Alessandro Manzoni

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Testo

ALESSANDRO MANZONI
La vita
Alessandro Manzoni nasce a Milano nel 1785 da Giulia Beccaria, figlia del celebre giurista Cesare, e dal conte Pietro Manzoni. Sembra però che Alessandro fosse il frutto di una relazione di Giulia con Giovanni Verri.
Alessandro cresce tra la casa di Milano e la dimora di campagna presso Lecco, in un clima di dissidi familiari: Giulia infatti dopo essersi separata con Pietro va a vivere con il Carlo Imbonati con il quale si trasferirà a Parigi. Alessandro rimasto a Milano con il padre affronta gli studi prima presso i padri Somaschi , poi al collegio dei Barnabiti con il quale ha modo di costruirsi una solida formazione classica.
Uscito dal collegio scrive il poemetto Del trionfo delle libertà. Conosce i due esuli napoletani Francesco Lo monaco e Vincenzo Cuoco (formazione ideologica) e poi uomini di cultura come Vincenzo Monti e Ugo Foscolo.
La madre lo invita a Parigi quando Alessandro ha venti anni, ma prima del suo arrivo l’Imbonati muore senza che egli abbia potuto conoscerlo. Gli dedica un carme: In Morte di Carlo Imbonati.
Rientrato a Milano per la morte del padre conosce Enrichetta Blondel, di confessione calvinista che sposerà un anno dopo con rito evangelico. Con tale evento si individua il momento della conversione di Alessandro al cattolicesimo, avvenuta nel 1810 dopo quella della moglie. L’istruzione religiosa dei due viene seguita prima da padre Degola e poi da Luigi Tosi, ambedue vicini alla dottrina giansenista. Alessandro comincia così la stesura degli Inni sacri.
Gli anni successivi, trascorsi tra la casa a Milano e la villa ereditata dall’Imbonati sono i più fecondi per lo scrittore, anche se gli muoiono due figli ancora giovani, e poi avrà altre sventure.
Compone la tragedia storica Il Conte di Carmagnola, il qinto inno sacro La pentecoste, la seconda tragedia l’Adelchi e le due odi politiche Marzo 1821 e Il cinque Maggio. Poi si dedica al Fermo e Lucia, prima stesura de’ I Promessi Sposi, in cui Femo corrisponde a Renzo. Dopo aver compiuto un viaggio in Toscana e aver conosciuto il Leopardi, Alessandro sottopone il romanzo ad una revisione traducendolo in toscano.
Una serie di sciagure tra cui la morte di Enrichetta accentueranno i disturbi psichici del Manzoni, come l’agorafobia e la depressione.
Si risposa con Teresa Borri e quattro anni dopo muore anche la madre che si era precedentemente convertita al cattolicesimo.
Alessandro muore a Milano nel 1873, circondato dall’affetto di molti amici. Al primo anniversario della sua morte Giuseppe Verdi suonerà per lui la Messa de requiem.
La personalità
Alessandro ha una personalità molto complessa, resa irrequieta da una continua ricerca di un punto d’incontro fra fiducia nella ragione e fede. Inoltre il Manzoni in seguito alla sua educazione illuministica osservava con molta attenzione la realtà e rinnegava ogni forma di sopruso in nome dei principi di uguaglianza e libertà. Osservando la storia maturò il concetto che l’espressione artistica fosse un mezzo di formazione civile, legato ai fini morali e destinato al grande pubblico.
Il Manzoni, come gli altri patrioti italiani visse la delusione del tradimento napoleonico.
Il suo pessimismo lo spinse a cercare conforto nella fede: si impegnò per aiutare gli altri e soprattutto cercava di diffondere l’educazione morale ai suoi simili.Infatti l’adesione al cristianesimo del Manzoni non lo spinse ad assumere un comportamento conservatore e ad accettare dogmi e formalismi, ma placava la sua sensibilità. Inoltre il giansenismo aveva influito molto nella sua conversione.
Ciò che per il Manzoni costituisce il maggior motivo di crisi interiore è la contraddizione insanabile tra la sua formazione illuministica e la fede cristiana: la prima lo orientava verso una ferma rivendicazione della giustizia sulla terra, mentre la seconda lo induceva lo induceva a guardare con sfiducia alle vicende della storia umana. Da qui il pessimismo storico: la storia infatti insegna che la Terra è il luogo dell’ingiustizia e del male e che l’uomo non è perfetto ma perfettibile e può sperare nella giustizia solo nel regno di Dio, dopo la morte. La storia è fatta da due protagonisti: gli oppressi e gli oppressori di numero inferiore: due caratteristiche antitetiche.
Gli Inni sacri, La pentecoste
Gli Inni sacri sono la prima esperienza poetica del Manzoni dopo la sua conversione.
Avrebbero dovuto essere dodici, come le festività liturgiche, ma il progetto non fu mai realizzato per intero, infatti furono composti: La risurrezione, Il nome di Maria, Il Natale, La Passione e per quinto ed ultimo La Pentecoste, il più laborioso.
Il tema della Pentecoste è la discesa dello spirito santo sulla Terra, grande evento che determina la nascita della Chiesa. Da quel giorno gli apostoli diffusero tra gli uomini la parola del Vangelo, e la Chiesa cominciò a trasmettere il messaggio liberatore della fede cristiana.
Dio è descritto come giusto e partecipe alle vicende umane, in cui interviene infondendo coraggio e comportamenti saggi e sereni, ma anche come un buon padre che sta fermo ad osservare il figlio nell’attesa che questi venga a chiedergli aiuto.
Manzoni riteneva che la libertà e l’uguaglianza sociale siano un diritto di ogni uomo, e nella Pentecoste riconosce tali diritti come patrimonio della fede cristiana.
Con gli Inni sacri il Manzoni intende riproporre i temi dell’antica poesia cristiana e nei primi tre riversa tutto il suo entusiasmo di neofita nella celebrazione delle attività dei credenti.
Marzo 1821
Marzo 1821 è un’ode in decasillabi composta di getto nel marzo 1821 durante i moti insurrezionali piemontesi. Il Manzoni precorrendo gli eventi, immagina che l’esercito di Carlo Alberto fosse sul punto di varcare il Ticino per soccorrere i patriti lombardi contro l’Austria. Ma in realtà ciò non avvenne perché fu firmato un accordo con gli austriaci, per questo l’ode fu occultata dal Manzoni.
La lirica è dedicata alla memoria di un combattente straniero, Teodoro Koerner, caduto per la libertà della sua patria combattendo contro Napoleone. In questo modo è fissato il tema dell’ode, cioè il diritto di ogni popolo a conquistare e difendere la propria libertà, e inoltre il Manzoni esalta l’ideale nobile dell’unità nazionale.
Il cinque maggio
L’ode fu composta in pochi giorni nell’occasione della morte di Napoleone. Non fu stampata a causa del proibizionismo austriaco, ma circolò comunque sotto forma di copie manoscritte.
L’obbiettivo del Manzoni non è quello di esaltare la grandezza terrena del personaggio, ma bensì di mettere in luce la potenza di Dio.
Manzoni interpreta il destino del personaggio: spinto da una colossale ricerca di potere giunge al culmine di una grande ascesa, per trovarsi subito dopo sconfitto e esiliato. Giunto al fondo di un’angoscia insopportabile, Dio verrà a salvarlo.
L’influenza del giansenismo è notevole: il soccorso in punto di morte confronta l’anima del superbo con il beneficio della fede e lo redime dai suoi peccati.

Le tragedie
Il Manzoni aveva un grande interesse per il teatro. Comporrà quindi le due tragedie: Il Conte di Carmagnola e Adelchi. Egli nel suo stile si discosta dalla tradizione classica: viola le regole aristoteliche che fissano le unità di tempo e di luogo. Conserva la suddivisione in cinque atti e il coro, ma modifica la funzione di quest’ultimo: lo trasforma da personaggio che esprimeva i sentimenti dello spettatore ideale ad una voce riservata al poeta che in questo modo può intervenire nel testo senza distorcere la verità storica delle vicende.
Il Manzoni ritiene infatti che il soggetto debba essere reale e per attenersi a tale aspetto supera gli schemi aristotelici.
Il conte di Carmagnola
Il protagonista, Francesco di Bartolomeo Bussone, detto il Carmagnola dal suo luogo di nascita, è un capitano passato dal servizio del duca di Milano a quello di Venezia. Anche se nella battaglia di Maclodio sconfigge il duca, i veneziani lo accusano di tradimento perché egli ha liberato i prigionieri. Processato, viene condannato a morte.
Il dramma ruota intorno a due assi: da un lato vi è il conflitto tra il Carmagnola, convinto della sua innocenza, e il potere, rappresentato dal senato veneziano; dall’altro il rapporto che lega il Carmagnola al senatore Marco, suo amico, lacerato tra l’amicizia e il rispetto del governo, che lo tradirà per un malinteso amor di patria.
L’Adelchi
L’azione ha per sfondo la guerra tra Desiderio, re dei longobardi e Carlo Magno re dei franchi. Carlo chiamato in soccorso dal papa Adriano І riesce a sconfiggere Desiderio e suo figlio Adelchi, grazie al tradimento di alcuni duchi longobardi. Adelchi poi prova a fuggire, ma viene catturato e condotto davanti al re nemico e muore. La sorella Ermengarda, che è la moglie ripudiata da Carlo Magno, torna nella reggia del padre cercando di dimenticare le pene d’amore, ma muore dal dolore quando viene a sapere che Carlo si è risposato.
Adelchi è un personaggio psicologicamente molto complesso: egli è consapevole di lottare per difendere una posizione ottenuta con il sopruso, e di appartenere ad una stirpe di oppressori per il rispetto della volontà del padre, e soffre per il dolore della sorella. Anche Ermengarda è vittima del sopruso e come il fratello troverà pace solo nella morte. Desiderio e Carlo rappresentano anche se in modo diverso il potere: Desiderio sa offrire alla figlia una vendetta non richiesta, e Carlo è insensibile al dolore della moglie.
L’Adelchi affronta temi politici, etici e religiosi che rappresentano comunque la realtà del Manzoni e anticipano i temi ricorrenti nei Promessi Sposi.
I Promessi Sposi
I promessi sposi rappresentano una svolta per la letteratura italiana per la lingua usata, per il tipo di romanzo (romanzo storico), e per il tipo di lettore a cui è destinato: il Manzoni infatti cerca di rendere l’opera accessibile ad un pubblico vasto al fine di raggiungere i suoi intenti educativi.
L’idea dell’opera nasce probabilmente a Parigi, su ispirazione dell’amico Fouriel, prendendo spunto dalle pagine di Walter Scott.
La stesura del romanzo comincia nel 1821. La prima edizione, dal titolo “Fermo e Lucia”, si articola in quattro tomi per un totale di 37 capitoli. Il primo tomo narra le vicende dei due giovani popolani, Fermo e Lucia, che non possono sposarsi per le presunzioni di Don Rodrigo. Il secondo tomo narra il rapimento di Lucia da parte del conte del Sagrato. Il terzo descrive i tumulti popolari di Milano in seguito ad una grave carestia e infine il quarto si sofferma sulla peste e sugli untori, concludendosi con la morte di Don Rodrigo, la conversione del conte del Sagrato e il matrimonio dei due giovani. Successivamente il Manzoni sottopone il romanzo ad una revisione che lo conduce alla riscrittura che aveva pensato di intitolare “ Gli Sposi Promessi”, che si concluderà prima con la pubblicazione in due volumi, e poi quella definitiva del 1827, definita la Ventisettana, con il titolo definitivo de’ I Promessi Sposi. Il testo differisce dal Fermo e Lucia, per il cambiamento dei nomi, da Fermo a Renzo e da Conte del Sagrato ad innominato, ma soprattutto per la struttura e la lingua. Per quanto riguarda la struttura, abolita la divisione in tomi, restano quattro sezioni narrative in trentotto capitoli. Inoltre molte sue digressioni sono state ridimensionate o addirittura espunte. I l capitolo degli untori, ad esempio, è stato trasformato in un appendice denominata “ storia della colonna infame”. La lingua del “Fermo e Lucia” fortemente infiltrata da lombardismi e francesismi viene tradotta adottando prima un toscano letterario e poi un linguaggio vivo, concreto e moderno, ispirato alla lingua usata dai ben parlanti fiorentini. A questa scelta lo scrittore giunge, visto e considerando che l’Italia non ha ancora una lingua unitaria, tenendo conto che questa lingua ha avuto un riconoscimento ufficiale in quanto usata da grandi scrittori come Dante, Petrarca e Boccaccio.
La vicenda è ambientata durante la dominazione spagnola in Lombardia, tra il 1628 e 1631 e narra come già accennato la storia di due giovani, Renzo e Lucia, il cui matrimonio è impedito dal signorotto Don Rodrigo, che minaccia di morte il curato Don Abbondio se questi avesse celebrato il matrimonio. Costretti a fuggire dopo il tentativo di matrimonio a sorpresa, e separati da una lunga serie di eventi, i due dovranno attendere molto prima di potersi sposare. Attraverso la pestilenza infatti il signorotto muore. Il manzoni finge di aver trovato un manoscritto anonimo contenente la storia dei due giovani: in questo modo illude il lettore che si tratta di una storia reale (reale per soggetto) e inoltre può analizzare e giudicare gli avvenimenti in modo diretto o indiretto e da differenti punti di vista; dichiarandosi d’accordo con l’anonimo o rifiutandone le idee; porsi così da intermediario tra lui e il lettore e addirittura assumere il ruolo di lettore.
Anche nei Promessi sono in contrapposizione due mondi contrapposti: quello degli oppressore e quello degli oppressi. Renzo però reagisce all’oppressione con un grande attivismo senza cedere mai. L’innominato invece alle parole di Lucia, scopre il conflitto tra bene e male. Quindi si pente e si converte.
L’ideologia e la visione del mondo
Nei Promessi Sposi il Manzoni cerca di conciliare la sua fede cristiana con la sua formazione illuministica, che lo porta ad una concreta analisi della realtà. Egli riflette sui temi della giustizia, delle leggi e della violenza e condanna il potere e la sopraffazione, causa di cadute e sofferenza degli uomini. La condanna dei potenti presenta però delle eccezioni: fra Cristoforo ed il cardinale Federico Borromeo, pur appartenendo a tale stirpe, hanno dedicato la propria vita all’aiuto dei poveri. La visione del mondo è sempre pessimistica, anche se in forma attenuata, perché il male è sempre presente, ma nei Promessi Sposi a differenza dell’Adelchi c’è un maggiore attivismo da parte degli oppressi. Manzoni cerca di trovare i pretesto per lottare per concrete riforme sociali: assume le posizioni di un moderato che delega il compito storico di promuovere la battaglia contro la sopraffazione, la corruzione e le classi dominanti, e indica agli oppressi la strada di una serena accettazione delle ingiustizie subite. Il Manzoni riconosce al popolo la capacità di azione, a patto che quest’ultimo abbia delle valide guide.
Inoltre egli crede nella funzione mediatrice della chiesa: nei Promessi Sposi sono infatti uomini di fede ad assolvere tale funzione, aventi una grande pazienza e una saggezza superiore. La fede è vista più volte come elemento in grado di addolcire le avversità rendendole una vita migliore.

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