Lo Scudo Di Talos di Valerio Massimo Manfredi

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano
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Data:11.02.2009
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Testo

LO SCUDO DI TALOS
AUTORE: Valerio Massimo Manfredi
BIOGRAFIA: Valerio Massimo Manfredi nasce a Piumazzo, vicino Modena, nel 1943.Prima di dedicarsi all’attività di scrittore ha esercitato la professione di docente incaricato di tipografia e geografia storica in vari atenei italiani ed esteri ed ha pubblicato numerosi studi.Tra i suoi principali libri, ricordiamo in ordine cronologico : Palladion (1985)
Lo Scudo di Talos (1988)
L’Oracolo (1990)
CRONOLOGIA:i fatti narrati nel romanzo si svolgono nel V secolo a.C. nel periodo di maggior tensione tra Dario I re di Persia e la Grecia
AMBIENTAZIONE: La prima parte del romanzo è interamente ambientata sulle montagne circostanti Sparta, nelle pianure ad essa adiacenti e nella città stessa.
PERSONAGGI:
PRINCIPALI
SECONDARI
TALOS:ultimo nato nella potente famiglia dei Kleomenidi il cui destino è già segnato a pochi giorni dalla nascita a causa di un problema ad un piede.Suo padre Aristarchos,seguendo le crudeli leggi di Sparta lo abbandona a se stesso sul monte Taigeto avvolto in alcune pelli.Dentro di sé è affranto per la sua malformazione ma con l’aiuto di Kritolaos riesce a superare questo problema.
KRITOLAOS:anziano e saggio pastore dal carattere nobile e del cuore grande che vive con la figlia in una radura sulle pendici dei monti vicino Sparta e che ,grazie al suo fido cane
Krios, trova Talos da poco abbandonato dal padre,lo porta a casa sua, lo nutre e lo alleva come se fosse suo figlio
ARISTARCHOS
ISMENE
KRIOS
LA FIGLIA DI KRITOLAOS
PHILIPPIDES
CIMONE
THEMISTOKLES
ANTINEA:giovane contadina su per giù coetanea di Talos che vive poco lontano dalla capanna del giovane che di tanto in tanto aiuta lei e il vecchio Pelias nei lavori più gravosi e di cui Talos si innamora dopo averla salvata da dei giovani spartiati.che volevano abusare di lei.
KARAS:imponente uomo dalla corporatura robusta e nerboruta e dal viso barbuto che dopo la morte di Kritolaos si occupa di Talos che sempre più spesso viene tormentato da quei ragazzi da cui aveva difeso la povera Antinea e che ormai erano diventati guerrieri.Ha un carattere deciso e leale e ha dentro una rabbia verso gli spartiati che lascia trasparire in alcune occasioni.
BRITHOS:fratello di Talos e suo principale persecutore in quanto non riconosce Talos come fratello essendo convinto della sua morte. Brithos vede infatti in Talos solo il ragazzo Ilota che si è ribellato a lui e i suoi amici per difendere una ragazza.Pur essendo determinato a fargliela pagare,non vuole però uccidere Talos per qualche motivo che neanche lui conosce.
PELIAS
L’ORACCOLO DI DELFI
LEONIDAS
LEOTICHIDAS
PAUSANIAS
GLI EFORI
GLI ANZAINI
IL GRAN RE
TRAMA:
una bambino nasce zoppo in una famiglia di spartani e secondo le leggi della città viene abbandonato sul monte Taigeto. Questo bambino viene salvato da un vecchio ilota che viveva sulla montagne e viene allevato da sua figlia. Crescendo gli vengono insegnati i rudimenti del tiro con l’arco e altri modi di difendersi. Il ragazzo cresce come ilota ed è affascinato dai guerrieri con i quali ha degli incontri poco piacevoli. Si innamora di una contadina che viveva poco distane da casa sua a cui dovrà dire addio dopo poco tempo per una partenza improvvisa della ragazza. Cresce e dopo poco perde quello che lui chiamava nonno e viene affiancato da un gigante barbuto di nome Karas che lo accudisce. Viene poi il tempo della guerra e gli spartiati debbono scegliersi un ilota come attendente. Lui viene scelto da quello che non sa essere suo fratello e con cui non era in buoni rapporti e parte per le Termopili. Prima della morte dell’intero contingente spartano, il re ordina a lui, suo fratello e un suo compagno di portare un messaggio a Sparta salvando loro la vita. Passato per disertore, l’amico di suo fratello si toglie la vita e poco dopo anche suo fratello tenta la stessa sorte ma viene salvato da lui e Karas. I due fratelli partono in una guerra solitaria contro le avanguardie persiane seminando il terrore per alcuni anni. Suo fratello muore riacquistando il suo onore a Platea e lui viene riconosciuto come figlio di Aristarchos e non più come ilota. Dopo molte battaglie e molte avventure torna dalla sua amata e poi di nuovo a Sparta che trova colpita prima dal terremoto e poi dagli iloti decisi a riscattare la propria libertà. Si unisce di nuovo al popolo che lo ha cresciuto e ripristina la città di Ithome abitata anni or sono dagli iloti. Qui resiste per anni combattendo contro Sparta prima di scomparire nel nulla senza lasciare tracce.
EPISODIO SIGNIFICATIVO:
Un episodio che a mio avviso è particolarmente significativo è un evento che subito non avevo notato ma in seguito,terminato il libro,mi sono chiesto:”e se Talos non fosse stato trovato da Kritolaos…?come avrebbe potuto nascere una storia di questo tipo?”.
STILE DELLA NARRAZIONE:L’autore adotta un tipo di narrazione mimetica
OPINIONI PERSONALI:
Benché non sia un grande appassionato della lettura posso dire che ho trovato questo libro molto interessante e anche abbastanza avvincente. Tuttavia il finale aperto non mi è piaciuto affatto.
PARTE PRIMA
Capitolo I
Taigeto
CRONOLOGIA:V secolo a.C.
LUOGHI:-la casa dei Kleomenidi,
-l’ambiente circostante ad essa
-le pendici del monte Taigeto
-l’ambiente attorno alla capanna di Kritolaos
-gli interni stressi della povera capanna
PERSONAGGI:-Talos
La nutrice di Talos
-Brithos
-Ismene
-Aristarchos
-Kritolaos
-La figlia di Kritolaos
-Krios
TRAMA:in una notte in cui la luce della luna è completamente nascosta dalle nubi,e l’unica luce percepibile era quella dei fuochi che ardevano sull’Acropoli,con il cuore pieno di amarezza, Aristarchos decide di compiere quel gesto impostogli dalle crudeli leggi di Sparta. Stringe a se il povero Talos, nato zoppo e destinato a essere abbandonato sul monte Taigeto e si avvia verso la sua triste meta attraversando prima le pianure e il bosco in seguito.Sotto una pioggia battente raggiunge il punto in cui avrebbe dovuto abbandonare il pargolo e, dopo un po’ d’esitazione, lascia il bambino avvolto in alcune pelli e torna indietro di corsa. A poca distanza da quel triste luogo si trova Kritolaos, anziano pastore che era intento a seguire il suo gregge in compagnia del suo fidato segugio Krios che comincia a correre in direzione del bosco sulle tracce di qualcosa. Il vecchio decide di seguirlo nel bosco pensando che avesse fiutato una preda e quando arriva nel punto in cui il cane si era fermato, trova con grande sorpresa un bambino affamato e infreddolito e decide di portarlo con se nella sua capanna dove sua figlia lo avrebbe accudito e cresciuto come se fosse suo. Il capitolo termina con Talos ormai cresciuto che incuriosito e attirato dal frastuono dei tamburi, ne segue il suono e vede passare degli spartiati a cavallo,armati e con pesanti armature. Talos,penserà poi durante la notte all’esperienza vissuta e alla preoccupazione di Kritolaos per non averlo trovato.
STILE DELL’AUTORE:In questo primo capitolo l’autore utilizza un tipo di narrazione mimetico. Verso la fine del capitolo si può notare un ampio sommario di alcuni anni dall’arrivo di Aristarchos nella sua casa e in contemporanea di Talos nella capanna di Kritolaos fino al momento in cui troviamo Talos ormai cresciuto che aiuta Kritolaos con il Bestiame portando le pecore al pascolo.
Capitolo II
L’arco di Kritolaos
CRONOLOGIA:V secolo a.C.
LUOGHI:-la capanna di Kritolaos
-i pascoli
-la grotta

PERSONAGGI:-Talos
-Kritolaos
-La figlia di Kritolaos
TRAMA:Kritolaos fa di tutto per rendere Talos più sicuro di se nonostante il suo problema al piede. Talos non crede di potercela fare a sentirsi normale ma Kritolaos sapendo che Talos era affascinato dai guerrieri, decide di fargli vedere una cosa ma gli fa giurare di non parlarne mai con nessuno, nemmeno con sua madre. Talos incuriosito accetta e i due si avviano sulle pendici delle montagne lungo un irto sentiero dove ad un certo punto Kritolaos si ferma e dice a Talos che erano arrivati. Talos non vedendo nulla su chiese cosa ci fosse e Kritolaos gli disse di spostare delle pietre da un mucchio lì vicino. Talos ubbidì e dopo aver rimosso alcune pietre rese scivolose dal muschio presente in quantità sui sassi,si accorse che dietro di essi vi era un cunicolo, buio e stretto di cui non si vedeva la fine. Talos liberò l’ingresso abbastanza da poter entrare e da fare entrare Kritolaos e scese lungo il cunicolo alla luce di una fiaccola che li aveva accompagnati lungo tutto il percorso.Arrivati infondo al cunicolo,Talos vede un baule sigillato con la pece,lo apre e con sua grande sorpresa trova delle armi e una magnifica corazza ma non notò subito un involucro di pelle contenente un arco di corno che era appartenuto ad un grande re e per il quale Kritolaos lo aveva portato fino lì In seguito lo prese e sigillò nuovamente il baule fondendo la pece con la fiaccola,uscì,richiuse l’ingresso della grotta con i sassi e si avviò lungo il sentiero con Kritolaos.Dopo un sonno tormentato si svegliò e l’arco che alla sera aveva riposto vicino al suo giaciglio,era scomparso.uscito di casa ne parlò con il nonno che, una volta lontano dalla casa se lo levò da sotto il mantello e glielo porse dicendogli che temeva che sua madre avesse potuto vederlo e potesse fare domande.
Giunti finalmente ai pascoli alti,Kritolaos porse a Talos la corda che avrebbe dovuto completare l’arco e gli fece tendere l’arco.Dopo molti sforzi Talos riuscì nell’impresa e il vecchio gli insegnò a costruire le frecce e a scoccarle con precisione estrema.Dopo mesi di duro allenamento, Talos apprese alla perfezione tutto ciò che con pazienza e meticolosità il nonno gli aveva insegnato e fu pronto perla grande prova…la prova finale!
STILE DELL’AUTORE:In questo capitolo l’autore conserva un tipo di narrazione mimetica.
Capitolo III
Il campione
CRONOLOGIA:V secolo a.C.
LUOGHI:-i pascoli alti
-la strada che porta a sparta
-la città
-la casa dei Kleomenidi
PERSONAGGI:-Talos
-Kritolaos
-Brithos
-amici di Brithos
-Aristarchos
-Philippides

TRAMA:il capitolo ha inizio nei pascoli allti dove Kritolaos era solito portare Talos per i consueti e ormai quasi superflui allenamenti che compiva ormai da alcuni mesi. Kritolaos decide di vedere se Talos è in grado di portare quell’arco appartenuto ad un grande re e per farlo , afferra la cima di un albero piuttosto piccolo,la fa flettere e fa allontanare Talos di trenta passi dall’albero,e con l’arco avrebbe dovuto colpire il tronco in rapido movimento. Talos vede l’albero ad una distanza immensa ma, si concentra,prende la freccia, e , dopo aver ascoltato il vento,scocca e colpisce di striscio l’alberello. Subito è deluso , ma vedendo la faccia felice del nonno,capisce di aver soddisfatto le sue aspettative e si rallegra. Si avvicina al nonno e cominciano a parlare quando Kritolaos si accorge della presenza indesiderata di un uomo incappucciato,che accortosi di essere stato visto si da alla fuga. Kritolaos dice a Talos di ucciderlo con l’arco perché avrebbe potuto metterlo in pericolo,ma Talos esita e la misteriosa figura scompare tra gli alberi. Kritolaos era sempre più preoccupato da quella visita indesiderata. Passarono alcuni mesi e il vecchio restava intere giornate seduto sul suo sgabello davanti alla capanna parlando di tanto in tanto con i pastori che passavano di lì e si fermavano come se sapessero che la fine di Kritolaos era ormai vicina. Un giorno Talos era ad un pascolo poco lontano da casa e verso mezzogiorno vide passare un uomo che correva velocissimo. Incuriosito si affrettò verso la strada e arrivato cominciò a parlare con il viandante che si stava rifocillando presso una fontanella. I due si presentarono e Philippides, così si chiamava il viandante, disse di essere il vincitore delle olimpiadi e di dover portare importanti informazioni a Sparta a proposito di un possibile attacco da parte della flotta di Dario I. Dopo la breve sosta parti di nuovo di corsa in direzione di Sparta. Il racconto si sposta poi a casa del nobile Aristarchos dove i due parlano della notizia e cercano un accordo per un’alleanza tra Atene e Sparta contro i Persiani.dopo aver dormito ospite di Aristarchos, il giovane ateniese partì di nuovo alla volta di Atene come messaggero.Ci troviamo poi al ritorno dei soldati di Sparta dalla battaglia di maratona a cui erano arrivati in ritardo e a cui non avevano preso parte e si apprende in fine della morte di Philippides per uno sforzo eccessivo.
STILE DELL’AUTORE: la narrazione resta di tipo mimetico. Vi è un sommario ,dalla strada verso sparta alla casa di Aristarchos e in fine un ellissi di alcuni giorni dalla partenza di Philippides al ritorno delle truppe spartane in patria.
Capitolo IV
Lo scudo
CRONOLOGIA:V secolo a.C. , l’anno successivo ai fatti del capitolo precedente
LUOGHI:-la montagna
-la casa di Pelias
-i dintorni della casa di Pelias
-la città
-la capanna di Kritolaos
PERSONAGGI:-Talos
-Antinea
-Pelias
-Brithos
-compagni di Brithos
-Karas
-Kritolaos
-la figlia di Kritolaos
TRAMA:all’inizio del capitolo Talos sta scendendo con il suo gregge dalla montagna per recarsi verso la capanna di Pelias, per aiutarlo nei lavori più gravosi. Uscito dal bosco,sente Antinea urlare e nota la ragazza con i vestiti strappati al centro di un piccolo gruppetto di giovani spartani armati di giavellotti. Senza esitare, Talos si getta sulla ragazza per proteggerla e ingaggia un combattimento con i giovani che,benché inizialmente non volessero infierire su un povero ilota zoppo,si lasciano convincere del contrario dopo aver ricevuto alcune randellate dal bastone di Talos. Brithos che era il capo della banda decide di picchiare duramente Talos ma senza ucciderlo. Dopo essersi sfogati su Talos, i giovani partirono arrabbiati e malconci a loro volta per le percosse subite da Talos e prontamente Antinea constatò lo stato di salute di Talos , lo portò in casa dove suo nonno lo curò e dove rimase per alcuni giorni con Antinea al fianco. Entrando nella stanza di Talos una mattina, Antinea trova il giaciglio vuoto e pensò che avesse fatto qualche sciocchezza e andò a cercarlo a Sparta, dove lo trovò mentre assisteva alla cerimonia che avrebbe fatto dei suoi persecutori i nuovi guerrieri di Sparta. Pelias lo trova e lo riporta nella sua capanna.
STILE DELL’AUTORE:narrazione di tipo mimetico.
Capitolo V
Krypteya
CRONOLOGIA:V secolo a.C.
LUOGHI:-la casa di Aristarchos
-la capanna di Pelias
-la strada tra la capanna di Pelias e quella di Kritolaos
-la capanna di Kritolaos
-la caserma dove si trovano Brithos e i suoi compagni
PERSONAGGI:-Brithos -Melas
-Aristarchos -Karas
-Ismene -Kritolaos
-Pelias -Talos
-Antinea

TRAMA:la prima parte del capitolo è ambientata nella casa di Aristrarchos dove si sta svolgendo una festa in onore di Brithos che è entrato a far parte dell’esercito di Sparta. Suo padre Aristarchos , per l’occasione aveva preparato un regalo speciale per il figlio che consisteva in bellissimo esemplare di molosso lacone ,una specie di cane tipica della Laconia una zona della Grecia. Brithos , prende il suo regalo e , dopo aver salutato tutti i partecipanti alla festa, si appresta ad uscire quando ad un certo punto su madre lo ferma dicendogli che aveva notato che il giorno della sua iniziazione , era rimasto per alcuni secondi a fissare qualcuno che lei non conosceva e Brithos rispose che era un Ilota zoppo.Dopo la partenza di Brithos, si parla subito di Talos che è ancora a casa di Pelias e decide di tornare nella sua capanna da Kritolaos per non destare altri sospetti nel povero vecchio. Talos si avvia verso la capanna e, da lontano vi scorge alcune persone radunate intorno ad essa. Affretta allora il passo e purtroppo sente quello che non avrebbe mai voluto sentire: Kritolaos è in punto di morte e vuole parlare con lui. Il giovane scioccato dalla notizia , si fece forza ed entrò nella stanza semi buia in cui si notava Kritolaos steso su di un pagliericcio ormai quasi morto, il giovane si accosta al nonno e gli stringe la mano. Il vecchio , con le ultime forze rimastegli gli dice di essere l’ultimo capo e custode di quella città un tempo fiorente e delle armi del grande re. Prima di tirare l’ultimo respiro riesce ancora a dirgli che un giorno il suo popolo di sarebbe riscattato e lui lo avrebbe capito dalla visita di un vecchio, ceco da un occhio che avrebbe potuto togliere la maledizione dalla spada del re e lui avrebbe potuto usarla. Detto ciò spirò e Talos uscì dalla stanza con il cuore pieno di tristezza a portate la notizia alla gente radunata davanti all’ingresso della capanna che lo accolsero stupiti e pieni di tristezza.
Il capitolo continua con Brithos che , divenuto ormai soldato insieme ai suoi compagni, trama un sistema per togliere di mezzo Talos per aver osato ribellarsi alla volontà dei suoi padroni essendo un ilota, tuttavia Brithos cerca di convincere i suoi amici a non ucciderlo ma a punirlo soltanto.La notte stessa agirono e attaccarono la capanna di Talos picchiandolo e facendo uccidere tutto il gregge dal Molosso Lacone di Brithos. Dopo poco arrivò Karas che, dopo averlo medicato, promise a Talos di proteggerlo da altri spiacevoli eventi simili a quelli avvenuti poco prima.
STILE DELL’AUTORE:Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico, si notano tuttavia alcuni cambiamenti di scena in cui l’autore racconta i fatti che succedono agli altri personaggi.
Capitolo VI
Perialla
CRONOLOGIA:V secolo a.C. ,alcuni mesi dopo la morte del vecchio Kritolaos.
LUOGHI:-la capanna di Talos
-la pianura davanti alla capanna
-la strada verso casa di Karas
-la casa di Karas
PERSONAGGI:-Talos
-Karas
-Antinea
-l’oracolo Perialla
-la figura misteriosa che spia Karas e l’oracolo
TRAMA:Talos è ancora ferito e resta nel suo pagliericcio a pensare a come in poco tempo la sua vita è completamente cambiata quando una mattina arriva Antinea che ,appresa la notizia dell’incursione notturna a casa di Talos, era accorsa, preoccupata per la sua salute. Talos nel vederla si riempì di gioia e i due giovani cominciarono a parlare. Antine a decise di restare a casa di Talos finché lui non si fosse ripreso del tutto. Un giorno, Talos è davanti alla sua capanna quando ad un certo punto vede arrivare una strana persona che lo incuriosisce sempre di più e che , arrivata in prossimità del giovane , gli domanda dove fosse la casa di Karas. Dopo alcuni attimi di esitazione , il giovane gli indica ciò che voleva ma le sconsiglia di avventurarsi nel bosco da sola in quanto il sole era prossimo al tramonto e una donna non più giovane in mezzo ad un bosco di notte è facile preda di lupi e belve feroci. Dopo aver ringraziato il giovane , la vecchia si avviò sulla strada indicatale e Talos rientra in casa dove sua madre gli chiede chi era la persona con cui parlava poco prima. Talos rispose che era una vecchia e che voleva sapere dove fosse casa di Karas. Durante la frugale cena , Talos non riesce a sapere la vecchia sola nel bosco di notte e allora parte alla sua ricerca. Nel frattempo l’anziana donna era giunta a casa di Karas che la accolse a braccia aperte in quanto oracolo di Delfi nonché sua cara amica. I due parlarono a lungo attorno al focolare e ad un tratto udirono un rumore: era Talos , che vedendo una persona incappucciata fuori dalla finestra che origliava tentò di prenderla ma ahimè inciampò nel bastone e cadde rovinosamente al suolo. Rialzatosi procedette verso la porta , dove si era affacciato Karas allarmato dal rumore con un bastone in mano.
Talos lo avvertì che una vecchia durante il pomeriggio gli aveva domandato di lui e la sua sorpresa fu grande quando vide la stessa vecchia seduta attorno al focolare ospite di Karas.
Talos si aggiunse ai due e parlarono a lungo finché l’oracolo non gettò della polvere sul fuoco e cominciò a scandire parole dapprima confuse e poi sempre più chiare sul destino di Talos e stremata cadde a terra,poi l’indomani scomparve come era arrivata.
STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico
Capitolo VII
Il Gran Re
CRONOLOGIA: V secolo a.C. in un arco di circa tre anni
LUOGHI:-il palazzo di Serse
-le strade di Sparta
-aula del consiglio di Corinto
PERSONAGGI: :-Serse -Themistokles
-Demaratos
-l’ambasciatore cartaginese
-il ciambellano
-l’interprete
-Kleomenes
-Aristarchos
-Brithos
-gli Efori
-re Leonidas
-Talos
-re Leotichidas
TRAMA: Demaratos, re di sparta cacciato con l’aiuto di Perialla, sta attendendo udienza con il gran re. Ad un certo punto viene chiamato al cospetto del re insieme all’interprete e al ciambellano ma , nonostante i due che lo accompagnavano si fossero inchinati di fronte al re, lui si rifiuta e fortunatamente non ci sono conseguenze. Dopo aver parlato si scopre che Serse è intenzionato ad attaccare la Grecia. Nonostante la notizia dell’imminente attacco dei persiani, a Sparta vi era un altro problema che turbava la quiete di tutti. Girava voce che re Kleomenes, deposto dal trono , meditasse di attaccare la sua patria con un esercito e pertanto gli efori decisero di farlo ritornare in patria re restituirgli i pieni poteri per tenerlo meglio sotto controllo. All’arrivo del re per le vie della città , esso trova ad aspettarlo Aristarchos con il figlio Brithos che lo accompagnano e alcune persone che al suo passaggio si ritiravano nelle loro abitazioni. Arrivato davanti alla sua dimora, ormai abbandonata da tempo, vi trova davanti gli efori più anziani che lo attendono per restituirgli lo scettro che afferra con indifferenza prima di chiudersi alle spalle il pesante portone semi scardinato. Sedutosi all’interno della sala, sente un rumore e pensa subito a qualcuno intenzionato ad ucciderlo e, invece, con sua grande sorpresa è suo fratello Leonidas che è felice di vederlo, ma Kleomenes lo fece allontanare per non disonorarlo con la sua presenza di fronte alla gente .Kleomenes morì dopo poco tempo trafiggendosi con il pugnale del soldato che lo sorvegliava alla gogna in piazza. Avendo saputo del ritorno di Kleomenes , anche Talos fu scosso dalla speranza di rivedere Antinea, ma per quanto gli fu possibile riuscì solo a sapere che Pelias e Antinea vivevano di fatica in Messenia servendo Kratippos.dopo tre anni, la minaccia della guerra fu sempre più pressante e, re Leonidas e re Leotichidas, partirono con il loro seguito verso Corinto dove si incontrarono con i rappresentanti di altre città nel tempio di Poseidone per discutere il da farsi. Dopo varie discussioni , Themistokles, giovane Ateniese e figlio di Neokles, riuscì a giungere ad un accordo con Leonidas per inviare il suo esercito alle Termopili.
STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico e vi sono tre cambiamenti di scena.
Capitolo VIII
Il Leone di Sparta
CRONOLOGIA: V secolo a.C.
LUOGHI:-il passo delle Termopili
-le rive dell’Ellesponto
PERSONAGGI:-Leonidas
-Aristarchos
-Brithos
-i compagni di Brithos
-Talos
-Ismene
-Temisthokles
-i due eserciti
-Serse
TRAMA:sulle rive dell’Ellesponto procedono rapidamente i lavori di costruzione del ponte che avrebbe dovuto servire per accorciare la strada all’esercito del Gran Re. Per la costruzione del ponte erano state lavorate due funi della lunghezza di venti stadi, la prima in lino mentre la seconda in papiro che vennero tese da una costa all’altra utilizzando prima navi, poi cavalli e buoi. Tra le funi vennero ancorate le navi che avrebbero dovuto sorreggere la struttura del ponte che , ormai in fase di ultimazione viene abbattuto dalle correnti e dal vento. Questo inconveniente costò caro agli architetti del re che vennero decapitati come monito ai futuri costruttori del muovo ponte, che non ripeterono l’errore e realizzarono un solido ponte con quattro funi al posto di due per bilanciare il peso. In poco tempo dall’ultimazione dei lavori , un esercito immenso varcò il ponte per attaccare la Grecia. Le voci di questi preparativi giunsero ben presto alle orecchie dei re Greci che si organizzarono rapidamente. A Sparta, l’esercito si stava preparando e l’ordine di arruolamento arrivò fino a casa di Talos che si vide costretto a partire al seguito di Brithos come suo servitore. Temisthokles era ormeggiato con la sua flotta alle spalle di Re Leonidas che con un drappello di trecento soldati tra cui Brithos , Talos e Aristarchos era pronto a marciare verso le Termopili per respingere i Persiani, mentre un altro gruppo di guerrieri era appostato al valico di Anopea, l’unico passaggio obbligato oltre al passo delle Termopili. Leonidas non dovette attendere a lungo per confrontarsi con l’esercito Persiano che riuscì a respingere varie volte prima di soccombere sotto i continui attacchi del ben più numeroso esercito rivale che riuscì ad accerchiarli passando dal valico di Anopea grazie all’aiuto di un traditore. Destino volle che poco prima dell’attacco, Leonidas avendo saputo del tradimento, decise di mandare a Sparta Brithos con il suo servo e Aghìas per portare un messaggio agli Efori e agli anziani. Poco dopo la partenza dei tre giovani verso Sparta, l’esercito persiano attaccò il passo schiacciando “l’esercito”di sparta dopo una strenue resistenza
STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico.prima si narra della preparazione del ponte e poi si passa all’organizzazione delle truppe di Sparta.
Capitolo IX
Colui che ha tremato
CRONOLOGIA: V secolo a.C.
LUOGHI:-la via del ritorno dal passo delle Termopili verso Sparta
PERSONAGGI:-Brithos
-Talos
-Aghìas
-Ismene
-il vecchio barbuto
-gli Efori
-gli anziani
-i genitori di Aghìas
-il contingente di soldati nella zona dell’istmo
TRAMA:i tre ragazzi stanno proseguendo verso sparta per portare il messaggio affidatogli da re Leonidas prima dell’ultimo attacco alle Termopili . ad un certo punto attraversando una città, un vecchio dal volto barbuto si avvicina ai giovani chiedendogli chi fossero. Brithos impaurito gli disse che erano Focesi ma il vecchio riconobbe l’accento spartano e cominciò a dar loro dei traditori per aver abbandonato i loro compatrioti a morire alle Termopili. Brithos, umiliato fece un ceno al suo compagno e tutti e tre partirono al galoppo lasciando il vecchio a piangere il figlio appena perso alle Termopili. Brithos turbato poco dopo si frema e si interroga con il suo compagno sul contenuto del messaggio mentre Talos prepara un fuoco e allestisce rapidamente un piccolo campo per passare la notte. A notte fonda , Talos è sveglio e fissa il mare seduto su uno scoglio, quando ad un certo punto arriva alle sue spalle Brithos con cui parla a lungo prima di dormire a sua volta. L’indomani all’alba i tre ragazzi si rimettono in marcia verso Sparta . a metà della giornata erano ormai arrivati presso il muro che gli alleati avevano edificato per meglio difendere l’istmo, e , dalla cima del bastione si sentirono chiamare. Appresa la loro provenienza , vennero loro aperte rapidamente le porte e furono accolti con stupore dai soldati che avevano già saputo della strage delle Termopili. Dopo una breve sosta, il piccolo drappello si incamminò nuovamente verso la meta che raggiunsero sul far della sera aggirando la città di Argo. Entrarono in città nel momento di maggior affollamento tra lo stupore dei passanti che li scortarono fino alla casa di bronzo dove vennero prontamente annunciati al consiglio. Consegnato il messaggio agli Efori, Brithos e Aghìas uscirono sulla piazza dove Talos teneva a fatica i due cavalli e il mulo, e , con loro grande sorpresa videro un gruppetto di curiosi venuti a vedere chi erano i soldati che si erano salvati. Al loro passaggio la folla si divise ma fece poi per richiudersi attorno a quelli che cominciavano ad essere visti come dei vigliacchi per aver abbandonato i compagni, tuttavia il provvidenziale intervento di un eforo che smentì questi pensieri.dopo essere tornati alle loro case e aver appreso che il messaggio in realtà era vuoto, le loro vite cambiarono e vennero visti da tutti come dei vigliacchi. Aghìas, non riuscendo a sopportare di essere trattato così si impiccò e alle sue esequie parteciparono solo i familiari , Brithos con la corazza a scortare il suo amico, e Talos che con il suo flauto intonava l’inno di battaglia delle Termopili.
STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico e l’autore segue sempre le avventure dei tre ragazzi durante tutto il capitolo.
Capitolo X
L’oplita solitario
CRONOLOGIA: V secolo a.C. durata di vari mesi
LUOGHI:-la casa di Brithos
-la capanna di Karas
-le pendici del Taigeto
-alle falde dell’eta
-nella zona del Kallidromos
-sulle rive del lago Kopais
-il massiccio dell’Elicona
PERSONAGGI:-Talos
-Brithos
-Karas
-gli abitanti dei villaggi saccheggiati dai persiani
-parte dell’esercito dei persiani
TRAMA:Brithos, schiacciato dalla stessa umiliazione che ha da poco ucciso il suo compagno, decide di allontanarsi da casa durante la note e di togliersi la vita. Si incammina verso il Taigeto e quando arriva abbastanza lontano da casa mette mano al pugnale e se lo punta al cuore. Karas, che si trovava lì con Talos gli diede una tale manata in testa da fargli perdere i sensi e lo portò nella sua capanna. Una volta entrati , fecero bere a Brithos un farmaco per farlo dormire e Talos chiese a Karas di andare a rubare l’armatura di Aristarchos per suo conto. Il gigante senza troppa esitazione gli comunicò che avrebbe fatto il possibile. L’indomani mattina Talos e Brithos parlarono a lungo e Talos riuscì a distogliere l’attenzione del suo “amico” dalle idee suicide e a far rivivere in lui la voglia di combattere ma questa volta da solo, senza nessuno…o quasi solo lui con le armi di suo padre e Talos con l’arco donatogli da Kritolaos e così fu.
Nei mesi successivi i due giovani vagarono alla ricerca di soldati persiani a cui dare la caccia e bisogna dire che ne trovarono alcuni sulla loro via e che quei poveri malcapitati non poterono raccontare a nessuno quello che era loro accaduto. Non accadde lo stesso con le genti dei villaggi in cui i due “punivano”i persiani, che cominciarono a raccontare strane storie su un oplita solitario con un grande scudo raffigurante un dragone e un arciere con un magnifico arco di corno, che punivano i persiani.Queste voci arrivarono di bocca in bocca fino a Sparta dove quello scudo era ben conosciuto e la notizia venne accolta con stupore. Un giorno, sul far della sera, i due guerrieri attendevano l’arrivo di Karas che malgrado un netto ritardo arrivò comunque a destinazione.
Karas era alla ricerca di colui che aveva tradito Sparta e tutta la Grecia guidando i Persiani oltre le Termopili, e per quanto aveva sentito dire, il traditore non era lontano. Brithos chiese a Karas notizie di sua madre e il gigante rispose ciò che sapeva, cioè che inizialmente lo credeva morto ma ora si era rincuorata e sperava di vederlo tornare, per quanto avesse cercato di sapere non ne sapeva di più in quanto la donna dalla scomparsa del figlio, conduceva una vita molto riservata e di rado parlava con altra gente. Dopo aver salutato i ragazzi, Karas ripartì verso casa con il suo asinello.
STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico. L’autore compie un ellissi saltando da quando Brithos trova al risveglio l’armatura di suo padre a quando i due giovani attaccano per la prima volta i Persiani.
Capitolo XI
Kleidemos
CRONOLOGIA: V secolo a.C.
LUOGHI:-la taverna del porto e gli spazi circostanti ad essa
-il campo di battaglia
PERSONAGGI:-Talos
-Brithos
-Karas
-Pausanias
-l’esercito di Sparta e degli alleati
-l’esercito persiano
-il generale Mardonios
TRAMA:all’inizio del capitolo ci troviamo nella taverna del porto dove il traditore entra e ordina cibo e bevande. Ad un certo punto arriva un ragazzo a chiamarlo con un messaggio per lui. Il vigliacco lo segue fuori dalla sudicia struttura dove lo attende un uomo barbuto dalla stazza imponente che, subito viene definito come sconosciuto ma poi si scoprirà in seguito essere Karas che aveva portato a termine il suo compito. Nel frattempo Talos e Brithos sono accampati poco distante dal quartier generale greco e osservano curiosi i movimenti dei due schieramenti. Brithos sa che per poter tornare alla sua vita di sempre deve smentire le voci che lo vedono come un disertore e decide di lanciarsi nella battaglia dimostrandosi determinante per la vittoria ma purtroppo non riesce a gustarsi la gloria riacquistata perché muore sotto i colpi del nemico. A battaglia terminata Talos aveva già recuperato il corpo dell’amico che stava lavando e componendo quando vede arrivare Karas in groppa al suo asinello. I due preparano la pira per cremare il corpo di Brithos e, mentre il suo corpo viene consumato dalle fiamme, il re Pausanias si avvicina a Talos e gli consegna uno scudo con il dragone con una scritta: “Kleidemos Aristarchou Kleomenides” nominando così talos , il povero ilota zoppo , guerriero di Sparta.
STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico
PARTE SECONDA
Capitolo I
Il bivio
CRONOLOGIA: V secolo a.C. circa un anno dopo ai fatti del capitolo precedente in un arco di tempo di circa ventiquattro ore
LUOGHI:-accampamento persiano
-accampamento greco
PERSONAGGI:-Kleidemos ( Talos )
-re Pausanias
-i soldati greci
-gli strateghi alleati
TRAMA:Dopo una notte tormentata da mille pensieri e incubi, Talos, o meglio Kleidemos viene svegliato dall’adunata. Indossa con calma la sua armatura e sia avvia attraverso il campo con aria distratta e stanca. A un certo punto la sua attenzione viene attirata da una guardia che lo chiama e gli fa sapere che re Pausanias voleva vederlo. Kleidemos procedette fino alla tenda del re dove due guardie alzarono la stuoia che copriva l’ingresso per poter permettere al giovane di entrare. Quando fu dentro la tenda, subito non si accorse di ciò che lo circondava ma pio notò il re, un uomo non più giovane piccolo e dall’aspetto ben curato con una folta barba. Dopo alcuni istanti di esitazione entrò e il re gli offrì del vino che però venne rifiutato dal giovane. Parlando con re Pausanias, Talos scopre la sua vera identità e gli viene raccontata tuta la storia della sua vera famiglia. Il re, dopo avergli chiesto di fare una scelta tra le due famiglie, batté con la spada sullo scudo appeso nella tenda ed entrarono alcune donne con dell’acqua che spogliarono e massaggiarono Kleidemos mentre altre gli preparavano un giaciglio sul quale il ragazzo esausto si adagiò prontamente e si addormentò in un sonno profondo sotto gli occhi del re che, poco dopo uscì e diede ordine di non fare entrare nessuno nella tenda e di controllare Kleidemos lasciandolo però libero di fare ciò che avesse voluto, poi, con le sue guardie al seguito si avviò verso il campo persiano dove lo attendevano gli strateghi alleati per un banchetto che durò fino a sera.

STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico
Capitolo II
Nostos
CRONOLOGIA: V secolo a.C. ventidue anni dopo l’abbandono sul Taigeto
LUOGHI:-lo spazio che divideva il campo greco dalla casa dei Kleomenidi
-la casa dei Kleomenidi
-Kleidemos immagina la montagna dove ha sempre vissuto
PERSONAGGI: -Kleidemos
-Ismene
vengono immaginati:-Kritolaos
-Krios
-quella donna che Talos chiamava madre
-Aristarchos
TRAMA:Kleidemos sta camminando verso casa e pensando alla vita che aveva trascorso finora, quando alzando gli occhi al cielo vede una grande nuvola e un fulmine che viaggia veloce nel cielo e traccia il disegno di un dragone. Subito si ricorda delle parole dettegli anni prima da Kritolaos : “gli dei mandano dei segni, a volte…”e, invece di prendere il sentiero della montagna che era a pochi passi, prosegue verso Sparta e la casa dei Kleomenidi dove la sua vera madre lo aspetta ansiosa. Arrivato nella piana antistante la casa, si aspetta di sentire abbaiare Melas, ma con sua grande sorpresa lo trova sgozzato su un altare sacrificale. Si avvicina alla porta d’ingresso e la spinge, entra nell’atrio illuminato appena da una lucerna e nota una donna vestita di nero con le mani giunte che nel vederlo entrare si gira a guardarlo contenta. Kleidemos abbraccia la madre e parla con lei alcuni istanti. Guardandosi attorno, nota appesa ad un gancio una veste grigia con un cappuccio e la sua mente torna indietro di molti anni a quando lui si allenava con l’arco e Kritolaos gli disse di uccidere il viandante…avrebbe ucciso suo padre…Abbraccia di nuovo la madre e l stringe forte a se. Sente il cuore della donna battere sempre più veloce e più forte poi ad un certo punto non sente più nulla. Porta il corpo della madre all’esterno, lo solleva e comincia a gridare, dapprima piano e poi via via sempre più forte come una bestia ferita
STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico
Capitolo III
Lahgal
CRONOLOGIA: V secolo a.C.
LUOGHI:-la città di Sparta
-le navi
-l’isola di Cipro
-il tempio
-l’alloggio del re
PERSONAGGI:-Kleidemos
-Laghal
-il re
-la ragazza
-il pastore lungo il cammino
-il cvaliere
TRAMA:Pausanias mostra a Kleidemos una mappa raffigurante la costa dell’Asia rivolta a occidente e Kleidemos comincia a porre al sovrano alcuni quesiti sugli oggetti raffigurati su quella mappa. Dopo alcuni istanti, il re fa presente a Kleidemos che sarebbe dovuto andare a Cipro per controllare l’isola, e coglie l’occasione per invitare il suo giovane amico a seguirlo in quell’avventura che lo avrebbe portato per la prima volta fuori dalla Grecia. Kleidemos accatta e i due, a bordo della nave ammiraglia salpano con una discreta quantità di navi al seguito alla volta di Cipro. Dopo alcuni giorni di viaggio, Kleidemos dimentica la nausea che lo tormentava all’inizio del viaggio e comincia a d ammirare affascinato quel paesaggio che non aveva mai visto prima e che era così diverso dall’ambiente in cui era cresciuto. Giunti finalmente sull’isola, si installarono prontamente in una splendida casa dove vennero messi a loro disposizione alcuni servi. Kleidemos passò molto tempo ad allenarsi nelle palestre e nei ginnasi dell’isola, poi un giorno, mentre si stava asciugando dopo il bagno, gli si avvicinò uno dei tanti servi: era poco più che bambino e lo guardava incuriosito domandandogli se fosse spartano. Kleidemos parlò a lungo con il giovane che gli raccontò la sua storia, cosa che peraltro fece anche Kleidemos, ma il giorno successivo mentre era intento a visitare l’isola accompagnato dal ragazzo. Verso mezzogiorno il giovanotto propose a Kleidemos di visitare il tempio di Aphrodite al quale l’accesso glie era vietato in quanto troppo giovane..a suo dire. Kleidemos accettò quasi subito la proposta e i due si avviarono di buona lena verso il tempio che raggiunsero a sera tarda. Lahgal, così si chiamava il fanciullo, disse a Kleidemos di lavarsi in una fonte alle quale areno appena giunti e il guerriero accettò senza farselo dire due volte. Una volta lavato e pronto, si avviò verso il tempio e il ragazzo lo attese fuori. All’interno vi era una strana luce e la statua della dea era formata da due spirali che a quanto pare erano il simbolo della vita. Nel giro di un attimo, Kleidemos si sentì strano e vide una donna che si avvicinava a lui. Per un attimo gli sembrò che fosse Antinea, ma dopo poco si addormentò. Il mattino seguente, al suo risveglio udì un uomo parlare di lui con una donna e volle ascoltare fingendo di dormire. La donna riferì all’uomo che la mente di Kleidemos anche nell’abbandono più totale rimaneva impenetrabile e nemmeno la sacerdotessa era riuscita a vedervi dentro. Beh…poco dopo, l’uomo, entrò nella tenda di re Pausanias e gli riferì tutto appena prima di ritirare il suo compenso.

STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico
Capitolo IV
Asia
CRONOLOGIA: V secolo a.C. circa tre anni e quattro anni dopo ai fatti del capitolo precedente
LUOGHI:-l’accampamento di re Pausanias
-l’accampamento di Kleidemos
-la strada fra i due accampamenti
-la strada fra l’accampamento del re e la città di Kelainai
PERSONAGGI:-Kleidemos
-Lahgal
-re pausanias
-l’immortale
-il luogotenente di Kleidermos
TRAMA:Kleidemos ha ottenuto da parte del re Pausanias il controllo di un battaglione dell’esercito spartano che sotto il suo comando è diventato il più temuto di tutto l’esercito ed è accampato con i suoi soldati poco distante dall’esercito del re. In una fredda e grigia giornata di autunno, Kleidemos se ne sta seduto da solo sotto un grande albero ormai completamente spoglio e pensa alla sua vita sul Taigeto, a Kritolaos, alla donna che lo aveva cresciuto e ad Antinea e viene improvvisamente colto dalla disperazione. Sguaina la spada con la quale aveva ucciso molti uomini e se la punta al petto quando vede sbucare all’orizzonte un cavaliere ce veniva verso di lui velocissimo. Era Lahgal che nei quattro anni passati dal loro ultimo incontro era passato da servo a portavoce di re Pausanias e in quel momento aveva un ordine proprio per lui. Abbandonate le idee suicide che lo assalivano fino a poco prima, Kleidemos salì sul cavallo con Lahgal e si avviarono verso l’accampamento dove lessero il messaggio che voleva chiaramente chiamare Kleidemos a lasciare le sue truppe e a raggiungere il suo re per una missione molto importante dopo la quale avrebbe potuto tornare a Sparta e vivere tranquillo. Kleidemos, affidato il comando delle truppe al suo luogotenente e l’indomani partì con Lahgal verso il campo di re Pausanias. Giunti al campo, Kleidemos entrò nella tenda del re che gli ordinò di stipulare per suo conto un alleanza con il gran re al fine di salvare la Grecia e di unire iloti e Spartiati. Dopo istanti di perplessità, Kleidemos partì alla volta del palazzo del gran re per compiere la sua missione, accompagnato da Lahgal. Dopo mesi trascorsi a cavalcare in quel paesaggio che a lui pareva così meraviglioso, Kleidemos, è ormai vicino alla sua meta. Un giorno vede un gigantesco platano come non ne Aveva mai visti prima, e sotto gli sembrava di vedere una delle guardie del gran re. Arrivati più vicino, si identificarono all’immortale o appresero da lui che il gran re durante uno dei suoi viaggi si era ristorato sotto quella stessa pianta e che da allora un immortale doveva sorvegliarla giorno e notte per evitare che le venissero arrecati danni.con una nuova storia da raccontare si incamminarono nuovamente verso la loro destinazione.
STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico. L’autore compie un ellissi tra la consegna degli ordini da parte del re a Kleidemos a quando Kleidemos e Lahgal sono sulla via che li condurrà verso il palazzo del gran re.
Capitolo V
Il segreto
CRONOLOGIA: V secolo a.C. una durata di poco più di due mesi
LUOGHI:-la strada verso la città di Kelainai
-la città stessa
-il palazzo del satrapo
-il villaggio
PERSONAGGI:-Kleidemos
-Lahgal
-il satrapo Artabazos
-il capo villaggio
TRAMA:Kleidemos e Lahgal procedono verso la città di Kelainai ma Lahgal non riesce a reggere il viaggio e sia ammala costringendo la spedizione ad una sosta di alcuni giorni presso un villaggio che si trovava lungo il percorso. Kleidemos apprese dal capo villaggio che l’acqua dell’altipiano non era buona a bersi e che probabilmente il suo compagno stava male per quel motivo. L’uomo disse anche che l’antidoto era uno strano infuso di erbe che aiutava a mangiare e venne somministrato a Lahgal che subito si sentì meglio. Dopo questo piccolo intoppo, i due giovani ripartirono e Kleidemos scoprì che Lahgal in realtà non era un semplice servo di re Pausanias ma era anche il suo amante. Lahgal confesso anche al suo amico che era preoccupato dalla morte che a suo avviso gli sarebbe stata inflitta da Kleidemos come da ordine che lui era convinto fosse scritto sul messaggio che il re aveva affidato a Kleidemos. Purtroppo per lui, non si sbagliava ma Kleidemos lo rassicurò dicendogli che non lo avrebbe fatto. Intanto, si cominciavano a intravedere all’orizzonte le mura della città che raggiunsero poco dopo. Arrivati alla port6a meridionale presidiata da due arcieri, Kleidemos diede a uno dei due guardiani un messaggio per mano di Lahgal e disse di far presente al Satrapo che Kleidemos era arrivato. Kleidemos e Lahgal si sederono su di una panca in pietra mentre l’arciere correva a informare il satrapo dell’arrivo dell’ospite e Lahgal cominciò a riferire al compare tutte le notizie in suo possesso riguardanti la città e l’impero del gran re. Kleidemos ascoltava affascinato queste storie che gli ricordavano quelle raccontategli da Kritolaos molti anni or sono. L’arciere arrivò correndo con il permesso di fare entrare i due ospiti che scortò fino nel palazzo dove Kleidemos venne lavato, vestito e accompagnato dal satrapo. L’uomo ascoltò interessato ciò che il suo interlocutore aveva da dirgli e gli affidò la risposta da portare al suo re a Bisanzio. I Due stranieri vennero ospitati alcuni giorni dal satrapo a palazzo e Kleidemos fu trattato di tutto rispetto.La sera dopo lo squisito banchetto, venne accompagnato nella sua stanza dove troneggiava un immenso letto con struttura in bronzo su cui giaceva un bellissima fanciulla. Kleidemos osservo per alcuni istanti il tramonto e l’arrivo della luna dalla parte opposta e poi si fece condurre sul letto dalla fanciulla la cui pelle faceva venire in mente al giovane quella di una dea e pensò ad Antinea, l’unica donna che aveva amato.
STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico. Vi è una pausa in cui l’autore fa descrivere a Lahgal la città e l’impero persiano.
Capitolo VI
La casa di bronzo
CRONOLOGIA: V secolo a.C.
LUOGHI:-la via del ritorno dal palazzo del satrapo
-l’accampamento di re Pausanias
-la città di Sparta
-una torre di avvistamento diroccata nei pressi di Sparta
-il sotterraneo dove Karas viene torturato dall’ufficiale della Krypteia
PERSONAGGI:-Kleidemos
-Laghal
-Pausanias
-gli efori e gli anziani
-i membri della syssitia
- l’eforo Ephistenes
TRAMA:Kleidemos e Lahgal ripartono dalla città di Kelainai per raggiungere re Pausanias. Kleidemos, accertatosi di non essere visto lasciò libero il ragazzo a cui fece promettere di sparire il più lontano possibile, poi da solo proseguì il suo viaggio per portare le parole del satrapo a re
Pausanias.nel frattempo il re si stava recando all’incontro con l’eforo Ephistenes che lo informò della situazione a Sparta e dei sospetti su di lui da parte degli altri efori e degli anziani, poi, assicurandosi di non essere seguito si allontanò e tornò al suo accampamento dove era da poco giunto anche Kleidemos con il messaggio per il suo sovrano. Da allora, Kleidemos dovette varie volte a riferire per conto del suo re le notizie e le richieste di aiuto per il satrapo di Daskyleion fino al giorno in cui le preoccupazioni del re divennero realtà: la flotta ateniese comandata da Cimone gli imponeva la resa tramite un ordine controfirmato da efori e anziani. Il sovrano, ormai senza via di scampo si ritirò verso l’interno per non essere attaccato e diede disposizione a Kleidemos di tornare a Sparta e tastare il terreno senza dare troppo nell’occhio o fare insospettire gli efori e di stipulare l’alleanza con gli iloti. Arrivato nelle vicinanze di Sparta, il guerriero si lavò e indossò l’armatura e gli schinieri avviandosi verso le mura e facendo trasalire una guardia a cui parve di vedere il grande Aristarchos tornato dagli inferi. Comunicò a tutti che era tornato quando aveva saputo che efori e anziani aveva tolto il potere a Pausanias e che lo aveva abbandonato senza sapere cosa intendesse fare. Il giovane soldato venne subito accompagnato alla syssitia dove si conviene che stia un guerriero. Si stese sul giaciglio indicatogli dall’ilota che lo aveva aiutato a togliersi l’armatura e gli fu comunicato che per la cena avrebbe dovuto recarsi nella camerata adiacente. Solo in quella camerata con circa una trentina di letti cominciò a pensare alla vita sul Taigeto per l’ennesima volta quando vide entrare gli alti membri della syssitia che subito si misero in riga davanti a lui. Quella sera stessa, mentre lui mangiava in compagnia degli altri militari, ignaro di tutto, nel sotterraneo, un ufficiale della Krypteia stava torturando il sua amico Karas per sapere cosa si fossero detti lui e Pausanias poco tempo prima. Dopo poco tempo, il re tornò in patria e gli efori erano ancora intenti a eliminarlo. Vi riuscirono per mano di Lahgal che era tornato a Sparta per denunciarlo. Pausanias fu ucciso dai soldati stessi poco dopo essersi tradito confidandosi con quel giuda di Lahgal ascoltato in segreto anche da alcuni spartani.
STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico. Vi sono alcuni cambiamenti di scena e dei sommari.
Capitolo VII
Il sacrilegio
CRONOLOGIA: V secolo a.C.
LUOGHI:-la città di Sparta
-la casa dei Kleomenidi
-il tempio di Poseidon Enosigeo
-il frantoio abbandonato
PERSONAGGI:-Kleidemos
-la figlia di Kritolaos
-Karas
-Alesos
-l’ufficiale della Krypteia
-i soldati della Krypteia
TRAMA:il corpo di Pausanias viene sepolto ma girano voci a Sparta che il suo spirito vaghi ancora per la città. Efori e anziani allora si recarono dall’oracolo che proferì tali parole: “alla dea della Casa di Bronzo un corpo avete sottratto. L’ira placate dunque del nume due corpi in cambio rendendo” tra gli efori vi fu chi pensava di sacrificare due iloti ma, per non aggiungere sangue al sangue, si optò per la costruzione di due statue in onore della dea e le voci su Pausanias pian piano scomparvero come un’eco. Intanto Kleidemos aveva ottenuto il permesso di rientrare a casa sua e occuparsi dei suoi averi e così fece. Accompagnato da un suo servo portò via la sua roba dalla caserma e partì verso casa. Arrivato vicino alla casa notò il muretto di cinta semi diroccato, entrò e chiese al servo dove fosse sepolta sua madre. L’uomo gli indicò con un cenno della mano un grezzo sepolcro in pietra circondato da dei cipressi e andò a portare l’asino ancora carico dell’armatura nella stalla lasciando solo Kleidemos, che una volta vicino alla tomba notò un iscrizione che gli parve strana e che sembrava essere stata modificata da qualcuno. Ripulì la casa ormai disabitata da molto tempo con l’aiuto di alcuni servi che erano venuti dai campi e di Alesos, l’anziano servo che lo aveva accompagnato dalla syssytia a casa sua e il giorno seguente di buon ora fece condurre alla casa la donna che aveva da sempre chiamato madre e entrambi sfogarono i loro sentimenti e parlarono di Antinea e Karas. Proprio per quest’ultimo la donna era preoccupata non avendolo più visto per alcuni mesi. Quella notte l’ufficiale della Krypteia stava organizzando con i suoi soldati un attacco ai capi iloti radunati in un vecchio frantoio per discutere. Vi erano circa una trentina di soldati armati in modo leggero per un attacco rapido e letale e tutti erano a cavallo. Giunto il momento della partenza, il piccolo esercito si mise in marcia per raggiungere l’obiettivo. Quando vi arrivarono vicino, la luna era tramontata e avrebbe permesso loro di circondare i poveri malcapitati indifesi se non fosse stato per i cani che da pastori erano diventati per l’occasione delle perfette sentinelle. Malgrado l’intervento dei cani, il gruppo dovette lasciare l0edificio e rifugiarsi nel Tempio di Poseidon Enosigeo che distava solo pochi metri ma che fu a loro tomba una volta circondati e braccati dalla Krypteia. I cadaveri duramente mutilati vennero abbandonati li e i militari si allontanarono velocemente. Proprio in questo momento, dalla foresta stava uscendo Karas che davanti all’orrendo spettacolo inorridì. Sul Taigeto i lupi cominciarono ad ululare portando notizia di una disgrazia e gli anziani che capirono il segnale e piansero a lungo.
STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico
Capitolo VIII
Antinea
CRONOLOGIA: V secolo a.C. i fatti narrati anno una durata di alcuni giorni.
LUOGHI:-la casa dei Kleomenidi
-la via che porta verso la capanna di Pelias e Antinea
-la capanna di Basias
-la capanna di Pelias
PERSONAGGI:-Kleidemos
-Alesos
-Basias
-i due individui arrivati a casa di Basias
-Antinea
-Pelias
TRAMA:Alesos entra correndo nella casa per dare notizia del massacro al suo padrone che però non è in casa. Dalla stalla manca infatti il suo cavallo baio e il servo capisce che Kleidemos era partito alla ricerca di Antinea. Il giovane stava infatti cavalcando a tutta velocità verso la capanna della ragazza. Sorpreso sul far della sera dal brutto tempo, Kleidemos si ferma a chiedere ospitalità ad un ilota che viveva vicino alla strada in una misera capanna. L’uomo, di nome Basias, gli domandò chi fosse e Kleidemos rispose che era un mercante e che trattava il mercato della lana. L’uomo lo ospitò per la cena e per la notte in cui si spostò nella stalla e lasciò la capanna a Kleidemos. Durante la notte il giovane fu svegliato dalla morsa del freddo, dato che il fuoco che riscaldava la stanza si era spento. Infreddolito Kleidemos si apprestò a mettere degli sterpi sulla brace per riavviare il fuoco e sentì dei passi fuori dalla casa. Incuriosito scostò di poco la porta della capanna e vide due individui entrare nella stalla e parlare con Basias. Dapprima non riusciva a capire ciò che i due dicesser0o ma poi, avvicinatosi di più alla stalla, sentì la stessa triste notizia che quel mattino Alesos aveva cercato di dargli. Sentì anche parlare di un custode il cui corpo non era stato trovato e si domandò chi potesse essere quel custode di cui Kritolaos non gli aveva mai parlato. Parlarono anche di lui e Basias espresse la sua perplessità sul fatto che fosse un mercante di lana e penso che Kleidemos fosse una spia della Krypteia. Infine sentì i due tizi avvicinarsi alla porta per uscire e corse dentro casa cancellando le impronte per non lasciar traccia della sua presenza. Non riuscì a prendere sonno pensando alla notizia da poco appresa ma si addormentò poco dopo pensando ad Antinea. L’indomani mattina partì verso casa di Pelias seguendo la strada indicatagli la sera prima da Basias e vi giunse poco dopo il tramonto. Arrivò ad aprirgli la porta Antinea, lui scese dal cavallo e le corse incontro. Quando lei capì chi fosse, fu felice e sorpresa e subito gli si gettò tra le braccia. Kleidemos entrò e salutò Pelias che fu quasi più sorpreso della figlia nel vederlo e raccontò loro tutte le avventure vissute durante la sua assenza. Vedendo Pelias stanco e affaticato, lo accompagnò nella sua stanza e tornò da Antinea. I due passarono la notte insieme stesi su una pelle di bue accanto al focolare. Antinea pensò poi ciò che era successo con Kleidemos e cominciò a pensare che se avesse avuto un figlio sarebbe stato difficile capire se sarebbe stato ilota o l’ultimo discendente dei Kleomenidi.
STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico. Vi sono alcuni cambi di scena e dei sommari
Capitolo IX
Enosigeo
CRONOLOGIA: V secolo a.C. il tutto dura solo pochi giorni
LUOGHI:-la città morta degli iloti
-la via verso Sparta
-Sparta
PERSONAGGI:-Pelias
-Kleidemos
-i due cavalieri
-il cavallo
-i soldati
TRAMA:Pelias consiglia a Kleidemos di tornare a Sparta passando da un’altra vie per non rischiare di restare bloccato dalla troppa neve caduta nuovamente sul passo. Il giovane saluta e lancia il cavallo al galoppo per un po’, poi rallenta e poco dopo il tramonto decide di fermarsi per la notte. Da dove si trovava, riusciva a distinguere una città sulla cima di una montagna e decise di recarvisi per cercare riparo. Man mano che si avvicinava alla città, Kleidemos si accorse che la città era completamente distrutta e abbandonata e subito capì che quella era l’antica città morta degli iloti di cui tanto gli aveva parlato suo nonno Kritolaos. Vincendo il timore iniziale, entrò all’interno delle mura, prese la coperta di lana dal cavallo e si stese al suolo avvolto in essa vicino al suo cavallo. Pensò a lungo a un’infinità di cose finché il sonno non lo vinse e si addormentò. Nel cuore della notte, fu svegliato dal suo cavallo che cominciò a nitrire spaventato. Kleidemos, allarmato si alzò ma non vide nessuno e fece per coricarsi nuovamente ma sentì un rombo pauroso dall’interno della terra e poi un altro e un altro ancora, sempre più forte e tutto cominciò a tremare. Rapidamente prese il cavallo e corse verso valle a più non posso, cadendo e rialzandosi ogni volta. Arrivato nel piano, montò sul cavallo e lo spronò per farlo andare al Galoppo. Dopo alcune ore incontrò due cavalieri a cui chiese notizie di Sparta, e purtroppo apprese che molte case erano crollate e degli efori e degli anziani erano morti. Partì verso la città come una furia e man mano che si avvicinava la sua angoscia cresceva nel vedere interi villaggi distrutti e mucchi di cadaveri ovunque. Arrivò vicino alla sua casa verso il tramonto e con suo grande sollievo vide che malgrado alcune crepe qua e la, era ancora in piedi. Entrò di corsa e vide la casa vuota, nessuna traccia né di sua madre né di Alesos. Distrutto dalla giornata di viaggio, accese un piccolo fuoco e vi trascinò accanto il letto e , dopo aver asciugato e nutrito il suo baio, si stese sul letto e si addormentò quasi subito. Il mattino seguente, di buon ora, Kleidemos si alzò e uscì di casa e vide molti soldati aggirarsi allarmati in tutta la città e non capì perché almeno fino a quando non vide che sulla montagna gli iloti stavano avanzando in mezzo al bosco armati di lance, spade e bastoni:
Gli iloti stavano attaccando Sparta!
STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico
Capitolo X
La parola del Re
CRONOLOGIA: V secolo a.C. gli eventi narrati durano poco più di un giorno
LUOGHI:-la casa dei Kleomenidi
-la casa dell’eforo Ephistenes
-le vie della città semi distrutta
PERSONAGGI:-Kleidemos
-l’eforo Ephistenes
-Karas
-i soldati
TRAMA:gli iloti avanzano rapidamente verso le linee degli Spartani e subito si scatena una furibonda battaglia. Kleidemos, per vedere cosa stesse succedendo, corre in una vecchia casa diroccata e subito pensa a combattere a fianco degli iloti. Tuttavia il solo pensiero di indossate le armi di suo padre e suo fratello per marciare contro la città per la quale avevano sacrificato le loro vite, lo fermò subito e rimase inerme a piangere disperato nel suo nascondiglio mentre poco distante i due eserciti si decimavano a vicenda. Alla fine della battaglia, gli iloti furono costretti a tornare da dove erano venuti portandosi dietro i loro morti e i loro feriti come fecero anche gli spartani a loro volta. Tutto questo però Kleidemos non poté vederlo perché si era lasciato vincere dal sonno e dalla disperazione. Finalmente, dopo il tramonto, quando con la notte arrivava il freddo, Kleidemos si svegliò e andò in casa dove proseguì nel suo sonno. Nel bel mezzo della notte, gli parve di sentire bussare alla porta e in effetti così era. Fu colto da immenso stupore e gioia quando si acorse che era Karas. I due parlarono a lungo e Kleidemos decise di scoprire la verità sulla sua famiglia prima di compiere la profezia: “un giorno verrà da te un uomo ceco da un occhio che potrà togliere la maledizione alla spada del re” e, su consiglio di Karas, si recò dall’eforo Ephistenes che gli consegnò il vero messaggio di re Leonidas. Kleidemos lo ringraziò e tornò a casa sua dobìve lesse il messaggio:
Leonidas, figlio di Anaxandrias, Re degli spartani, egemone panellenico, al Re Leotichidas, agli onorevoli efori e ai venerabili Anzian, Salve.
Quando leggerete queste parole io non sarò più tra i viventi e con me i valorosi figli di Sparta che hanno opposto il loro petto alla forza immane dei barbari. E giusto dunque che chi ha pagato col proprio sangue faccia udire la propria voce. Ho voluto con questo mio ultimo atto salvare dalla distruzione una grande famiglia di uomini valorosi e impedire che essi venissero ingiustamente sacrificati. Sono Brithos e Kleidemos, il primo destinato a morte contro la legge della città, e l’altro che vive nella condizione di servo, scampato alla morte che gli era da tempo destinata secondo leggi della città. Essi sono l’immagine vivente della condizione di Sparta poiché tra queste rupi versano il loro sangue gli iloti come i guerrieri. A questi due figli di Spartasi riveli la comune stirpe e su di loro è mio desiderio che si fondi un nuovo affinché due stirpi che vivono sulla sessa terra e che per essa danno parimenti il loro sangue vivano per il futuro in pace sotto la stessa legge. E a voi chiedo che sia riscattata l memoria di mio fratello Kleomenes, vostro Re, sospinto nelle tenebre dalla follia e dalla morte non per mano divina, ma , come io credo, per mano umana. Se tutto ciò non avviene, sulla città per la quale mi accingo a dare il mio sangue, si abbatterà un giorno la maledizione degli dei per la rabbia di chi ha patito l’ingiustizia e il sopruso senza ragione, se è vero che che a chi sta per morire i numi mandano premonizioni veritiere
Letto il messaggio, Kleidemos depose l’armatura dei Kleomenidi sulla tomba di sua madre e poco dopo essere uscito dalla casa, essa crollò e TALOS corse verso il sotterraneo delle armi del re, dove Karas lo attendeva.
STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico
Capitolo XI
Ithome
CRONOLOGIA: V secolo a.C. i fatti si svolgono in un anno di tempo circa.
LUOGHI:-il sotterraneo
-la piana ai piedi del Taigeto
-la città morta di Ithome
PERSONAGGI:-Kleidemos
-Antinea
-Karas
-Pelias
-gli iloti del Taigeto
-l’esercito di Sparta
-Le truppe ateniesi
TRAMA:Kleidemos arriva vicino all’ingresso del sotterraneo dove lo attenda Karas. I due si inoltrano nell’antro buio illuminato dalla torcia di Karas che toglie la maledizione alle armi del re Aristodemos. Intanto ai piedi del bosco, tutti gli iloti del Taigeto attendevano con ansia l’arrivo di Karas che uscì per primo dal bosco seguito da Kleidemos completamente armato. Kleidemos o forse è meglio dire Talos parlò alla folla di cendo che l’indomani sarebbero partiti verso la città morta di Ithome con le loro famiglie per ricostruirla e per viverci. In effetti il giorno se gente all’alba la lunga carovana si mise in marcia verso la meta che raggiunsero dopo cinque giorni di cammino. Arrivati nella piana cominciarono ad organizzarsi e a ricostruire la città. Dopo tre mesi circa, arrivarono temuti dei soldati spartani a chiedere la resa della città che chiaramente fu negata da Karas che scernito dal piccolo manipolo di soldati non esitò a spiaccicarne uno con un masso scagliato a piena forza. La città era ormai ricostruita e gli spartani, appoggiati anche dagli ateniesi erano ben decisi ad attaccarla. Tuttavia i soldati ateniesi, in prevalenza democratici attaccavano di mala voglia e gli spartani fecero a meno di loro. Intanto, nella città ormai risorta degli iloti, Antinea aveva messo alla luce un maschio che venne chiamato per volere degli anziani ma non solo Aristodemos. Nel giro di poco tempo Sparta rinnovò l’attacco alla città e questa volta in forze. Antinea venne ferita da un freccia ma nonostante la superiorità numerica, gli spartani chiesero una tregua pre raccogliere morti e feriti che purtroppo non mancavano neanche all’interno delle mura.
STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico. L’autore compie tuttavia un ellissi saltando i mesi in cui la città viene ricostruita.
Capitolo XII
Il Lupo
CRONOLOGIA: V secolo a.C. il tutto dura circa tra anni
LUOGHI:-la città di Ithome
PERSONAGGI:-Talos
-Karas
-Antinea
-Re Pleistarchos
-il messaggero
-i cavalieri ateniesi
TRAMA:sono passati ormai molti giorni dal ferimento di Antinea che si sta pian piano riprendendo e Talos è venuto a sapere che a Sparta sono decisi a porre fine alla guerra e che il nuovo attacco sarà condotto da re Pleistarchos. In attesa dell’arrivo del re, il manipolo di contadini e lavoratori diventati soldati, resiste agli strenuamente agli attacchi. All’arrivo del re Talos cercò in ogni modo di trovare udienza ma il re non ne volle sapere. Un giorno, lo vide mentre passava in rassegna le sue truppe, scrisse un messaggio che legò a una freccia e la scoccò a pochi passi dal re che accettò di ascoltarlo. Chiese al re di conceder loro la libertà ma il re non accetto e decise di attaccare la città se non si fossero arresi. Talos preoccupato fece allontanare Antinea e suo figlio con Karas che tornò appena in tempo per l’attacco finale. Durante la notte Talos attaccò con le sue truppe l’accampamento spartano ma si accorse che era stato dato l’allarme e decise di ripiegare verso il terrapieno dove Karas guardava le Spalle ai civili in fuga. Il sole è ormai sorto e gli iloti assediati sul terrapieno stanno per essere uccisi ma un messaggio degli efori che dice di sospendere l’attacco li salva lasciandoli liberi di seguire gli ateniesi che erano arrivati per condurli nella patria che avevano scelto per loro. Karas ringraziò gli ateniesi e si accorse dell’asenza di Talos. Dato ordine alla carovana di proseguire, torna a cercare Talos e a notte fonda trova le sue armi insanguinate abbandonate sotto un ulivo pronte per essere riposte nuovamente.
STILE DELL’AUTORE: Come nei precedenti capitoli, la narrazione resta di tipo mimetico e vi sono delle ellissi
FINE
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Esempio



  


  1. rachele

    sto cercando i riassunti capitolo per capitolo del libro lo scudo di talos