La coscienza di Zeno

Materie:Scheda libro
Categoria:Letteratura Italiana

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Testo

LA COSCIENZA DI ZENO
Pubblicato nel 1923. Non è un’autobiografia di Zeno ma una storia della sua malattia (malattia dell’anima = nevrosi)

- Il racconto ha un impianto autodiegetico = l’intero racconto scaturisce dalle parole del
protagonista
- Zeno è nevrotico, malato immaginario e quindi delle sue parole non ci si può sempre fidare. Lo stesso dottor S. allude a “tante verità e bugie”. Nel nevrotico agisce un processo di rimozione ( spostamento di turbamenti psichici che vengono sepolti nell’inconscio dal quale riemergono mascherati dal linguaggio simbolico dei sintomi e dei lapsus) A differenza dei romanzi ottocenteschi, qui l’autore non conferisce al racconto l’autorità della storia e della verità; ne consegue che il lettore avanza spontaneamente delle ipotesi interpretative sull’interpretazione dei fatti (opera aperta = il significato dell’opera è plurivoco, il lettore collabora alla costruzione del senso del romanzo)
Molto forte in Zeno è la dilazione = continuo rimandare
- “tempo misto” o “struttura aperta” = i fatti non si susseguono secondo un ordine cronologico ma tematico, Zeno frantuma la propria memoria in miriadi di ricordi lasciando emergere solo le esperienze cruciali
- Zeno è un inetto, la sua giovinezza è caratterizzata dall’incostanza e dall’arrendevolezza. Vive in un’indifferenza totale: invece di vivere la sua vita, è quest’ultima che lo travolge decidendo per lui il destino.
- Malattia: alla fine Zeno crede di essere guarito solo perché si è inserito (adattato) ai “normali” diventando profittatore di guerra. Quella di Zeno è una malattia morale che consiste nell’assenza di valori cui egli possa poggiarsi. L’unico valore riconosciuto è quello della salute. La sua guarigione non è dovuta alla terapia psicanalitica del dottor S. ma solo alla sua spontanea decisione per esempio di smettere di fumare. La malattia è parte ineliminabile della vita, anzi è la vita stessa e tutto ciò che porta con sé (l’amore…). Zeno è convinto di essere guarito solo perché considera la vita stessa una malattia inguaribile, e considera dunque, più che di non essere malato, di non poter essere altro che malato in quanto uomo
- Conclusione: quella di Zeno è una guarigione solo apparente. Alla fine Zeno sembra aver acquistato un suo equilibrio, fondato sulla consapevolezza che solo rinunciando al tentativo di capire e controllare la “vita orrida vera” possiamo raggiungere con questa un compromesso che la renda sopportabile, dato che essa premia coloro che sono malleabili (inetti) e non pretendono di fare i demiurghi. IN realtà, diventando profitattore di guerra, anche Zeno non fa che preparare la catastrofe dell’umanità provocata da chi costruisce, compra e vende gli ordigni. La sua malattia viene a far parte della malattia dell’intera società, destinata alla scomparsa per autodistruzione.
- Pessimismo: l’uomo è malato senza speranza perché per guarire deve affermare se stesso contro gli altri, utilizzare gli strumenti messi in opera dalla civiltà (ordigni) per favorire la sopraffazione; la guarigione del singolo e la distruzione progressiva dell’umanità procedono di pari passo.
- Civiltà: la civiltà ha imboccato un corso contrario alla natura perché è fondata sulla menzogna e sull’inganno. La civiltà è condannata alla perdita dell’autenticità, alla disgregazione e alla catastrofe

- La malattia della società degli ordigni è fondata sulla menzogna, sull’inganno e sul desiderio di prevalere sugli altri. L’astuzia dell’uomo viene utilizzata solo per inventare gli ordigni, cause di catastrofi e disgregazione e non per farne un uso positivo. Succede così che l’uomo si distrugge con le sue stesse mani. La civiltà è inganno, mistificazione, va contro l’autenticità della natura.

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