Carme 2 di Catullo

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Testo

COMMENTO AL CARME 2
Il metro utilizzato sono gli endecasillabi faleci, che sottolineano il carattere polimetrico di questa parte del Liber catulliano.
Il carme inizia con un’apostrofe diretta, nella quale il poeta si rivolge al passero come se fosse una persona e non l’uccellino con cui Lesbia ama giocare spensieratamente; in questo, Catullo vuole evocare l’immagine infantile della donna amata, quasi ricercasse una pausa durante la narrazione aspra del loro amore e dei suoi tormenti. L’augurio che Catullo fa a se stesso è quello di poter trovare anch’egli uno svago che allontani la sua mente dall’immagine di Lesbia. Quello del passero è una tema particolarmente caro alla poesia alessandrina, che gli dedicò numerosi componimenti, soprattutto epigrammi. In senso metaforico, il gioco di Lesbia con il passero va inteso come il gioco tra i due amanti, e ciò venne ripreso anche dalla successiva cultura umanistica (Poliziano) e anche da Leopardi, visto non come animale, ma come strumento per comunicare i propri sentimenti.. E’ stato definito anche un epicedio, cioè un componimento scritto in occasione della morte di una persona o di un oggetto particolarmente caro. Qui il passero è visto come lo strumento con il quale Lesbia placa la sua pena (dolor) e la sua tormentata passione d’amore (gravis ardor).
Nelle case aristocratiche si usava portare in dono alle donne proprio un uccellino; ciò è testimoniato da molte iconografie, che fanno capire come essa fosse un’usanza diffusa nell’antica Grecia e a Roma. Gli uccellini poi richiamavano a specifiche divinità femminili dell’Olimpo: il passero a Venere, il pavone a Giunone, la civetta a Minerva...
Il carme tre parla invece del compianto per la morte dello stesso passero; è interessante perché presenta un lato di Lesbia fino ad ora sconosciuto: quello della donna che si commuove e che ha gli occhi rossi per il pianto, quindi Catullo approfitta dell’occasione per descriverla in un modo diverso dalla donna crudele che è la protagonista degli altri suoi carmi, più mite e perciò più vicina a lui. Da accomunarsi all’epicedio di origine alessandrina, l’originalità di questo componimento sta nelle espressioni enfatiche che sottolineano il dolore, il rammarico e il compianto delle cose che non ci sono più, in questo caso l’amore che Lesbia non ricambia. Perciò Catullo immagina che Lesbia, alla morte del poeta, rimpiangerà di non aver corrisposto il suo amore.
Alcuni critici hanno commentato i carmi sul passero e hanno rintracciato i essi una sorta di rituale, segnato da passaggi fissi:
1° e 2° verso: cordoglio e dolore
3° e 4° verso: esplicitazione dell’annuncio dell’evento luttuoso
dal 5° al 10° verso: elogio dell’animale defunto
dall’11° al 16° verso: comploratio: rituale tipico dei funerali; consiste nell’imprecazione contro gli dei
degli inferi e contro il destino di morte
versi conclusivi: compianto e dolore di chi resta in vita.
Tutto il carme è incentrato sul diverso modo che hanno Catullo e Lesbia di intendere l’amore. Possem esprime un desiderio irrealizzabile; infatti solo Catullo è così legato a Lesbia, che invece non vede la loro relazione come un legame matrimoniale, non vuole un rapporto esclusivo con lui, lo dimentica facilmente.
Analisi grammaticale:
1° verso:
• Passer: vocativo legato a tecum ludere possem, alla fine del carme, che è la proposizione principale (circolarità). Indica un passero, forse dono dello stesso Catullo a Lesbia.
• Deliciae meae puellae: è un’apostrofe di passer. Puellae è il sostantivo usato nella poesia erotica per indicare la donna amata. Questo gruppo è un triplice omoteleuto (cioè hanno la stessa terminazione) ed è uno specifico riferimento ad un carme di Saffo.
2° verso:
• Quicum: sta per quocum (arcaismo)
• Quem: introduce una proposizione relativa e la reggente è solet che regge gli infiniti tenere, dare, incitare, ludere
3° verso:
• Primum digitum:può essere unteso con valore predicativo (punta del dito) o come aggettivo (il primo dito, cioè il pollice). Sono retti da dare e appetenti che concorda con cui (dativo singolare).
4° verso: c’è l’allitterazione delle r (che si riferiscono al passero) e delle s (riferite a Lesbia)
• Acris morsus:è al singolare perché indica un’azione ripetuta nel tempo.
• Solet regge l’infinito
5° verso:
• Cum: è legato a nescio e ha funzione temporale (potrebbe anche essere anche una preposizione che reggerebbe un ablativo e rappresenterebbe un complemento di modo o di compagnia); qui è congiunzione e può essere seguito da un indicativo (temporale, come in questo caso) o congiuntivo (narrativo causale).
• Desiderio: deriva da desiderium (neutro dativo singolare) e va legato con meo e il participio presente nitenti. Qui c’è l’uso dell’astratto per rappresentare l’oggetto concreto (metonimia)¸ anche Cicerone usa la stessa espressione nelle sue lettere Ad familiares per riferirsi alla moglie con tono affettuoso.
6° verso:
• Quid: è legato a lubet e iocari.
7° verso:
• Solaciolum: è un diminutivo da solacius, lo usa solo Catullo e è un’espressione della lingua parlata. Significa “piccolo conforto”: rispetto al grande dolore per Lesbia, i piccoli svaghi sono cosa da nulla; qui il dolore è portato all’esagerazione.
• Dolores: genitivo, indica la passione e la sofferenza d’amore. Il tormento è ripreso nel verso successivo.
8° verso:
• Gravis ardor: dal verso precedente, riprende il tema del dolore per amore.
• Credo: è parentetico; la sua funzione è quindi di esprimere la trepidazione di Catullo che è consapevole di attribuire a Lesbia una passione che in realtà è solo sua
9° verso:
• Tecum: si lega a passer del primo verso
• Possem: è un congiuntivo indipendente, ottativo – desiderativo dell’irrealtà: Catullo sa che non riuscirà mai a dimenticare la sua passione giocando con un passero perché è troppo tormentato.
10° verso:
• Tristis curas: accusativo plurale e il primo termine sta per tristes.

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