Materie: | Versione |
Categoria: | Latino |
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Data: | 09.01.2009 |
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Testo
Versione 27 pagina 63 (Tradurre Latino, Versioni per il triennio ; Gabriella De Blasio)
- Esilio di Cicerone
Nel medesimo periodo, P. Clodio, di origine accorto, audace e che non conosceva modo di parlare nè di fare se non quello che voleva, esecutore ferocissimo di cattivi propositi, infamato anche dallo stupro della sorella e colpevole dell’atto incestuoso a causa dell’adulterio entrato tra i precetti molto vulnerabili del popolo romano, manifestando un’insopportabile ostilità verso Cicerone ed essendo passato dai senatori alla plebe, propose una legge in tribunato, che avesse tolto di mezzo un cittadino romano innocente, che fosse esiliato, anche se Cicerone non veniva nominato con le sue parole, tuttavia solo lui venne attaccato. Così un uomo che si era comportato ottimamente verso lo stato ricevette la calamità dell’esilio come premio della patria salvata. Cesare e Pompeo non furono fuori dal sospetto di Cicerone oppresso. E a Cicerone sembrava di essere occupato, poichè non aveva voluto essere tra i venti uomini per la divisione dell’agro campano. Allo stesso modo nel corso di due anni, il medesimo grazie all’interessamento tardo di Pompeo che, malgrado quando iniziò fosse interessato ai desideri dell’Italia e alle decisioni del Senato, gli fu restituita la dignità e la patria grazie al coraggio e all’azione di Milone, tribuno della plebe. E nemmeno dopo l’esilio dei Numidi o il (suo) ritorno nessuno fu espulso con più malevolenza o fu accolto con più gioia: casa sua era stata distrutta da Clodio in modo tanto ostile quanto (gli) fu restituita dal Senato con magnificenza.
-Velleio Patercolo