Materie: | Riassunto |
Categoria: | Letteratura Italiana |
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Data: | 28.09.2006 |
Numero di pagine: | 9 |
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Testo
MANZONI
Funzione storica di Manzoni e dei Promessi Sposi
La letteratura italiana moderna comincia, nella narrativa, con Manzoni. Solo con Verga si apre un nuovo ciclo nella storia del romanzo italiano.
Lui, con il rinnovamento della forma e il progressivo avvicinamento alla realtà, già visibile in minor modo in Goldoni e Parini, lo portano a riempire quel divario tra la lingua letteraria dalla lingua viva e della letteratura dalla società. La sua prosa si adegua al pensiero e alla realtà dei suoi tempi.
Infatti i Promessi Sposi sono importanti:
•sia perché nati nel nostro paese,
•sia perché vi è il ritorno della letteratura italiana in Europa dopo più di 2 secoli di crisi.
La cultura di Manzoni è composta da:
•illuminismo lombardo, che con “il caffè” e con i loro saggi operarono già per l’avvicinamento della letteratura alla società;
•romanticismo,con la sua attenzione per la storia nazionale, con il suo sentimento popolare e con i suoi ideali religiosi cristiani;
•la cultura francese, molto più legata alla società civile dell’Italia, al dibattito delle idee e alla storia nazionale.
Il carattere europeo della cultura di Manzoni è composto da:
•gli “ideologi” francesi, ovvero gli ultimi illuministi, con la loro cultura ironica, critica, corrosiva, con soluzioni politiche liberali;
•spirito religioso giansenista, che vive in modo tragico il contrasto tra bene e male, e contrario quindi alla comodità del cattolicesimo in Italia.
VITA E OPERE
--Il suo legame con l’illuminismo lombardo non è solo culturale ma anche familiare.
Sua madre è nipote del fondatore dell’illuminismo lombardo Cesare Beccaria, e il padre è Giovanni Verri, fratello dell’altro fondatore, Pietro Verri. Comunque il padre legittimo era il conte Pietro Manzoni, che sposò Giulia Beccaria,che lasciò poco dopo.
--Dopo un’infanzia e un’adolescenza passate nei collegi dei Padri Somaschi e dei Barnabiti, Alessandro visse nella casa paterna, in cui il padre gli imponeva un’educazione repressiva.
--Si avvicinò ai giacobini in politica, e al neoclassicismo in letteratura. Ma già dopo qualche anno, nel 1801, il trionfo della libertà, poemetto, critica le degenerazioni dei giacobini, avvicinandosi alle idee liberali.
--Scrisse tantissimo nella sua vita.
--Periodo di svolta comincia nel 1805, quando Manzoni va a Parigi dalla madre.
--Scrisse il componimento poetico più interessante della prima giovinezza, in morte di Carlo Imbonati, in cui mostra di voler continuare con le lezioni di Parini e dell’illuminismo lombardo.
--Frequenta gli ultimi illuministi e conosce Fauriel, grande amico, che lo condizionerà profondamente in politica e letteratura. Lo aiutò a passare,senza rottura, dall’illuminismo al romanticismo.
--Nel periodo parigino continuò a scrivere in modi neoclassici: 1809, il poemetto Urania.
--Nel 1810, un’altra svolta decisiva, quella della conversione religiosa e del ritorno a Milano.
--La conversione al giansenismo, che insisteva sull’opera della grazia divina invece che della grazia umana ai fini della salvezza.
--Dopo esser tornato a Milano, i primi segni di una svolta di poetica si hanno con gli inni sacri, scritti tra il 1812-1815.
E così cominciò un periodo di grande produzione, che durò un decennio.
--Fra il 1821 e 23, scrive la prima redazione dei Promessi Sposi, intitolati prima Fermo e Lucia, e dal 24 al 27 lavora alla seconda redazione, che esce fra il 25 e il 27, intitolati finalmente Promessi Sposi.
--Dal 1827 la sua attenzione per i problemi letterari diminuisce: è sempre più convinto di non poter conciliare nel romanzo storico invenzione e storia.
--Comincia allora a revisionare linguisticamente l’opera, e nel 1827 si reca a Firenze per conoscere il toscano vivo, l’unica lingua comprensibile in tutta Italia, e quindi utile per distruggere la separazione tra lingua letteraria e comune.
--Cominciano i lutti, di famiglia e dell’amico Fauriel, che causano il blocco del suo lavoro.
--Nel 1837 si risposa e riprende il lavoro. Revisiona ulteriormente il romanzo.
--Viene nominato successivamente senatore, e vota a favore del trasferimento della capitale da Torino a Firenze, in attesa della liberazione di Roma, sollevando proteste. E scrive una relazione, come presidente della commissione parlamentare sulla lingua, Dell’unità della lingua e dei mezzi per diffonderla. Successivamente, ancora lavora ad un parallelo fra la rivoluzione francese e italiana, che resta incompiuta.
--Muore ad 88 anni, nel 1873 a Milano.
PROMESSI SPOSI
--Il romanzo è diviso in sei nuclei narrativi principali, in cui i personaggi Renzo e Lucia sono insieme (1-8 e 36-38) e separati, agendo in modo alternato nella storia.
Da questi nuclei rimangono fuori i capitoli 18-19 e 28-32,nei quali i personaggi principali non compaiono in azione.
--La struttura complessiva è calcolata e bilanciata.
--L’azione narrativa vera e propria si svolge nello spazio di 2 anni: novembre 1628-1630.
--Mentre all’inizio il racconto è molto lento e descrittivo, si fa, progressivamente, condensato e sommario.
--Gli otto personaggi sono divisi a coppie, per similarità:
•Renzo e Lucia sono le vittime;
•padre Cristoforo e il Cardinale sono i protettori;
•don Abbondio e Gertrude sono gli strumenti degli oppressori;
•don Rodrigo e l’innominato (solo all’inizio) sono gli oppressori.
--Si possono dividere anche per opposizione:
•Rendo/Don Rodrigo;
•Lucia/innominato;
•padre Cristoforo/don Rodrigo;
•Cardinale/don Abbondio
--I personaggi principali rappresentano esattamente per metà il mondo laico e per metà il mondo ecclesiastico.
--Inoltre, 4 provengono dal mondo popolare e borghese e 4 dal mondo nobiliare.
--Da questo schema possiamo capire l’elaborazione del testo, che mandano un messaggio ideologico sul contrasto tra bene e male.
--La volontà di Manzoni di scrivere un romanzo realistico e popolare lo porta a dover fare delle scelte linguistiche coerenti. Il narratore sa rendere il tono e il linguaggio dei suoi personaggi, senza confondersi mai con essi, e si collega direttamente alla dimensione realistica del romanzo, sia alla struttura ironica del discorso manzoniano (la sua ironia è indirizzata alla cultura, al comportamento e al linguaggio del ‘600).
--La critica del potere è uno dei grandi temi del romanzo.
NUCLEI DEI PROMESSI SPOSI
--Nel primo nucleo si narrano:
•gli ostacoli frapposti al matrimonio da Don Rodrigo e Don Abbondio
•il tentativo fallito di padre Cristoforo di far ravvedere Don Rodrigo
•il tentato ma fallito matrimonio di sorpresa ideato da Agnese
•la fuga dal paese.
--Nell’ultimo nucleo si narrano:
•il ritrovamento di Lucia nel lazzaretto da parte di Renzo
•lo scioglimento del voto
•il suo ritorno al paese
•il matrimonio
•il trasferimento della nuova famiglia nel Bergamasco
•la fortuna economica di Renzo imprenditore.
--Invece al centro dell’opera i due fidanzati sono divisi:
•Lucia a Monza (9-10)
•Renzo a Milano (11-17)
•Lucia al castello dell’innominato e a Milano presso donna Prassede (20-27)
•Renzo a Milano alla ricerca di Lucia infine (33-35).
--Nei capitoli che non fanno parte del nucleo, perché non sono presenti i protagonisti:
(18-19)
•l’intrigo preparato da Attilio ai danni di padre Cristoforo
•il colloquio fra il Conte zio e il Padre provinciale
•il ricorso di don Rodrigo all’innominato e la vita di quest’ultimo;
(28-32)
•lunga narrazione della carestia, della guerra e della peste e della scena in cui si muovono Don Abbondio, Agnese, Perpetua e l’innominato.
--Questi due gruppi di capitoli servono a collegar le due vite dei protagonisti e favoriscono il passaggio da una all’altra.
Anche il capitolo 10 ha questa funzione, in cui compare Lucia,ma è dedicato per lo più alla vita della Monaca di Monza.
--La parte centrale della storia (in cui Renzo e Lucia sono divisi) è fermata dai capitoli 10 (monaca di Monza, già introdotta nel 9), 18-19 (innominato), 28-32 (carestia, guerra, peste), per alternare le due vite degli amanti.
LA VICENDA
PRIMO NUCLEO NARRATIVO, 1-8
Due bravi, al servizio di Don Rodrigo, intimano a don Abbondio di non celebrare il matrimonio fra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella. Don Abbondio torna a casa affranto e racconta il tutto alla serva, Perpetua.
Quando Renzo va a trovarlo per gli ultimi preparativi nuziali, con varie scuse Don rifiuta di celebrare il matrimonio.
Agnese, madre di Lucia, consiglia di chiedere aiuto ad un avvocato, Azzecca-garbugli, mentre la figlia manda fra Galdino a chiamare Padre Cristoforo in auto.
Renzo viene malamente cacciato dall’avvocato, amico di Don Abbondio.
Padre Cristoforo accorre.
Il narratore racconta (capitolo 4) la storia di questo personaggio che aveva ucciso un suo aggressore prima di farsi frate.
Padre Cristoforo si reca al castello di Don Rodrigo per farlo ravvedere, ma il colloquio non ha risultati.
Agnese allora consiglia di organizzare un matrimonio clandestino.
Lucia vi si persuade a stento.
I due testimoni saranno Gervasio e Tonio.
Allo stesso tempo, Don Rodrigo organizza il rapimento di Lucia.
Ma, quando i bravi arrivano di notte a casa di Lucia, trovano casa vuota, per il matrimonio a sorpresa a casa di Don Abbondio.
Fallita anche questa iniziativa, i due fidanzati e Agnese cercano aiuto da Padre Cristoforo che li fa fuggire.
SECONDO NUCLEO NARRATIVO, 9-10
Renzo e Lucia si separano, lei a Monza con la madre, nel convento di Gertrude, lui a Milano.
PRIMA DIGRESSIONE cap 9-10
La monaca di Monza racconta la sua storia.
TERZO NUCLEO NARRATIVO, 11-17
Renzo giunge a Milano con una lettera per padre Bonaventura, ma non la consegna perché è attratto dai tumulti per il pane. Dopo il saccheggio ai forni, viene assalita la casa del vicario di provvisione.
Renzo aiuta i sostenitori di Antonio Ferrer che aveva fissato un basso prezzo del pane e si atteggia a protettore della folla.
Stanco, si reca alla osteria della Luna Piena, accompagnato da una spia della polizia, e si rifiuta di dar il suo vero nome all’oste, ma lo dice invece senza volerlo al suo accompagnatore.
L’oste lo denuncia e Renzo viene arrestato la mattina dopo, ma riesce a fuggire con l’aiuto della folla.
Giunto a Gorgonzola, in un’altra osteria, ascolta da un mercante la storia dei tumulti e la notorietà che ha acquistato in città.
Fugge di nuovo di notte, finchè non giunge all’Adda.
Dorme in una capanna e all’alba si reca dal cugino Bortolo nel territorio della Repubblica di Venezia.
SECONDA DIGRESSIONE cap 18-19
Attilio si rivolge al Conte zio per avere aiuto contro Padre Cristoforo, colpevole di proteggere Renzo, il cui mandato di cattura è arrivato fin là.
Il Conte zio convince il Padre provinciale a mandarlo a Rimini.
Allora Don Rodrigo, mentre Lucia è ancora al convento a Monza, si rivolge all’innominato per avere un’aiuto.
Storia dell’innominato (cap.19)
QUARTO NUCLEO NARRATIVO, 20-27
Don Rodrigo viene aiutato dall’innominato.
Attraverso Egidio, Gertrude lascia uscire Lucia dal convento, e così viene rapita dal Nibbio, luogotenente dell’innominato.
Quest’ultimo però è già pieno di problemi e rimorsi.
La ragazza, portata al castello, è affidata ad una vecchia serva.
Durante la notte, l’innominato va a trovarla,ed esce sconvolto dall’incontro (cap 21).
Lucia rimasta sola, fa voto di castità se riuscirà a salvarsi.
L’innominato passa la notte insonne.
Al mattino tutti festeggiano il Cardinale Federigo Borromeo in visita pastorale in un paese vicino. Anche l’innominato partecipa, ormai convertito. I due decidono il modo migliore per liberare Lucia.
Don Abbondio viene mandato al castello insieme ad una brava donna.
Lucia è liberata e portata prima a casa del sarto, poi a casa sua.
Il cardinale visita il paese di Lucia e rimprovera Don Abbondio per non aver celebrato il matrimonio (cap. 25-26).
Lucia così va a Milano presso donna Prassede e don Ferrante.
Fra Agnese e Renzo (che ha cambiato nome per sfuggire alla polizia), si svolge una faticosa corrispondenza.
TERZA DIGRESSIONE, cap. 28-32
Storia della carestia, 1628-29, guerra 1629.
Don Abbondio, Agnese e Perpetua fuggono nel castello dell’innominato che ha organizzato la difesa.
Dopo 23-24 giorni i tre tornano alle loro case, che trovano saccheggiate.
Comincia anche a diffondersi la peste, portata dalle truppe tedesche.
Le autorità milanesi non sanno come fronteggiarla.
L’11 giugno 1630 si tiene una processione che accelera la peste. Comincia la caccia agli untori.
QUINTO NUCLEO NARRATIVO, 33-35
Don Rodrigo, a Milano, è colpito dalla peste, e viene tradito dal suo luogotenente, il Griso, che lo porta al lazzaretto.
Renzo si ammala anche, ma guarisce e decide di andare in cerca di Lucia.
Torna a casa ma la trova semidistrutta.
Va da un amico che lo ospita, poi parte per Milano per cercare casa di Prassede.
Arriva nella città presa dalla peste, assiste a episodi di pietà (la madre di Cecilia) e di orrore.
Giunto alla casa, insiste per avere informazioni su Lucia anche se gli è stato detto che è stata portata al lazzaretto.
Viene perciò scambiato per un untore, e si salva saltando su un carro dei monatti.
Si reca al lazzaretto dove incontra padre Cristoforo che, colpito dalla peste, aiuta gli ammalati.
Assiste con lui all’agonia di Don Rodrigo e lo perdona.
SESTO NUCLEO NARRATIVO, 36-38
Renzo trova Lucia che aveva la peste ma che stava guarendo.
Ella però vuol rimanere fedele al suo voto.
Renzo allora chiede a Padre Cristoforo di scioglierle il voto.
Poi lascia il lazzaretto e il paese.
Al paese intanto torna Agnese.
Insieme la donna e Renzo aspettano Lucia che, uscita con una vedova che la protegge, ritorna finalmente al suo paese.
Anche Don Abbondio guarisce, ma Perpetua rimane uccisa, ma continua ad opporsi al matrimonio, fino alla notizia della morte di Don Rodrigo.
Alla fine le nozze vengono celebrate.
Dopo il matrimonio, Renzo, Lucia e Agnese si trasferiscono nel Bergamasco, dove il giovane diviene un imprenditore nel campo della seta.
La prima figlia si chiama Maria.