Poesia comica e satirica

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POESIA COMICA E SATIRICA

La poesia comica è una delle forme preletterarie particolarmente interessante perché ci rivela le origini del teatro romano, teatro che sarà molto amato a Roma, in particolare quello comico a differenza della Grecia in cui la tragedia occupa un ruolo di primissimo piano poiché in essa erano rappresentate le esasperazioni delle passioni umane. Nella commedia poteva esprimersi l’italum acetum, originario del popolo italico, poteva meglio esprimersi lo spirito realistico, empirico, ridanciano. Nell’ambito della poesia comica troviamo i fescennini, la satura, l’atellana.
I fescennini, definiti anche fescennini versus, consistevano in canti rustici, rurali, improvvisati durante i raccolti e durante le feste paesane tra gli agricoltori della campagna italica. La parola fescennini po’ derivare sia dal luogo, Fescennia, tra l’Etruria e il Lazio, ma anche da fascinum, nel senso di fascinatio (invidia, malocchio); questo perché tali canti erano legati a riti superstiziosi volti a scarginare il malocchio nei confronti di animali, dei raccolti e degli stessi contadini. Degli antichi fescennini non ci è arrivato nulla ma ci sono delle testimonianze attraverso le quali può essere ricostruita la loro genesi. Essi rappresentano la schiettezza, l’immediatezza, la spontaneità dell’anima italica caratterizzata dal motteggio, da spirito satirico e di grande realismo. Orazio ci parla di fescennina licenzia perché queste battute alternate tra i vari contadini, che rappresentavano una sorta di contrasto poetico, un componimento botta e risposta, finiva spesso nell’insulto personale e nella violente maldicenza. Orazio chiamerà questo scherzo dei fescennini rabies, violenza, e la si troverà spesso nelle cerimonie nuziali. Questo stesso spirito italico lo ritroviamo nella satura romana la quale rappresentò la prima forma drammatica del teatro latino. È caratterizzata dall’italum acetum da un lato, e da elementi scenici etruschi dall’altro. L’origine della satura ci è testimoniata da Livio, storico dell’età augustea, il quale rintraccia l’origine della satira nei ludi scenici del 364 a. C. che vennero effettuati in occasione di riti propiziatori svoltisi per una pestilenza scoppiata in città. Erano intervenuti in questi ludi dei giocolieri etruschi i quali danzavano accompagnati dal suono del flauto. Più tardi anche i romani iniziarono ad imitare gli etruschi riversando però la mordacità dello spirito tutto romano, con molto più umorismo e spirito satirico. Pian piano si avranno figure di attori professionisti definiti histriones. Il grammatico Diomede fa risalire il genere della satira proprio alla satura e ai satiri greci. La parola satura starebbe a rappresentare l’espressione satira lanx, in senso metaforico un piatto pieno di primizie che veniva offerto nelle cerimonie sacre agli dei. Con il termine satura si deve intendere uno spettacolo di canti, musiche, danze, scenette, ovvero dialoghi più o meno improvvisati. Questa mescolanza di elementi estremamente vari spiegherebbe l’aggettivo satura, appunto ricco, abbondante, che indicava uno spettacolo farcito di diversi elementi scenici. A Roma massimo esponente nel periodo arcaico della satura sarà Lucilio, in seguito avremo Orazio, Persio e Giovenale quando diventerà vera e propria satira. Quintiliano dirà con orgoglio tutto romano che la satira è un genere tutto romano, cioè che non è stata mutuata dalla Grecia, ma è un genere tutto romano in cui si riversa lo spirito italico e romano dopo.

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