La coscienza di Zeno

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Testo

La Coscienza di Zeno
Italo Svevo
La coscienza di Zeno (1923)
Zeno Cosini и malato del "male di vivere": abulico e inetto, incapace di entusiasmi, consapevole della propria alienazione, ma senza volontа di guarigione, non trova certezze individuali e sociali da opporre alla crisi universale. Sottopostosi a terapia psicanalitica, Zeno viene consigliato dal dottor S. di scrivere le proprie memorie (che nella finzione si immaginano scritte in forma di diario fra il 1913 e il 1916) attraverso cui analizzare, nei propri ricordi, la malattia della coscienza; malgrado il successo sociale ottenuto, egli si sente debole e suggestionabile; interrotta la terapia, lo psicanalista ne pubblica le memorie "per vendetta". I ricordi si muovono non secondo un ordine cronologico, ma per filoni tematici, secondo il ritmo della memoria (il fumo, il padre, il matrimonio, l'amante, gli affari, la malattia e la guerra) in cui il pensiero procede attraverso continui salti cronologici. Zeno autoanalizza il proprio inconscio attraverso avvenimenti passati di cui ora cerca il significato e la giustificazione: ipocrisie, falsi rapporti affettivi, odi latenti (il padre, i legami famigliari), debolezze (il fumo), cercando di smascherare se stesso e la societа "civile". L'analisi di Zeno conduce a conclusioni amare: la societа distrugge l'autenticitа individuale, la vita и inquinata alle radici; l'uomo non и che un essere insignificante e mortale che per tutta l'esistenza lotta assurdamente nell'illusione di dominare il mondo; la violenza, mossa dagli interessi materiali della societа, un giorno si sovrapporrа alla tragedia individuale di ognuno, causando una catastrofe inaudita, l'esplosione enorme di un ordigno al centro della terra.
Zeno infine rifiuta di guarire, lascia la terapia e sceglie di adattarsi all'assurditа e casualitа della vita, guardando il mondo ironicamente, cosciente della mancanza di una "veritа".
L'opera non и strutturata tradizionalmente: dopo una Prefazione e un Preambolo, i capitoli che la compongono (Il fumo, La morte di mio padre, La storia del mio matrimonio, La moglie e l'amante, Storia di un'associazione commerciale, Psico-analisi) non seguono una successione logica, ma costituiscono semplicemente dei nuclei tematici, al cui interno lo scrittore и libero di procedere come meglio crede. Il personaggio di Zeno confronta i suoi pensieri e atteggiamenti presenti e passati: ne deriva un uomo in movimento, senza realtа stabile; al lettore resta un senso di incertezza verso il protagonista, che nella narrazione cerca sempre di mascherarsi e autogiustificarsi; alla psicanalisi Svevo nega ogni valore terapeutico, ma le affida in letteratura l'importante funzione di strumento per l'indagine della propria coscienza.
Il fumo
I fatti narrati nella Coscienza di Zeno, romanzo del 1923 di Italo Svevo, non seguono un ordine cronologico, ma si dispongono in nuclei tematici, richiamati liberamente alla memoria di Zeno, invitato dallo psicanalista dottor S., presso cui и in cura, a scrivere un diario. Il tema centrale del libro, il contrasto tra salute e malattia, si sviluppa quindi interamente nella dimensione della coscienza e della memoria del protagonista-narratore. Zeno Cosini и uno dei numerosi inetti di cui и ricca la letteratura europea del primo Novecento (da Joyce a Musil a Kafka), espressione di uno stato diffuso di crisi esistenziale. Anche Zeno si sente disadattato, incapace di agire e di realizzare i suoi propositi: malato di inettitudine, egli nutre un senso di rivalitа nei confronti degli altri, che giudica sani e forti. Ma la caratteristica fondamentale della sua malattia и costituita dal fatto che egli non vuole guarirne, adottandola anzi come alibi per giustificare il proprio comportamento e sottrarsi cosм ad un incontro autentico con se stesso; egli si limita ad immaginare un futuro di salute sempre rimandato, che avrebbe dovuto avere inizio dopo decisioni solenni e avvenimenti significativi, come per esempio liberarsi dal vizio del fumo, dopo l'ennesima ultima sigaretta. Attraverso la rievocazione e la registrazione scritta degli avvenimenti passati, egli ora puт prenderne piena coscienza e collocarli nella loro giusta dimensione.
Nel terzo capitolo Il fumo, segnato da una forte autoironia, componente essenziale di tutto il romanzo, Zeno ripercorre i tentativi fallimentari di smettere di fumare e capisce finalmente che quel vizio non era altro che il sintomo del suo vero problema, ossia l'inettitudine, l'incapacitа di agire. Il fumo gli si rivela casм, mentre scrive da vecchio le proprie memorie, segno esteriore di una malattia morale che solo ora puт riconoscere. La narrazione, in prima persona, oscilla continuamente dal passato al presente, dal piano del ricordo a quello del giudizio e della coscienza, che avviene proprio attraverso la memoria e la scrittura.
Il tempo
Il brano и basato su una continua deformazione dello svolgimento del tempo, che и una delle principali caratteristiche di tutto il romanzo. Vi sono diverse anticipazioni (prolessi) di avvenimenti che saranno trattati in seguito e una continua oscillazione tra tempo passato, la rievocazione delle vicende di allora (Zeno giovane), e tempo presente, il tempo in cui avviene la scrittura, a cui Zeno vecchio fa spesso riferimento (e, per dire subito tutto, di tempo in tempo sono ancora tali; Posso anzi dire, che da qualche tempo io fumo molte sigarette...che non sono le ultime; Adesso che sono qui; Adesso che sono vecchio). Gli stessi avvenimenti passati riaffiorano alla memoria attraverso associazioni libere e casuali, scaturite dalla suggestione di certe date. Attraverso tale calcolata confusione cronologica, Svevo cerca di fuorviare il lettore, impedendogli di avere un'idea univoca del personaggio-narratore, i cui atteggiamenti non sono piщ condivisi da Zeno vecchio che scrive e giudica; l'autore intende inoltre riprodurre il vero disordine del tempo, che non и quella cosa impensabile che non s'arresta mai, ma, per Zeno, ritorna costantemente, riaffiorando dall'inconscio.
Salute e Malattia
Ne Il fumo spicca immediatamente il contrasto, che caratterizzerа tutto il libro, tra malattia e salute, tra volontа e inettitudine: il vizio del fumo e i continui cambiamenti di indirizzo di studi, da quelli giuridici a quelli di chimica e viceversa. Il giudizio che Zeno vecchio esprime sulla debolezza e mancanza di volontа di Zeno giovane passa attraverso il tono ironico della narrazione, che indica il distacco tra allora e adesso e segnala che quella condizione passata и, al momento della scrittura, ormai superata. Zeno vecchio и guarito, ma non perchй si sia liberato del vizio del fumo, ma semplicemente perchй ha capito di essere come tutti gli altri, che la sua condizione di malattia non и un'eccezione, ma la regola, la condizione normale dell'intera societа. L'ironia ha in questo caso un senso drammatico: il mondo non ha futuro, non ci sono speranze per l'uomo, ma l'importante и averne raggiunto la consapevolezza, la piena coscienza.
Psico-analisi
Nel capitolo conclusivo del romanzo, Zeno dichiara di aver superato la sua malattia; la guarigione и avvenuto non grazie alla terapia psicanalitica, che anzi ha abbandonato, ma al commercio, ai buoni affari consentiti dalle condizioni di guerra (la prima guerra mondiale). In altre parole Zeno и guarito perchй ha deciso di adattarsi alla vita normale e di accettarne le regole. La fortuna commerciale gli ha dato fiducia e la convinzione, che prima non aveva, di essere sano. Si tratta perт di un'illusione, di cui il protagonista и perfettamente consapevole: "Da lungo tempo io sapevo che la mia salute non poteva essere altro che la mia convinzione e ch'era una sciocchezza degna di un sognatore ipnagogico [che nel sogno sa di sognare] di volerla curare anzichй persuadere". Zeno и guarito perchй in realtа si и reso conto di essere malato come tutti gli altri: и l'esistenza stessa la malattia dell'uomo, che forse in origine, nel suo stato primitivo, ha goduto di una condizione di salute, ma da questa il progresso, la cultura e la coscienza lo hanno definitivamente allontanato, condannandolo ad una vita in autentica e alienata. L'unica possibile soluzione, l'unica terapia non puт che essere la distruzione dell'uomo, della civiltа, della terra stessa: ipotesi paradossale che Svevo affida ad una minacciosa profezia. Nella parte conclusiva del romanzo Zeno, convintosi ad abbandonare l'inutile cura, formula le proprie profonde convinzioni, che anticipano le paure e tensioni del mondo contemporaneo. La violenza di questa visione apocalittica costituisce dall'altra parte un messaggio positivo per l'uomo: vuole scuoterlo dal suo stato di pericolosa incoscienza e avvertirlo dell'urgente necessitа di un cambiamento.
Svevo perт sta facendo dell'ironia, perchй и divenuto perfettamente cosciente, attraverso la sua autoanalisi, che la fine dell'uomo, il parassita della terra, sia necessaria perchй possa tornare a crearsi il primitivo equilibrio, la condizione primordiale di salute. Svevo distingue tra vita secondo natura, come quella degli animali, cui и riservata la salute, e vita secondo ragione, propria dell'uomo; l'occhialuto uomo, progredendo e inventando ordigni fuori del suo corpo, si sottrae alla legge darwiniana della selezione naturale e, mentre crede di diventare piщ furbo, diviene sempre piщ dipendente, sempre piщ malato. Non c'и cura che tenga, compresa la psicanalisi, contro questa tendenza distruttiva. Per chi legge queste pagine alla fine del secolo (che и anche la fine del Millennio), in un mondo dominato dalla minaccia della guerra nucleare e dall'inquinamento, tali parole si presentano come profetiche, annunciatrici di una catastrofe che si spera arginabile con un recupero massiccio di volontа e coscienza.

Alberto Marvisi - Svevo
"Il successo: La coscienza di Zeno"

Il romanzo и in sostanza senza trama. E' suddiviso in vari capitoli, corrispondenti al resoconto di diversi episodi e situazioni della vita del protagonista: Zeno Cosini. Anziano ed agiato borghese, che vive coi proventi di un'azienda commerciale, avuta in ereditа dal padre, ma vincolata da questi, per la scarsa stima che aveva del figlio, alla tutela dell'amministratore Olivi. I resoconti riguardano il vizio del fumo, la morte del padre, la storia del suo matrimonio, la moglie e l'amante e la storia di un'associazione commerciale. Vi и poi un capitolo finale intitolato Psico-analisi, che si ricollega strutturalmente alla Prefazione ed al Preambolo. Dal che si deduce che il romanzo non и altro che una serie di sondaggi fatti da Zeno sul proprio passato e scritti per il suo psicanalista, vagamente indicato con la sigla Dottor S. e pubblicati da costui per dispetto, allorchй Zeno decide di liberarsi di lui, interrompendo la cura, con in piщ una specie di ricatto sui diritti d'autore. La natura della malattia di cui soffre Zeno non и chiara; и piщ una convinzione, del resto nata con lui, com'egli stesso afferma, che un dato oggettivo e reale e se i sintomi sono prevalentemente di ordine psichico e denunciano un vago disagio sociale, anche il fisico tuttavia non ne resta immune, poichй a quei turbamenti risponde sempre con intoppi e faticose articolazioni. Zeno ovviamente ci narra il tutto in prima persona e questa и la seconda novitа, dopo quella della frantumazione della trama, di questo terzo romanzo rispetto ai due che l'hanno preceduto. Il senso finale del libro sembra niente affatto essere l'elogio della cura e della salute, quanto proprio quello di un'apologia convinta della malattia come un contenuto capace di illuminarci sulla piщ vera e profonda nostra realtа di uomini ormai irrimediabilmente vecchi, il cui unico riscatto sembra essere affidato appunto alla consapevolezza ironica di tale condizione, alla coscienza, insomma, che funziona cosм da mastice fra i vari capitoli, all'interno dei quali poi, presi singolarmente, и possibile individuare, per quanto ancora scheletriche, delle specie di trame. Eccole in breve:
Il fumo: Zeno pensa che la causa della sua malattia sia il vizio del fumo. Decide di liberarsene, prima con propositi precisi fatti a se stesso e vincolati a date scritte un po' ovunque, sottolineate da un solenne U. S. (ultima sigaretta) e poi facendosi ricoverare in una casa di cura, dove perт non passa nemmeno una notte, perchи, preso dalla sua solita irragionevole gelosia per la moglie, corrompe l'infermiera e se ne torna bellamente a casa, dove la moglie, fedelissima, lo accoglie con un benevolo sorriso.
La morte del padre: si narra delle civili incomprensioni che dividono padre e figlio. Il padre ha difficoltа a convincersi che il figlio, sempre pronto a ridere a sproposito, sia effettivamente pazzo. Il figlio da parte sua и piuttosto ribelle, ma solo in teoria, dentro di sй insomma, perchи oggettivamente si puт dire che sia un ragazzo abbastanza tranquillo ed ubbidiente. Ma ecco che il padre si ammala di edema cerebrale. Si mette a letto. Il figlio lo vuole curare, lo costringe, anche perchи il medico cosм gli ha consigliato di fare, a stare a letto, e quando il padre vuole a tutti i costi alzarsi egli usa la forza. Il padre con un ultimo sforzo alza il braccio e muore. La mano ricadendo colpisce il volto del figlio. Uno schiaffo. Volontario? Questo dubbio Zeno se lo porterа dentro per tutta la vita.
La storia del matrimonio: Zeno incontra in Borsa Giovanni Malfenti, furbo commerciante, che gli diviene maestro in affari, amico e suocero, nonchй suo secondo padre. Giovanni ha una moglie e quattro figlie: Ada, la bella e la seria, Alberta, la piщ giovane fra le tre da marito e la piщ vicina allo spirito di Zeno, Augusta, la strabica, ed Anna la piщ piccola, una bimba. Zeno diventa abituale frequentatore del loro salotto e le intrattiene con storielle amene, di cui l'unica a non compiacersene и proprio quella per cui Zeno le diceva, e cioи Ada. La sua corte ad Ada si complica poi per l'entrata in scena di un rivale, Guido Speier, giovane bello ed elegante e come Zeno suonatore di violino, ma di lui molto piщ abile. Ada ne и veramente incantata e Zeno и decisamente destinato alla sconfitta, tanto che, attraverso una serie di vicende altamente comiche, che vanno da una seduta spiritica imbastita da Guido e mandata a monte da Zeno per dispetto, alla proposta di matrimonio fatta in successione e per sbaglio a ciascuna delle tre sorelle maggiori, arriverа a fidanzarsi con Augusta, delle tre proprio l'unica che Zeno non avrebbe mai pensato di sposare. Il matrimonio invece si mostrerа azzeccatissimo: Augusta sarа veramente la moglie ideale.
La moglie e l'amante: l'amante si chiama Carla, и una giovane del popolo, che, per continuare i suoi studi musicali, s'affida prima alla beneficenza d'Enrico Copler, amico di Zeno e poi a quella di Zeno stesso. La relazione non turba i rapporti con Augusta, anche perchи ovviamente non ne и a conoscenza. Crea solo spazi e contraddizioni dentro la coscienza di Zeno, ma il modo in cui Zeno li supera ci dа ancora un esempio della sua natura, vale a dire della sua malattia. Carla poi vuole vedere Augusta. Mossa controproducente. Carla ne resta affascinata. Sente un vago rimorso a tradirla. Lascia Zeno e decide di sposare il maestro di musica, che Zeno stesso le aveva procurato. Forse era ciт che Zeno, cui nel frattempo era nata una figlia, voleva e non voleva.
Storia di un'associazione commerciale: racconta della fondazione di una casa commerciale da parte di Guido Speier, e di come viene condotta in malissimo modo. Zeno, messi da parte i vecchi complessi, si offre di aiutarlo nell'amministrazione. Ma Guido и veramente un incapace e l'azienda ha i giorni contati. Un affare sbagliato rende la situazione davvero insostenibile. Guido simula un primo tentativo di suicidio ed ottiene dalla moglie un prestito per risollevare le sorti della ditta. Ma gli errori da parte sua continuano, aggravati anche dalle perdite in Borsa, e cosм non gli resta che inscenare un secondo suicidio, ma questa volta per una serie di circostanze imprevedibili, gli va male e muore. Zeno si rivela a questo punto abilissimo: giocando in Borsa riesce a dimezzare il debito del cognato e si conquista in parte la stima di Ada, che le sofferenze psichiche hanno precocemente invecchiato. Ada inoltre и anche molto rammaricata perchи Zeno non и andato al funerale di Guido. Zeno, infatti, non и giunto in tempo, perchи, a causa degli impegni in Borsa, и arrivato all'ultimo momento e, inconsapevolmente, ha anche sbagliato funerale. Ada lascia cosм Trieste e con i figli si reca in Argentina dove i due suoceri la stanno aspettando.
Nel capitolo conclusivo de La coscienza di Zeno, Psico-analisi, ci sono due passi illuminanti su ciт che fu per Svevo la questione della lingua, e piщ precisamente su varie ambiguitа che lo scrittore ci presenta: il rapporto terapia analitica-invenzione, memoria-emozione e creazione-menzogna. Una problematica molto moderna, ma vediamo in dettaglio:
"Il dottore presta fede troppo grande a quelle mie benedette confessioni che non vuole restituirmi perchи le riveda. Dio mio! Egli non studiт che la medicina e perciт ignora che cosa significhi scrivere in italiano per noi che parliamo e non sappiamo scrivere il dialetto. Una confessione in iscritto и sempre menzognera. Con ogni nostra parola toscana noi mentiamo! Se egli sapesse come raccontiamo con predilezione tutte le cose per le quali abbiamo pronta la frase e come evitiamo quelle che ci obbligherebbero di ricorrere al vocabolario! E' proprio cosм che scegliamo dalla nostra vita gli episodi da notarsi. Si capisce come la nostra vita avrebbe tutt'altro aspetto se fosse detta nel nostro dialetto".
Ed ancora:
"E' cosм che a forza di correre dietro a quelle immagini, io le raggiunsi. Ora so di averle inventate. Ma inventare и una creazione, non giа una menzogna. Le mie erano delle invenzioni come quelle della febbre, che camminano per la stanza perchи le vediate da tutti i lati e che poi anche vi toccano. Avevano la soliditа, il colore, la petulanza delle cose vive. A forza di desiderio, io proiettai le immagini, che non c'erano che nel mio cervello, nello spazio in cui guardavo, uno spazio di cui sentivo l'aria, la luce ed anche gli angoli contundenti che non mancarono in alcuno spazio per cui io sia passato".
L'atteggiamento sveviano nei confronti della psicanalisi и qui ed altrove molto ironico. Egli sa che la ricchezza di una psiche и fatta anche dai materiali rischiosi che chiamiamo nevrosi, sa che la distinzione drastica fra malattia e salute и schematica ed improduttiva, sa infine che proprio nella gestione attiva delle proprie nevrosi risiede il rapporto piщ sano possibile con la vita.
"Com'era stata piщ bella la mia vita che non quella dei cosidetti sani",
si sorprende a pensare il vecchio Zeno Cosini. Ed и proprio l'aggettivo "cosidetti" che sbalordisce il lettore di oggi, и un'anticipazione convinta di certe tematiche antipsichiatriche e liberatorie che si sarebbero affermate, tra successi e contraddizioni, solo trent'anni dopo. La coscienza di Zeno и anche la coscienza della precarietа della lingua in cui lo scrittore si esprime, la consapevolezza di trovarsi fuori dai canoni della letteratura posteriore. La diversitа di Svevo non и solo linguistica ma anche culturale: la sua posizione и quella dell'intellettuale di frontiera. Ciт puт apparire un handicap ma al contrario agisce come fatto positivo che gli permette, ad esempio, di aggredire la problematica psicanalitica senza nessun complesso d'inferioritа, ed anzi da un'angolazione ironica tagliente, assolutamente estranea all'ottica che nei confronti della psicanalisi adottano gli scrittori contemporanei. Il silenzio di Svevo dal 1898 al 1923 non и un vuoto nel quale improvvisamente fiorisce La coscienza di Zeno, ma in realtа un periodo d'ininterrotta riflessione, di scavo profondo e di tensione verso la maturitа umana, culturale ed espressiva, al termine del quale si situa l'esperienza della fase piщ alta della sua trilogia romanzesca. La coscienza di Zeno и una conferma ed una smentita dei due romanzi precedenti. Conferma l'ossessione tematica dell'autore incentrata sul fallimento e la sconfitta, e ne smentisce sul piano del linguaggio il determinismo, proprio in quanto и capace di sviluppare il suo gioco su due tavoli cambiando continuamente le carte: il tavolo della meccanica sociale mercantile-borghese ed il tavolo dell'ambiguitа della psiche. Ciт che unifica il tutto и l'ironia, la disincantata "scienza della vita", la coscienza. La coscienza di Zeno Cosini и, appunto, la sola scienza che egli possieda, ed il solo suo disperato ed inalienabile bene. Il capolavoro, quindi, si pone come il momento decisivo e conclusivo di un processo tutt'altro che casuale e caratterizzato da sporadici sprazzi di felicitа creativa, vissuto piuttosto dallo scrittore attraverso una ricerca condotta per venticinque anni in coerenza col principio che:
"Scrivere a questo mondo bisogna, ma pubblicare non occorre".
Al di lа della "leggenda" del trentennale silenzio, quindi, и ormai chiaro che Svevo, malgrado il peso delle delusioni e l'incomprensione che circondava la sua opera, abbia continuato a lavorare non per vizio, ma nella convinzione che la lenta elaborazione della sua arte esigeva un impegno tutt'altro che sporadico, proteso alla ricerca dei significati piщ interni e segreti, in un certo senso da sempre giа oltre la preoccupazione dei riconoscimenti ufficiali. Ne fanno fede diversi passi tratti dalla sua autobiografia:
"I suoi amici possono testificare ch'egli mai ammise che i suoi romanzi valessero poco. Sapeva chiaramente dei loro difetti ma non si decideva d'attribuire a questi il suo insuccesso. Era perciт vano un altro sforzo ulteriore. Credette sempre che anche a chi ha il talento di fare dei romanzi spetti una vita degna di essere vissuta. E se per ottenerla bisognava rinunziare all'attivitа per cui si era nati, bisognava rassegnarsi".
Ed ancora:
"Egli s'era messo a scrivere La coscienza di Zeno. Fu un attimo di forte travolgente ispirazione. Non c'era possibilitа di salvarsi. Bisognava fare quel romanzo. Certo si poteva fare a meno di pubblicarlo, diceva".
Nel romanzo la divisione tra autobiografia e racconto и risolta proprio distruggendo la concezione strutturale del romanzo classico, e mettendo in atto una soluzione in parte giа sfruttata per i due romanzi precedenti, ma che qui si evolve e si completa facendo di questo libro l'anti-romanzo per eccellenza. Svevo si trova tra le mani un semilavoro che non puт diventare un "prodotto finito" se non restando un'opera aperta, involontaria, un testo insofferente verso qualsiasi ideologia, in modo tale che le stesse teorie freudiane, sebbene molto importanti per la genesi del romanzo, vengono utilizzate solo a livello culturale, come puri strumenti tecnici. Lo stesso Dottor S., che nel libro funge da portavoce di esse, и un personaggio piт ridicolo che rispettabile. Svevo mediante la scrittura rifiuta la gabbia della scienza assunta come dogma e depositaria della veritа vista in modo assoluto. La sua prassi terapeutica и qualcosa che egli non riesce ancora a definire in modo chiaro. Incerto tra scienza e filosofia si rivolge addirittura allo psicanalista triestino dottor Weiss, per chiarire, prima di tutto a se stesso, se il suo ultimo romanzo puт essere considerato o meno un'opera psicanalitica, ricevendone una secca smentita. La coscienza di Zeno fonda un modello di letteratura diverso, ma l'autore non ne и consapevole fino in fondo. Nel romanzo dominano l'imprevedibilitа, l'ambiguitа e perfino la falsitа, dal momento che la memoria stesa da Zeno и sicuramente parziale e sviluppa solo i fatti utili alla sua causa essendo egli un nevrotico in cura analitica. Cos'и attendibile di questo romanzo? Il lettore non puт fidarsi del protagonista e tantomeno del suo psicanalista, dal momento che il Dottor S. agisce in modo scorretto e puerile, decidendo di pubblicare la memoria del paziente per vendicarsi dell'interruzione della terapia. и quindi chiaro che l'attendibilitа della sua prefazione al racconto di Zeno и assai scarsa. Ci accorgiamo cosм che il romanzo и costruito su una rimozione: quella della veritа. La veritа и, per Svevo, l'equivalente della salute: due valori assolutamente privi di valore assoluto che sono sottoposti all'inevitabile svolgersi della vita. Alla veritа lo scrittore contrappone la parodia, cioи il suo contrario. La veritа implica l'immobilitа, la parodia il movimento. L'unico senso de La coscienza di Zeno и quello del movimento, del rovesciamento costante, dell'instabilitа costitutiva del mondo e della scrittura, ed и un senso alla cui costruzione и chiamato interrogativamente il lettore. La dimensione tragica della vita, cosм palesemente attiva ed evidenziata nei due primi romanzi, и mutata in questo, fin dall'inizio, verso la dimensione umoristica, uscendone sicuramente arricchita quanto a forza di convinzione drammatica. Svevo sa perfettamente che l'epoca della riproducibilitа tecnica dei sentimenti permette di toccare il tragico solo attraverso il comico e si comporta di conseguenza. Il preambolo pone il lettore all'interno del meccanismo. Non siamo piщ di fronte all'espediente del romanzo-pretesto, la finzione romanzesca и dissipata. Il tentativo che Zeno fa di raccontare la propria vita, ora che и giunto ad un'etа avanzata, и dato appunto come tentativo di riacquistare la salute, l'equilibrio e nulla piщ. Il "Proust italien", come Svevo и stato definito, persegue una strategia assolutamente originale: Proust si dissipa e si realizza in un inseguimento di nomi di paesi e di persone, di amori e di amicizie irrimediabilmente consumati, in cui celebra il suo rito idolatrico, il suo culto dell'effimero e non dell'eterno. Se idolatria и il Tempo perduto, la veritа и il Tempo ritrovato, mediante un recupero in cui la memoria involontaria gioca un ruolo centrale. Svevo si serve di altri mezzi: la sua non si pone come una memoria mitica, come passaporto per sfuggire al silenzio ed alla morte. Egli realizza un'operazione in cui la volontarietа della memoria и ancora molto forte, e vale come strumento per chiarire il senso della propria e dell'altrui esistenza, in sostanza senza sperarne privilegi o risarcimenti. Il buonsenso laico e borghese di Svevo, come la sua matrice culturale, non possono essere confusi col decadentismo analitico che circola nelle pagine di Proust. Piuttosto, comune ad entrambi gli scrittori и l'esigenza di apprestarsi nuovi moduli di lavoro fondati sull'autobiografia come momento di sintesi rispetto alla frantumazione dell'esperienza; per cui tutt'e due i grandi romanzieri della crisi della coscienza borghese corrodono qualcosa di piщ che una tecnica letteraria, agiscono in un certo senso al di lа della letteratura. Assai piщ letterato di loro risulta invece Joyce. Certo и che la particolare forma a episodi "autonomi", ognuno dei quali costituisce una sorta di stazione a ritroso che dal passato si dirige verso il presente di volta in volta incamerando gli elementi di quella che precede, non era pensabile senza il "rifiuto" della letteratura esplicitamente dichiarato dal triestino. La vitalitа del romanzo ha origine da questa spallata che lo scrittore dа alle proprie abitudini di impianto e di racconto, per entrare nella propria materia non piщ come descrittore e commentatore, ma come interprete ed infine elemento attivo. L'autobiografia diventa a questo punto una via obbligata, e Svevo se ne serve con una libertа pari alla distanza ironica che intromette fra sй e questa materia. Il terzo capitolo Il fumo, cala il lettore in una delle situazioni chiave del romanzo. Ancora una volta, ci troviamo in presenza di uno dei perenni miti negativi di Svevo: il proposito di riscatto dei protagonisti e la sua mancata realizzazione, che inevitabilmente li frustra. Ma ora l'oggetto del proposito e la causa della frustrazione sono assolutamente irrisori e banalizzati: la battaglia si svolge fra Zeno e la propria volontа ed il motivo и l'ultima sigaretta. Zeno si abbarbica a continui proponimenti di non fumare piщ, che d'altronde eluderа sistematicamente rimuovendo poi sempre il rimorso ed il senso di colpa che gliene derivano. Il dramma propende al comico, all'umoristico. La materia и degradata rispetto ai romanzi precedenti, ma и subito piщ decisamente interna, dotata ormai di quell'ambiguitа e contraddittorietа che Svevo attribuisce all'esistenza, e con la quale intende concorrere e misurarsi, operando su un sistema organico di decentramento e di dislocazione ininterrotta:
"Adesso che son qui, ad analizzarmi, sono colto da un dubbio: che io forse abbia amato tanto la sigaretta per poter riversare su di essa la colpa della mia incapacitа? Chissа se cessando di fumare io sarei divenuto l'uomo ideale e forte che m'aspettavo? Forse fu tale dubbio che mi legт al mio vizio perchи и un modo comodo di vivere quello di credersi grande di una grandezza latente. Io avanzo tale ipotesi per spiegare la mia debolezza giovanile, ma senza una decisa convinzione. Adesso che sono vecchio e che nessuno esige qualche cosa da me, passo tuttavia da sigaretta a proposito, e da proposito a sigaretta. Che cosa significano oggi quei propositi? Come quell'igienista vecchio, descritto dal Goldoni, vorrei morire sano dopo di esser vissuto malato tutta la vita?"
La dialettica tra malattia e salute и un altro dei motivi centrali del romanzo, anch'esso ambivalente ed in continuazione slittante dal piano fisiologico a quello psicologico. In realtа, salute, giovinezza e naturale equilibrio psichico sono i doni di un'etа fortunata a cui si contrappongono i tristi portati della senilitа: la cagionevolezza, la sensazione di esser fuori dal gioco, la finta rivalsa dell'esercizio della coscienza, che и in fondo il vizio piщ malinconicamente vero della parabola esistenziale. La ricchezza del romanzo si apre fin dalle prime pagine senza segreti: Svevo lavora ormai non piщ secondo la scala di una progressione logico-narrativa, ma secondo modi che, come abbiamo giа evidenziato, obbediscono all'analogia ed all'aggregazione, all'associazione di idee ed al libero fluire della memoria. Lo schema non preesiste, ma sembra crearsi spontaneamente di volta in volta, nel tortuoso ed ineguale percorso dell'analisi. Il lettore и introdotto nell'universo di Zeno, nel flusso tra reale e fittizio del suo tempo e ciт avviene senza schermi protettivi, dal momento che il personaggio assicura di esporsi intero fin dai momenti iniziali. L'episodio della tentata disintossicazione in casa di cura и tipico dell'atmosfera autodenigratoria e dell'andamento da commedia degli equivoci che occupano buona parte del libro: questo "punitore di se stesso" che и Zeno non reggerа neanche una notte nella clinica, ma intanto, prima di ubriacare la vecchia infermiera e di tornarsene a casa, fa in tempo a farsi beffe anche del medico che lo visita. Nell'episodio successivo, cioи quello che racconta la morte del padre, Svevo sposta la tonalitа sul tragico. Il padre di Zeno ha fama di essere un abile commerciante anche se in realtа i suoi affari sono diretti dall'attivo signor Olivi. Zeno nota che:
"Nell'incapacitа al commercio v'era la somiglianza fra di noi, ma non ve ne erano altre; posso dire che, fra noi due, io rappresentavo la forza e lui la debolezza ".
Dov'и in fondo la vera forza di un uomo pigro e distratto come risulta essere Zeno Cosini? Probabilmente nella caparbietа con cui insiste a difendere dall'altrui intrusione le riserve dei suoi privati egoismi, nell'ostinazione con cui rifiuta di rinunciare ai piaceri minuti della vita, della sensualitа e dell'orgoglio, ma piщ ancora, secondo il rimprovero paterno, nella sua tendenza a ridere delle cose piщ serie. Ma, si chiede Zeno (e con lui Svevo), cos'и serio a questo mondo? La serietа и dietro le apparenze, e riguarda un sempre piщ ristretto numero di eventi e di fenomeni. La malattia e la morte del padre si muovono su un piano che amplifica in chiave tragica la situazione drammatico-umoristica che il narratore-paziente Zeno ha definito come:
"Una analisi storica della mia propensione al fumo",
vizioso eccesso al quale egli attribuisce anche l'origine della straripante carica sessuale da cui quasi si sente perseguitato. La sensualitа diventa malattia, irrefrenabile erotismo, dissipazione energetica e quindi colpa da espiare. Comanda l'imperativa etica borghese-mercantile, per la quale il momento ludico ed il gioco erotico rappresentano pulsioni e fenomeni pericolosi, alla lunga eversivi di un ordine e comunque poco seri ed indegni di essere esibiti. Il sognatore Zeno, guarendo dall'intossicazione da fumo, guarirа anche, secondo lui, dal suo furioso appetito sessuale. L'evento che segna profondamente il futuro di Zeno и il famoso schiaffo che il padre moribondo lascia cadere sul volto del figlio, come una punizione, al momento del trapasso. Gesto automatico o estremo sforzo per rimanere aggrappato alla vita? Esecuzione di una volontа o atto casuale? Lo schiaffo subisce nella memoria di Zeno la metamorfosi cui vanno soggetti tutti i fenomeni sgradevoli della sua esistenza, in genere con segno positivo. Giа durante il funerale, non diventa piщ l'ultima prova d'incomprensione e d'ostilitа di un uomo il cui corpo giaceva ancora "superbo e minaccioso", ma quasi il saluto composto di qualcuno che non si decide a lasciarci. Quella del padre и una forza che non puт piщ offendere, ma Zeno non lo fa notare. La sua abilitа nell'evasione, la capacitа impeccabilmente tempestiva di servirsi di uno strumento come la sublimazione, la facoltа di rimuovere sistematicamente gli ostacoli che intralciano la sua libertа sentimentale e psicologica, costituiscono in realtа il potenziale piщ consistente della sua debolezza. Il fatto и che entro i confini del suo territorio egli risulta il piщ forte e finisce per essere il vincitore. Nessuno potrа violare la sua coscienza: Zeno ha tra l'altro il merito di non elevarsi un piedistallo, di non assumere posizioni eroiche. Se gli и consentita questa libertа, che и pur sempre un privilegio, lascia intuire che si tratta di un patto sociale stretto ben prima di lui, di cui egli fruisce e che gli permette addirittura di presentarsi come "antieroe". Paradossalmente Zeno trasforma i suoi scacchi in affermazioni vantaggiose. Cosм и negli affari, in cui sovente la sua inettitudine si rivela provvidenziale; cosм и nell'amore e nel matrimonio. Innamorato della bellissima Ada Malfenti, che lo respinge per sposare l'amabile e mondano Guido Speier, egli sposerа la brutta ma dolcissima sorella di lei, Augusta, quasi per forza d'inerzia e per necessario autoconvincimento che sia la donna giusta. Nella stessa serata Zeno si dichiara ad una dopo l'altra delle tre sorelle Malfenti, quasi in preda ad una smania di autoflagellazione. Due risposte negative: Ada e Alberta. Una risposta affermativa: Augusta. L'ostilitа di Ada e della madre, una volta che le cose si sono messe per il verso da loro desiderato, si trasforma in affettuosa considerazione per Zeno. Con un senso della durata temporale di straordinaria suggestione fluidificante, Svevo gioca questa parte del romanzo su molti piani, mediante rimandi continui e continue rispondenze. Il presente, cioи il tempo dell'intelligenza che assiste e registra, s'insinua nel passato vissuto e sollecita i fermenti del passato ipotetico. Zeno agisce da regista e le fanciulle da attrici, nel momento esatto in cui il giovane parla di cose che gli sono avvenute in un passato imprecisato per interessarle e guadagnarne la simpatia. Ma di ciт il lettore ne и informato da un vecchio che racconta di se stesso giovane, rivedendosi nell'atteggiamento di narratore per un pubblico che vuole coinvolgere nel suo piccolo mito, nella costruzione di sй come individuo di eccezione. Marito involontario, Zeno si и lasciato scegliere. Del resto la sua intera esistenza brilla per l'assenza di scelte precise, eppure egli riesce sempre, stranamente, ad imboccare la strada giusta. La sua vera vocazione и quella di un uomo che evita il rischio sotto ogni forma, e si crea un involucro d'ipocondria, di malattia immaginaria, di neutralitа di fronte ai conflitti esistenziali, dal quale assistere senza bruciarsi al rovente spettacolo della realtа. Questa и la vera coscienza del personaggio Zeno Cosini: ricerca apparentemente svagata e casuale della consapevolezza del vivere, e al contempo difesa della propria mancanza di qualitа. La pratica della memoria non come rimpianto ma come ricostruzione attiva, a questo punto, и data addirittura come polemica nei confronti dei valori borghesi correnti: intraprendenza, spregiudicatezza, senso pragmatico e attivismo pratico; valori tutti volti in primo luogo all'affermazione economica, allo scopo del lucro e del profitto. La moglie Augusta и la difesa dal rischio, l'amante Carla l'avventura senza rischio. I sentimenti di Zeno scivolano continuamente dal drammatico al comico, ed i poli umani di quest'oscillazione sono rappresentati appunto dalla moglie e dall'amante, come giа in Senilitа Angiolina ed Amalia erano state le personificazioni del piacere colpevole e della purezza sacrificata. Zeno ha lasciato da parte il "mondo sano e regolato" organizzatogli attorno da Augusta per avventurarsi nell'incognita del proibito: ha lasciato la "salute" per entrare nella "malattia". Quando avrа superato suo malgrado l'infatuazione per Carla non sarа per questo guarito dalle sue inquietudini e dalle sue nevrosi. I motivi profondi che hanno spinto lo scrittore a realizzare il suo romanzo-pretesto sono ormai chiari. Nell'ultimo capitolo del libro Zeno-Svevo chiarisce come non gli и possibile rinunciare alla sua identitа piщ autentica, e si libera mediante l'ironia dagli impacci che gli hanno cucito addosso le strutture terapeutiche:
"Da un anno non avevo scritto una parola, in questo come in tutto il resto obbediente alle prescrizioni del dottore il quale asseriva che durante la cura dovevo raccogliermi solo accanto a lui, perchи un raccoglimento da lui non sorvegliato avrebbe rafforzato i freni che impedivano la mia sinceritа, il mio abbandono. Ma ora mi ritrovo squilibrato e malato piщ che mai e, scrivendo, credo che mi netterа piщ facilmente del male che la cura m'ha fatto. Almeno sono sicuro che questo и il vero sistema per ridare importanza ad un passato che piщ non duole e far andare via piщ rapido il presente uggioso".
La rottura col trattamento psicanalitico determina anche una frattura nel flusso cronologico degli avvenimenti narrati. Di colpo ci troviamo a tu per tu col presente. Ed il presente и, ancora una volta, una combinazione di tragedia e grottesco, di tristezza e di riso. L'uomo diventa sempre piщ furbo e debole perchи si affida agli "ordigni" che inventa secondo tecniche piщ raffinate per "la grande guerra", al punto che l'ordigno non ha piщ alcuna relazione con l'arto, la legge del piщ forte non ha piщ valore, alla natura si и sostituito l'artificio ed и cosм andata persa la selezione naturale. Ecco perchи tutte le terapie (e la psicanalisi per prima) non sono radicali ma semplicemente restauratorie. La liberazione non potrа realizzarsi, probabilmente, che attraverso l'utopia, raffigurata nelle battute finali del romanzo con l'immagine apocalittica della distruzione del mondo, di questo mondo, in cui si и perduta la misura dell'uomo e l'unica liberazione, per Svevo, non puт che chiamarsi "salute":
"Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno piщ, un uomo come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerа un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po' piщ ammalato, ruberа tale esplosivo e s'arrampicherа al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrа essere il massimo. Ci sarа un'esplosione enorme che nessuno udrа e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerа nei cieli priva di parassiti e di malattie".

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