Cicerone - Filippiche IV, 3

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Testo

Cicerone - Filippiche IV, 3
Quali giudizi più gravi aspetti, Marco Antonio? È portato in cielo Cesare, che ha preparato un esercito contro di te. Sono lodate con parole molto degne le legioni che ti abbandonarono, che da te furono richieste, che sarebbero tue se tu avessi preferito essere console che nemico; il coraggioso e verissimo giudizio di queste legioni lo conferma il senato, approva tutto il popolo romano, se per caso voi, Quiriti, giudicherete Antonio console, non nemico. Credevo che voi, Quiriti, giudicaste così come mostraste. E che? Forse pensaste che i municipi, le colonie, le prefetture, giudichino diversamente? Tutti i mortali affermano unanimemente che contro quella calamità si devono prendere tutte le armi di quelli che vogliono salve queste cose. Che? Avete potuto conoscere il giudizio di Bruto dal suo editto odierno, finalmente sembra forse a qualcuno da disprezzare? Giustamente e veramente dite di no, o Quiriti. Infatti alla repubblica è stata concessa quasi per grazia e dono degli dei immortali la stirpe e nome dei Bruti o per ricostruire o per riacquistare la libertà del popolo romano. E che dunque giudicò Bruto di Antonio? Lo tiene lontano dalla provincia, gli si oppone con l'esercito, esorta alla guerra tutta la Gallia sollevatasi essa stessa di sua iniziativa e di sua volontà. Se è console Antonio, è nemico Bruto; se Bruto è conservatore della repubblica, Antonio è nemico. Forse dunque possiamo dubitare quale di queste due cose sia vera?

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