Ius in aperto

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Testo

Ius in aperto cicerone
Quod erat optandum maxime, iudices, et quod unum ad invidiam vestri ordinis infamiamque iudiciorum sedandam maxime pertinebat, id non humano consilio, sed prope divinitus datum atque oblatum vobis summo rei publicae tempore videtur. Inveteravit enim iam opinio perniciosa rei publicae, vobisque periculosa, quae non modo apud populum Romanum, sed etiam apud exteras nationes, omnium sermone percrebruit: his iudiciis quae nunc sunt, pecuniosum hominem, quamvis sit nocens, neminem posse damnari. Nunc, in ipso discrimine ordinis iudiciorumque vestrorum, cum sint parati qui contionibus et legibus hanc invidiam senatus inflammare conentur, [reus] in iudicium adductus est [C. Verres], homo vita atque factis omnium iam opinione damnatus, pecuniae magnitudine sua spe et praedicatione absolutus
L'occasione che era soprattutto desiderabile, o giudici, l'occasione che più d'ogni altra serviva a placare l'ostilità verso la vostra classe e il discredito dell'amministrazione giudiziaria sembra data e offerta a voi, in un momento critico per lo stato, non per decisione umana ma quasi per volere divino. Già da tempo infatti è invalsa questa opinione, dannosa per lo stato e pericolosa per voi, che si è diffusa per i discorsi di tutti non solo fra il popolo romano ma anche fra le nazioni estere: con l'attuale amministrazione della giustizia un uomo danaroso, colpevole quanto si voglia, non può in nessun caso essere condannato. Ora proprio al culmine della crisi per la vostra classe e per la vostra amministrazione giudiziaria, mentre sono pronti coloro che si accingono ad inasprire l'ostilità verso il Senato con adunanze del popolo e proposte di legge, è stato posto a processo Gaio Verre, un uomo che secondo l'opinione generale è già condannato per la sua vita e le sue azioni, ma secondo la sua personale fiducia e le sue pubbliche osservazioni è assolto per la grande quantità del suo denaro.

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