La poetica barocca

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La poetica barocca

La poetica barocca non rispetta più le regole del mondo classico. Anzi, intende consapevolmente violarle in modo da suscitare maggiore meraviglia, giocando sull’effetto di imprevisto. Occorre rompere le regole per venire incontro ai gusti mutati del pubblico. La poetica del Barocco vuole:
- adeguarsi al pubblico e alle mode, adattandosi di volta in volta alle attese dei lettori, al bisogno di novità, alla volubilità del gusto;
- suscitare effetti di stupore e di meraviglia (“E’ del poeta il fin la meraviglia/chi non sa far stupir, vada alla striglia”) sul pubblico.
Anche se non manca tra i poeti barocchi una discussione se debba prevalere l’aspetto edonistico e ludico oppure l’aspetto morale ed edificante, in ogni caso il primo elemento è sempre ribadito con forza: infatti anche coloro i quali sostengono che il fine dell’arte è morale, teorizzano l’importanza del piacere estetico come strumento per diffondere il messaggio morale. Insomma, bisogna che il poeta sia in grado di provocare il piacere nel lettore, e la strada per ottenere tale effetto viene vista nella meraviglia che possono produrre le metafore e i concetti. Mentre la metafora istituisce analogie tra campi diversi e lontani, solitamente considerati inconciliabili, il “concetto” (da cui deriva la pratica del concettismo) spiega tali ardite connessioni attraverso una trovata arguta che dà loro un senso. La capacità dell’arguzia deriva dall’ingegno: è dunque squisitamente intellettuale o, addirittura, cerebrale.
Si può dire dunque che il poeta barocco cerca di stimolare nel lettore un piacere eminentemente intellettuale: mira a non fargli sentire particolari sentimenti, ma a farlo pensare a cose nuove, a indurlo a collegamenti strani e bizzarri, provocandogli un piccolo shock, un sobbalzo di stupore o di meraviglia. Se da un alto tale procedimento può peccare di artificiosità, dall’altro può dunque contenere anche una particolare carica conoscitiva.

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