"i malavoglia" di Verga: scheda

Materie:Scheda libro
Categoria:Letteratura Italiana
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Data:07.02.2006
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Testo

I MALAVOGLIA

“Intanto la Provvidenza era scivolata in mare come un’anitra, col becco in aria, e ci sguazzava dentro, si godeva il fresco, dondolandosi mollemente nell’acqua verde, che le colpettava attorno ai fianchi, e il sole le ballava sulla vernice. Padron ‘Ntoni, se la godeva anche lui, colle mani dietro la schiena e le gambe aperte, aggrottando un po’ le ciglia, come fanno i marinai quando vogliono vederci bene anche al sole, che era un bel sole d’inverno, e i campi erano verdi, il mare lucente, e il cielo turchino che non finiva mai. Così tornano il bel sole e le dolci mattine d’inverno anche per gli occhi che hanno pianto, e li hanno visti del color delle pece; e ogni cosa si rinnova come la Provvidenza, che era bastata un po’ di pece e di colore, e quattro pezzi di legno, per farla tornare nuova come prima, e chi non vede più nulla sono gli occhi che non piangono più, e sono chiusi dalla morte.”

Autore

Giovanni Verga (Catania 1840- ) è considerato all'unanimità il più grande esponente del verismo italiano. Dopo aver trascorso la giovinezza a Catania, sua città natale, e aver interrotto i suoi studi di giurisprudenza per dedicarsi a varie opere sul modello dei romanzi storici rinascimentali, si trasferì a Firenze dove, grazie anche alla frequentazione dei più importanti salotti letterari, compose le sue prime opere di successo, Una peccatrice e Storia di una capinera. In seguito si trasferì a Milano, integrandosi anche qui nei circoli letterari e nell’ambiente alto-borghese, e scrisse Eva, Tigre reale ed Eros. Emerge da queste opere la volontà di compiacere i gusti dei suoi ammiratori tardo-romantici, ma anche l’influenza degli “scapigliati” che lo porta a porre un’attenzione maggiore e più oggettiva alla psicologia dei personaggi. Cercando di esprimere le passioni ed i sentimenti più genuini, privi della falsità tipica dei lussuosi ambienti borghesi da lui frequentati, egli comincia ad avvertire il bisogno di una moralità personale e di una rigenerazione spirituale che coincidono con il rifiuto verso la vita condotta fino allora e con il rimpianto degli ambienti e della vita che egli si era lasciato alle spalle partendo dalla Sicilia. Avviene quindi così la sua graduale conversione al verismo (come artista) e la riscoperta della sua umanità più pura (come uomo). Già nel 1874 egli aveva composto una novella, Nedda, ambientata in Sicilia, che si distaccava dalle precedenti opere, e nel 1880 egli pubblicò una raccolta di novelle che segnò l’ingresso ufficiale di Verga nell’area del verismo italiano. Tutta la produzione verista di Verga ha come soggetti gli “umili”, in netto contrasto con il mondo borghese, contro cui l’autore muove una sottile ma chiara polemica. Ogni comportamento umano è dettato dagli istinti più immediati, come quello della sopravvivenza, e gli “umili” sono espressione del pessimismo di Verga, che ha come importante tema la “fatalità”. Essa obbliga gli “umili” a ricoprire il ruolo di “vinti”, ed essi possono tentare di contrastarla solo con la caparbietà e la cosiddetta “religione del focolare domestico” che li tiene uniti.

Trama

I Malavoglia è la storia di una famiglia di pescatori di Aci Trezza, conosciuta e rispettata nel paese, che in seguito al naufragio della Provvidenza, la barca di famiglia, su cui si trovava un carico di lupini acquistati a credito, cessa di vivere nell’agiatezza e nella stabilità economica e deve cominciare ad affrontare debiti, fatiche e dispiaceri. All’inizio la famiglia ha la stima e l’appoggio dei compaesani e anche dei creditori, che non fanno pressione perché i Malavoglia estinguano il loro debito. Tuttavia a poco a poco i creditori esigono ciò che spetta loro tanto che i Malavoglia perdono la casa di famiglia, la casa del nespolo. Da questo momento in poi tutta la famiglia raddoppia l’impegno e il lavoro, per procurarsi il denaro occorrente a trovare marito alle due fanciulle Malavoglia, Mena e Lia, e soprattutto per ricomprare la casa del nespolo. Ma nel frattempo vari lutti aumentano la loro disperazione: oltre a Bastianazzo, morto nel tragico naufragio, perdono la vita anche Luca, uno dei figli, durante il servizio militare, e la Longa, moglie di Bastianazzo, a causa del colera. ‘Ntoni intanto, il figlio maggiore di Bastianazzo e la Longa, tornato dal servizio militare è sempre più cupo e svogliato, rassegnato a dover vivere nella povertà e nell’infelicità, e non fa nulla per cercare di risollevare la propria situazione, anzi si abbandona a passatempi e abitudini non solo futili, ma addirittura dannosi. Intanto Padron ‘Ntoni, il capo famiglia, che fino allora aveva lottato contro la fatica, il peso dei suoi anni e i dispiaceri pur di far tornare i Malavoglia la famiglia agiata e rispettata di un tempo, perde la vita, dopo aver dovuto sopportare anche la notizia dell’ultima delle disgrazie, l’arresto del nipote ‘Ntoni per attività di contrabbando. Poco dopo anche la minore delle due ragazze, Lia, lascia il paese, e solo un vicino che l’ha incontrata per caso sa qualcosa della sua vita, ma non rivela niente alla famiglia per non addolorarla ulteriormente. La famiglia intanto è ormai composta solo da Mena, che raggiunta una certa età sceglie di rimanere zitella, e Alessi, il minore dei ragazzi, che sposa una giovane vicina, da sempre legata ai Malavoglia; con lei, Mena e i fratellini della ragazza Alessi si trasferirà nella casa del nespolo, finalmente riacquistata.

Personaggi

Padron ‘Ntoni: Padron ‘Ntoni è il più anziano e ricopre per ciò il ruolo di capo famiglia; egli non è tuttavia un soggetto dispotico e autoritario. Da quando la famiglia comincia ad essere coinvolta in quella serie di disgrazie e lutti che la porteranno alla miseria e all’infelicità, egli cerca in tutti i modi di guadagnare e risparmiare denaro per riacquistare la casa del nespolo, tenendo però anche in considerazione le esigenze dei nipoti. Purtroppo egli perde la vita senza poter gioire né del riacquisto della casa del nespolo, né del matrimonio dei nipoti. Egli è un pescatore, rispetta la società del suo tempo senza subirla né opporvisi contro. La sua rude saggezza, espressa principalmente in proverbi, e la sua operosità rassicurano e fanno da sprone agli altri familiari, tutti impegnati nell’unico fine di guadagnare del denaro per la casa del nespolo.
Bastianazzo: Il personaggio di Bastianazzo è presente nel romanzo quasi esclusivamente perché citato da altri personaggi, infatti egli perde la vita nel naufragio della Provvidenza. Conosciamo solo una breve presentazione dell’uomo, effettuata dal narratore all’inizio dell’opera: “era grande e grosso come il San Cristoforo che c’era dipinto sotto l’arco della pescheria della città; e così grande e grosso filava diritto alla manovra comandata, e non si sarebbe soffiato il naso se suo padre non gli avesse detto “.
La Longa: Maruzza, detta la Longa, moglie di Bastianazzo, insieme a Padron ‘Ntoni è quella che più si dà da fare per ripagare i debiti e risolvere la situazione economica dei Malavoglia. Lavora con la figlia Mena e chiacchiera con le vicine, ma la sua tranquillità sarà messa a dura prova dalla morte del marito e del figlio Luca, dallo sfratto e da tutte le altre difficoltà; ella infine morirà per il colera, poiché vinta dalla stanchezza si adagerà a riposare su una pietra su cui si era seduto un malato.
‘Ntoni: Il maggiore dei figli di Bastianazzo e la Longa, è presentato già all’inizio come un “bighellone di vent’anni” che ha meno giudizio del fratello minore Luca. Egli è tutto sommato un bravo ragazzo, e dopo aver compiuto il servizio militare torna ben intenzionato ad aiutare la famiglia. Tuttavia le difficoltà che sopraggiungono lo scoraggiano ed egli diventa cupo e pessimista: non vuole rassegnarsi ad un destino di miseria e disperazione, cerca di ribellarsi alla condizione dei “vinti”, ma lo fa nel modo sbagliato. Invece di lavorare onestamente come tutti gli altri familiari, comincia a frequentare ambienti e compagnie devianti, e intraprende un cammino che, seppur interrotto da brevi momenti di ripensamento e rimorso, lo porterà inevitabilmente ad una brutta fine: la galera.
Luca: Di Luca, il secondogenito, si sa molto poco. Egli aveva più giudizio del grande, almeno a detta del nonno, tuttavia perde la vita durante un’azione militare, con grande sconforto di tutti i Malavoglia ma soprattutto della Longa.
Mena: E’ la maggiore delle ragazze Malavoglia. Giudiziosa e educata, è chiamata Sant’Agata perché sta sempre al telaio. Innamorata da sempre del vicino carrettiere Alfio Mosca, ma promessa al ricco Brasi Cipolla, a causa della povertà della famiglia resterà zitella. Dopo la morte della madre, che fino allora l’aveva guidata e confortata, sarà lei a doversi occupare della casa e soprattutto dell’educazione della sorella minore, Lia. Subisce molto l’influenza della società del suo tempo, tanto che alla fine, pur avendo la possibilità di sposare Alfio, non lo fa perché teme che si torni a parlare della sorella Lia che era fuggita.
Alessi: Alessi, che all’inizio della vicenda è definito come un moccioso, alla fine sarà quello che riuscirà a riacquistare la casa del nespolo, sposare la fanciulla che sin da ragazzino gli era piaciuta, la vicina Nunziata, e risollevare il buon nome dei Malavoglia.
Lia: La minore dei Malavoglia, corteggiata da Don Michele, un corrotto brigadiere, diventa oggetto di pettegolezzo nel paese dopo il processo del fratello ‘Ntoni, che aveva ferito appunto Don Michele. Così decide di fuggire da Aci Trezza senza dare più nessuna notizia, e solo Alfio Mosca che l’ha incontrata conosce la sua nuova vita, probabilmente quella della prostituta.

Innumerevoli altri personaggi, più o meno rilevanti, fanno da sfondo alla vicenda e molte volte interferiscono con molta influenza nella vita e nel destino dei Malavoglia. Pettegolezzi, amicizie e inimicizie, fidanzamenti d’interesse, litigi hanno come protagonisti uomini e donne come Pièdipapera, la Zuppidda, la Mangiacarrubbe, Don Michele, la Santuzza, Don Silvestro, Campana di Legno, don Franco, la Locca e tanti altri.

Luogo e tempo

Il romanzo è ambientato ad Aci Trezza, piccolo paesino del catanese. Alcuni luoghi del paese hanno una certa importanza nel racconto. La casa, focolare e rifugio domestico, è un luogo molto importante per i personaggi che, avendo subito gravi perdite familiari, cercano almeno di riavere quella casa così colma di ricordi, la casa del nespolo. Poi luoghi tipici sono la piazza, sede d’incontro e di pettegolezzo, l’osteria, luogo di perdizione, la farmacia di don Franco, dove gli uomini discutono di politica e di “rivoluzione”, perdendo però tutto il loro coraggio e la loro baldanza quando temono di essere uditi dalle mogli.
Per quanto riguarda il tempo, il romanzo si ambienta nella seconda metà dell’800, in un periodo di circa nove anni. Le attività sono scandite da alcune ricorrenze religiose o dall’alternarsi delle stagioni, tipici elementi della cultura contadina. La mentalità, il punto di vista che predomina nel romanzo è quello dei pescatori, degli “umili”, e lo Stato appare come un nemico, che opprime il popolo con il suo servizio di leva, la sua falsa giustizia e le sue tasse eccessive.

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