Materie: | Tema |
Categoria: | Letteratura Italiana |
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Data: | 26.01.2009 |
Numero di pagine: | 5 |
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Testo
Questo brano, scritto nel 1826, и tratto dallo Zibaldone di Giacomo Leopardi, una “raccolta” di appunti personali (quindi non destinati alla pubblicazione) attraverso i quali l’autore andava maturando un pensiero in continuo mutamento ma che riguardava sempre lo stesso argomento: la vita, l'esistenza in balia della la sofferenza e della morte.
Una vita da “recluso” Leggendo il brano, risulta palese la visione pessimistica di Leopardi riguardo la vita. Non per niente egli и considerato, tra tutti gli scrittori italiani conosciuti, il pessimista per eccellenza. E non poteva essere altrimenti, visto l’ambiente in cui и nato e cresciuto: a Recanati, una cittadina provinciale dello Stato della Chiesa, chiusa e di idee bigotte, in una famiglia dove i genitori mantenevano coi figli rapporti freddi e dove si seguiva la religione cristiana con tanto fervore da sfociare nell’ ipocrisia.
Al giovane Giacomo tutto questo non andava, e giа da bambino cerca rifugio nello studio: in sette anni accumula un sapere enorme, anche se il troppo studio lo porta a un peggioramento della vista e a una grave forma di scoliosi.
Quello che comunque piщ preme a Giacomo и andarsene da Recanati: nel 1819, appena raggiunta la maggiore etа, tenta di scappare di casa ma il suo tentativo viene sventato dal padre. Leopardi и cosм infelice che in questo periodo pensa addirittura al suicidio.
Anche quando i genitori gli permetteranno finalmente di allontanarsi da Recanati, nel 1822, e lui girerа tra varie cittа quali Roma, Bologna, Milano, Firenze e Pisa, si sentirа comunque un escluso, poichй le sue idee andavano contro le correnti di pensiero che in quel periodo si andavano affermando.
La poetica dell’ indefinito Leopardi, infatti, non attribuiva alla poesia un valore sociale, al contrario della maggiorparte degli scrittori del suo tempo, che facevano delle loro opere dei manifesti politici e sociali. Per Leopardi invece, almeno in un primo periodo, lo scopo della poesia и consolare, distrarre le persone dalle brutture della vita; e proprio perchй ha questa funzione, la poesia non puт utilizzare il linguaggio preciso e regolare tipico della letteratura e della filosofia, ma procedere in modo libero e figurato, utilizzare metafore e altre figure retoriche.
Nella poesia leopardiana, inoltre, svolge un ruolo importante il ricordo, che filtra le emozioni vissute in passato e le rielabora sotto una luce piщ suggestiva e consolatoria.
Dal pessimismo storico al pessimismo cosmico Si и parlato prima di un “primo periodo”: si intende il periodo in cui il pessimismo di Leopardi era un pessimismo storico, ossia per il poeta la storia umana era una continua decadenza dallo stato di felicitа primordiale a quello doloroso della societа moderna. Questo accade perchй, all'inizio della storia, le civiltа umane vivevano in perfetta sintonia con la natura, e riuscivano a evadere facilmente dalla realtа grazie all'uso dell'immaginazione, che creava miti ed illusioni (come la bellezza e la gloria) che riuscivano ad appagare l'animo umano; i moderni invece non sono piщ in grado di usare l'immaginazione perchй essa и stata spodestata dalla ragione, che fa cadere le illusioni. Il pessimismo storico и quindi caratterizzato da una Natura madre e da una Ragione maligna che mette a nudo le illusioni che la Natura regala all'uomo per consolarlo della sua continua decadenza.
Col passare del tempo, perт, il pensiero di Leopardi si va modificando, col risultato che Natura e Ragione invertono le proprie caratteristice: la Natura и matrigna, la Ragione benigna. И questo il periodo del pessimismo cosmico. In realtа, prima della fase di pessimismo cosmico ce n'и un'altra di pessimismo psicologico, che si distingue dal precedente per il fatto che leopardi pensa che a soffrire sia solo il genere umano, mentre per quanto riguarda il pessimismo cosmico a soffrire sono tutte le creature: si veda a questo proposito la nota dello Zibaldone datata 19-22 aprile 1826, che parla di un giardino apparentenemente tranquillo, bello e curato, ma che a un'osservazione piщ attenta rivela che tutti gli esseri lм presenti, piante, insetti ed esseri umani, in qualche modo soffrono (per il troppo freddo o caldo, per la troppa o poca acqua, ecc..).
Non c'и quindi da stupirsi se, nel brano riportato a inizio testo, la natura sia descritta aspra e difficile, e se il povero viandante appaia, nella mente del lettore, un misero essere costretto a muoversi per sentieri impervi e impossibili: la Natura ha oramai acquisito il ruolo di antagonista, e l'uomo puт fare affidamento solo su se stesso, sulla ragione. Ma poichй l'infelicitа и una costante nella vita dell'uomo, anche se si usa la ragione non si riesce mai ad uscire da questo stato di perenne infelicitа. La ragione, in questo caso, svolge semplicemente il ruolo di smascherare le illusioni propinateci dalla Natura.
Amore e Morte In una visione cosм pessimistica della vita, la morte puт essere l'unico rimedio. И infatti cosм che la pensa Leopardi: egli afferma (in uno dei cinque canti facenti parte del Ciclo di Aspasia, dedicati a Fanny Targioni Tozzetti, l'ultima donna amata) che nella vita le sole cose degne di essere desiderate sono l'amore e la morte: l'amore perchй и quel sentimento che ci rende consapevoli della grandezza della nostra anima, e del fatto che abbiamo il diritto alla felicitа, o meglio a tentare di ottenerla, visto che и irraggiungibile. La morte invece и accettazione coraggiosa del corso degli eventi, delle scelte malvagie della Natura che dа al mondo esseri viventi per poi distruggerli e crearne altri, sempre cosм in un ciclo eterno.
Contro il cristianesimo Infatti Leopardi va contro il cristianesimo, considerata da lui una religione ingannevole perchй pretende di consolare l'uomo con la “favola” di un'altra vita nell'aldilа, dove si potranno appagare i desideri di felicitа. Cosм facendo, il cristianesimo svia l'uomo dalla sua naturale ricerca della felicitа in questa vita, e non in un'ipotetica altra.
Il tema del suicidio Secondo quest'ottica, viene dunque da chiedersi che ruolo abbia il suicidio per Leopardi. Per il poeta, dipende da che lato si considera la faccenda: da un lato puramente egoistico, il suicidio и legittimo poichй и la massima espressione dell'amore verso se stessi; ma se pensiamo al dolore che il nostro gesto arrecherebbe ai familiari e agli amici, allora ecco che il suicidio non и piщ tanto giusto. Per Leopardi, infatti, и importante che gli esseri umani si aiutino e consolino a vicenda per sopportare al meglio i dolori della vita. Un esempio al riguardo и dato nel Dialogo di Plotino e di Porfirio (ne Le Operette Morali): Plotino dice al suo allievo Porfirio, aspirante suicida, che le motivazioni che lo spingono al suicidio sono inattaccabili dal punto di vista razionale, ma dall'altro lato la solidarietа e l'amicizia dovrebbero spingerlo a rinunciare, e a cercare di vivere appoggiandosi ai suoi amici.
In un primo momento, nella fase delle illusioni giovanili, il suicidio era visto come soluzione di fronte al crollo degli ideali: nel Canto Bruto Minore, che rientra nel periodo del pessimismo storico, il protagonista decide di suicidarsi di fronte all'evidente decadenza del mondo classico e dei suoi valori.
Un poeta controverso.. ma non troppo Dunque, per Leopardi il suicidio и allo stesso tempo sia giusto che sbagliato; inoltre, nel corso della sua vita ha cambiato radicalmente il suo pensiero riguardo al pessimismo (definendolo prima storico, poi psicologico e infine cosmico) e con esso l'opinione sulla natura, sulla ragione e sulle illusioni. Verrebbe da dire che fosse schizofrenico, controverso, magari anche che non aveva le idee ben chiare.. In realtа, Leopardi era in grado di analizzare uno stesso problema guardandolo sotto molti punti di vista, continuando a pensarci sopra, e faceva appello anche alla sua personale esperienza di vita: non и infatti un caso se cominciт a pensare al concetto di infelicitа che permea tutto dopo la delusione per la fuga da Recanati fallita.
E per quanto riguarda il suicidio, la penso esattamente come lui: penso sia legittimo togliersi la vita, se и ciт che desideriamo e abbiamo un ottimo motivo per farlo (come Bruto); perт dovremmo anche soffermarci a pensare ai nostri cari, e valutare se vale la pena dare loro il dolore della nostra perdita.
Leopardi и in assoluto il mio autore preferito proprio per questa sua capacitа di andare a fondo nelle cose, di voler valutarle nei minimi dettagli; e ciт puт portare a cambiamenti di opinione o a teorie apparentemente controverse che riguardano uno stesso argomento. Ma d'altronde, chi cambia opinione non и per forza un indeciso, anzi molto spesso и una persona che sa riconoscere i propri sbagli, considerare le cose secondo vari aspetti. E questo, Leopardi lo sa fare benissimo.