Il Realismo (seconda Metà Dell'ottocento)

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Il Realismo (seconda metà dell’ottocento)

Nella seconda metà dell’ottocento si diffonde in Europa e in italia una crisi del romanticismo o almeno di alcuni suoi aspetti quali un idealismo esagerato, un’esasperata sensibilità verso i problemi astratti, lontani dall’esperienza reale, l’esigenza di assoluto, i languori sentimentali. In contrapposizione a queste caratteristiche del Romanticismo si fa strada una nuova tendenza più vicina ai problemi concreti della società. Il Realismo, che noncostituisce però una vera e propria rottura del passato ma anzi rappresenta un rafforzamento della corrente realistica e oggettiva del primo Romanticismo che aveva trovato espressione nel Romanzo storico. Questo movimento prende il nome di Positivismo in filosofia, Naturalismo nella letteratura francese, Verismo nella letteratura italiana.

Le caratteristiche del Realismo

Questo nuovo indirizzo trae le sue origini da motivazioni storiche, scientifiche e filosofiche.

Motivazioni storiche

I moti liberari del 1948 sono falliti in tutta Europa. I grandi ideali di indipendenza nazionale, i grandi entusiasmi (le iniziali vittorie contro i re assolutisti, le repubbliche di Roma e di Venezia) le azioni condotte fino all’estremo sacrificio della vita ( i moti mazziniani) non sono stati sufficienti a cambieare in modo duraturo il clima politico, perché mancavano di un senso pratico che tenesso conto della realtà.non si poteva pensare di sconfiggere un esercito ordinato e disciplinato come quello asburgico e senza adeguata preparazione miliatre e politico senza l’aiuto di un sesercito francese. L’operato del Cavour, indirizzato a scelte realistiche, porta ad un scelta decisiva della soluzione del problema italiano.

Motivazioni scientifiche.

Una forte spinta al sorgere del Realismo viene data dalle nuove dottrine scientifiche, biologiche ed evoluzonistiche di Herbert Spencer e di Chals Darwin, filosofo e naturalista inglese il quale arrivò a formulare la rivoluzionaria teoria biologica del’evoluzione naturale degli esseri viventi che studia anche l’uomo, non più come un’entità spirituale superiore, ma come l’ultimo anello della catena naturale. Secodo Darwin all’interno delle varie specie viventi avviene una vera e propria “lotta per l’esistenza” a causa di essa si determina una vera e propria “selezione naturale” in virtù della quale sopravvivono solo gli individui dotati di caratteristiche particolari che consentaono loro un migliore “adattamanto all’ambiente”. Gli individui sopravissuti trasmettono ai discendenti le loro particolari caratteristiche in modo che la specie subisca nel tempo “modificazioni permanenti”. Così, anche l’uomo non rappresenta un’entità qualitativamente diversa da tutti gli altri esseri umani ma deve considerarsi il risultato di graduali considerazioni ritenuti all’interno di una specie animale, quell a delle scimmie. Tali idee, divulgate in due libri famosi (L’origine della specie, L’origine dell’uomo ), suscitarono vivaci polemmiche fra i contemporanei soprattutto in quanto sembreva negata l’origine “divina” nell’anima umana ma esercitavano una forte influenza su tutti i campi della cultura successiva. Queste teorie scientifiche, biologiche ed evoluzionistiche sostengono che tutti gli esseri viventi, compreso l’uomo, sono sottoposti ad una’evoluzione determinata dal fattori biologici, eriditari e ambientali. A queste conclusioni si aggiungono con un’osservazione sistematica ed obittiva, degli ambienti naturali, degli esseri viventi e dei resti fossili, senza considerare “a priori” (senza la verifica delle esperienze) nessuna credenza filosofica o religiosa neppure quella secondo cui tutti gli esseri viventi sarebbero stati creati contemporaneamente da un essere superiore. L’uomo non viene più considerato un essere privilegieto ma è, come tutte le altre creatura viventi condizionato da fattori interni (eriditarietà) ed esterni (ambiente).

Motivazioni filosofiche.

Gli studi scientifici aprono la strada al movimento filosofico culturale del Positivismo, che colloca in primo piano la realtà oggettiva e si rivolge a studi concreti, ad atteggiamenti realistici, alla volontà di osservare e di spiegare i fatti, si trasportano nell’ambito delle scienze umene quei procedimenti di ossservazione e di analisi che si dimostrano validi nelle scienze naturali, il Positivismo fermamente nella possibilità del progresso, che deriva appunto dalla concessioone evoluzionistica del reale gli strumenti fondamentaaaali per raggiungerlo.

Il Realismo in letteratura:
Naturalismo e Verismo.

Il Naturalismo francese e il Verismo italiano ( che hanno i loro maggioori rappresentanti rispettivamente in Emilè Zola e Giovanni Verga ) si fonda sulla volontà di rappresentare il vero e di far parlare i “fatti”. Anche quellli più insignificanti o crudi compaiono nei romanzi come protagonisti, contadini, pescatori, minatori, tutti ugualmente dominati dal bisogno e dall’ignoranza. Per rappresentare la realtà in modo oggettivo, lo scrittore deve “tirarsi indietro”, climare ogni suo intervento ogni giudizio personale, al punto che l’opera sembri essersi fatta da sé e le situazioni parlino da sole. Questa presunta impersonalità dello scrittore è, però, soltando un fatto tecnico-stilistico e non significca affattto la rinuncia a comunicare le proprie idee e i propri valori che traspaiono, comunque dai fatti narrrati. Altri elementi della tecnica narrativa realistica sono:
A la descrizione particolareggiata dei paesaggi, dei personaggi e degli ambienti;
B l’impiego frequnte dell’uso diretto;
C l’uso di un linguaggio e di uno stile più semplice, agile, “popolare” in cui non di rado compaiono espressioni dialettali. Bisogna, tuttavia, ricordare che per gli scrittori dell’ottocento il popolo a cui si rivolgevano coincideva con la piccola e media borghesia, non con le masse che erono analfabete.
Si abbandona il Romanzo storico nel quale la fantasia dello scrittore aveva grande spazio e si rappresentano in modo più obiettivo personaggi, caratteri e abitudini. Materia di narrazione divengono la difficile vita dei diseredati, della città, le condizioni inumane della maasse dei lavoratori a confronto con la ricchezza, la lotta per ottenere miglioramenti di vita e salariali, i rapporti all’interno all’interno della famiglia. L’autore immagina la vicenda del proprio romanzo, partendo dall’osservazioone della registrazione fedele di fatti a lui vicini e dalla descrizione di ambienti conosciuti. Nasce, così, il Romanzo sociale che vuole analizzare e interpretare la società, mettendone in evidenza i problemi e le ingiustizie.

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