Epica: Virgilio, Eneide

Materie:Riassunto
Categoria:Epica
Download:3676
Data:09.11.2006
Numero di pagine:11
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
epica-virgilio-eneide_1.zip (Dimensione: 17.14 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_epica:-virgilio,-eneide.doc     59 Kb


Testo

VIRGILIO
(pag. 115)
RICOSTRUZIONE DELLA VITA DI VIRGILIO
Virgilio è nato ad Andes (ora Pietole Antica, presso Mantova), il 15 ottobre 70 a.C. da una famiglia di agricoltori di condizione agiata.
Gli studiosi, per sapere della vita di Virgilio, si basano su un’ opera scritta nel II^ secolo d.C. da Svetonio, intitolata “Vita di Virgilio”.
Una fonte molto importante sono anche le sue stesse opere, perché ci sono continui riferimenti alla sua vita privata.
STUDI: all’età di 10 anni venne mandato a studiare a Cremona
all’età di 15 anni va a studiare a Milano
tra i 18 e i 20 anni, a Roma, frequenta la scuola di eloquenza del Retore Epidio:

dato che non era un grande oratore perché era insicuro e impacciato, deluso si trasferisce a Napoli per studiare filosofia dal filosofo Sirone. A Napoli conosce personaggi illustri, quali Quintilio Baro e Orazio, e compone una serie di poemetti, considerati le opere giovanili di Virgilio; tutte queste opere sono raccolte nell’ “Appendix Vergiliana”.
Quando ritorna ad Andes viene sorpreso da un provvedimento preso da Ottaviano Augusto dopo la battaglia di Filippi del 41 a.C., che imponeva agli agricoltori di regalare le terre del territorio mantovano ai veterani di guerra; anche il podere di Virgilio si ritrova tra quei territori, ma, grazie all’amicizia con Asinio Pollione, riesce a salvare il proprio podere. Poco dopo però è obbligato a lasciare le sua terra, ma viene comunque ricompensato da Augusto con una villa a Napoli.
Dal 42 al 39 a.C. compone la prima delle sue grandi opere, “Le Bucoliche” (chiamate anche Egloghe), dove si narra appunto della confisca dei terreni da dare ai veterani di guerra.
Dopo questi avvenimenti, Virgilio torna a Roma, dove viene presentato ad Augusto e a Mecenate, poiché “Le Bucoliche” avevano avuto una grande fama.
Mecenate → mecenatismo = coloro che proteggono le arti

- era un uomo che coltivava le arti
- a Roma istituisce un circolo artistico
- protegge gli artisti
- favorisce il programma politico di Augusto, il quale voleva riportare l’età dell’oro a Roma
Tra il 37 e il 30 a.C. Virgilio scrive la sua seconda opera, “Le Georgiche”.
Mentre compone il terzo libro de “Le Georgiche”, Virgilio annuncia di voler comporre un poema epico che canti la gloria di Roma e di Augusto. Quest’opera è l’“Eneide”, che lo impegnerà per tutta la durata della sua vita, poiché quando è morto, il poema non era ancora finito come desiderava.
Prepara l’Eneide prima in prosa, poi in poesia; era lentissimo nella composizione perché era ansioso, riscriveva i versi decine di volte fino a quando tutto non gli sembrava perfetto (limava i versi). Le parti che considerava finite le leggeva al pubblico per vedere la reazione. Il 2^, 4^ e 6^ libro li legge ad Augusto e alla figlia Ottavia.
Aveva preventivato 3 anni per revisionare il poema.
Virgilio decide di andare in Grecia e in Asia Minore per visitare i luoghi che aveva narrato nel poema; ad Atene incontra augusto, che lo convince a tornare con lui. Durante il viaggio, però, Virgilio muore (21 settembre 19 a.C.) a causa di un’ insolazione. Dice ad Augusto di bruciare la sua opera perché era incompiuta, ma egli non rispetta le volontà di Virgilio e incarica Vario, amico di Virgilio, di pubblicare l’opera integra così com’era.
Virgilio viene sepolto a Napoli lungo la via di Pozzuoli e sulla tomba sono stati incisi alcuni versi che aveva composto lui stesso:


LE OPERE
LE BUCOLICHE (42-39 a. C.)
Chiamate anche Egloghe (→ come le poesie greche e latine che parlano di argomento pastorale), sono 10 (o 14) componimenti poetici che trattano di vari argomenti pubblicati senza alcun ordine cronologico.
L’ispirazione per la composizione di questo componimento viene da Teocrito, poeta greco di Siracusa.
Si parla della bellezza della natura in contrasto con la realtà che vuole distruggere il mondo (→ una vera e propria evasione dal mondo idilliaco per allontanarsi dalle brutture della vita), e dell’impossibilità di comprendere il dolore.
Tra le maggiori Bucoliche ricordiamo:
- la prima: ci sono due pastori, Titiro e Melibeo, che dialogano tra di loro. È autobiografica perché narra che Titiro, grazie alla protezione di un grande personaggio, può tenere ancora il suo podere, mentre Melibeo, che non conosceva nessuno, non può restare ma deve abbandonare tutto. (→ provvedimento di Augusto dopo la battaglia di Filippi)
- la quarta: Virgilio annuncia che tra non molto ci sarebbe dovuta essere la rigenerazione del mondo (→ età dell’oro); nascerà un puer (fanciullo) che riporterà lo stato di tranquillità.
Nessuno capisce chi è il fanciullo, ma dice che dovrà nascere durante il consolato di Asinio Pollione. Durante il Cristianesimo si pensa che il puer sia Gesù Cristo, e che quindi Virgilio l’aveva predetto. Gli autori cristiani (S. Agostino), leggendo le opere degli autori pagani, hanno interpretato che Virgilio potesse parlare di Cristo, ma si trattava solo di una lettura allegorica, cioè non una lettura letterale, ma una lettura dove di cercano e si interpretano i simboli.
- la nona: anche questa è autobiografica, poiché c’è ancora un dialogo tra due pastori che parlano della vicenda di Virgilio.
LE GEORGICHE (37-30 a. C.)
Scritto quando con Augusto si ritornò ai buoni mores, i costumi della Roma repubblicana, è un lungo poema diviso in 4 libri.
Virgilio vuole cantare il ritorno alla vita serena e tranquilla della campagna, e parla della bellezza del lavoro agricolo.
→ significava che c’era pace
Viene costruito l’ara pacis → l’altare della pace
L’ambiente è reale, e il lavoro viene visto come strumento per migliorare la vita.
- primo libro: dedicato al lavoro nei campi (aratura, tempo, clima). È molto interessante, perché disdegna la guerra civile → prega gli dei affinché attraverso Augusto portino la serenità della pace nel mondo.
- secondo libro: dedicato alla coltivazione delle piante, in particolare della vite.
- terzo libro: dedicato all’allevamento del bestiame (come accudire gli animali, la loro nascita, ecc.).
- quarto libro: dedicato all’allevamento delle api (come si costruiscono le arnie e i luoghi migliori dove costruirle).
Al termine del quarto libro c’è la storia di Aristeo e il mito di Orfeo ed Euridice.
→ Aristeo: egli aveva le api, ma a causa di un’ epidemia lo sciame viene distrutto. Aristeo prega gli dei per avere un nuovo sciame, quindi lascia putrefare una carcassa di vitello, da cui uscì un nuovo sciame di api.
→ Orfeo ed Euridice: lei era morta della stessa epidemia dello sciame di Aristeo; Orfeo va nel regno dei morti, per riportarla in terra non deve girarsi ma lui si gira lo stesso e quindi perde definitivamente Euridice.
L’opera di Virgilio è sempre stata oggetto di studio e ammirazione in tutti i secoli, specialmente nel Medioevo, dagli autori cristiani.
ENEIDE
È il prodotto letterario più significativo dell’età di Augusto (età Augustea), quando lo Stato Romano si avviava a diventare una monarchia.
Augusto era il restauratore della legalità e della tradizione, assume nuovi poteri (princeps senatus), viene acclamato Augustus (→ superiore a tutti i cittadini romani), ed il suo obiettivo era quello di consolidare la pace. Fece degli interventi in campo economico per sanare l’agricoltura e costituì la proprietà privata per contrastare il latifondo. Voleva anche restaurare i valori del passato e gli antichi culti dei famigliari, e per questo mette in primo piano la famiglia e un freno ai divorzi; vengono poi restaurati gli antichi costumi (mores), che condannavano il lusso e lo sfarzo sfrenato.
Per quanto riguarda la letteratura, Augusto comprende che è importante dare spazio alla cultura, coinvolgendo intellettuali e artisti. È affiancato da Mecenate, al quale da il compito di organizzare la cultura (altri artisti: Orazio, Virgilio, Properzio), cercando sempre di orientare gli interessi letterari e le scelte tematiche degli artisti, ma senza mai costringerli.
L’Eneide è in perfetta sintonia con gli ideali di Augusto, poiché:
- recupera il mito delle origini
- Enea è il prototipo del futuro cittadino romano → è il progenitore dei Romani e di Augusto, perché il figlio di Enea, Iulo (o Ascanio), era il fondatore della gens Iulia a cui apparteneva Cesare, che ha adottato Augusto.
- con l’esaltazione di Enea e dei suoi valori è come se si esaltasse Augusto

pietà, cioè il rispetto e la devozione nel confronto degli dei e della famiglia
clemenza, era necessario per ottenere la pace
vita, intesa come dovere e missione, cioè colui che è pronto a sacrificare se stesso il bene della collettività
Virgilio ha avuto grande fama e fortuna nella cultura latina, e sull’Eneide furono scritte altre opere:
- Bellum civile di Lucano (→ la guerra civile)
- Achilleide e Tebaide di Stazio
L’Eneide è un poema epico, reinterpretato da Virgilio e con qualche innovazione, poiché non c’è più l’esaltazione dell’eroe e del codice eroico, della guerra, ed Enea non rappresenta il “tipico eroe epico”.
È un poema diviso in 12 libri e più o meno 10.000 versi ( per l’esattezza 9.897)e racconta una storia che dura 7 anni. Comincia in medias res, quando c’è la tempesta scatenata da Giunone. Come già detto, Virgilio la scrive prima in prosa e poi in versi, ma non riesce a completarla perché muore.
Virgilio si rifà all’Iliade e all’Odissea perché:
- nei primi 6 libri, i LIBRI DEL VIAGGIO, si rifà all’Odissea
- negli ultimi 6 libri, i LIBRI DELLA GUERRA, si rifà all’Iliade
Anche se l’influsso di Omero è indiscutibile, oggi si cerca di avvicinare l’Eneide alle “Argonautiche” di Apollonio Rodio.
I primi quattro libri dell’Eneide parlano di Didone e di Turno, re dei Rutuli, mentre nel quinto libro si narra dell’Epopea.
L’Eneide non è modellata come l’Iliade e l’Odissea, ma ha comunque una sua originalità:
- nella caratterizzazione dei personaggi, poiché nell’Eneide sono individui complessi come gli uomini normali, mentre nell’Iliade erano eroi
- nella descrizione delle avventure: l’Eneide è atipica, cioè non ci sono le descrizioni “fisse” tipiche di Omero (→ es: Ulisse viaggia perché vuole conoscere, mentre Enea viaggia perché è spinto dal Fato, quindi una forza superiore di lui)
- nella visione della vita, perché nel poema omerico gli eroi e i personaggi non si curavano del resto del mondo ma pensavano solo alla guerra, invece Enea è una figura complessa psicologicamente, dominata dal senso di solidarietà nei confronti degli altri ed è consapevole che nel mondo ci sono dolore e infelicità
PERSONAGGI
ENEA
Figlio di Anchise e di Afrodite (Venere), è un guerriero forte e coraggioso. È il capo dei Dardani, popolazione che vive sul monte Ida. Appoggia Priamo nella guerra di Troia e poi fugge verso l’Italia e approda in Lazio, dove sposa Lavinia. È definito pius, cioè rispettoso e devoto nei confronti degli dei. Rispetta le leggi, prova amore per la famiglia , “pietà” e rispetto nei confronti dei vinti. È stato investito dal Fato, che gli aveva chiesto una grande missione, quella di fondare Roma, e ad esso è anche subordinato, infatti mette in primo luogo la sua missione, anche se per lui sarà terribile abbandonare Didone a causa dei suoi profondi conflitti interiori. Quando è davanti al nemico sconfitto si lascia prendere dall’emozione, ed ha in sé tutte le caratteristiche dell’uomo romano (civis romanus): coraggio, devozione, razionalità; è un uomo che lotta per i propri ideali, per la propria patria e la propria famiglia.
ASCANIO (o IULO)
Figlio di Enea e di Creusa, fonda nel Lazio la città di Alba Longa, dove sarebbe vissuta Rea Silvia, madre di Romolo e Remo. È stato il fondatore della gens Iulia.
ANCHISE
È il padre di Enea.
LAOCOONTE
Sacerdote di Apollo e di Nettuno, è il figlio di Priamo. Mentre si oppone all’ingresso a Troia del cavallo di legno, viene ucciso con i figli da un mostro marino uscito improvvisamente dalle acque.
LATINO
Re dei Latini, accoglie favorevolmente Enea e gli dà in moglie Lavinia, sua figlia.
TURNO
Re dei Rutuli.
PALLANTE
Figlio di Evandro, fonda la città di Pallanteo e si allea ad Enea nel conflitto contro i Rutuli.
EURIALO e NISO
Guerrieri troiani.
IARBA
Re del territorio dove sarà fondata Cartagine.
EVANDRO
Re della città di Pallanteo, mostra ad Enea i luoghi su cui sorgerà Roma, e si allea con lui nella guerra contro Turno.
DIDONE
Figlia di Belo, re di Tiro, e moglie di Sicheo, ucciso dal fratello Pigmalione per impossessarsi del regno. Fugge in africa, dove fonda la città di Cartagine. Accoglie benevolmente Enea e si innamora di lui al punto che, alla sua partenza, si suicida.
ANNA
Sorella di Didone.
LAVINIA
Figlia del re Latino e della regina Amata, diviene la moglie di Enea.
SIBILLA CUMANA
Sacerdotessa di Apollo, accompagna Enea nell’Ade e gli rivela il suo destino.
AMATA
Moglie del re Latino, lo spinge nella guerra contro Turno.
GIOVE (ZEUS)
Padre degli dei e degli uomini, dio del cielo e del fulmine, protettore della famiglia.
GIUNONE (ERA)
Moglie di Giove, protegge i parti e il matrimonio ma è avversa ad Enea.
MINERVA (ATENA)
Dea della sapienza, nemica dei troiani.
VENERE (AFRODITE)
Dea della bellezza e dell’amore, è madre di Enea ed è anche la progenitrice del popolo romano.
PROEMIO (pag. 119)
Il proemio inizia in medias res, è già da 7 anni che si combatte quando Enea arriva a Cartagine.
Si ripetono spesso le parole uomo - armi, perché si parla di un uomo (Enea) e delle guerre che dovrà affrontare.
I temi e i personaggi
La protasi ricalca in generale quelle dei poemi omerici, ma contiene anche molte differenze:
1- presenta prima l’argomento del poema e poi l’invocazione alla musa ispiratrice della poesia, invertendo l’ordine rispetto ai modelli, come se il poeta volesse porre l’accento sulla scelta personale di voler cantare le imprese di Enea;
2- sin dai primi versi Virgilio sottolinea il ruolo dominante del Fato sull’intera vicenda;
3- l’ira di Giunone, implacabile, terribile e rivolta contro un uomo pio, che direttamente non si è macchiato di alcun delitto verso gli dei, appare quasi incomprensibile e rivela un rapporto diverso tra uomo e divinità, sicuramente più critico e problematico;
4- Giove aveva preso un giovane troiano (Ganimede) invece di Ebe, la figlia di Giunone, come cocchiere degli dei, e ciò scatena ancora di più l’ira di Giunone.
1-
Canto le armi, canto l'uomo che primo da Troia Esplicito riferimento ai due poemi
venne in Italia 1, profugo per volere del Fato 2 omerici.
sui lidi di Lavinio. A lungo travagliato
e per terra e per mare dalla potenza divina
a causa dell'ira tenace della crudele Giunone,
molto soffrì anche in guerra: finché fondò una città
e stabilì nel Lazio i Penati di Troia,
origine gloriosa della razza latina
e albana, e delle mura della superba Roma.
Musa 3, ricordami tu le ragioni di tanto
doloroso penare: ricordami l'offesa
e il rancore per cui la regina del cielo 4
costrinse un uomo famoso per la propria pietà 5
a soffrire così, ad affrontare tali
fatiche. Di tanta ira son capaci i Celesti?
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
1 anche se già due persone erano venute in Italia: Antenore a Pavia e Aceste ad Erice. Una volta i confini dell’Italia erano lo stretto di Messina e il Rubicone.
2 Il poeta sottolinea subito che la fondazione di Roma è stata sancita da una volontà superiore per realizzare un piano imperscrutabile.
3 inizia l’invocazione alla musa Calliope, protettrice della poesia epica.
4 i motivi dell’odio di Giunone verso i Troiani sono due: il ricordo dell’offesa subita del troiano Paride che aveva preferito Afrodite, consegnandole la mela d’oro; la consapevolezza che Enea fonderà una città, Roma, destinata ad oscurare e vincere tutte le altre, anche Cartagine, che le è particolarmente cara.
5 La pietas di Enea viene enunciata nel prologo e percorrerà tutto il poema. Tale sentimento è in netto contrasto con l’ira di Giunone.
DIDONE ACCOGLIE ENEA E I SUOI COMPAGNI (pag. 120)
Il contesto e il brano
Enea e i compagni, travolti da una tempesta causata da Eolo per ordine di Giunone, riescono ad approdare sulle coste dell’Africa. Durante un giro di esplorazione, ad Enea appare la madre, Venere, che gli racconta la storia di Didone, la regina di quei luoghi, e lo nasconde, insieme all’amico Acate, in una nube per proteggerne il cammino fino a Cartagine. Saliti su una collina, Enea ed Acate vedono dall’alto la città e si recano al tempio di Giunone, all’interno del quale compare Didone con i suoi compagni, che Enea temeva di aver perso e che invece erano stati accolti benignamente dalla regina. Improvvisamente la nuvola di dissolve e i due Troiani si rivelano davanti agli occhi stupefatti di Didone e dei naufraghi. La donna si sente subito attratta da Enea, reso bellissimo dall’intervento della madre, col quale condivide il comune destino di esule e lo invita all sua reggia dove di terrà un banchetto in onore dei profughi.
I temi e i personaggi
Nel brano assistiamo alla prima comparsa in scena di Didone, che si presenta pronunciando un discorso ricco di umanità e di comprensione nei confronti degli sfortunati Troiani, a cui offre ospitalità e aiuto. Colpisce immediatamente il riferimento alla personale esperienza di dolore, simile a quella provata dagli esuli che ha davanti a sé; da qui la donna ha imparato a soccorrere chi soffre. Proprio tale coscienza del dolore, che genera nella regina un sentimento di solidarietà verso le vittime di una sorte avversa, conferisce un aspetto nuovo e particolarmente ricco di calore umano al vincolo dell’ospitalità, rispetto a quello presente nei poemi omerici.
Allora Didone, abbassati gli occhi a terra, rispose 1:

Esempio



  


  1. francesca

    parafrasi la tempesta

  2. elena

    parafrasi eneide libro 1 versi 1-249