Commento ed interpretazione del testo di "dolcenera",canzone di fabrizio de andrè

Materie:Tema
Categoria:Letteratura Italiana

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Data:18.04.2005
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Testo

COMMENTO A DOLCENERA, IN ANIME SALVE
Penso che questa sia una delle più complesse e ricche di significato,tra le canzoni del Nostro, così ho pensato opportuno sviluppare un'analisi quanto possibile approfondita, considerata l'esigenza di sintesi. Mi sembra che, per comodità, si possano riscontrare almeno tre livelli metaforici:
1) L'alluvione per lo straripare di un fiume(dolce-nera) vista come fatto reale, che sconvolge quello che è probabilmente un paesino poco sviluppato (il dialetto, le tematiche dell'albo, il rit-mo che ricorda quello della tarantella, ecc., sono elementi indicativi) prendendo di sorpresa e uccidendo "la moglie d'Anselmo" (anche questo epiteto rimanda a locuzioni popolari). A questo livello l'amore è utilizzato come metafora; la "moglie d'Anselmo" sogna il mare-amante-immaginario, ma l'acqua di altra natura sconvolge tutto, come teme la persona-amante-immeginaria da cui la moglie d'Anselmo si è recata ("e l'amore ha l'amore come solo argo-mento, e il tumulto del cielo ha sbagliato momento"). 2) Ma la vita, la morte e l'amore si confondono: tutte le descrizioni del massacro sono anche figu-rative di un amplesso (ed anche dolce-nera, sembrano caratteri di una donna). Non c'è rottura reale tra il sogno di vita-mare e la morte-alluvione, quasi che il secondo fosse lo svelamento del primo, che all'improvviso getta la maschera e violenta. Così alla fine, "oltre il muro dei vetri si risveglia la vita, che si prende per mano a battaglia finita" : i superstiti, coloro che hanno com-battuto contro la morte, si riprendono per mano come amanti dopo l'atto, ma, poiché questo simboleggia la lotta, avvenuta prima, con la morte, c'è un filo continuo tra scampare e ripren-dersi; i personaggi sono gli stessi, i compagni cui ridiamo la mano dopo la sventura sono insepa-rabili dall'acque mortali. E infatti continua "...come fa questo amore, che dall'ansia di perdersi ha avuto in un giorno la certezza d'aversi". E' l'amore-morte della "moglie d'Anselmo", che è proprio il punto massimo d'incontro tra la lotta per la vita e l'amore per la morte: la morte, da questo punto di vista, è la raggiunta completezza. Amore "vero" ma immaginario, "da potervi ingannare", della moglie d'Anselmo, personaggio anch'esso indistinto, senza nome. Si chiarisce meglio questa vicinanza vita-morte se si comprende come metafora generale di un vivere in pe-ricolo e in bilico, da parte della povera gente: ciò che è vita (l'acqua-mare) può diventare mor-te(acqua-fiume), e viceversa: a questo punto le distinzioni vacillano, l'amore feticizzato per la morte (è inutile ricordare qui i miti pagani) si associa alla diffidenza per il compagno. Così è an-che più chiara l'immagine del prendersi per mano dei superstiti-morte: in una situazione di peri-colo i vicini possono aiutare, ma possono essere anche d'ostacolo: si lotta contro la morte ( che viene da fuori) ed anche (per la sopravvivenza) con chi ci è affianco. Nella penuria il nemico è ovunque: poi si ricostruirà insieme sulle macerie, ma intanto tutto si è incrinato perché l'altro è apparso come avversario, il mostro potrebbe ricomparire. Ed insieme, nell'impotenza verso il pericolo (di prevederlo, evitarlo, perfino comprenderlo), si giunge ad amarlo, ad ipostatizzarlo; ché l'amore per la morte è conseguenza del pericolo incombente nella vita, fino all'indistinzione. Il pericolo, il mostro, all'origine è esterno (alluvione), ma è portato all'interno della comunità. Così è per Desamistate: la miseria in un ambiente è causata dalla società, ma la violenza subita costringe, nella scarsezza, a rivolgersi contro il compagno. Di più: la causa pri-ma della propria miseria (la natura distruttiva-la società "civile" dei ricchi) è lontana, ineffabile, la si può quindi amare poiché la si teme troppo per fronteggiarla: l'unico odio antagonistico vi-sibile, impotente, è quello intra-comunitario, che (anch'esso) comunque si unisce alla solidarietà organica presente in certe società, chiuse e organiche, crudeli e soccorrevoli per la mutua assi-stenza, sempre per la stessa condizione disagiata. 3) Ancora, più sottilmente, l'alluvione potrebbe essere una metafora per un avvenimento d'amore. Due si amano, in un'idealità immaginaria, senza toccarsi: poi succede qualcosa, la realtà è sve-lata, ciò che voleva contenersi piatto nella finzione, straripa, uccidendo metaforicamente. Dol-ce-nera è la realtà dell'amore, che sconvolge il sogno e si fa amare nella sua forza dirompente. Sconvolge e abbandona, "fredda come un dolore, dolce nera senza cuore": così la morte è le-gata alla rivelazione-abbandono. L'acqua-amante distruttivo ma amato (amato nonostante, amato per questo) sembra anche una donna che attraversa il paese divorandolo, rompendo gli schemi, e la moglie d'Anselmo sognatrice non deve sapere che è arrivata anche dal "suo" uomo. I due sensi si uniscono, il sogno è sconvolto in tutti i sensi: l'amante ideale si svela alluvione /l'amante ideale si svela abitato anche lui dall'alluvione, (è lui stesso alluvione) donna fatale che conquista, sconvolge, contamina l'idealità nella sua reale carnalità-morte.
Così si può tornare ai versi forse più ambigui della canzone, a prescindere da un livello metaforico preciso: . Qui l'ambiguità è massima: chi è che arriva? Insieme, ambiguità voluta, dolcenera o La moglie d'Anselmo. In entrambi i casi l'idealità-amore (a seconda del livello metaforico, può es-sere intesa in vari sensi) è spezzata dal "tumulto" del cielo; se ad arrivare è La moglie d'aAnselmo la rottura è successiva, ma se è dolcenera, allora immediatamente l'amore è rottura (morte-vita-amore per la morte-per la vita), poiché in questo caso l'io narrante è immediatamente coinvolto dal "tu-multo" : i due sensi si uniscono, e questo accresce il fluire vita-morte, amore-rottura. E così, ugual-mente, l'io (rappresentato da quel "me") è sia il portatore di un'idealità delusa, all'arrivo (prima o dopo) di dolcenera, sia "'incarnazione di questa rottura, diventano indistinguibile da dolcenera stes-sa. Come prima, i sensi si intrecciano. Emerge il senso del tradimento (come lo si voglia intendere): già l'epiteto di moglie d'Anselmo presuppone un tradimento a-priori, in corpore, pregresso, antesi-gnano di tutto il tradire che verrà, quindi, ancora una volta, come presentito, indissolubile dall'illu-sione-vita-amore.

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