Ludovico Ariosto.

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Testo

Ludovico Ariosto

Ludovico Ariosto nacque nel 1474 a Reggio Emilia, durante il periodo in cui suo padre Niccolò era comandante della guarnigione militare, al servizio dei duchi d'Este, ed fu proprio alla corte di quest'ultimi, a Ferrara, che l'Ariosto visse per tutta la sua vita.
Nacque come il primo di 10 fra sorelle e fratelli, cosa che influì molto nei suoi anni a venire. È un poeta figlio dell'Umanesimo, dai cui ha ereditato la visione dell'uomo (al centro del mondo, FABER SUI…) e della letteratura (molto simile a quella di Petrarca, l'UMANAE LITTERAE, la rappresentazione delle parti migliori dell'uomo). Anche l'ATTIVISMO faceva parte dell'eredità donategli dall'umanesimo.
Ma ad un certo punto della propria vita Ariosto si rese conto che l'uomo ideale dell'umanesimo non esiste, percependo allo stesso tempo la brutalità del mondo. Avvenne così in lui una lacerazione fra l'ASPIRAZIONE e la REALTÀ. Questa lacerazione ha provocato una sofferenza per il frantumarsi di un'idea che non è riuscito a conquistare.
A questa lacerazione non ha reagito con pessimismo, ma ha cercato di convivere con il mondo SALVAGUARDANDO SE STESSO e di mantenere intatta la propria libertà.
Dal suo comportamento si percepisce il suo temperamento ROBUSTO e concreto, la tendenza a vivere il carpe diem, a cercare di convivere serenamente e in equilibrio con la realtà.
"UBBIDIVA DISUBBIDENDO" ALLA REALTÀ: si piegava alla realtà ma interiormente mantenne una fermezza d'opinioni.
Fu nel periodo della prima gioventù che nacque l'amore per le lettere, un interesse innato, profondo, quieto, ma robusto e concreto. All'età di 15 anni intraprese all'università studi di diritto giuridico per obbedire al padre, da qui si denota la sua scelta di AUTENTICITÀ (cede infatti alle istanze del padre ma in realtà ubbidisce a se stesso) e la sua MANCANZA DI AMBIZIONI che non siano le sue: è convinto che la sostanza dell'uomo sia nell'INTERIORITÀ (che è l'unica cosa che gli sta veramente a cuore). Cosicché durante gli studi visse la letteratura come una liberazione dal mondo.
La svolta avvenne nel 1500: con la morte del padre la famiglia si ritrovò sul lastrico e ciò produsse un brusco impatto con la realtà per l'Ariosto, il quale tentò di trovare la felicità venendo a patti con la realtà.
Si trovò faccia a faccia con una REALTÀ DURA, NEGATIVA e UMILIANTE: doveva maritare le sorelle e trovare una sistemazione per i fratelli tramite delle raccomandazioni.
Tutto ciò produsse in lui un senso di INUTILITÀ, perché intuì che doveva affrontare un mondo che non conosceva: quello della corte, dove si imponeva di lavorare. Entrò infatti al servizio del duca Ercole I poi a quello del cardinale Ippolito d'Este, il quale considerava i suoi uomini come pedine, non aveva alcun rispetto per la dignità altrui. Lo utilizzava, infatti, per le più varie mansioni e cioè, in senso pratico, se ne serviva. Al cardinale non interessava la poesia dell'Ariosto, almeno che non fosse elogiativa (come pure per quanto riguardava la poesia di tutti gli altri).
Oltretutto l'Ariosto fu costretto a prendere gli ORDINI MINORI per contribuire maggiormente al mantenimento della famiglia con le rendite.
Si innamorò (e venne ricambiato) di Alessandra Benucci. Ma il loro era un amore furtivo, vissuto solo nell'interiorità, infatti nelle sue opere non ha mai parlato di lei, ha sempre mantenuto una discrezione totale, per scelta di vita.
L'amore per Ariosto è come l'interiorità e va perciò tenuto ben saldo.
Quando si trovava con Alessandra era quando amava davvero, ed era legato al suo amore per Alessandra durante la notte (l'unico momento in cui poteva incontrarla) che era divenuto per lui un simbolo di libertà.
Odiava infatti il giorno, simbolo della sua sottomissione alla corte degli Estensi.
Nel 1517 Ippolito andò in Ungheria e desiderava che Ariosto lo seguisse ma egli si rifiutò e dopo la partenza del cardinale si recò dal duca d'Este, il quale lo "utilizzò" come intellettuale e fu grazie a lui che l'Ariosto fu nominato governatore della Garfagnana.
Ariosto era un personaggio controverso, tant’ è vero che fino al '900 nessuno aveva compreso niente dell'Orlando Furioso.
Ariosto visse così nella SERENITÀ nel senso che aveva trovato una sua ricetta per vivere nella quale però vi era anche tanto dolore e sopportazione. La sua era una SERENA ACCETTAZIONE DELLA REALTÀ.
I suoi rapporti con la corte erano terribili, ma non aveva mai litigato con nessuno. Ma odiava la corte, la giudicava un mondo infido, un luogo di intrighi, invidie, gelosie e passioni. All'interno della corte odiava il SERVILISMO mediante il quale ognuno tentava di ingraziarsi il signore. In effetti a corte si verificavano intrighi d'amore esasperato dove le donne si servivano degli uomini. In effetti la corte era un mondo in cui vincevano i meschini.
Ariosto non aveva né le capacità né la voglia di muoversi in questo mondo. Si rese conto della vigliaccheria di questo sistema.

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