Tre epistole ad Lucilium - Seneca

Materie:Appunti
Categoria:Latino

Voto:

1.7 (3)
Download:457
Data:15.03.2000
Numero di pagine:5
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
tre-epistole-ad-lucilium-seneca_1.zip (Dimensione: 6.12 Kb)
trucheck.it_tre-epistole-ad-lucilium--seneca.doc     28 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

28.9 IMPIEGO DEL TEMPO (Seneca, Epistule ad Lucilium)

Seneca saluta il suo Lucilio.

Procura, o mio caro Lucilio, di essere davvero padrone di te stesso, di recuperare e custodire gelosamente il tempo che finora o ti lasciavi portar via o ti veniva sottratto o andava perduto. Persuaditi di questa verità: una parte del tempo ci è tolta, di un'altra siamo privati senza che ce ne accorgiamo, un'altra ancora ci sfugge. Ma la perdita più vergognosa è quella che avviene a causa della nostra negligenza. E se vorrai prestare un pò di attenzione, ti convincerai che gli uomini trascorrono la più gran parte della loro vita operando malamente, non poco tempo facendo niente, tutti i giorni occupandosi di cose diverse da quelle di cui uno dovrebbe occuparsi.
Orsù, dimmi, conosci tu qualcuno che non disprezzi del tutto il tempo, che riconosca il valore di una giornata, che si renda ben conto che non passa giorno senza che egli muoia un poco? Infatti ci sbagliamo scorgendo la morte dinanzi a noi: essa, in gran parte, ci è già dietro alle spalle. Tutti gli anni passati sono nel dominio della morte. Dunque, o mio Lucilio, così come tu dici, non lasciarti sfuggire un'ora sola. Se sarai padrone del presente, meno dipenderai dall'avvenire. Si rimanda al domani quello che si dovrebbe fare oggi, ed intanto la vita se ne va. Niente, o Lucilio, all'infuori del tempo ci appartiene: la natura ci ha messi in possesso di questo solo bene, fuggevole e malsicuro, di cui chiunque può, se vuole, privarci. Ed ora considera quanto siano stolti gli uomini: essi lasciano che siano loro messe in conto cose di nessuna importanza e di nessun valore, facilmente recuperabili, che hanno ottenuto; ma non c'è nessuno che si ritenga in qualche modo debitore, pur avendo ricevuto il dono del tempo, l'unica cosa che neppure chi è esposto alla riconoscenza può restituire. Forse mi chiederai: . Confesserò schiettamente: come succede ad un uomo amante del lusso ma economo, mi torna il conto della spesa. Non posso affermare di non perdere neppure un momento, ma saprei dire cosa perdo e perché e come: rendere ragione alla mia povertà. Mi trovo nelle stesse condizioni della maggior parte di quelli che sono stati ridotti in miseria senza propria colpa: tutti li compatiscono, nessuno li soccorre. E che dunque? Non giudico povero chi si accontenta, per quanto poco gli resti; tuttavia preferisco che tu tenga in serbo i tuoi beni; e comincerai a fare ciò a tempo giusto. infatti, come pensavano i nostri antenati, troppo tardi si fa economia quando si è giunti al fondo del recipiente: che nel fondo di trova non solo la parte più piccola ma anche la meno buona. Addio.

28.10 SOLICITUDINE

Seneca saluta il suo Lucilio.

Sì, sono sempre dello stesso parere: guardati dal frequentare la folla e non solo la compagnia di poche persone ma anche di una sola. Non conosco un uomo, col quale vorrei che tu fossi in relazione. Ed ecco quale è la stima che io ho di te: non temo di affidarti a te stesso. Si racconta che Cratete, discepolo di quello stesso Stilbone, da me ricordato nella precedente lettera, vide un giorno che passeggiava in disparte e gli chiese cosa mai facese cosi solo. , quegli rispose. E Cratete: , disse, . Siamo soliti a tener gli occhi addosso ad uno che sia tutto preso dal dolore e dalla paura, affinché non approfitti della solitudine per commettere qualche atto inconsulto. Orbene nessun uomo, che sia ancora privo si sapienza, deve essere abbandonato a se stesso: allora egli rivolge nell'animo tristi propositi, macchina imprese pericolose o per gli altri o per sé, mette in opera le sue disoneste passioni; allora l’animo rivela quanto teneva nascosto per paura o per vergogna, incoraggia la sfrontatezza, sollecita le basse voglie, eccita l’ira. Infine l’unico vantaggio della vita solitaria, che consiste nel non fare nessuna confidenza, nel non temere alcun delatore, è perduto per lo stolto: egli stesso si tradisce.
Pertanto osserva che cosa io speri di te, o meglio che cosa mi riprometta – infatti speranza è un termine che riguarda un bene incerto -: non trovo una persona in compagnia della quale vorrei che tu stessi piuttosto che te. Ricordo con quanta elevatezza d’animo tu abbia pronunciato certe parole, quanta energia morale esse ispirassero. Tosto mi rallegrai con me stesso e dissi: . Così parla, così vivi; bada di non avvilirti, qualunque cosa ti capiti. Delle tue preghiere di una volta lascia pure la cura agli dei; ora fanne altre del tutto nuove: domanda la vera sapienza, la salute dell’anima e, solo dopo questa, quella del corpo. Perché tu non potresti fare spesso simili preghiere? Rivolgiti alla divinità senza timore: non intendi domandarle niente che appartenga ad altri.
Intanto, secondo la mia abitudine, ti invio questa lettera con un piccolo dono: sì, è vero ciò che lessi in Atenodoro: . Ora, in verità, quanto sono stolti gli uomini! Sottovoce rivolgono agli dei preghiere di cui dovrebbero vergognarsi: se qualcuno stesse in ascolto, subito tacerebbero; ed essi raccontano a dio ciò che non vogliono che gli uomini sappiano. Dunque non ti pare forse che questo precetto possa essere utile? . Addio.

28.11 CHIUDI IL CONTO CON LA VITA, E VIVRAI

Mi informo sul tuo conto ed a tutti coloro che vengono da codesta regione chiedo che cosa fai, dove e con chi ti trattieni. Non puoi darmela ad intendere: sono presso di te. Comportati come se io sentissi dire tutto ciò che fai, anzi come se lo vedessi. Vuoi sapere quale delle notizie che apprendo sul tuo conto mi riesca più gradita? Soprattutto son lieto del fatto che non sento dir nulla che la maggior parte delle persone, cui mi rivolgo, non sanno quel che fai. Certamente ti è spiritualmente vantaggioso il non aver dimestichezza con uomini di indole diversa e che hanno aspirazioni diverse dalle tue. Nutro fiducia che non potrai essere distolto dalla retta via e che persevererai nei tuoi propositi, anche se saranno iin gran numero quelli che ti andranno intorno per istigarti al male. Che c’è dunque? Non temo che ti trasformino; temo che ostacolino il tuo cammino. Anche chi fa indugiare ci arreca grave danno; la nostra vita è così breve e noi la rendiamo ancor più breve con l’incostanza, cominciando a viverla in un modo e subito dopo in un altro, senza arrestarci mai: cosi la spezzettiamo e la riduciamo a brandelli. Dunque, o mio caro Lucilio, affrettati e pensa a quanto accelereresti il passo, se il nemico ti fosse alle spalle, se presentissi che si avvicinassero dei cavalieri e inseguissero i fuggiaschi. Avviene proprio questo: sei inseguito: affrettati e scappa; mettiti in salvo e tosto considera quanto sia bello condurre a compimento la propria vita prima di morire, quindi attendere tranquillamente il tempo che ci rimane, senza curarci di noi stessi, godendo di una vita felice, che non è gia più felice, se è di più lunga durata. Oh quando vedrai l’alba di quel giorno, in cui ti accorgerai che del tempo più non t’importa, sarai tranquillo e sereno, noncurante del domani e pienamente contento di te stesso! Vuoi sapere qual è la causa per cui gli uomini sono protesi verso il futuro? Nessuno ha il dominio di se stesso. I tuoi parenti ti hanno augurato altri beni: io al contrario ti auguro di disprezzare tutte quelle cose, che essi vorrebbero che tu possedessi in abbondanza. I loro auguri derubano molti per arricchirti: tutto ciò che essi danno a te, deve essere tolto a qualcun altro. Desidero che tu sia padrone di te stesso; la tua mente, agitata da capricciosi disegni, finalmente cessi di vagare e se ne stia ferma, soddisfatta di se stessa e, avendo conosciuto i veri beni, che, appena conosciuti si posseggono, non senta il bisogno di vivere più lungamente. Chi vive, dopo aver già compiuto il corso della vita, ha trionfato dei bisogni ed è veramente libero ed indipendente. Addio.

Esempio