Manzoni

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura
Download:899
Data:07.12.2000
Numero di pagine:10
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
manzoni_7.zip (Dimensione: 10.48 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_manzoni.doc     38.5 Kb


Testo

ALESSANDRO MANZONI
Il superamento del pessimismo
Anche il Manzoni, come il Foscolo e il Leopardi, ebbe una concezione dolorosa della vita. Tuttavia il suo pessimismo non è di natura filosofica, come in Foscolo e Leopardi, il loro pessimismo, infatti, scaturisce dal contrasto tra la concezione materialistica della realtà e la reazione del sentimento che si sente frustrato nella sua ansia di assoluto, di infinito e di eterno. Quando essi cercano di scoprire la causa del dolore e dell’infelicità pur sapendo che essa non verrà mai conquistata. Il pessimismo del Manzoni, invece è di natura morale, perché coinvolge la responsabilità dell’individuale dell’uomo, il quale, pur comprendendo la negatività del dolore e del male, ama causarli agli altri per egoismo, nella speranza di allontanarli da sé. La storia è una rassegna interminabile di oppressioni,soprusi,violenze ed ingiustizie, che genera nell’animo del poeta un profondo pessimismo: per questo i protagonisti delle tragedie, (Il conte di Carmagnola, Adelchi ed Ermengarda) inorriditi dalla malvagità del mondo trovano conforto nella fede e pace nella morte. Ma il pessimismo non dura a lungo, perché il Manzoni si libera gradatamente da esso, aiutato dalla concezione cristiana della vita, secondo la quale il bene e il male coesistono nell’animo umano. La natura umana, pura e perfetta al momento della creazione, in seguito al peccato originale divenne fragile e debole, esposta alle passioni, ma essa è anche ansiosa, per il senso innato della propria dignità, la potenza originaria, che si può raggiungere con il frutto della redenzione. La redenzione del peccato ottenuta da Cristo col sacrificio della croce continua ad operare nella vita e nella storia. Non a caso, di tutti i misteri della fede cristiana, il Manzoni diede importanza soprattutto alla redenzione, da lui considerata come il momento fondamentale della storia umana, perché il divino discende e si confonde con l’uomo, illuminandolo, purificandolo e fortificandolo. Prima della redenzione, il mondo era in balia dei malvagi violenti, oppressori degli umili e dei deboli. Dopo la redenzione,rimangono sempre fra gli uomini i malvagi violenti ma intanto gli umili e i deboli hanno la consolazione della fede, la certezza della giustizia di Dio. E anche per i malvagi e i violenti c’è la possibilità di ascoltare la voce di Dio di convertirsi e di salvarsi; perciò la vita dell’uomo sulla Terra è una milizia, un impegno a combattere per vincere il male che si annida in noi e il male che opprime il mondo.
I caratteri del cristianesimo manzoniano
Da ciò deriva il carattere particolare del cristianesimo manzoniano: un cristianesimo attivo, agonistico, intransigente, caratterizzato da un gran rigore morale che, mente prepara alla beatitudine nell’altra vita, impegna costantemente il credente, sul piano morale nella scelta continua fra il bene e il male, e sul piano politico, nella lotta per la libertà e la giustizia su questa Terra. Ne “I Promessi sposi” questo cristianesimo militante è rappresentato da Padre Cristoforo, dal cardinale Federigo e dall’Innominato dopo la conversione. Mentre è fatto oggetto di condanna sia il cristianesimo quietistico di don Abbondio, che rinuncia alla lotta per egoismo o paura, sia anche il cristianesimo accomodante e politicizzato del Padre Provinciale.

Il Romanticismo del Manzoni
Manzoni è lo scrittore più rappresentativo del Romanticismo italiano, alla cui caratterizzazione egli contribuì non solo con il prestigio della sua personalità e della sua opera di scrittore, ma anche con alcuni scritti specifici come “Lettre à M.Chauvet” e la “Lettera sul Romanticismo” diretta al marchese Cesare D’Azzeglio. Fu proprio il Manzoni ad imprimere al Romanticismo italiano quel carattere moderato, equilibrato, educativo, morale, patriottico e civile. Egli,infatti, rifiutò del Romanticismo europeo i due principi più rivoluzionari: l’assoluta libertà di ispirazione della poesia e dell’arte, e la supremazia del sentimento e della fantasia sulle altre facoltà dello spirito. Secondo il Manzoni, invece la poesia e l’arte devono ispirarsi alle idee morali e religiose se vogliono continuare ad assolvere nella società quella funzione d’educazione e d’elevazione spirituale che ebbero in ogni tempo; inoltre, il sentimento e la fantasia devono essere sempre frenati e guidati dall’intelletto, poiché abbandonati a se stessi degenerano in sentimentalismi e fantasticherie vuote ed inconcludenti. A parte queste riserve, il Manzoni rientra pienamente nel Romanticismo. Romantica è la sua concezione della poesia come rappresentazione del vero, che porta al rifiuto della mitologia e delle regole della poetica classica. Romantica è la soluzione alla questione della lingua che deve essere chiara, semplice, moderna, accessibile a tutti, o popolare. Romantiche sono le sue idee politiche e sociali, poiché egli propugna l’ideale di una patria libera e indipendente, ed innalza per la prima volta a protagonisti di un’opera d’arte gli umili dotati di una insospettata ricchezza interiore.

Svolgimento della religiosità manzoniana
• Cristianesimo celebrativo: il primo momento è quello del cristianesimo celebrativo rappresentato poeticamente negli “Inni Sacri” (La Resurrezione, Il nome di Maria, Il Natale, la Passione), quando l’ardore del poeta celebra le feste liturgiche della Chiesa e rileva soprattutto il loro significato teologico, dando scarso rilievo ai riflessi umani e storici della redenzione.
• Cristianesimo elegiaco: il secondo momento è quello del cristianesimo elegiaco e della grazia, quando la meditazione sugli orrori della storia, dominata dalla violenza, porta il Manzoni, alla totale condanna di essa ed una visione pessimistica della vita e alla sfiducia nella lotta di un mondo migliore. Questo momento è espresso poeticamente nelle tragedie, in cui i protagonisti (Il conte di Carmagnola, Adelchi ed Ermengarda) sono le vittime innocenti della malvagità e della violenza: purificati e santificati dalla sofferenza e dalla grazia, essi si allontanano con orrore dal mondo, trovando la pace solo nella morte e ricevendo nell’altra vita il premio riservato ai giusti.
• Cristianesimo agonistico: il terzo momento è quello del cristianesimo agonistico o dell’ottimismo cristiano, che vede la presenza del divino nell’umano e impegna il credente a collaborare con Dio, per instaurare anche nella vita terrena il regno della libertà e della giustizia. Questo momento è rappresentato nella “Pentecoste”, nelle “Odi civili” e soprattutto ne “I promessi sposi”, in cui gli umili non subiscono passivamente la violenza ma reagiscono ad essa, sorretti dalla coscienza dei loro diritti e dalla fede nella provvidenza e nella giustizia di Dio.

Manzoni e l’Illuminismo
L’Illuminismo, sul quale si formò negli anni giovanili lasciò una traccia profonda nello spirito e nella cultura del Manzoni. Da esso, infatti, il Manzoni derivò i principi di libertà, di uguaglianza, di giustizia e di progresso e soprattutto il concetto di letteratura-azione, intesa cioè come promotrice di educazione morale e di elevazione spirituale dei popoli. Quando si convertì, dopo anni di meditazione, egli non modificò le idee politiche e sociali apprese dall’Illuminismo, anzi conferì loro una base religiosa e una forza di convinzione più profonda. Si accorse, infatti, che esse non solo non contrastavano con la fede, ma anzi dalla fede traevano un impulso più vigoroso, in quanto la religione cristiana impone il rispetto e l’amore del prossimo ed auspica la fratellanza universale, perché tutti gli uomini sono creature di Dio e godono dei frutti della redenzione. Cristo, infatti, morì sulla croce per redimere dal peccato tutti gli uomini senza alcuna distinzione.

La concezione della storia
Dopo “I promessi sposi” il Manzoni, convinto che la storia, da sola, è sufficiente a darci il vero, si dedica esclusivamente al suo studio, sempre mosso da una concezione coerente con la propria personale visione etico religiosa della vita e dell’uomo. Il Manzoni concepì la storia vichianamente (come Vico) e idealisticamente come svolgimento d’avvenimenti che hanno in se stessi la loro giustificazione, ma come l’attuarsi dei disegni della provvidenza volti a far trionfare la giustizia e il bene e a ricavare il bene dallo stesso male, mediante il dolore e la provvida sventura. Da qui deriva il suo atteggiamento etico-religioso di storico. Davanti agli avvenimenti, infatti, il Manzoni non si pone come osservatore distaccato, ma come giudice volto a scoprire le responsabilità morali degli uomini, a vedere cioè se essi hanno violato l’una e l’altra per obbedire alle loro passioni e ai lori istinti perversi.
Le tragedie
Le tragedie del Manzoni sono “Il Conte di Carmagnola”, composta nel 1816 e l’”Adelchi”, composta nel 1820 e 1822 dedicata alla moglie Enrichetta Blondel. L’autore concepì anche una terza tragedia “Lo Spartaco” ma non la portò a termine.
Le unità
Le due tragedie costituiscono il primo esempio di teatro romantico, innanzitutto non viene rispettata l’unità di tempo: nel Carmagnola tra la prima e l’ultima scena intercorrono sette anni e la trama dell’Adelchi si svolge in tre anni, inoltre non viene rispettata l’unità di luogo, perché sia nel Carmagnola che nell’Adelchi l’azione si svolge in luoghi diversi con frequenti mutamenti di scena. Delle tre unità aristoteliche il Manzoni rispettò invece l’unità d’azione, intesa non come descrizione di un fatto unico e isolato, ma nel senso di rappresentazione di un complesso organico d’avvenimenti in sé concluso.
I cori
Nelle tragedie greche i cori erano parte integrante delle opere. Interpreti dei sentimenti e dei principi morali dell’opinione pubblica essi dialogavano con gli eroi e le eroine dando loro consigli di prudenza e commovendosi alle loro audacie e alle loro sventure. Erano perciò ineliminabili dal contesto della storia. I cori del Manzoni invece non sono parte integrante della vicenda scenica e si possono perciò eliminare senza che l’azione soffra, perché essi costituiscono il commento lirico del poeta ai momenti culminanti, il vero e proprio cantuccio, dal quale poter far sentire la propria voce, che egli si è sforzato di tenere lontano dalla rappresentazione delle vicende, per rispetto della verità storica e oggettiva.
Il vero
Anche nelle tragedie, il Manzoni fu fedele al principio del vero nella sua poetica rappresentando eventi realmente accaduti. Perciò entrambe le tragedie sono precedute da notizie storiche alle quali egli si attiene scrupolosamente, tranne per qualche particolare; tuttavia, nonostante questo impegno oggettivo le due tragedie hanno un carattere essenzialmente lirico in quanto esprimono la visione pessimistica della stria che ebbe Manzoni, e il suo cristianesimo elegiaco dominato dalla grazia.
Adelchi
L’Adelchi è un’opera più complessa e più ricca di poesia rispetto al Carmagnola. In essa è rappresentato l’epilogo della guerra tra Desiderio, re dei Longobardi e Carlo re di Francia, disceso in Italia in aiuto del papa. L’Adelchi è superiore al Carmagnola innanzi tutto per la più ampia prospettiva storica, costituita dall’urto tra due popoli, i franchi e i longobardi, nel quale s’inserisce il dramma del popolo italiano oppresso che s’illude di ottenere la libertà dallo straniero. Inoltre i personaggi dell’Adelchi presentano una maggiore complessità ideologica, essi non lottano contro una forza esterna, ma contro alcuni sentimenti umani profondamente radicati nel loro animo in contrasto con altri ugualmente radicati ma più elevati.

Il dramma interiore
Il dramma interiore è evidente in Ermengarda e Adelchi. Ermengarda, sebbene ripudiata da Carlo, lo ama ancora profondamente, nonostante gli sforzi che ella fa per staccarsi dai terrestri ardori e rivolgersi al via. Solo nella morte si placherà il suo dissidio interiore; lo stesso destino tocca ad Adelchi, combattuto tra il dovere di lottare accanto al padre e la consapevolezza di una guerra ingiusta e senza speranza. Nelle parole che pronuncia prima di morire vi è tutto il senso del suo cristianesimo, che vede nella morte la liberazione dalla feroce violenza che infuria nel mondo.
Differenze tra le tragedie e i Promessi sposi
I promessi sposi sono diversi dalle tragedie sia sul piano dell’ispirazione religiosa, sia sul piano politico, sia sul piano sociale. Nelle tragedie, infatti, c’è una visione pessimistica e disperata della vita, in cui Dio è sentito solo come conforto che riserva la grazia ai giusti, i quali vengono purificati dalla sofferenza e vedono nella morte il momento della liberazione dalla forza feroce che possiede il mondo. Il Manzoni delle tragedie, pertanto se non è proprio giansenista, come vogliono alcuni studiosi appare un agostiniano giansenistante. Ne I promessi sposi la situazione è capovolta. Vi permane una visione pessimistica della vita, ma essa non è disperata è anzi rasserenata dalla fede in Dio. Sul piano politico-sociale I promessi sposi sono diversi dalle tragedie, per il modo assolutamente nuovo di considerare il popolo, gli umili, i deboli. Nelle tragedie infatti la storia è ancora fatta dai grandi (re, principi, duchi) ed il popolo è una massa amorfa e spregiata, che subisce passivamente gli effetti delle loro azioni. Nel romanzo, invece, i potenti sono continuamente oggetto di ironia e di scherzo, colti nella loro debolezza, ipocrisia, vanità e malvagità, ed il popolo più vicino agli ideali cristiani oer la sua semplicità non subisce più passivamente la violenza dei grandi, ma reagisce attivamente sorretto dalla fede nella provvidenza e nella giustizia.
Genesi interna de I promessi sposi
Del romanzo dobbiamo distinguere una genesi interna e una genesi esterna. Per quanto riguarda la genesi interna bisogna ricordare che il Manzoni era portato al romanzo dalle esigenze stesse della sua poetica, fondata sul vero per soggetto, utile per scopo e sull’interessante per mezzo. Queste esigenze molteplici e concomitanti, già soddisfatte in parte negli Inni sacri, nelle Odi civili e nelle tragedie, aspettavano l’occasione per articolarsi e svilupparsi in un’opera di più ampio respiro e di struttura più complessa. Quest’opera romanzo che segue la conclusione morale e intellettuale della poesia manzoniana. Ne I promessi sposi infatti, si attua la perfetta fusione fra lo storico, lo psicologo, il moralista, il narratore e l’artista. Per quanto riguarda la genesi esterna, l’occasione a scrivere il romanzo fu offerta al Manzoni dalla lettura della “Storia milanese” di Giuseppe Ripamonti e del “Saggio di economia” di Melchiore Gioia. Dalla Storia milanese il Manzoni derivò le vicende della monaca di Monza, dell’Innominato e spunti diversi per descrivere la vita del lazzaretto. Nel Saggio di economia trovò la “grida” del governatore spagnolo contro chi contrastava con minacce la celebrazione del matrimonio. Un’altra sollecitazione viene al Manzoni dalla lettura de “I romanzi storici” di Walter Scott, allora in gran voga in Europa e in Italia perché andavano incontro al gusto romantico della rievocazione storica. Il romanzo storico proponeva un misto di storia e di invenzione, narrando vicende fantastiche sullo sfondo degli avvenimenti storici di un paese e di un popolo. Le più importanti vicende storiche del romanzo sono la guerra per la successione al Ducato di Mantova, la carestia, la sommossa di San Martino, la discesa dei lanzicanetti , la peste del 1630. Storici sono anche alcuni personaggi come L’Innominato in cui è raffigurato Bernardino Visconti, la monaca di Monza, in cui è raffigurata la figura di Virginia de ………., il cardinale Federigo Borromeo, il governatore don Ponzalo de Cordova, il cancelliere Antonio Furer.

Manzoni e Walter Scott
Nella sua mescolanza di storia e di invezione, I promessi sposi, hanno pertanto la stessa scrittura dei romanzi di Walter Scott. Tuttavia guardando in profondità solo esteriormente I promessi sposi possono dirsi un romanzo storico di tipo scottiano. I romanzi dello Scott sono opere intrattenimento, ossia di piacevole passatempo caratterizzate , da una rievocazione superficiale, pittoresca e colorita della storia e dei costumi di un’epoca, mentre l’opera del Manzoni è caratterizzata non solo da una più precisa e scrupolosa ricostruzione del passato ma anche da un’approfondita analisi psicologica e morale delle vicende e dei personaggi, da un impegno totale dello scrittore, che ha inteso rappresentere, nel romanzo la propria visione della vita, così come egli la vedeva svolgersi, e non soltanto nel ‘600 ma in tutti i tempi.

Esempio