cosa puoi comprendere che chi segue lui, la sua regola e il suo insegnamento, secondo quello che egli prescrive e che è segnato nella regola data all’ordine, accumula su quella barca meriti validi per la vita eterna.
Ma il suo gregge, l’ordine domenicano, è diventato ghiotto di altri cibi, di beni materiali, di cariche pubbliche; si dedica ad attività contrarie a quelle indicate dal fondatore, tanto che non è possibile che non si disperda in pascoli che lo sviano dal retto cammino; e quanto più le sue pecore, i suoi frati, vagabondano e si aggirano lontane da lui, tanto più ritornano all’ovile, alla vita monastica vuote di latte, prive di virtù e della dottrina indispensabili ad una vita religiosamente produttiva,
Vi sono bensì poche pecore che temono il danno che discende nelle loro anime dall’inosservanza della regola, e si stringono ed osservano con rigorosa fedeltà la regola del loro pastore, ma sono tanto poche, un numero così irrilevante, che per rivestirle tutte di cappe monastiche basta poco panno.
Ora se le mie parole non sono oscure, e tu hai ascoltato attentamente, se richiami alla memoria ciò che è stato detto da me, sarà in parte soddisfatto il tuo desiderio di chiarificazione perché vedrai la causa per cui si corrompe la pianta dell’ordine domenicano, e vedrai che cosa significhi la correzione che ho inserito la dove affermai” fui nell’ordine nel quale ben ci si impingua, ci si arricchisce di valori religiosi, se non si va dietro ai beni mondani che sono vani.