Materie: | Appunti |
Categoria: | Latino |
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Data: | 28.06.2001 |
Numero di pagine: | 8 |
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Testo
4 ma essendomi proposto di indirizzarti qualcosa in questo periodo e molto in seguito ho voluto cominciare principalmente dal tema che fosse adattissimo alla tua età e alla mia autorità. Infatti sebbene nella filosofia siano molte le questioni importanti ed utili trattate dai filosofi in modo accurato e ampio, appaiono avere un + vasto campo di applicazione i precetti che da loro sono stati forniti intorno al dovere. Infatti nessun momento della vita né nelle questioni pubbliche, né private, né nelle questioni forensi né domestiche né se tu fai qualcosa da solo, sia che se entri in rapporto con un altro, può andare esente dal dovere e nella sua osservanza risiede tutta la rispettabilità della vita, nella sua negligenza tutta l’infamia.
5e per lo meno quest’elemento d’indagine è comune a tutti i filosofi. Infatti chi c’è che senza delineare alcuna regola di comportamento osi definirsi filosofo? Ma vi sono alcune scuole filosofiche che, nella definizione del sommo bene e del sommo male, pervertono ogni idea di dovere. Infatti colui che definisce il sommo bene in modo che esso nn abbia niente in comune con la virtù, e lo misura in base al proprio utile, nn in base a ciò che è moralmente onorevole, costui, se si mantiene coerente alle proprie dottrine, e nn si lascia vincere di tanto in tanto da una naturale inclinazione al bene, nn potrebbe coltivare né l’amicizia, né la giustizia né la libertà; d’altra parte, in nessun modo potrà essere forte chi giudica il dolore il sommo male, o temperante chi definisce il piacere come sommo bene. Sebbene queste cose siano tanto evidenti che la questione nn richiede una discussione, tuttavia ne ho trattato altrove.
6queste scuole filosofiche dunque se volessero essere coerenti con se stesse non potrebbero dire nulla sul dovere e sul dovere non possono essere forniti precetti saldi, stabili, conformi alla natura se non da parte di coloro che dicono che solo, o soprattutto quando è moralmente onorevole deve essere ricercato di per se. Così questo precetto è proprio degli stoici, degli accademici, dei peripatetici, poiché è stata cacciata di scena già da un pezzo da aristone, pirrone ed erillo che avrebbero tuttavia il loro diritto di trattare del dovere, se avessero lasciato sussistere un criterio di scelta tra le cose, e lasciasse adito a determinare i doveri. Segua pertanto questa questione soprattutto gli stoici non come un traduttore ma come siamo soliti fare, attingerò dalle loro fonti, liberamente in base al mio giudizio quanto e come mi parrà opportuno
42poi, come era intenzione si passi a parlare della beneficenza e della generosità, della quale niente è più consono alla natura umana, ma essa richiede molte cautele. Infatti si deve fare attenzione, in primo luogo, a che la beneficenza non risulti dannosa a quelli stessi nei confronti dei quali si appaia agire in maniera benevola, e verso gli altri, poi a che la benevolenza non eccede i propri mezzi, poi a che a ciascuno venga dato a seconda dei propri meriti; questo infatti è il fondamento della giustizia, alla quale tutte le azioni di questo genere devono venire ricondotte. Infatti sia coloro che concedono a qualcuno ciò che nuoce a colui al quale sembrano voler giovare, (costoro) non sono da giudicare ne benefici ne liberali, ma funesti adulatori, e sia coloro che nuocciono agli uni affinché siano liberali verso gli altri, commettono la stessa ingiustizia come se si appropriassero.
43vi sono poi molti, e specialmente quelli che sono desiderosi di prestigio e di gloria, i quali sottraggono agli uni ciò di cui si servono per fare elargizioni ad altri, e ritengono che potranno apparire benefici nei confronti dei loro amici, se li arricchiscono con qualunque mezzo. Ciò, invece, è tanto lontano dal dovere, che nessuna cosa può essergli più contraria. Perciò si deve fare attenzione a fare uso di un tipo di liberalità che possa giovare agli amici senza nuocere ad alcuno. Perciò il trasferimento di ricchezza dai legittimi proprietari ad estranei, compiuto da lucio silla e dai gaio cesare, non deve essere considerato una forma di liberalità; nulla infatti vi è di liberale che non sia nello stesso tempo giusto.
44 il secondo punto, relativamente alle suaccennate cautele, era che la generosità non avesse a superare la disponibilità, giacché coloro che vogliono essere più benefici di quanto il loro patrimonio consente, in primo luogo commettono questa colpa, che si comportano ingiustamente verso le persone a loro più vicine; trasferiscono infatti ad estranei ricchezze che sarebbe più giusto fornire a costoro (cioè i famigliari) in misura sufficiente e loro lasciarle in eredità. Vi è poi in tale generosità il desiderio molto spesso di rapire e sottrarre per mezzo dell’ingiustizia affinché vi siano sostanze a sufficienza per fare elargizioni. Si può anche vedere come i più, non tanto liberali per natura quanto guidati da una certa ambizione di prestigio, per apparire benefici compiono molte azioni che si rivelano essere dettate dall’ostentazione più che dalla sincerità. Una simulazione del genere è poi più vicina all’impostura che alla liberalità e alla rettitudine.
45 come terzo punto è stato posto che nella beneficenza vi fosse una scelta relativa al merito; in questo sia si dovranno guadagnare i costumi di colui al quale il beneficio sarà dato, sia la disposizione d’animo verso di noi, sia i suoi rapporti e relazioni con noi, sia dei favori con i quali egli si è reso utile nei nostri confronti; e che tutti questi motivi concorrano, è desiderabile; in caso contrario, avranno il peso maggiore quelli più numerosi e più importanti.
46 poiché però si vive con uomini perfetti, e pienamente sapienti, ma con uomini nei quali la va nel migliore dei modi se compare una parvenza di virtù, ritengo che anche di questo sia opportuno rendersi conto, che non si deve trascurare del tutto nessuno, in cui appaia una qualche traccia di virtù, e che tanto più uno sarà da coltivare, quanto più sarà provvisto di queste virtù più miti, la modestia, la temperanza, questa stessa giustizia riguardo alla quale ormai molte cose sono state dette. Infatti un animo forte e grande, quando è in un uomo non perfetto ne saggio, è di solito troppo ardente, mentre quelle virtù appaiono piuttosto essere adatte ad una persona per bene. E questi sono i criteri da seguire nel valutare il carattere.
47 poi riguardo la benevolenza, che ognuno ha verso di noi, il nostro primo dovere è di dare moltissimo a colui dal quale siamo amati moltissimo, ma di giudicare la benevolenza non secondo l'abitudine degli adolescenti da un certo slancio di affetto, ma piuttosto dalla stabilità e dalla costanza. Se ci saranno dei meriti, così che non sia da conciliare un favore, ma da ricambiare, una certa maggior diligenza deve essere usata; infatti nessun dovere è più necessario della gratitudine.
53 molteplici sono inoltre i gradi della società degli uomini. Per allontanarci da quella società universale, più vicina a noi è la società costituita dall’essere della stessa stirpe, nazione, lingua, che unisce gli uomini al massimo grado. Ancora al più interno (cioè più vicino al centro) è l’appartenere alla stessa comunità cittadina; molte cose infatti sono comuni ai cittadini fra loro il foro, i templi, i portici, le leggi, le vie, i diritti, i tribunali, i voti, inoltre le relazioni e i rapporti di intimità e gli interessi e i rapporti di contratto di molti con molti. Più stretto legame è quello della comunità dei parenti di sangue; a partire da quella sconfinata società del genere umano il legame si restringe infatti a un ambito piccolo e angusto.
54infatti dal momento che questo è per natura comune agli esseri animati, cioè di avere l’istinto della procreazione, il primo vincolo sociale consiste nello stesso legame del congiungimento, il secondo vincolo sociale è quello che lega i figli; il vivere nella stessa casa e il condurre una vita in comune; questo è il principio della comunità cittadina e, per così dire, il semenzaio dello stato. Seguono i legami con i fratelli, e poi ancora con i cugini di 1° e 2° grado, i quali, non potendo ormai essere accolti in una sola casa, se ne allontanano per recarsi in altre case, come se fossero delle colonie. Seguono i matrimoni e le parentele acquisite in forze delle quali si accresce il numero dei parenti; e questa propagazione e discendenza costituisce l’origine degli stati. Il vincolo di sangue lega gli uomini con affetto e amore.
58ma se venisse fatto un qualche confronto e paragone (per stabilire) a chi sia da attribuire il massimo dovere, i primi sarebbero la patria e i genitori, dai massimi benefici dei quali siamo legati, subito dopo i figli e tutta la famiglia la quale guarda solo noi e non può avere nessun altro appoggio, poi i parenti che vanno d’accordo con noi, con i quali anche la sorte è pienamente in comune. Per ciò gli aiuti necessari alla vita si devono soprattutto a questi che prima ho nominati, ma la comunanza di vita, i consigli, i sermoni, le esortazioni, le consolazioni, talvolta anche i rimproveri hanno vigore soprattutto nelle amicizie, ed è la forma + gradevole di amicizia, quella il cui vincolo è costituito dalla comunanza di costumi.
85in generale coloro che si dispongono a reggere lo stato tengano ben fermi i due precetti di platone: il 1°, (esorta) che salvaguardino l’utilità dei cittadini in modo da ricondurre ad essa ogni loro azione, dimentichi dei loro interessi personali, il 2°, che si prendano cura dell’intero organismo dello stato, per nn trascurare, mentre si danno pensiero di una singola parte, tutte le altre. Infatti, come la tutela, così l’amministrazione dello stato deve essere condotta in modo da avere di mira l’utilità di coloro che sono stati affidati, non di coloro ai quali essa è stata affidata. Coloro invece che si prendono cura di una parte dei cittadini, e un’altra parte trascurano, introducono nella città qualcosa di estremamente funesto, la sedizione e la discordia; avviene perciò che alcuni si mostrano democratici, altri fautori degli ottimati, pochi di tutti insieme.
86da ciò si manifestarono grandi discordie presso gli ateniesi, nel nostro stato nn solo sedizioni, ma anche pestifere guerre civili; le quali il cittadino autorevole e forte e degno nello stato di una posizione di 1° piano fugge e odierà e si consacrerà interamente allo stato, senza andare in cerca di ricchezza e potere, e lo curerà tutto nel suo complesso in modo da provvedere a tutti. Né con false accuse attirerà odiosità e avversione sul capo di qualcuno e completamente si atterrà così alla moralità e alla giustizia, da andare incontro, pur di conservarle, a ostacoli gravi quanto si voglia, e da affrontare la morte piuttosto che venire meno alle norme che ho enunciato.
88non si deve dare ascolto a coloro che credono che bisogna adirarsi fieramente con gli avversari e ritengono che ciò si addica ad un uomo magnanimo e forte; niente infatti è più lodevole, niente più degno di un uomo grande e famoso della moderazione e della clemenza. In verità nei popoli liberi e nell’uguaglianza dei diritti (laddove regna l’uguaglianza dei diritti) si deve fare uso anche di condiscendenza e di quello che viene detto autocontrollo, per non cadere in una scontrosità inutile e fastidiosa, qualora ci adiriamo verso chi si fa avanti in un momento inopportuno e verso coloro che avanzano richieste impudenti. E tuttavia la mansuetudine e la clemenza meritano elogio solo a patto che per il bene dello stato si sappia anche ricorrere al rigore, senza il quale la comunità non può essere amministrata. Ogni forma di punizione e correzione deve andare esente dall’offesa e non deve avere di mira il vantaggio di colui che punisce o biasima qualcuno, ma l’utilità dello stato.
89si deve anche fare attenzione a che la pena non sia superiore alla colpa, e a che non avvenga che per un’identica ragione alcuni vengano colpiti duramente, altri neppure sottoposti a richiamo. Soprattutto si deve bandire l’ira nell’infliggere una punizione; chi infliggerà una pena in preda all’ira non riuscirà mai a conservare quella giusta misura, che consiste nella via di mezzo tra il troppo e il poco, e incontra l’approvazione dei peripatetici e a ragione incontra la loro approvazione, se solo essi non elogiassero l’irascibilità e non dicessero che ci è stata data dalla natura per il nostro bene. Quella in realtà deve essere rifiutata in ogni cosa ed è desiderabile che coloro che sono a capo dello stato siano simili alle leggi, che non dall’ira, ma dalla giustizia sono indotte a punire.
138e poiché indaghiamo tutte le cose e poiché in verità certamente lo vogliamo, bisogna anche dire quale debba essere la cosa dell’uomo che gode d’onori e di una posizione di primo piano di cui il fine è l’utilità pratica alla quale il progetto di costruzione deve mirare e tuttavia si deve usare attenzione alla comodità e alla dignità. Sappiamo che a ottavio, che per primo da quella famiglia divenne console, fu d’onore il fatto che aveva costruito sul palatino una cosa splendida e prestigiosa (piena di dignità) che, essendo visitato da tutti, si riteneva avesse favorito il padrone, uomo nuovo, per il consolato. Scauro, avendo demolito questo, aggiunse un’ala alla casa. E così quello nella sua casa riportò per primo il consolato e questo figlio di un uomo importantissimo e famosissimo non solo riportò l’insuccesso nella casa ingrandita, ma anche il disonore e sventura.
139il prestigio può dunque essere abbellito da una casa, ma nn lo si può chiedere interamente alla casa, e non deve il padrone ricevere lustro dalla casa, ma la casa dal padrone, e come nelle altre cose nn si deve tenere conto solo di se stessi, ma anche degli altri, così anche nella casa di un personaggio famoso, nella quale si devono ricevere molti ospiti, e ammettere una moltitudine di gente di ogni tipo, si deve avere cura dell’ampiezza. Altrimenti una casa ampia è spesso di disdoro al proprietario, se in essa vi è un deserto, e soprattutto se prima, con un precedente proprietario, era solita venire frequentata. È infatti spiacevole quando dai passanti viene detto: “o casa antica, da quale diverso padrone, ahimè, sei abitata”, cosa che di questi tempi, si può dire in molti casi.