"I Malavoglia", Giovanni Verga

Materie:Riassunto
Categoria:Italiano

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Data:23.02.2007
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Testo

Capitolo 2

Il sabato in cui la Provvidenza parte con a bordo Bastianazzo e Menico della Locca, nel paese non si parla d’altro che del commercio dei lupini in cui si è avventurata la famiglia dei Malavoglia. Il primo gruppo di persone che commentano il nuovo affare è costituito dagli uomini seduti sui gradini della chiesa: c’è Piedipapera, servile e imbroglione, che ritiene quello di padron ‘Ntoni un affar d’oro; lo zio Crocifisso per il quale “il dito grosso”dei Malavoglia è un elemento determinante negli affari; il figlio della Locca, che si vanta di aver come zio il ricco Crocifisso.
L’unico che rimane in silenzio come “un manico di scopa” è padron ‘Ntoni, che si chiude in se stesso e si estranea dalle discussioni degli uomini, per pensare al commercio dei lupini che avrebbe dovuto garantire alla famiglia se non una situazione di agio, almeno di sicurezza.
Un altro punto di conversazione è davanti alla farmacia, dove ci sono i notabili ai quali, secondo Piedipapera, si dovrebbe aggiungere anche padron ‘Ntoni, in quanto conoscente “del re e del papa”.
Le voci delle donne relative al negozio dei lupini, si spostano davanti alla casa dei Malavoglia: la Longa, insieme alle vicine, sottolinea la riservatezza di Mena, sempre al lavoro, in paragone alle ragazze che, invece, stanno tutto il giorno alla finestra e che alla fine riescono a trovare un marito, come la Mangiacarrubbe, donna dei facili costumi, che è riuscita ad intrappolare Rocco, il figlio della cugina Anna. C’è Nunziata, una ragazza da imitare,che ha tanti fratellini a cui badare e alla quale i ladri hanno rubato un lenzuolo nuovo: la Zuppidda, che come al solido compare in modo inaspettato e inopportuno, sa tutto ciò che accade nel paese ed è molto amareggiata perché non è riuscita a far sposare sua figlia Barbara. Nunziata e Mena discutono di compar Alfio Mosca che, non avendo nessuno in casa, ha imparato a cucinare e a fare il bucato.
Altre voci Aci-Trezza, meno importanti, sono quella di Don Giammaria che sparla con Don Franco, mentre passa per la piazza, “di questo e di quell’altro”; quella di Rocco Spatu, sciocco e fannullone, sempre nell’Osteria.
Dopo i rintocchi sonori del campanile e dopo aver pregato al tramonto per i vivi e per i morti si registrano i suoni delle onde del , come preannuncia padron ‘Ntoni, e le luci delle stelle, che in questa serata ammiccavano “più forte”.

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