Intervista a Don Abbondio

Materie:Tema
Categoria:Italiano

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Data:26.06.2007
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Testo

INTERVISTA A DON ABBONDIO
Lecco-Mi trovo a casa dell’illustre curato Abbondio per intervistarlo sull’argomento “mafia”. Una signora, che dice di chiamarsi Perpetua, mi offre un caffè, dopodiché cominciamo:
Dunque, cosa l’ha spinto a diventare curato?
Per dir la verità, non ho deciso io: prima quasi di toccar gli anni della discrezione, mi ero accorto di essere in quella società come un vaso di terracotta costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro. Ho quindi ubbidito ai parenti, che mi vollero prete, senza aver pensato agli obblighi e ai nobili fini del ministero al quale mi dedicavo: vivere con qualche agio e mettermi in una classe riverita e forte mi eran sembrate due ragioni più che sufficienti.
Quindi lei crede che esistano veramente classi in grado di difenderla dalle grida?
Certo! Ne sono sicuro! Ormai le grida non servono ad altro che ad attestare ampollosamente l’impotenza de’ loro autori, o se producono qualche effetto immediato , è principalmente d’aggiunger molte vessazioni a quelle che i pacifici e i deboli già soffrono da perturbatori e d’accrescer le violenze e l’astuzia di questi. L’impotenza ha radici che le grida non toccano e non possono smuovere e i violenti fanno ciò che le grida proibiscono.
Cosa ne pensa della mafia?
Purtroppo esiste e credo che sia una cosa ingiusta nei confronti delle persone incapaci di difendersi. L’uomo che vuole offendere, o che teme, ogni momento, d’esser offeso cerca naturalmente alleati e compagni. Gli individui si mettono quindi sotto la protezione di un nobile e si valgono di questo vantaggio a difesa soltanto mentre gli astuti facinorosi ne approfittano, per condurre a termine ribalderie, alle quali i loro mezzi personali non sarebber bastati, e per assicurarsene l’impunità.
Ha avuto qualche esperienza personale a riguardo?
Oh si, proprio qualche giorno fa stavo camminando per una delle stridette di Lecco e pregavo, quando mi accorsi che due bravi mi

aspettavano,avrei voluto tornare indietro, lei come sa non sono affatto cuor di leone, ma
era lo stesso che dire “ inseguitemi” o peggio. Perciò corsi in contro al pericolo. Insomma i bravi erano stati mandati dal signor Don Rodrigo per farmi annullar il matrimonio tra due poveri giovini, Renzo e Lucia. Mi creda è stata dura parlarne ai due interessati. Sono riuscito solo a convincere Renzo a rinviare il matrimonio di una settimana, non so come farò a dirgli che non si possono sposare ne tra una settimana ne mai.
E’ preoccupato per questa situazione?
Si! Molto! Di notte ho ancora gli incubi. Lei sa come vanno queste faccende! Il povero curato non c’entra: i nobili fanno i loro pasticci tra loro, e poi…e poi, vengon da noi, come s’andrebbe a un banco a riscuotere: e noi…noi siamo i servitori del comune.
Come si difende dalla mafia e quindi dai nobili doviziosi e violenti?
Oh,…il mio sistema consiste principalmente nello scansar tutti i contrasti. Neutralità disarmata in tutte le guerre che scoppiano intorno a me. Se mi trovo assolutamente costretto a prender parte tra due contendenti, sto col più forte, sempre però alla retroguardia, e mi procuro di far vedere all’altro ch’io non gli ero contrariamente nemico. Insomma in questo modo sono riuscito a passare i sessant’anni, senza gran burrasche.
Quando si trova nei guai ed è di malumore con chi se la prende?
Bhe, dopo nobili crudeli, finalmente al mondo, e vicino a me ci sono poi persone ch’io conosco ben bene per incapaci di far male, così posso con quelle sfogare qualche volta il mal umore lungamente represso.
Concludendo, cosa ne pensa delle persone che si mettono contro un potente per difendere le proprie ragioni o per prendere le parti di un debole oppresso?
Io declamo contro que’ miei confratelli che, a loro rischio, prendon le parti d’un debole oppresso contro un soverchiatore potente. Questo lo chiamo comprarsi gl’impicci a contanti. Un voler raddrizzare le gambe al cane. Secondo me è un mischiarsi nelle cose profane, a danno della dignità del sacro ministero.

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