Dante e Petrarca

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura
Download:307
Data:22.12.2000
Numero di pagine:7
Formato di file:.txt (File di testo)
Download   Anteprima
dante-petrarca_1.zip (Dimensione: 5.47 Kb)
trucheck.it_dante-e-petrarca.txt     12.06 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

DANTE ALIGHIERI

Dante Alighieri (1265-1321) appartiene a quel ristretto novero di personalitа per descrivere le quali poche righe potrebbero essere eccessive e infiniti volumi insufficienti. Giа pochi anni dopo la sua morte il suo nome era indissolubilmente legato alla Commedia che egli scrisse nel primo ventennio del Trecento e alla quale, nel XVI secolo, venne aggiunto quell'aggettivo "Divina" che gli и poi rimasto come segno dell'universale riconoscimento del suo valore. Il grande poema dantesco, che rappresenta allegoricamente un itinerario ideale, dalle pene dell'Inferno e del Purgatorio fino alle vette del Paradiso, restituisce al lettore una sublime "summa" poetica del sapere e della cultura medievali. Comprendere l'interpretazione della realtа quale emerge dall'opera di Dante significa, infatti, richiamarsi ad alcuni cardini della cultura del tempo, come il predominio della mentalitа religiosa, il sapere enciclopedico, i principi della filosofia scolastica, il simbolismo come chiave di lettura del reale. La Commedia nasceva dal conflitto fra la realtа storica nella quale lo stesso poeta si trovт a vivere e le sue concezioni ideali, fra un mondo in cui dominavano il disordine, la violenza, la sete di denaro e la sua aspirazione al ripristino dei valori che avevano animato la societа cortese: la sobrietа, il pudore, il senso della misura, l'attaccamento alla tradizione, il culto della famiglia. Nel suo viaggio ultraterreno, Dante investe il poeta della duplice natura di maestro e di profeta: maestro, in quanto presenta la propria esperienza come un modello di elevazione spirituale; profeta, in quanto capace di trarre la sua ispirazione direttamente da Dio, e dunque di possedere la visione globale del significato delle cose. Egli non fu, quindi, soltanto un letterato colto e raffinato, un maestro dell'immagine e dell'espressione chiuso nella "turris eburnea" delle sue creazioni, ma un uomo profondamente radicato nelle angosce e nelle speranze della sua epoca di trapasso, nella quale sentм di dover svolgere una vera e propria missione educativa.

PETRARCA

Con Francesco Petrarca (1304-1374) e i suoi successori si sviluppт, rompendo con il Medioevo, nome spregiativo che Petrarca stesso aveva coniato, la cosiddetta letteratura umanistica. Diversamente da Dante, Petrarca non concepм se stesso come maestro di vita, ma solo come un testimone privilegiato della condizione umana. Egli concentrт la sua intera produzione poetica su di sй, sulla sua esperienza personale, mettendone in risalto gli elementi di conflittualitа e di incoerenza psicologica. Il piщ evidente di questi era il dissidio fra il richiamo che i beni mondani (la sensualitа, la donna, la gloria) esercitavano su di lui, e la consapevolezza della fragilitа e mutevolezza universali, della vanitа di ogni velleitа di riscatto. Il suo Canzoniere viene in effetti considerato il primo autentico "libro di versi", la prima vera autobiografia per frammenti poetici priva di accompagnamento musicale. Per Petrarca la poesia non dipendeva piщ dalla fede religiosa e dalla morale, come era accaduto alle precedenti generazioni di scrittori, ma era un'attivitа autonoma dell'immaginazione e dello spirito umano, che trovava dunque in se stessa la propria giustificazione. Pur esprimendo qualcosa di personale e di soggettivo, il poeta riusciva a conferire alle sue esperienze interiori un valore universale, secondo il principio per cui i sentimenti e le intuizioni che stanno in fondo all'animo di un singolo uomo sono gli stessi che tutti gli altri esseri umani provano.

L'immaginario di una societа non и solo il complesso di rappresentazioni che la caratterizzano, ma implica un'attivitа creatrice e poetica.
In questo senso il Medioevo и uno dei periodi piщ interessanti, perchй ha valorizzato come poche altre epoche storiche l'analogia, il simbolo, il meraviglioso.
Gli uomini ritenevano che il visibile fosse compenetrato d'invisibile, che il soprannaturale fosse sempre pronto a manifestarsi, che fra terra e Cielo, fra vivi e morti, non vi fosse una frontiera netta.
Tutto quaggiщ, luogo imperfetto e illusorio, rimandava a un'altra e piщ elevata realtа.
Il mondo terreno era come un grande libro pieno di lettere, che solo pochi erano in grado di decifrare.

CONCEZIONE DI DIO E DEL MONDO

Intorno al Mille gli uomini e le donne dell'Occidente concepivano Dio innanzitutto come giudice e gli stessi Santi come patroni solleciti, ma anche severi e vendicativi, conformemente allo stile di quella societа guerriera che era allora l'Europa. La fede dei piщ era dominata dalla paura dell'Aldilа e dalla minaccia incombente delle pene infernali. Questi timori erano aggravati dalla prospettiva dello spirare del millennio, che il capitolo XX dell'Apocalisse di Giovanni faceva coincidere con la fine dei tempi, l'effimero regno dell'Anticristo, il ritorno del Redentore trionfante nell'ora sublime e terribile del Giudizio Finale. Due secoli piщ tardi il quadro era sensibilmente mutato. Allo schema binario che vedeva Dio e Diavolo, Paradiso e Inferno come realtа antagonistiche, forse riflesso di una societа alto-medievale altrettanto dualisticamente divisa fra laici e chierici, poveri e potenti, si veniva lentamente sostituendo nell'immaginario collettivo un Aldilа tripartito. Fra Inferno e Paradiso si era ormai insinuato il Purgatorio, un luogo intermedio, una sorta di carcere temporaneo, nel quale i peccatori pentiti e assolti avrebbero dovuto scontare i loro peccati non mortali. Secondo lo storico francese Jacques Le Goff, che alla nascita del Purgatorio ha dedicato un affascinante studio, l'affermazione di questa nuova regione ultraterrena era in connessione - senza che ciт implichi una meccanica relazione causale - con lo slancio economico e la crescita di una "borghesia" urbana, ceto sociale che si situava in posizione mediana fra l'aristocrazia laica ed ecclesiastica e i lavoratori della cittа e della campagna. Al di lа di questa ipotesi и indubbio che la credenza nel Purgatorio fosse anche il riflesso di una nuova visione del mondo, nella quale il peccato non determinava piщ cosм tragicamente il destino dell'anima umana. Una visione che trovт nella Commedia di Dante un potente veicolo di diffusione.
Un tratto fondamentale dell'immaginario medievale era l'idea che fra il mondo terreno e l'Aldilа non vi fossero compartimenti stagni; che fra la Terra e Cielo esistesse una circolazione permanente: di angeli, demoni, spiriti dei morti verso il basso, di pochi esseri umani privilegiati verso l'alto. Nessuna delle manifestazioni legata a questo incessante transito di entitа veniva rifiutata a priori. Profonda, anche se avversata dalla Chiesa, era la credenza nel valore dei sogni: premonitori, rivelatori, istigatori, essi costituivano la trama della vita mentale. Si intuiva che potevano anche derivare da una rielaborazione di quello che gli uomini vedevano o pensavano, ma li si attribuiva piщ spesso a Dio o al Diavolo. Nell'alto Medioevo l'interpretazione dei sogni era riservata ai re, ai cavalieri, ai monaci, ai vescovi e soprattutto ai Santi, a tutti quegli uomini, cioи, che facevano parte dell'йlite, ecclesiastica o laica che fosse. A partire dal XII secolo l'attivitа onirica "si democratizzт" e ogni cristiano poteva avere il privilegio di fare un sogno degno di essere interpretato. Esperienze altrettanto diffuse erano quelle delle visioni, ricercate attravero l'uso di afrodisiaci, eccitanti, droghe, spezie e filtri d'amore, favorite dalla sotto-alimentazione o dalla cattiva alimentazione, anticamera di ogni delirio della mente. Il Diavolo, gli angeli, i Santi, la Vergine Maria, Dio stesso potevano apparire in ogni momento. E se le potenze celesti erano in grado di scendere fra gli uomini, perchй non avrebbero potuto intervenire a modificare il corso delle loro esistenze? I Santi agivano talvolta anche da vivi, ma il loro potere si dispiegava normalmente dopo la loro morte, per intermediazione delle loro reliquie. Rispetto alla nostra epoca, in cui il miracolo и concepito quasi unicamente come guarigione, la concezione del Medioevo era molto piщ ampia e, fra i fatti prodigiosi attribuiti ai Santi, rientravano la liberazione di prigionieri, il recupero di oggetti perduti, la moltiplicazione di cibo e bevande.
Nel mondo medievale la realtа - e con lei ogni oggetto materiale - era considerata come la raffigurazione di qualcosa che le corrispondeva su un piano piщ elevato. Il pensare era infatti una continua scoperta di significati nascosti e il mondo nascosto si confondeva, a sua volta, con il mondo sacro. Il pensiero simbolico, di cui i dotti si occupavano nelle loro elucubrazioni, non era altro che la forma elaborata del pensiero magico. Un primo sistema simbolico era quello dei numeri, che esprimeva la misteriosa e sacra struttura matematica del mondo; e l'arte, imitazione della natura e della creazione, doveva prendere il numero come regola. La bellezza veniva dalla proporzione, dall'armonia: da qui la preminenza della musica come scienza del numero. Un'altra grande fucina di simboli era la natura. Elementi simbolici erano infatti i minerali, e in special modo le pietre preziose, che evocavano il mito della ricchezza; i vegetali, il cui accostamento alla creazione del mondo ne evidenziava i tratti benefici; gli animali, nei quali erano spesso incarnati i difetti e i peccati del genere umano. Un terzo sistema simbolico era quello delle immagini e del colore, la cui rilevanza non si manifestava soltanto nell'arte, ma anche nella vita sociale, mentale e affettiva. Ai colori erano associati i tipi umani, le gerarchie sociali, le virtщ e i vizi. La stessa liturgia del cristianesimo si sviluppт all'insegna di un uso sempre piщ elaborato dei colori. Verso il 1195 il futuro papa Innocenzo III compose un trattato sulla Messa nel quale raccomandava il bianco, simbolo di purezza, per le feste degli angeli, delle vergini e dei confessori, per le ricorrenze del Natale e dell'Epifania, del Giovedм Santo e della Pasqua, dell'Ascensione e di Ognissanti; il rosso, che richiama il sangue versato per Cristo, nelle feste degli apostoli e dei martiri, in quelle della Croce e della Pentecoste; il nero, segno di penitenza, per le Messe dei defunti, durante il tempo dell'Avvento e per la festa dei Santi Innocenti; il verde, infine, nei giorni ai quali non si addicevano gli altri colori.

Nel corso del Duecento si produsse in Occidente una significativa svolta nella storia delle idee, dei valori e delle mentalitа. Il disprezzo di fondo che la societа cristiana nutriva per il mondo terreno, copia imperfetta di quello celeste cui ogni anima doveva tendere con tutte le proprie forze, si attenuт, lasciando il posto a una valutazione piщ positiva dell'agire umano. Come и stato giustamente osservato, non si trattт di un indebolimento del sentimento religioso, ma di una sorta di discesa dei valori dal Cielo sulla terra, dove essi potevano divenire strumento di salvezza. Un esempio significativo и quello del lavoro. Le attivitа manuali, giа ascese per merito della Scolastica al rango di artes (anche se solo mechanicae), ebbero una nuova legittimazione, poi fatta propria dalla cultura corrente. Molti sono i segnali in questa direzione: dall'apparire delle raffigurazioni del lavoro, visibili in edifici pubblici e religiosi, al diffondersi di un tipo di predicazione specificamente diretta agli artigiani e ai mercanti, dall'interesse dei giuristi per la realtа dei rapporti economici alla comparsa di Santi reclutati nel "popolo". Un mutamento altrettanto significativo interessт la concezione del tempo. A lungo considerato come patrimonio esclusivo di Dio e gestito dalle йlites ecclesiastiche, esso subм un progressivo processo di laicizzazione, anche grazie alla spinta verso la razionalizzazione e la standardizzazione determinata dalle esigenze della produzione e del commercio e dalla cultura degli uomini d'affari. Certo, forse il contrasto fra il "tempo della Chiesa" e il "tempo del mercante" fu meno netto di quel che in passato si и creduto, ma и indubbio che la fine del Medioevo vide una trasformazione la cui portata и ben sintetizzata dall'ammonimento che Leon Battista Alberti avrebbe messo in bocca a uno dei personaggi del suo trattato sulla famiglia: mai perdere un'ora di tempo...

Esempio