Origini della letteratura latina

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Testo

Letteratura Latina
Le origini
Cronologicamente la fondazione di Roma avviene nel 753 a.C., ma per avere una vera e propria letteratura Latina si deve aspettare fino al 240 a.C.
Ciò accade perché una letteratura nasce quando una persona scrive con intenti d’arte; ma per scrivere con intenti d’arte deve prendere spunto dalla realtà o dalla storia della sua civiltà; proprio per questo la letteratura latina nasce dopo 5 secoli dalla fondazione di Roma in quanto deve avere una propria cultura.
Si presuppone che il primo a far nascere la letteratura latina sia stato Livio Andronico, rappresentando una tragedia scritta in latino.
La letteratura Latina ebbe un grande influsso da parte dei popoli vicini e della Grecia.
Per quanto riguarda i popoli vicini si fa riferimento soprattutto agli Etruschi che abitavano nella vicina Etruria, e che furono considerati come gli antenati dei Romani.
Successivamente il latino fu influenzato dalla Grecia per i seguenti motivi:

Colonie greche nella Magna Grecia;
Conquiste dei romani per mezzo delle guerre macedoniche;
Trasferimento di opere greche a Roma (Libri Sibillini, fine VI sec.);
Inoltre la civiltà Greca era più avanzata per il fatto che si considera Omero il suo iniziatore (vissuto nel IX secolo a.C.).
I primi reperti che mostrano la comparsa della scrittura furono:
• Cista Ficoroni (un vaso cilindrico di bronzo dove c’era un’iscrizione);
• Fibula Praenestina (fibbia d’oro scoperto recentemente che si tratta di un falso risalente ai primi dell’Ottocento);
In quel tempo venne usata anche una particolare tipo di scrittura: Scrittura Bustrofetica (si scriveva da sinistra a destra e poi da destra a sinistra).
Inoltre si sa che la scrittura era in mano delle persone più ricche e più colte.

Le forme comunicative non letterarie
Prima di arrivare ad una vera e propria Letteratura Latina si è passato a vari usi della scrittura che non costituiscono una vera e propria opera letteraria.
Sotto questo punto di vista possono essere considerate opere pre-letterarie.
Esempi furono:
• I “Foedera”;
• Le “Leges regiae”;
• Le “Leggi delle XII Tavole”;
• Il Calendario (Fasti e Nefasti);
• I “Fasti consulares, ponteficales e triunfales;
• La “Tabula Dealbata” gli “Annales” e gli “Annales Maximi”
• I “Commentari”
Tra questi ci sono alcuni che noi li conosciamo mediante testimonianze indirette (informazioni su qualcosa o qualcuno tramandate da alcuni autori nelle loro opere) e altri per testimonianze dirette (documenti che ci sono pervenuti fino ai giorni nostri).
Dei “Foedera”, che erano dei trattati di pace, non ci è pervenuto nulla; sappiamo della loro esistenza grazie a Polibio che li cita nelle sue opere.
Per quanto riguarda le “Leges Regiae” abbiamo alcuni resti che dovrebbero risalire alla fase monarchica dei primo secoli (Ex. L’amante con Giunone, il figlio maledetto che infastidisce il padre);
La composizione delle leggi delle XII Tavole (451-452) costituì una vera conquista nel campo della politica in quanto a quel tempo pochi erano quelli che conoscevano le leggi; esse furono esposte al pubblico al Foro Romano dove potevano essere lette da chiunque e a volte c’era una specie di banditore che li leggeva ad alta voce a tutti; così si fece conoscere a tutti l’istituzione Romana (Es. Persona che uccide per difesa, malocchio, legge del Taglione…).
Un altro utilizzo della scrittura avvenne nei calendari. Furono considerati Fasti i giorni adibiti a sbrigare operazioni politiche, nefasti quelli dove non si svolgevano operazioni politiche.
Successivamente si ebbe la necessità di annotare in liste i consoli e i pontefici massimi di ogni anno, e i trionfi militari riportati dai magistrati; le liste che scrissero furono rispettivamente chiamati (Fasti Consulares, Pontificales e Triunphales).
Successivamente svolse un ruolo importante la tabula dealbata: una tavola bianca dove il pontefice doveva appuntare tutti glia avvenimenti più importanti dell’anno nell’impero romano (cataclismi, alleanze, guerre).
Furono importanti in quanto ci fecero conoscere la storia dei primi anni di Roma, ma non devono essere considerati troppo eccessivamente in quanto davano una visione di una storia non obbiettiva, ma di soli aspetti più importanti per Roma.
Successivamente, sotto il comando del pontefice Scevola le tabule degli ultimi 280 anni furono raccolte prendendo il nome di Annales Maximi.
I commentari erano dei veri e propri appunti considerate come delle pagine di diario personale. Un esempio è il De Bello Gallico di Cesare.
Se a scrivere erano persone private le loro opere non venivano divulgate, invece per le persone di autorità, questi appunti venivano raccolti e resi pubblici in “Libri Ponteficum”.
Dopo aver parlato delle prime forme comunicative non letterarie si deve sapere che l’arte del parlare a quel tempo era più importante dell’arte del scrivere. I romani consideravano l’oratoria una forma di potere e di successo; per questo tramandarono da popolo a popolo le proprie poesie, in quanto considerate inferiori, e tenevano per se l’arte dell’oratore che era importante per essere superiori agli altri.
Uno dei primissimi oratori fu Appio Claudio Cieco (IV sec. A.C), di nobilissima stirpe. Di lui sappiamo qualcosa grazie a Cicerone che racconta qualcosa nelle sue opere. Fece parte del senato istigando Roma a continuare la guerra contro i Cartaginesi. A lui viene attribuita la sostituzione della S tra due vocali con la R (Valesius-Valeris) e la costruzione della via Appia e di un acquedotto.

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