GIOVANNI VERGA & IL VERISMO

Materie:Riassunto
Categoria:Italiano
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Testo

RELAZIONE DI ITALIANO
“GIOVANNI VERGA &
IL VERISMO”
Alunno: Gennaro Orizzonte
Classe 5°AT I.S.I.T GROSSETO
➢ UN AUTORE CHE ANTICIPA ALCUNE PROBLEMATICHE SOCIALI DEL NOVECENTO
Analizzando i racconti e romanzi scritti da Verga, emerge una rappresentazione cruda e polemica della società italiana in generale: la povertà delle masse proletarie, l’egoismo dei ricchi, la cecità dei governanti, l’estraneità del popolo allo stato.
Al contrario dagli altri naturalisti francesi, dello stesso Zolà innanzitutto, egli non ha nessuna fiducia ottimistica nel rinnovamento della società, ma nutre profondo rispetto per gli umili, che diversamente dai naturalisti francesi, egli non guarda con distacco scientifico, ma come esseri umani.
Inoltre, mentre Zola e i naturalisti francesi descrivono quasi esclusivamente la vita del proletariato urbano, Verga rappresenta la condizione di tutti gli uomini, tutti ugualmente condannati al dolore e all’infelicità, dal quale nessuno potrà mai riscattarli.
Infatti, le opere per le quali Verga divenne una figura importante della letteratura italiana, sono quelle che rappresentano personaggi e ambienti della Sicilia povera di fine Ottocento, realtà ben diversa da quella mondana e intellettuale di Milano e Firenze, dove aveva vissuto nei salotti borghesi e aristocratici, in cui aveva conosciuto le personalità di spicco del mondo letterario.
Le sue prime opere sono legate proprio a quelle esperienze, quelle successive, sono lo specchio di una vita ben diversa, quella durissima dei pescatori e dei lavoratori siciliani, che Verga, conosceva essendo del luogo, ma che non apparteneva alle sue esperienze dirette di nobile e intellettuale.
Anche un altro grande scrittore come Manzoni, si era preoccupato del problema sociale ma tra i due ci sono importanti differenze: i protagonisti del primo sono gli umili, coloro che sono soli davanti ai soprusi, invece protagonisti del Verga sono definiti “vinti”.
Due concetti apparentemente uguali, ma in realtà molto diversi tra loro, come è spiegato successivamente, quando si analizza lo scontro tra “realtà” e “destino”
➢ IL MONDO DI VERGA, LO SCONTRO CON “LA REALTÀ” E “IL DESTINO”.
Alla base della visione di Verga ci sono posizioni decisamente pessimistiche, non c’è spazio per i sentimenti o degli ideali umani, perchè appena essi si manifestano sono schiacciati, sopraffatti da leggi più dure e spietate, dato che società umana, è dominata dal meccanismo della «lotta per la vita» , un meccanismo spietato, secondo il quale il più forte schiaccia il pìu' debole.
Verga non lascia intravedere in nessuno tra i suoi testi una possibilità di riscatto economico o di redenzione sociale, o di compensazione ultraterrena per le sue creature: nel mondo di Verga Dio è assente: il nome di “Provvidenza” dato alla barca dei Malavoglia, non è altro che una nota ironica della sorte, che si accanisce sulla povera famiglia.
E quelle poche volte che viene invocato l’aiuto divino, questo non risponde, anzi egli risulta indifferente alle sofferenze degli uomini, al contrario di quello che esprime Manzoni: gli umili dei suoi scritti hanno fede nella Provvidenza, che, oltre a confortarli, dà loro la convinzione che non potrà mai lasciarli soli; invece, dalla loro sofferenza deriverà il bene. Infatti la sventura è “provvida” sia quando si abbatte sui malvagi, perché li turba e li riporta al bene, sia quando nuoce i buoni, perché li rende migliori e li predispone ad una gioia più grande.
I vinti del Verga, invece, sono soli, scontenti, rassegnati, senza il sostegno della fede religiosa, legati senza via d’uscita al loro destino di sofferenza.
E proprio perché tutto è immutabile l’autore si deve astenere da dare giudizi, e quindi non intervenire nello scritto, in modo che al lettore arrivi la visione di cosa è realmente accaduto, in modo che si trovi “faccia a faccia col fatto nudo e schietto”, in modo che non abbia l’impressione di vederlo attraverso “la lente dello scrittore”.
Per questo lo scrittore deve “eclissarsi”, cioè non deve comparire nello scritto con le sue reazioni soggettive, con il suo modo di vedere le cose, le sue riflessioni, ma l’autore deve immedesimarsi nei suoi personaggi, vedere le cose con il loro occhi, ed esprimerle colle loro linguaggio, anche se non è raffinato.
In questo modo si cerca di rendere la sua mano assolutamente invisibile nell’opera, in modo che il lettore avrà l’impressione non di sentire un racconto di fatti, ma come se si svolgessero sotto i suoi occhi; non a caso, il narratore si mimetizza nei personaggi stessi e adotta il loro modo di pensare e di sentire.
Per citare due esempi, si può fare riferimento ai Malavoglia e alle novelle, come Rosso Mal Pelo, che si sviluppano in ambienti popolari e campagnoli dove mette in scena personaggi abbandonati e privi di istruzione come contadini, pescatori, minatori, proiettate sullo sfondo della Sicilia e della sua gente con la propria visione del mondo e della storia.

Gennaro Orizzonte

Esempio