Materie: | Versione |
Categoria: | Latino |
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Data: | 04.05.2007 |
Numero di pagine: | 2 |
Formato di file: | .doc (Microsoft Word) |
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Testo
Latino: Coram me tecum eadem haec agere saepe conantem deterruit pudor quidam paene subrusticus, quae nunc expromam absens audacius, epistula enim non erubescit Ardeo cupiditate incredibili neque, ut ego arbitror, reprehendenda, nomen ut nostrum scriptis illustretur et celebretur tuis; quod etsi mihi saepe ostendisti te esse facturum, tamen ignoscas velim huic festinationi meae; genus enim scriptorum tuorum etsi erat semper a me vehementer exspectatum, tamen vicit opinionem meam meque ita vel cepit vel incendit, ut cuperem quam celerrime res nostras monumentis commendari tuis; neque enim me solum commemoratio posteritatis ad spem quandam immortalitatis rapit, sed etiam illa cupiditas, ut vel auctoritate testimonii tui vel indicio benevolentiae vel suavitate ingenii vivi perfruamur Neque tamen, haec cum scribebam, eram nescius, quantis oneribus premerere susceptarum rerum et iam institutarum; sed, quia videbam Italici belli et civilis historiam iam a te paene esse perfectam, dixeras autem mihi te reliquas res ordiri, deesse mihi nolui, quin te admonerem, ut cogitares, coniunctene malles cum reliquis rebus nostra contexere an, ut multi Graeci fecerunt, Callisthenes Phocium bellum, Timaeus Pyrrhi, Polybius Numantinum, qui omnes a perpetuis suis historiis ea, quae dixi, bella separaverunt, tu quoque item civilem coniurationem ab hostilibus externisque bellis seiungeres
Italiano: Ho tentato spesso di affrontare con te a viva voce l' argomento che ora ti dirò, ma me ne ha distolto un certo ritegno alquanto rusticano: adesso che ti sono lontano, cercherò di tirar fuori quello che ho dentro con un po' più di ardire; le lettere non sanno arrossire Ho l'ambizione vivissima, che non mi pare riprovevole, di vedere illustrato e celebrato il mio nome per opera della tua penna; benché tu, in più d'una occasione, mi faccia capire di essere disponibile, io ardo di impazienza: della qual cosa spero che vorrai scusarmi; infatti la tua maniera di scrivere, per quanto io sempre ne abbia concepito grandi speranze, che ha superato ogni mia aspettativa e mi ha talmente preso, o diciamo pure esaltato, che il mio più grande desiderio è quello di vedere affidata nel più breve tempo possibile alle tue pagine la memoria delle mie vicende; e non è solo quella specifica consapevolezza che solo al ricordo dei posteri è affidata la speranza dell'immortalità a lusingarmi, ma anche la natura la ambizione di poter godere da vivo sia dell'autorevolezza della tua testimonianza, sia della prova di stima che mi offriresti, sia del fascino del tuo genio di scrittore So bene, nell'esprimerti questi pensieri, quanto tu sia oberato da gravosissimi impegni e da imprese già avviate; ma siccome vedo che la tua storia della guerra italica e delle guerre civili è quasi alle ultime battute e sei stato tu a parlarmi del tuo progetto di estendere il lavoro, non ho voluto mancare di invitarti a riflettere se sia preferibile inserire direttamente nel periodo successivo anche quello che mi riguarda, o se come è consolidata tradizione della storiografia greca (penso a Callistene per la sua ‘Guerra della Focile’, a Timeo per le ‘Guerre di Pirro’; a Polibio per la ‘Guerra di Numanzia’, tutte sezioni staccate, come dicevo, dal contesto complessivo delle loro storie) anche tu non intenda analogamente separare la narrazione di una congiura intestina dal resoconto di guerre contro nemici esterni