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Testo

L’ANCELLA E LA PADRONA
L’ancella, bella e buona ma timida e modesta , abitava nella fattoria con la padrona. La padrona la riteneva stolta, lenta, torpida; perciò non apprezzava l’ancella, ma severamente trattava, talvolta anche la castigava. Un giorno la padrona si ammalò gravemente e fu in pericolo di vita. Allora la sua ancella dimostrava benevolenza e accortezza verso la padrona. Infatti preparava la medicina, curava la padrona con grande diligenza, serviva acqua e cena, eseguiva attenta le attività in cucina e in camera. Finalmente la padrona comprese la vera natura della serva. E appunto si rinvigorì, presso di sé chiamò l’ancella e esclamò: Vivamente approvo la tua diligenza e modestia. Grazie al tuo intervento vado avanti: d’ora in avanti ti considererò non serva ma figlia diletta.

FEDRO
La patria di Fedro fu la Macedonia. Prigioniero dei Romani, fu il servo di Augusto; ad Augusto era caro per l’acuto ingegno e la grande sapienza; in Fedro erano eccezionali la conoscenza della scienza e della letteratura latina. Era poeta e creava favole piccole e belle, care ai Romani e specialmente ai fanciulli e alle fanciulle. Nelle favole di Fedro c’erano e ci sono gli insegnamenti della vita e il desiderio di giustizia.

UN DONO GRADITO.
Il mio zio materno mi donò un podere di molti iugeri nel quale ci sono un boschetto, un frutteto, un vigneto e il prato. Nel verziere c’è una grande abbondanza di tigli, cipressi, allori, platani; nel frutteto verdeggiano le feconde pere, i ciliegi e abbonda la gradita frutta. Nella vigna gli acini del raspo sembrano d’oro. Spesso riposo sotto l’ampia ombra dei faggi o degli alti pioppi, a volte leggo interessanti libri. Qui trascorro le controversie, non desidero la ricchezza, rimuovo la sofferenza del mio animo. La natura diletta i miei occhi e il mio animo. Ogni giorno dunque porto grazie agli dei e alle dee, poiché mi offrirono un grande piacere all’improvviso dono.

Esempio