I Dodici Abati di Challant di Laura Mancinelli

Materie:Scheda libro
Categoria:Letteratura

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Testo

“I 12 Abati di Challant” di Laura Mancinelli

Sintesi
Il racconto si svolge in Provenza (Francia) nel castello di Challant, nella tradizione mondana della società medievale.
Dodici abati ricevono l’incarico di sorvegliare il duca di Challant, il quale aveva ereditato un castello dal marchese, suo suocero. Nel testamento vi era apposta una clausola con un maligno obbligo di castità. Il duca aveva accettato l’eredità solo per il fatto di non rifiutarla, ma in fondo lui amava solo suonare la sua viola, e aveva firmato senza rendersi conto della perfida clausola.
Nel castello vivevano il duca, la marchesa (sua cognata), un certo Venafro, accolto benevolmente dalla marchesa nel castello, i dodici abati, i quali sorvegliavano il duca e i vari servi e commensali. Spesso nel castello venivano accolti passanti di vario genere: trovatori di poesie, inventori, filosofi, mercanti, pretesse…ecc; ma ogni volta, in quel preciso periodo uno degli abati vi moriva accidentalmente, causando la convinzione che in quel castello ci fosse la presenza di un diavolo, cosicché l’ultimo abate rimasto, fuori di senno, dà fuoco al castello morendo tra le fiamme…

Personaggi
I personaggi più rilevanti del racconto sono: Venafro, solitario e taciturno, che approda al castello con i favori della bella castellana Madonna Bianca e di suo cognato, il duca Franchino di Mantova; la marchesa Bianca di Challant, vera protagonista del racconto e “padrona” di casa, che benevolmente accoglie tutti i passanti offrendogli ristoro ed instaurando con loro buoni rapporti; il duca Franchino di Mantova, chiuso nella sua castità dovuta alla clausola del testamento che aveva ricevuto dal suocero, il marchese Alfonso, i suoi momenti migliori erano quando poteva suonare la sua viola. Quest’ultimo non entra quasi mai nel vivo del racconto.
Per finire i dodici abati, i quali rappresentano la parte ironicamente tragica della narrazione.
Il narratore è esterno al racconto, a volte si inserisce nella narrazione per commentare le vicende, si ha una focalizzazione esterna. Sono presenti molti discorsi diretti.

Commento
Il racconto è stato scritto in chiave ironica e verosimile, in base alle credenze e costumi dell’epoca medioevale; come possiamo notare anche ne “Il cavaliere inesistente” e “Il visconte dimezzato” di Italo Calvino. Il tema centrale è la diversa interpretazione dei ceti sociali distinti, sulla visione del bene e del male, del buono e del cattivo, del giusto e ingiusto.
Le figure principali sono: marchesi, duchi, religiosi e viandanti di ogni genere, non ci sono eroismi ma persone umili. Anche i dodici abati sono rappresentati dall’autrice come buoni e meno buoni; cito l’abate Nevoso e Mistral, il primo pigro ed amante dei tiepidi ozi, odiava i cavalli e persino il suo povero asinello che lo trasportava con immensa fatica vista la sua immensa mole, era così insensibile che il viaggio con Venafro, a forza di calci nella pancia per fargli allungare il passo, lo uccide, mentre Venafro lo persuadeva per fare riposare la povera bestia, infatti lui lo accarezzava e lo riempiva di attenzione. Il secondo invece decide di lasciare il castello per fare onore alla tunica che portava, senza dimenticare la bontà dimostrata dalla marchesa verso costui. Per l’abate Ildebrando, quello era il castello del peccato per il semplice fatto che i coabitanti, suonano, cantano, ballano, fanno banchetti, anziché digiunare, pregare e fare penitenze ed astinenze. In realtà la persona più pia e caritatevole è proprio Madonna Bianca, la quale accoglie con amore tutte le persone che le chiedono vitto e alloggio, facendo sì che la vita abbia un senso positivo vero e normale.

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