W. V. Goethe

Materie:Tesina
Categoria:Filosofia

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Testo

Lorenzo Guiggiani VC

Wolfang Von Goethe

La frase del libro: l’ideale goethiano dell’unità armonica fra natura e spirito si riflette sul piano etico in un modello di vita che nasce dall’equilibrio di sensibilità e ragione, dalla conciliazione delle diverse attitudini e delle forze contrastanti che costituiscono la natura umana.

Il colore tra arte, scienza e filosofia.

La scoperta di Newton: sebbene i fenomeni cromatici siano stati indagati fin dall’antichità, la prima compiuta teoria sulla loro origine fu formulata nel 1672 dal fisico inglese Isaac Newton, il quale dimostrò che la luce, che vediamo bianca, è in realtà composta dai sette colori dello spettro solare. Per giungere a questa conclusione fece un esperimento: fece passare un raggio di luce attraverso un prisma di cristallo, proiettando la luce che ne fuoriusciva su uno schermo bianco. Il raggio si scompose così nei sette colori dell’arcobaleno (in una sequenza che egli definì “spettro della luce”). Successivamente, Newton fece passare il raggio di luce scomposto attraverso una lente e ottenne di nuovo la radiazione luminosa bianca, dimostrando che il bianco è la somma di quei colori. Una cosa simile accade nell’arcobaleno… A partire dell'osservazione dei colori dello spettro Newton disegnò il cerchio dei colori sul quale i colori dello spettro venivano riportati in settori la cui larghezza era in relazione a quella osservata nello spettro. La posizione dei colori sul cerchio definiva le relazioni di qualità tra i colori stessi, Newton immaginò che tra i colori potessero esserci delle relazioni armoniche come tra le sette note musicali, e che i colori vicini tra di loro (adiacenti) sviluppassero rapporti armonici, mentre i colori che si trovavano in opposizione (complementari) avessero tra loro una relazione dinamica.
Dal suo esperimento con il prisma deriva che l’oggetto che riflette tutte le onde luminose appare bianco (bianco = somma di tutti i colori), mentre l’oggetto che assorbe tutte le onde, senza restituirle ai nostri occhi, viene visto dai nostri occhi nero (nero = assenza di colori); l’oggetto che assorbe tutte le onde tranne una, ha il colore corrispondente a quell’unica onda. “Per questa ragione alcuni artisti (tra i quali gli impressionisti) definiscono il bianco e il nero “non colori”, perché il bianco è dato dalla somma di tutti i colori, il nero dall’assenza di questi”.

La teoria dei colori di Goethe: nei decenni successivi agli esperimenti di newton, diversi scienziati si interessarono allo studio del colore, ma si dovrà attendere il XIX secolo per trovare studi che influiscano direttamente sulle ricerche degli artisti.
All’inizio dell’800 (più precisamente nel 1810, quando venne pubblicata l’opera Teoria dei Colori) si presentò una teoria dei colori che venne considerata antagonista rispetto a quella di Newton: la teoria di Wolfgang Goethe. Egli pensava che un fenomeno naturale come quello dei colori, apportatore di intende emozioni estetiche e emotive, non potesse essere spiegato attraverso una teoria scientifica meccanicistica come quella di Newton, che venne quindi criticata. La Teoria di Goethe, che ebbe un importante seguito nel mondo dell’arte, poneva al centro della fenomenologia dei colori l’uomo e i suoi sensi. A Goethe va dato il merito di essere stato tra i primi ad indagare sul modo in cui i contesti modificano le sensazioni dei colori. Egli mostrò in modo evidente come la visione dei colori sia un modo dell’organismo, ed in particolare dell’apparato visivo, di reagire agli stimoli luminosi provenienti dall’esterno.
Egli realizzò una serie di esperimenti sull’influenza reciproca dei colori che mostravano come l’occhio partecipi tutt’altro che passivamente alla ricostruzione delle sensazioni di colore. Goethe si accorse che un dato colore veniva percepito in modo diverso a seconda dello sfondo su cui era posto o del colore a cui era vicino.
Studiando poi le ombre, Goethe si rese conto che alla visione di un colore l'occhio reagisce tingendo i colori adiacenti con il suo complementare, individuabile nel cerchio di Newton come il suo opposto. Ad esempio l'occhio tende a vedere le ombre proiettate da un luce verde come fortemente colorate di rosso.
La teoria di Goethe divenne per gli artisti (primo fra tutti i romantici) una ricorrente fonte di ispirazione, in quanto si presentava ben più ricca della teoria newtoniana, esclusivamente interessata al colore come fenomeno fisico. Un’opera di William Turner (Luce e colore – Teoria di Goethe – La mattina dopo il Diluvio. Mosè scrive il libro della Genesi) segnala già dal titolo, in modo esplicito, l’influenza della Teoria dei Colori di Goethe.

Il Faust di Goethe.

A quest’opera Goethe lavorò per tutta la vita, dalla prima redazione del 1775, l’Urfaust, al compimento della seconda parte, avvenuta nel 1831, a pochi mesi dalla morte. Il Faust si ispira ad una leggenda apparsa per la prima volta in un libro popolare del 1587, a sua volta ispirato ad un personaggio storico, Georg Faust, oscura figura di mago vissuto nella Germania del primo Cinquecento. Nel libro popolare Faust stringe un patto col diavolo per aver accesso ai segreti della natura, ed è visto negativamente come esempio della superbia peccaminosa dell’uomo che non sa stare entro i limiti della conoscenza segnati da Dio. Il libro ebbe largo successo e numerose ristampe, subendo in seguito vari rifacimenti. La leggenda del Faust entrò persino nel repertorio del teatro dei burattini, grazie al quale, fu conosciuta originariamente da Goethe.
Anche il Faust del giovane Goethe avrebbe dovuto essere dannato, ma poi, nella lunga elaborazione subita dal progetto iniziale, la figura si trasformò, arricchendosi straordinariamente di significati (e alla fine troverà la salvezza). L’opera ha forma drammatica e tragica. La prima parte si apre nello studio del dottor Faust, che esprime la sua stanchezza e il suo disprezzo per la vuota scienza medievale di cui ha nutrito tutta la sua vita. Vorrebbe un rapporto immediato con la natura, un accesso diretto ai suoi segreti. Evoca allora lo Spirito della Terra, ma questi lo respinge. La sconfitta induce Faust al pensiero del suicidio, ma il suono delle campane e i canti del mattino di Pasqua lo distolgono dal proposito, riconciliandolo con la vita. Esce per ritrovare il contatto con il mondo, ma al rientro nello studio viene seguito da un cane nero che in seguito si trasforma in un cavaliere dal piede equino: è il diavolo Mefistofele. Con lui Faust fa una scommessa: Mefistofele gli farà attraversare tutte le esperienze della vita ed egli gli concederà l’anima se mai arriverà mai ad appagarsi anche solo di un istante di godimento. Il viaggio con Mefistofele percorre vari ambienti, quello goliardico di una cantina,la cucina di una strega dove Faust viene magicamente ringiovanito, ecc… Faust conosce una fanciulla ingenua e di umile condizione, Margherita, e la seduce, uccidendone anche il fratello in duello. La donna viene condannata a morte per aver soppresso il figlio dalla sua colpa, ma, in chiusura della prima parte, una voce dal cielo annuncia la sua salvezza,prefigurando la finale salvazione di Faust.
La tragedia rappresenta in questa prima parte l’impossibilità, per Faust, di conciliare l’amore con la sua irrequieta tensione, che lo induce a non appagarsi mai, ad autosuperarsi continuamente.
Infine viene l’ora della morte di Faust. Mefistofele e i diavoli, che vogliono la sua anima, vengono sconfitti dagli angeli. L’anima viene portata nelle sfere celesti, dove è accolta da Margherita che è al seguito della Vergine. Gli angeli cantano: ”Colui che sempre nella ricerca si è affaticato, noi lo possiamo redimere”. Il nucleo dell’opera è proprio il perpetuo tendere ad una meta, in un’ansia d’azione che supera ogni tentazione ad appagarsi di un obiettivo già raggiunto.

Commenti: Per quanto riguarda la teoria dei colori, Goethe cerca l’unità armonica fra natura e spirito e l’equilibrio fra sensibilità e ragione rispecchiando dunque la frase del libro; infatti nonostante vengano mosse critiche sul lavoro di Newton, il letterato tedesco pone la sua opera (maggiormente ricca di sensibilità) come un completamento della teoria precedente (più razionale) chiamando spesso in causa le percezioni dell’uomo e la natura (in particolar modo per i suoi fenomeni e i suoi colori).
Analizzando il Faust invece troviamo un’armonia e un equilibrio più scarso e quindi una minor coerenza con la frase del libro (anche a causa delle fonti che Goethe dovette seguire a proposito di questo mito); infatti il protagonista non riesce mai a conciliare il suo spirito con la natura e in varie occasioni è spinto a compiere alcune azioni più dalla sua sensibilità piuttosto che dalla sua razionalità. Questo comportamento fatto assumere dall’autore al proprio personaggio è anche causato dal fatto che a quest’opera Goethe lavorò per moltissimo tempo, modificandola e riadattandola più volte.

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