Goethe: La costruzione di un'esistenza

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Testo

JOHANN WOLFGANG GOETHE
La costruzione di un’esistenza

Goethe (1749-1832) visse nel periodo più significativo di una civiltà letterario-linguistica verso la conquista e l’affermazione della coscienza di sé. Egli stesso partecipò attivamente alla formazione della cultura tedesca negli ultimi decenni del XVIII e nei primi del XIX secolo.
La sua opera passò attraverso la civiltà barocca, il pietismo, l’idealismo la passionalità dello Sturm und drang , il realismo fantastico e quello psicologico, arricchendosi, superando le forme e i contenuti precedenti, includendoli in una visione più ampia e organica.
Grazie a lui, la cultura tedesca entrò a pieno diritto nel novero delle letterature di importanza mondiale; egli credeva in una letteratura universale, Weltliteratur, che aveva il compito di unire i popoli del mondo tra loro in una prospettiva di tolleranza universale.
La situazione familiare di Goethe gli fu da subito favorevole: la madre era legata al patriziato di Francoforte, mentre il padre faceva parte della grande borghesia di base commerciale. A 26 anni accettò la proposta del duca Carl August von Sachsen-Weimar-Eisenach di diventare suo precettore nella città di Weimar, dove rimase fino alla sua morte.
Nacque a Francoforte il 28 Agosto 1749 dove il padre gli trasmise una solida cultura umanistica, mentre la madre lo educò secondo principi pietisti.
Nel 1765 andò a Lipsia, allora nota come “la piccola Parigi”, per eseguire studi giuridici e dove ricevette lezioni di disegno da F. Oeser, collaboratore di Winckelmann, che per primo lo avvicinò all’arte figurativa classica. Scrisse poi alcune brevi poesie anacreontiche, ma nel 1768, gravemente ammalato, tornò da Lipsia e si avvicinò molto all’influsso del pietismo; studiò la concezione panteistica e quella immanentisica leggendo Paracelso, Giordano Bruno e Spinoza, la cabala e l’alchimia, iter di studi che il suo Faust riepiloga nel monologo di apertura del dramma.
Nel periodo che trascorse a Strasburgo (1770-1771) esercitò la professione di avvocato, dopo aver conseguito la laurea, per qualche tempo, poi ritornò a Francoforte. In questi viaggi aveva fatto conoscenze che diedero una svolta al suo pensiero: Gellert e Gottsched, campioni del razionalismo; Herder, che gli fece apprezzare la grandezza di Omero, di Ossian, di Shakespeare e della freschezza della poesia popolare; Ervino Steinbach, da cui apprese l’entusiasmo per l’arte gotica; Friederike Brion, a cui Goethe si ispirò per alcune delle sue liriche più fresche, giovani e semplici, antesignane del movimento sturmeriano.
La passione per Charlotte Buff e per Maximiliane La Roche, divampano ne “I dolori del giovane Werther” (1774). In tutta l’opera, che ebbe da subito un grande successo, è presente una sorta di conflitto tra la protesta dello Sturm und drang e la compostezza classica del linguaggio, un forte conflitto etico e sociale ben evidente anche nella trama, una storia di amore e morte. E’ un romanzo epistolare, sull’ondata di imitazione del Romanzo epistolare inglese, dove le lettere sono tutte scritte dal protagonista, Werther, a un interlocutore di comodo, Guglielmo, che parlano dei dissidi dell’animo del giovane causati anche dall’amore impossibile verso la bella Lotte; la storia si conclude con il suicidio del protagonista.

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