"La Locandiera"

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura

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Testo

La Locandiera
di Carlo Goldoni

Tra tutte le opere di Carlo Goldoni “La Locandiera” è , come lui stesso giustamente scrive, sicuramente la “più morale, la più utile e la più istruttiva”. Goldoni scrive questa commedia nel 1752, nel periodo della riforma teatrale da lui stesso istituita.
Prima della riforma goldoniana, nel mondo teatrale europeo prevaleva la cosiddetta Commedia dell’arte, nella quale gli attori interpretavano scene fisse, celati da maschere con caratteristiche costanti (in ogni rappresentazione comparivano la figura dell’innamorato, del ricco o della giovane serva) e nella quale non esisteva un copione scritto. L’unico testo era rappresentato dal “canovaccio” dove erano elencate soltanto poche battute e dove venivano descritti i movimenti degli attori.
Con l’avvento dell’opera goldoniana il modello teatrale europeo viene modificato, assumendo l’introduzione del “copione”, ovvero di un testo scritto in cui venivano riportate tutte le battute degli attori e i loro relativi movimenti in scena.
“La Locandiera”, a differenza di altre commedie in cui Goldoni utilizza il dialetto veneziano, è un’opera scritta interamente in lingua italiana, al fine di essere comprensibile a tutti e non più solamente ai concittadini dell’autore. Il capolavoro goldoniano narra la strana “avventura” di una giovane donna, Mirandolina, serva e padrona al tempo stesso di una locanda fiorentina. La figura di questa servetta è stata ripresa dalla Commedia dell’arte, dove tale personaggio figurava da “aiutante” per gli amori della padrona. Con la riforma goldoniana, questa figura si modernizza divenendo “donna di garbo”. E tale è Mirandolina: serva e signora che incarna il prototipo della nuova concezione del personaggio femminile nel teatro. Intorno a questo personaggio si svolge tutta la commedia, sicuramente la migliore dell’intera opera goldoniana. Gli altri personaggi, dettagliatamente descritti, sono: tre nobili con i loro importanti appellativi e cioè il Marchese di Forlipopoli, il Conte di Albafiorita e il Cavaliere di Ripafratta; due donne attrici comiche Ortensia e Dejanira; infine tre servi di cui due innominati e uno di nome Fabrizio. Questo insieme di personaggi vuole rappresentare e differenziare le tre classi sociali tipiche del ‘700: nobiltà, borghesia, di cui fa parte anche Mirandolina e popolo. All’interno dell’opera si può notare anche una piccola competizione tra le prime due classi sociali, proprio come succedeva durante il periodo goldoniano, con il popolo che veniva lasciato ai margini della società. Tuttavia tale suddivisione in solo tre classi sociali è limitata e troppo rigida, dal momento che a quel tempo, esistevano altre rimarchevoli differenze di ceto anche all’interno di questi tre gruppi. Per esempio nel gruppo dei nobili si può notare la differenza tra la nobiltà di sangue, con il Conte, e quella di recente acquisto, con il Marchese. Il Cavaliere invece non entra a far parte di questa specie di duello, nonostante il suo carattere misogino. Questa differenza si nota benissimo nel modo in cui i tre cercano di conquistare Mirandolina, il Conte con regali, il Marchese con il prestigio del suo casato e il cavaliere, che alla fine si innamorerà anche lui di Mirandolina, con la protezione di una forte passione. Un importante dettaglio della sua riforma si nota nel secondo gruppo: quello della borghesia e delle donne. Anche qui si nota la forte differenza tra le due attrici e Mirandolina che rappresentano rispettivamente la vecchia commedia dell’arte e il nuovo modello teatrale. Goldoni, in modo superbo, rappresenta questa diversità quando fa scoprire a Mirandolina il trucco delle attrici che si fingono nobili per conquistare i veri nobili. Mirandolina, nonostante non è attrice, riesce a fingere meglio senza farsi scoprire da nessuno. Un altro particolare importante sta nel titolo della commedia: la locandiera, che concentra tutta l’attenzione del lettore e dello spettatore proprio sulla figura di Mirandolina. Il terzo gruppo, a differenza degli altri, non è di un’importanza abissale. L’unico personaggi di importanza è questo Fabrizio, figura un po’ sconosciuta che lavora con Mirandolina ma che non viene mai descritto benissimo, ma che alla fine diventa lo suo sposo anche se ha un po’ paura, analizzata tutta la commedia, di un possibile tradimento da parte della sua sposa.
Questa commedia presenta una finzione all’interno della più grande finzione teatrale, ma che alla fine viene smascherata, con lo scopo, per il Goldoni, di mostrare al suo pubblico come funzioni realmente la finzione per cercare di farla evitare ai suoi spettatori e cercando anche di dare un giudizio negativo alla commedia dell’arte che si basava sulla finzione.
Questa commedia nonostante abbia quasi duecentocinquanta anni sulle spalle è considerata da tutti ancora un’opera moderna perché i problemi trattati da Goldoni sono attuali e penso che sia una delle cause del successo ottenuto sia dall’opera che dell’autore che con “la locandiera” ha aperto una nuova concezione teatrale che ancora oggi vige in tutta Europa

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