"Il miracolo di Santa Odilia" di Laura Mancinelli

Materie:Scheda libro
Categoria:Generale
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Testo

David Bortolusso Classe 3° ELI B Udine, 25/03/1999

SCHEDA LIBRO DI “Il miracolo di Santa Odilia”

Titolo del testo: “Il miracolo di Santa Odilia”, romanzo presente in una raccolta di altre opere di letteratura della stessa autrice.
Nome dello scrittore: Laura Mancinelli.
Casa editrice: Einaudi.
Anno di pubblicazione: 1995, prima pubblicazione 1989.
Genere letterario: Romanzo storico
Tema centrale del libro: la ricerca di una santa per la famiglia dei conti di Agliano: non la vogliono solo per motivi religiosi, ma per orgoglio, per potersi vantare con i Signori di Cortazzone di avere avuto una santa, al contrario di loro che non ne avevano mai avuta una.
Protagonista e personaggi secondari: Odilia (figlia dei conti di Agliano): è una contessa che a 16 anni accetta la monacazione, perché pensa che vivere in un convento la avrebbe riparata dai pericoli del mondo: la sua dote viene così destinata alla costruzione del convento. La famiglia l’aveva spinta a fare ciò perché sperava di costruire nel convento un campanile in suo onore, se fosse diventata santa. Diventata badessa si occupa attivamente del convento, facendo coltivare un piccolo orto e amministrando con parsimonia le poche ricchezze di cui disponeva, compiendo puntualmente i suoi doveri e non frequentando alcun uomo, ma nell’ultimo periodo di vita incominciò a soffrire di malinconia, e probabilmente fu questo che la uccise
Odilia :nipote della precedente Odilia, è colei su cui si ripongono le speranze della famiglia di avere una santa tra loro. Ragazza molto bella e amata da tutti, è costretta ai voti a 16 anni e accetta volentieri la monacazione, ma dopo poco tempo capisce il suo errore. Diventa lo stesso badessa del convento, e cerca di comportarsi diversamente da colei che l’ha preceduta: conduce una vita religiosa stretta e riservata, ma apre la chiesa ai pellegrini e ai poveri, cerca di farla arricchire ampliando l’orto e inserendo nuove colture. E’ una donna sensibile e intelligente: vuole aiutare i bambini tristi allietando le loro giornate e sfamandoli, preferisce mantenere intatto il bosco di querce piuttosto di piantare le vigne di ser Francesco, riesce a “raddoppiare” una gallina riempiendone la pelle con delle verdure, prepara agli amici i discorsi che avrebbero dovuto fare con il vescovo.
Il cavaliere è un Crociato che, per espiare le sue colpe, è diventato un pellegrino. E’ lui che alla sfilata colpisce Odilia, e dopo qualche anno giunge al suo convento. Quando era giovane era biondo e i suoi occhi erano pieni di felicità, quando raggiunge la ragazza ha i capelli grigi e il suo sguardo ha perso tutta la gioia che aveva. Per ricambiare la sua ospitalità si dedica ai lavori che per le suore sarebbero stati più gravosi, e per far credere al vescovo che la sua presenza lì era importante decide di fare da maestro per i bambini del posto.
Il vescovo Zenone della diocesi di Asti è un omino magro ed energico, con radi capelli bianchi e occhi azzurri. Egli pensa che la vita non termini con la morte dell’uomo, ma che le azioni che questo compie abbiano conseguenze nel futuro: un concetto che la Chiesa non accetta, e infatti anche lui sa che i suoi sono solo pensieri, ma si dimostra coraggioso a esternarli agli amici, in un periodo in cui chi andava contro ciò che diceva la religione veniva ucciso.
Ser Francesco è un signore della zona che aiuta il convento, donando alle suore provviste e aiutandole a coltivare l’orto e a costruire strumenti che possano aiutarle nel lavoro, come il sistema di canali per raccogliere l’acqua e distribuirla a tutto il terreno. Porta spesso con sé del vino che lui stesso produce e che, con Odilia e il cavaliere, beve sotto il pergolato. Una delle sue aspirazioni è far crescere una vigna su una collina vicino al convento, che offriva le migliori opportunità per questo tipo di coltura.
Il Biondo Gerardo è un uomo alle dipendenze di ser Francesco, che conosce molto bene le colture e il modo migliore per farle crescere. In seguito si scopre che questo non è il suo vero nome, che anche lui preferisce non ricordare, e che in realtà è un cavaliere che ha deciso di fare il contadino per “pagare un debito”. Figlio di una famiglia vercellese, venne destinato alla vita religiosa per poter dare al primogenito tutta la ricchezza dei genitori. Fuggito da casa per non andare in convento, dovette decidere se diventare un crociato o un brigante: presa la via della foresta con un amico, ricevette molti incarichi anche da padroni importanti, ma un giorno il suo compagno morì: egli si chiamava Biondo Gerardo e lui, quasi per riscattare il suo fedele amico, decise di prenderne il nome e diventò contadino.
Suor Buccia è la suora che si occupa della cucina e di preparare le pietanze: si presenta come una donna scorbutica e “all’antica”, parsimoniosa e anche un po’ avara: cerca di risparmiare sul cibo, pensando di poter sfamare la gente con poco, in modo da far durare le loro scorte più a lungo possibile. Non le piace l’idea di espandere l’orto del convento coltivando anche una vigna, ma pensando alle possibilità che dava questa coltura capisce che sarebbe stato meglio anche per loro occuparsi delle viti di ser Francesco.
Tempo e luogo della narrazione: La storia si svolge tra le colline del Monferrato, in una delle molte chiese presenti nella zona. La vicenda è ambientata nel Medioevo, la narrazione si svolge in circa anno, anche se ci sono alcuni flash-back per ricordare gli avvenimenti passati o le vicende dei personaggi.
Sintesi della trama: Sulle colline del Monferrato si ergono molte chiese, ed ognuna di esse ha un campanile e si erge sulla tomba del Santo a cui è dedicato il luogo. I Conti di Agliano, dopo aver fatto costruire un convento, pensano che la Santa a cui dedicarlo doveva essere una donna della famiglia, dato che tra loro non c’era nessun principe e nessun re e che volevano fare invidia ai Signori di Cortazzone: Odilia prende così i voti, d’accordo con i genitori. Morta la donna, e non essendo successo nulla da poterla far diventare santa, i Conti costringono la nipote, che si chiama anch’ella Odilia, a farsi monaca. Ella accetta, avendo sempre avuto rispetto per la zia, ma capisce quasi subito di aver sbagliato: tornata a casa per l’ultima volta, si reca con le altre ragazze ad una sfilata di cavalieri e, vedendo che mentre lei era vestita di nero, le altre portavano abiti colorati, comprende che non avrebbe potuto sposarsi: tra i cavalieri ella ne nota uno dagli occhi azzurri, a cui regala anche un mazzo di fiori. Diventata badessa del convento, ella amministra come la zia le “ricchezze” del luogo, ampliando inoltre l’orto e ospitando pellegrini e viandanti, e si dedica a faccende più frivole, come preparare un arazzo raffigurante una donna e un liocorno.. Un giorno un pellegrino arriva al convento, e Odilia, guardandolo bene, riconosce che egli è il cavaliere a cui ella aveva donato i fiori, anche se i suoi capelli sono passati dal biondo al grigio e nei suoi occhi azzurri non c’è più la gioia di quel giorno. Il cavaliere chiede ospitalità e la badessa decide di dargli la capanna del giardiniere, che non viveva più lì; il cavaliere, per sdebitarsi, dona a Odilia un seme di gelsomino e uno di albicocca, aiuta le suore nei compiti più gravosi, come costruire una cisterna per l’acqua. Alla richiesta di Odilia di raccontare la sua storia, egli la accontenta, dicendole che, dopo essere diventato un crociato ed essere giunto fino in Oriente, aver visto un paese florido e tranquillo distrutto dai Cristiani, egli aveva capito che i veri mostri erano i Crociati, e perciò voleva espiare le sue colpe diventando un pellegrino. La vita nel convento continua come al solito, con i lavori di ser Francesco del Biondo Gerardo all’orto, fino a quando giunge un’alluvione improvvisa. Tutti temono il peggio, ma dopo qualche giorno tutto si placa. La badessa fa preparare a Buccia il minestrone e le consiglia di metterci più lardo del solito, perché molti poveri sarebbero giunti lì quel giorno: infatti molti sono i profughi e Odilia, per far felice i bambini, ogni giorno prepara una focaccia dolce per loro. La cuoca è naturalmente contraria allo spreco di farina, sapa e noci, ma la badessa le spiega che nulla è sprecato se serve per rendere felice un bambino. Il cavaliere e altri contadini costruiscono un sistema di irrigazione per i campi attorno al convento, e dopo l’alluvione e il periodo secco successivo, quando arrivano le piogge primaverili vedono che tutto funziona bene. Ser Francesco continuava a pensare alla possibilità di piantare delle vigne, e in questi giorni capisce che mettendole dall’altra parte della collina si potevano coltivare senza dover tagliare alcun albero del bosco di querce vicino al convento, unica preoccupazione che aveva ancora Odilia. La vita scorre tranquilla, le ciliegie crescono e i bambini dei paesi vicini vengono invitati a mangiarle, gli uccellini passano sopra il convento e si fermano a mangiare le briciole di pane che vengono date alle galline; quel giorno, però, arriva inaspettato un flagellante, che impaurisce tutti coloro che erano lì dicendogli che erano degli sciagurati, che le porte dell’Inferno si erano già aperte per loro. Qualche giorno dopo questa visita, giunge il vescovo Zenone: la sua visita d’ispezione doveva essere inattesa, ma al convento lo vengono a sapere una settimana prima. Odilia può così preparare ai suoi amici i discorsi da fare: per giustificare la presenza del cavaliere ella inventa la minaccia di licantropi e leprecauni, che però neanche lei ha mai visto. Ser Francesco consiglia di istituire una specie di scuola, dove lui, il Biondo Gerardo, il cavaliere e anche le suore possano insegnare ai bambini del posto tutto ciò che sanno. Quando arriva il vescovo, ser Francesco va a prendere il migliore vino che aveva in casa che, assieme alle pietanze preparate da Buccia, ai fiori di Odilia e ai discorsi e alle proposte fatte da tutti colpiscono positivamente l’episcopo.
Passa l’estate e un giorno la badessa e suor Buccia vengono invitate a una cena tra le vigne di ser Francesco: le porta lui stesso su un carro, e giunti dove si svolgeva la cena il signore vede che anche il vescovo ha accettato il suo invito; dopo essersi ristorati, Zenone rivela loro il suo pensiero sull’anima dell’uomo, che contrasta con quello del tempo: secondo lui, con la morte dell’uomo non scompaiono anche le sue azioni, che proseguono e influenzano il futuro degli altri.
Arriva l’autunno e Odilia fa arrivare al convento molta lana e una donna che insegnasse alle suore come filarla e tesserla, così tutti i bambini hanno dei maglioni con cui ripararsi dal freddo che sta arrivando.
Appena giunge l’inverno, il Biondo Gerardo insegna ai ragazzini come costruire delle slitte: essi lo fanno, ma hanno sempre paura che la neve arrivi prima che loro abbiano finito; essa arriva un pomeriggio e tutte le suore, compresa Odilia, si divertono a scendere dalla collina con le slitte. Intanto il gelsomino, che aveva continuato a crescere riparato e curato dalla badessa e dal cavaliere, fiorisce: Odilia capisce che è un fatto miracoloso, e fa intervenire il vescovo che chiama con sé altri religiosi. Quando arrivano alla cappella dove si trova la pianta i signori canonici e i giuristi sono scettici, ma il suono delle campane del Monferrato che suonano a festa proprio in quel momento li fa inginocchiare e pensare che effettivamente c’era stato un miracolo.
Opinioni e giudizio personale: Questo romanzo non mi è piaciuto molto: escluse le descrizioni minuziose di tutto ciò che avviene nel convento, rimane ben poco. La storia non è originale, ed è piuttosto scarsa: non c’è un minimo di avventura o azione, quindi tutto il romanzo si può ridurre ad una descrizione, più o meno inventata, della vita e delle “avventure” delle suore nel Medioevo, tema difficilmente apprezzabile da un ragazzo della mia età. Per questo non consiglierei il libro a chi non è seriamente interessato a ciò.

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