La favola di amore e psiche

Materie:Riassunto
Categoria:Letteratura Latina

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Testo

LA FAVOLA DI AMORE E PSICHE

A raccontare la favola è una vecchia serva che viveva presso una banda di briganti; la racconta a una ragazza, Carite, che essi avevano rapito per ottenere un riscatto. La giovane aveva fatto un brutto sogno: le era sembrato di rivivere il rapimento e , divenuta sposa, di vedersi sottrarre il giovane marito. Allora, la vecchia, per consolarla le racconta una bella fiaba. Lucio, anch’esso rapito, presta orecchio, mentre la storia viene narrata a Carite, ignaro di ascoltare il racconto della propria vita e della propria futura liberazione.
TRAMA
La favola inizia nel più classico dei modi: c'erano una volta, in una città, un re e una regina, che avevano tre figlie bellissime. la più giovane, Psiche, possedeva una bellezza indescrivibile e il suo splendore veniva paragonato a quello di Venere, ma non solo, si credeva che essa fosse una nuova Venere nata dalla terra. Un numero incredibile di forestieri e molta gente del suo paese andava a tributare omaggi alla fanciulla. Le adorazioni agli altari di Venere furono completamente abbandonate e questo passaggio di onori rese la dea furiosa. Allora ella chiamò il figlio, gli mostrò la sua rivale e gli ordinò di fare innamorare la fanciulla dell’uomo più vile che esistesse sulla faccia della terra.
Nel frattempo Psiche era molto triste perché, possedendo una bellezza così divina, nessun mortale, consapevole di non meritare tanto, aveva il coraggio di chiedere la sua mano. Così il padre chiese all’oracolo del dio Apollo a Mileto nozze e marito per sua figlia: a quelle parole Apollo gli ordinò di portare la fanciulla in cima ad una rupe ornata per nozze funebri, dove ella avrebbe incontrato il marito, un mostro malvagio. Arrivato questo triste giorno, Psiche seguì dettagliatamente gli ordini di Apollo e lasciò i genitori in preda allo sconforto. Subito dopo arrivò Zefiro che con un leggero venticello la sollevò da terra e la condusse alla sua reggia; qui, la fanciulla fu accolta dalle voci delle sue ancelle invisibili che le mostrarono la sua casa e le sue ricchezze. Il marito si recava ad incontrarla solo di notte e senza svelarle chi fosse, imponendole il divieto di guardarlo in volto. Egli, durante queste notti, la avvertì dell’arrivo delle sue sorelle e le vietò di accoglierle. Ma Psiche riuscì a convincerlo a cambiare questa decisione e, quando le sorelle si presentarono alla porta della sua reggia, le accolse e le mostrò le sue ricchezze. Le due donne erano molto invidiose di tale fortuna ed escogitarono un piano per vendicarsi. In un secondo incontro le sorelle convinsero Psiche che il suo amante fosse in realtà un serpente mostruoso: allora, ella, non resistette alla curiositas, e, armata di pugnale, si avvicinò al suo amante per ucciderlo. Ma il dio Amore, che dormiva, gli si rivelò nel suo fulgore, coi capelli profumati di ambrosia, le ali rugiadose di luce, il candido collo e le guance di porpora. Dalla faretra del dio, Psiche trasse una saetta, dalla quale restò punta, innamorandosi, così, perdutamente, dell'Amore stesso. Dalla lucerna di Psiche una stilla d'olio cadde sul corpo di Amore, e lo svegliò. L'amante, allora, fuggì da Psiche, che aveva violato il patto.
Ella, sconsolata, cominciò a vagare per i boschi fino a quando arrivò alla città in cui abitavano le sue sorelle e raccontò che Cupido l’aveva abbandonata a causa loro. Così Psiche si vendicò delle sorelle perché entrambi si gettarono dalla rupe, convinte che sarebbe arrivato Zerifo e le avrebbe condotte nella reggia di Cupido, ma purtroppo per loro non fu così.
Nel frattempo Venere e il figlio Cupido ebbero una discussione molto accesa perché l’uomo si era innamorato della più grande rivale della madre, Psiche. Psiche, che era pazzamente innamorato di Cupido, dopo aver chiesto aiuto a numerose divinità e aver ricevuto sempre una risposta negativa, decise di affrontare Venere e si recò al suo palazzo. Qui fu sottoposta a numerose torture e in seguito a quattro prove progressivamente più difficili. La prima prova consistette nel separare, in una sola giornata, tutti i semi di un grande mucchio in tanti mucchietti separati. Le formiche le vennero in soccorso. Nella seconda prova Psiche dovette portare a Venere un filo di lana d’oro preso dal vello di un gregge di pecore. Una canna le diede giusti consigli per portare a termine il compito. Successivamente Psiche dovette recarsi alla sorgente del fiume che alimenta la palude dello Stige e portare un’anfora di acqua alla dea. L’aiuto le venne fornito dall’aquila di Giove. L’ultima prova imposta fu quella di portare dagli inferi un frammento della bellezza di Proserpina in un vasetto, seguendo la strada indicatagli dalla torre da cui la giovane voleva buttarsi.
Durante questa prova aprì il vasetto, cosa che le era stata severamente proibita, e in un batter d’occhio fu avvolta da una nube di sonno e cadde in mezzo alla strada di ritorno verso il palazzo di Venere. Eros fuggì dalla cella in cui era stato rinchiuso dalla madre, si recò in aiuto di Psiche, la svegliò e la rimandò dalla madre con la scatola.
A questo punto, Giove convocò l’assemblea generale degli dei, sotto richiesta di Eros, e unì in matrimonio i due ragazzi, rendendo Psiche immortale e Venere dovette per forza accettare la loro unione.
Dalla loro unione nacque una figlia, chiamata Voluttà.

Esempio



  


  1. amedeo

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