Eneide

Materie:Appunti
Categoria:Latino Letteratura

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Testo

Eneide
l'Eneide ha lo scopo di esaltare Roma, Augusto pensava che l'opera di Virgilio volesse esaltare il suo impero, ma l'autore non fece Lodi insincere ed adulatorie. A ben vedere chi legge l'opera si accorge che Virgilio non è adatto a raccontare la grande storia di Roma. L'anima celebrativa si coglie in episodi minori, tipo nell'analisi dell'animo umano. Anche dietro la grandezza di Roma e di riesce identificare i problemi che gli uomini. L'autore ci contraddistingue come Enea per la pietas. Il rifiuto degli argomentino mitologici già trattati dagli altri poeti, la centralità fatale delle terre italiche, il legame fra la troade e il Lazio, il rimando locale a Mantova, sono gli argomenti del programma di Virgilio. L'Eneide non nacque come un augusteide.I Tibicines ( che sono i puntelli lasciati da Virgilio nei versi incompiuti ) costituiscono il sintomo più visibile che l'Eneide è un'opera incompiuta. Ha gli occhi di Virgilio, educato al raffinatissimo gusto letterario dell'alessandrismo, si trattava di un difetto imperdonabile, perciò morente egli diede l'ordine di dare alle fiamme l'opera. Così non fu fatto infatti i due amici Lucio Vario e Plozio Tucca, grazie all'autorità di Augusto, obbligarono l'opera. L'Eneide prende le mosse da dove la Iliade si era fermata e dando corpo a ciò che è là era soltanto la profezia, il nuovo poema veniva a concludere il vecchio, e a dargli un glorioso inizio: dalla fine di Troia il nuovo eroe, Enea, muoverà verso la fondazione di Roma. Virgilio si appropria del modello dei poemi di Omero: i lettori romani avrebbero dovuto trovarsi immersi in un mondo " omerico ". Siamo di fronte a un tipico esempio di emulazione, che l'autore conduce rispetto ai grandi modelli greci. Perciò il confronto con Omero non è una circostanza occasionale, bensì costituisce la matrice generativa dell'Eneide. Citazione America si possono vedere all'opera dell'Eneide a partire dall'incipit che riecheggia i primi due versi dell'Odissea ed Iliade, per giungere alla pagina finale del poema, dove la morte di Turno richiama la morte di Ettore che concludeva l'iliade. L'interstualità omerica si rivela nelle Eneide attiva ad ogni livello: l'apparato mitologico, i temi della guerra e del viaggio, alcune figure e situazioni peculiari immediatamente rievocano nei lettori romani la filigrana omerica. Virgilio non imita semplicemente Omero, non è fra un doppio, ma intende sostituirlo, riscriverlo. Perciò, se Omero aveva organizzato nel libro XI dell'Odissea una specie di vocazione spiritica delle anime dei trapassati, Virgilio inscena per Enea un viaggio nell'ade, inoltre nel regno di morti il suo eroe si sente descrivere anche il futuro di Roma ( mitologia futuribile ). Anche sul piano strutturale l'Eneide riprende il modello omerico, ma non riprende per così dire criticamente, imitandolo e superandolo allo stesso tempo.. Virgilio organizza la vicenda narrata in dodici libri che contaminano la materia di Omero, rovesciandone l'ordine: i primi quattro libri dell'Eneide sono infatti " odissiaci ", il quinto e il sesto rappresenta una pausa e una sutura, infine solo "iliadici " ( fondati dunque sul motivo della guerra) i libri dal settimo al XII. L'Eneide resta lontana da qualsiasi attualità, rovesciando rapporto con il presente: l'età della pax augustea, punto d'arrivo dell'utopia Virgiliana, è rappresentata come mitologia futuribile, destinata a compiersi, ma non già attuata. L'azione eroica, fondamentale in Omero, è invece in Virgilio subordinata alle sue rifrazioni sentimentali e psicologiche. Da fatti esteriori a fatti dell'interiorità si produce passato di incalcolabile portata, che schematizzando si può riassumere come passaggio dal " oggettività " alla " oggettività ": all'oggettività omerica, che è essenzialmente coincidenza di sacro e profano, di uomo e divino, di storia e mito, il poeta latino pone la coscienza di un distacco tra i due piani, quello ideale e quello reale. L'intento celebrativo sia dando a Roma un antico antenato quale Enea. Gli eroi di Virgilio sono antiepici, l'epica di Omero era prima che presenta gli eroi come uomini tutto d'un pezzo con in mente un piano prestabilito. Tutta l'epica romana si allontana dall'epica greca perché nel modo di scrivere romano c'è una maggiore partecipazione dell'autore, infatti Virgilio riversa sui personaggi parte dei suoi drammi. Virgilio fa proprio il mondo ellenistico, infatti, molti personaggi come Didone si basano sui personaggi ellenistici come Medea. Virgilio è un " moderno " che si pone di fronte al " antico " Omero secondo i filtri della cultura ellenistica. Virgilio manifesta rispetto d'Omero un consistente spostamento di attenzione sulle figure femminili e sulla loro componente intimistica: qui il suo modello costituito soprattutto dalle Argonautiche di Apollonio Rodio. Un altro elemento chiaramente ellenistico è il gusto, recepito in alcuni episodi dell'Eneide, per l'eziologia che è lo studio delle cause e delle origini di nomi e culti. Quello di Virgilio pubblico urbano, molto più esigente rispetto ai semplici ascoltatori delle saghe eroiche di un tempo. Virgilio prende come banco di prova gli Annales di Ennio, il quale aveva introdotto l'esametro, egli era venerato come parte della poesia romana. Però i poeti neoterici lo avevano ormai considerato superato. Fu soprattutto grazie poeti nuovi che Virgilio seppe intraprendere un innalzamento stilistico, modificando i codici dell'epica senza però stravolgerli. Virgilio si comportò anche con un'altra novità costituita da poema di Lucrezio il " De Rerum Natura ", che poteva fornire all'autore in modello di esametro modernamente e anche appassionatamente intonato. Virgilio trasforma lo stile didascalico di Lucrezio in stile narrativo. Virgilio decide di non scrivere un poema sulle res gestae di Augusto, poiché non voleva correre il rischio di cantare avvenimenti recenti in stile etico. Virgilio decide di privilegiare, sul piano poetico, le motivazioni profonde che avevano condotto Roma ad un dominio tanto vasto. Ciò non significa che la storia presente e l'Urbs di Augusto siano assenti dall'opera; compaiono in più punti in particolare la profezia di Anchise e sui rilievi dorati dello scudo di Enea. Il poeta colloca sullo sfondo, in forma di mito, le future grandezze di Roma e da vigore di storia, attraverso la poesia, al mito o meglio a leggende e miti che appartenevano alla tradizione omerica o a quella latina piuttosto che al patrimonio culturale romano in senso stretto. Virgilio riuscito allo scopo grandioso di far entrare tutta la storia nell'episodio iniziale e leggendario della nascita di Roma, cioè quello relativo le nozze tra Enea e Lavinia e alla successiva unione tra Troiani e latini. Virgilio valorizza il contributo offerto un po' da tutti i popoli mediterranei all'edificazione dell'impero romano. Nelle Eneide si insinua uno sguardo doloroso per i fatti che accadono, c'è una particolare attenzione per i vinti dall'ascesa di Roma, che sono posti sullo stesso piano dei vincitori, c'era una visione della storia molto drammatica ma anche profondamente religiosa. Virgilio si era prefissato due scopi scrivendo l'eneide ho in primo era quello di descrivere la nascita di Roma, secondo consisteva nel sondare l'anima dei protagonisti attraverso le azioni da loro compiute. Dalla prima finalità discende una missione voluta dal fato grazie al cui è nato a Roma. L'Eneide assume un valore preponderante il tema della guerra, la guerra tra Troiani e latini rimandava ad Ennio e alla sua epica storica. La guerra rappresenta infatti nel mondo Virgiliano una triste necessità, avvertite in ultima analisi come un eccidio inutile e fratricida. Le stesse Enea è ben lontano dal mos della tradizione guerresca: egli affronta la guerra a malincuore, ne sopporta le conseguenze e in nessun momento la esalta. Nelle Eneide nessuna morte appare gloriosa neppure quella di eroi sul campo. Emerge così una critica di Roma sempre percorsa anche ultimamente da guerre civili. L'attenzione della sofferenza dell'uomo delle altre creature è uno dei temi fondamentali di Virgilio. Perciò le figure poeticamente più riuscite nell'Eneide sono i giovani eroi caduti prematuramente. Soprattutto i personaggi femminili offrono Virgilio un terreno fertile di studio rappresentazione del dolore; le donne sono più esplicite di uomini a manifestarlo. La verità cioè l'esigenza storico-politica non è quasi mai in sintonia con la problematica esistenziale e inoltre essa non basta dare se sola vita. Il soffermarsi su queste problematiche appartiene all'anima religiosa di Virgilio che ne fa l'autore più amato nel medioevo cristiano. Neppure Virgilio ha dubbi sulla missione storico-politica di Roma, ma i valori autenticamente romani, benché restaurati dal principe, non gli sembrano sufficienti a riportare il definitivo ordine nel mondo e nell'uomo. L'angoscia è viva e presente nelle coscienze sensibili. Al di sotto della linea " oggettiva " rappresentata dal fato, nell'Eneide vile e poeticamente prospera una linea " s'oggettiva ", quella rappresentata dai singoli personaggi che appunto soggettivamente rivivono i comandi del fato, ponendosi il compito con esso. Il poeta da voce ai contrasti, rivela le ragioni singole che ogni volta si pongono alla ragione ultima, impersonato tirannica mente dal fato, e costruisce un poema che conta all'oggettività epica. La modernità della sua epica policentrica e multiversa, nella quale la verità non è univoca e non si dà una volta per tutte. Nelle Eneide il confronto tra le voci diverse tende inevitabilmente a porsi sotto le vesti del dramma o meglio della tragedia, come dialogo di voci diverse, opposizione al fato. Le medie rimane in ogni caso un poema epico grazie alla funzione totalizzante del fato, in quel punto di vista impersonale s'impone nella visione onniscente dell'autore a quello soggettivo dei tanti personaggi. Questa coesione era indispensabile al codice epico. La narrazione si mescola con l'ottica dei personaggi, non c'è più una sola ragione che distingue il vero dal falso, bensì sussistono differenti rationes. Enea eroi di un epica e si avvia non essere più eroica, lontano da Achille da Ulisse più simile ad Ettore eroe-uomo comune che si fa carico del destino collettivo a rischio della vita. Enea è portavoce del fato o meglio l'esecutore della volontà cosmica che soffoca le regioni singoli. L'eroe troiano è investito di una missione sovrapersonale che lo obbliga a spogliarsi di sé e a reprimere la propria soggettività. La qualità predominante in Enea è la pietas che riassume in sé tutte le virtù attribuite dal mos maiorum al pater familas ideale, se non fosse una dose di perplessità di dubbio costante che caratterizza lo spirito di Enea rendendolo assai moderno. Didone si può considerare il maggior ostacolo per la fondazione di Roma. Virgilio dedica tutto il quarto libro alla descrizione della vicenda amorosa tra Enea e Didone. Fin dall'inizio Didone è segnata da un destino che assume la forma dell'amore resistibile e fatale. Virgilio mandato il personaggio dell'eroina, in quanto Didone rimpiange di non aver avuto figli d'Enea, mentre medea procurava una fine orribile ai figli di giasone. Didone inoltre rivolge la disperazione su di sé mentre medea infuriava contro gli altri. Da Apollonio Virgilio riprende soprattutto l'idea di aprire all'interno del poema uno spazio autonomo dedicato al tema dell'amore, dandogli un rilievo che non aveva mai avuto. Virgilio presenta Didone con un'eroina e fondatrice città il suo dramma nasce precisamente della volontà di sottrarsi propri doveri. Il il pio Enea invece deciderà identificarsi nuovamente con i valori collettivi e di abbandonare la donna per adempiere al proprio compito storico. La passione amorosa viene a compromettere la funzione guida di Enea e Didone, inoltre in Didone l'amore maggiormente colpevole poiché comporta il tradimento di Didone del voto di fedeltà fato al marito morto Sicheo. Il contrasto fra amore dovere non può essere risolto con un compromesso a una grande ragione d'amore si oppone un altrettanto grande ragione sostenuta dalla pietas. Il linguaggio della tragedia entra nel tessuto dell'etica per mettere in moto il nuovo policentrismo epico e si nota soprattutto nei discorsi di Didone in cui c'è una grande abbondanza di interrogative che raffigurano l'animo della protagonista come instabile. Virgilio conferisce linguaggio epico il massimo della regolarità e della flessibilità. Egli mantiene le caratteristiche formali del poema epico: esametri, adozione di punto di vista del narratore onnisciente, obbedienza alla volontà oggettiva del fato, espressione dei valori collettivi della nazione romana. E riuscì da rinnovare dall'interno i codici dell'epica, conseguendo un'originalità e una potenza espressiva di livello assoluto. Il poeta ha lungamente loro lavorato per modellare l'ostile all'oggetto, di quando in particolare ritmo e sintassi per riprodurre nel modo migliore l'atmosfera psicologica ed emotiva della scena. Il Po e ha curato la varietà della struttura interna degli esametri in modo che dattili e spondei si alternino nel verso. Limitato è il ricorso al alliterazione. Frequente è l'uso di enjambement con criteri di grande libertà, il periodare può rispettare l'unità metriche o può non coincidere con esse. Virgilio mette in versi essenzialmente le parole della lingua quotidiana: un tratto senza precedenti della poesia latina e ci richiama piuttosto al linguaggio dei grandi tragici greci, una in particolare parole normalmente comuni. Usa arcaismi e poetismi con lo scopo di elevare l'espressione.

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