Giacomo Leopardi

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Testo

Continuazione Leopardi : Leopardi,a livello di produzione inizia la composizione delle opere fondamentali, chiamate “piccoli idilli”. Tutta la produzione è stata raccolta in un'unica opera chiamata “I Canti”. idillio : movimento poetico che Leopardi trae dalla classicità e idillio vuol dire “componimento bucolico,agreste e pastorale (sono temi collegati alla natura). Quindi gli idilli rispecchiano la poesia d’immaginazione. Invece l’idillio leopardiano parte da una descrizione paesaggistica naturalistica, in cui l’uomo è sereno,felice e termina con una riflessione solitamente pessimistica. 1° Idillio: Il sogno. 2) Infinito. 3) Alla luna. 4) La vita solitaria. 5) frammento 37. i principali temi sono: la poetica del vago e dell’indefinito; vuol dire che Leopardi attribuisce valore alle cose future,che verranno. I primi idilli sono espressione di una poesia d’immaginazione tesa alla ricerca del piacere che Leopardi attinge dalla sua esperienza individuale,spesso dai suoi ricordi,dalle sue sensazioni provate in un tempo passato,talvolta legate al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza. Leopardi li definì “sensazioni”,situazioni,”avventure storiche dell’animo mio”, cioè avventure vissute in un passato lontano. A differenza dagli idilli classici,che consistevano in brevi …. di spettacoli naturali, gli idilli leopardiani hanno carattere intimo,riflessivo : spesso la contemplazione di uno spettacolo naturale (“Una siepe contro l’orizzonte”, “ Una notte di luna”, “La pioggia mattutina” offre al poeta l’occasione di ricordare il suo passato o di esprimere i suoi sentimenti e le sue meditazioni. Dal gennaio del 1820 al settembre del 1823, Leopardi si dedicò anche alla stesura di alcune canzoni civili e filosofiche: “Ad Angelo Mai”(1820), “Nelle nozze della sorella Paolina”(1821), “A un vincitore nel pallone”(1821), “Bruto minore”(1821), “Ultimo canto di Saffo”(1822), “Alla sua donna”(1823). Le canzoni filosofiche presentano motivi fondamentali nella poesia di Leopardi, quali “Il rimpianto dell’età passata” e “La condanna del presente”, “Fiacco e corrotto”. Alcune in particolare esaltano un mondo primordiale in cui la natura è madre affettuosa e benevola nei confronti dell’uomo,ancora ignaro dell’arido vero.Pessimismo storico: alla base di questa concezione c’è lo scontro tra due principi,quello di natura e quello di ragione: la natura ha creato gli uomini felici,mentre,col proseguire della civiltà,la ragione li ha resi deboli ed infelici; quindi se la natura è il regno del bello,delle illusioni,degli eroici entusiasmi,la ragione è il dominio del vero che distrugge i sogni e le illusioni. L’uomo quindi,divenendo adulto,man mano che aumenta la sua capacità di ragionare,si distacca dalla felice e inconsapevole condizione naturale della sua infanzia e procede inevitabilmente verso una condizione di cosciente dolore. E’ un destino che non riguarda solo gli esseri umani,ma anche le civiltà inizialmente vitali ed esuberanti,anch’esse decadono man mano che avanzano verso i più alti gradi di sviluppo. Per questa prima fase del pessimismo leopardiano si parla quindi di pessimismo storico perché determinato dal confronto tra la decadenza dell’epoca presente e la vitalità propria dei tempi antichi. L’uomo, durante l’infanzia,vive nella sua condizione naturale,attraverso l’immaginazione coltiva le illusioni,cerca il piacere senza limiti e l’appagamento dei propri desideri. Ma queste illusioni sono presto distrutte dalla ragione e l’uomo,divenuto adulto,concepisce il dolore,la noia e il vuoto esistenziale,molto tipico delle civiltà moderne. “La stagione della prosa”: Nel novembre del 1822 Leopardi riuscì finalmente a lasciare Recanati e si recò a Roma ospite di uno zio,ma il soggiorno si dimostrò fortemente deludente per vari motivi tra cui la corruzione e la meschinità dell’ambiente romano. Tornato a Recanati si dedicò nel 1824 alla stesura delle “operette morali”, “prose” che riflettono un cupo pessimismo. Il titolo della raccolta di 24 prose scritte in gran parte tra il 1824 e il 1827, ma le ultime sono del 1832. Queste ultime sono state scritte nel periodo in cui Leopardi pensava che la sua vena poetica si fosse inaridita. In esse offre un quadro organico del suo pensiero,in cui rivela il suo pessimismo: la vana ricerca della felicità da parte dell’uomo; l’inesistenza del piacere;il desiderio della morte (cantico del gallo silvestre),la speranza nel futuro che si ignora,la polemica contro le “verità del secolo XIX. Le operette saranno pubblicate per la 1° volta nel 1827 ma l’accoglienza dei contemporanei fu tiepida a causa dei principi filosofici negativi in essa esposte. I pessimismo cosmico nelle operette morali: Leopardi,aderendo ai principi filosofici dell’illuminismo,secondo cui l’universo e gli esseri viventi non sono che materia e soggetti ad un incessante ciclo di nascita e morte (materialismo e meccanicismo). Leopardi era giunto alla conclusione che la stessa natura,proprio grazie alle sue leggi,è persecutrice e nemica degli esseri viventi (“Dialogo della natura e di un’islandese). La natura inganna l’uomo promettendogli una felicità che non concede mai allettandolo con le illusioni,mentre la sola certezza è la morte. La natura vista prima come madre benevola,diventa ora matrigna. Questa fase del pensiero di Leopardi viene definita pessimismo cosmico,quanto il poeta sottopone tutto il creato e l’umanità ad un'unica e spietata legge di dolore. Risultato di una concezione così pessimistica potrebbe essere il suicidio. Più volte il poeta lo propone ( “Bruto minore”, “Ultimo canto di Saffo” )come soluzione ai mali dei suoi eroi e di se stesso; ma nel dialogo di Plotino e di Porfurio egli spiega l’inutilità di tale gesto: il suicidio è un’atto disumano ed egoistico contrastante con la profonda vita degli affetti in cui consiste l’autentica umanità: “colui che si uccide da sé stesso,non ha cura né pensiero degli altri”. Non cerca se non l’utilità propria. Plotino esorta l’amico a vivere il nome di una saggezza vera e profonda,fondata non sulla ragione,ma sul vincolo degli affetti,dell’amore e dell’umana solidarietà che unisce tutti gli uomini. Sulle basi di questa morale eroica,la concezione leopardiana della vita non si chiude in un pessimismo desolato e rinunciatario,ma rimane pervarsa dal desiderio di affermare la dignità dell’uomo,condannato alla sofferenza senza alcuna colpa.

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